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Rivincita d'amore
Rivincita d'amore
Rivincita d'amore
E-book158 pagine2 ore

Rivincita d'amore

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Info su questo ebook

Costretta ad affrontare l'uomo che l'ha sconvolta, con molto poco da barattare...
Luca Barbarigo ha dovuto attendere tre lunghi anni, ma ora è pronto a cogliere la propria rivincita su Valentina Henderson, colei che lo ha abbandonato dopo un'indimenticabile notte di passione lasciandogli solo scottanti ricordi e l'impronta della propria mano sulla guancia. Lei ha giurato di non rivederlo mai più, ma lui non è il tipo a cui si possano voltare le spalle facilmente, e questa volta il prezzo da pagare sarà molto più alto...
LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2021
ISBN9788830525177
Rivincita d'amore
Autore

Trish Morey

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Rivincita d'amore - Trish Morey

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Bartering Her Innocence

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2013 Trish Morey

    Traduzione di Cristina Ingiardi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-517-7

    1

    L’ultima volta che Tina Henderson aveva visto Luca Barbarigo, lui era nudo. Magnificamente, spudoratamente nudo. Un campione di perfezione virile, se non si pensava allo squarcio rosso acceso che gli tagliava l’inflessibile mascella.

    Quanto a quello che era accaduto dopo...

    Oh, Dio. Era già abbastanza brutto rammentare l’ultima volta che l’aveva visto, non voleva ricordare quel che era successo in seguito. Ma no, di sicuro aveva sentito male. Non era possibile che sua madre le stesse parlando di quell’uomo. La vita non poteva essere tanto crudele. Stringendo ulteriormente la mano sudata intorno al ricevitore, Tina cercò di capire meglio quel che l’altra le stava chiedendo.

    «Chi... Chi hai detto?»

    «Ma mi stai ascoltando, Valentina? Mi serve che parli con Luca Barbarigo. Ho bisogno che tu gli faccia intendere ragione.»

    Impossibile. Si era detta che non l’avrebbe più rivisto. Molto di più. L’aveva promesso a se stessa.

    «Valentina! Devi venire. Ho bisogno di te. Adesso!»

    Tina si strinse il dorso del naso tra le dita cercando di bloccare i ricordi - la notte più stupefacente di tutta la sua vita, lui nudo mentre si alzava dal letto, gambe possenti e una schiena che avrebbe potuto essere scolpita nel marmo, fin giù, alle fossette gemelle alla base della spina dorsale - e il miscuglio di emozioni, rabbia e tumulto, angoscia e disperazione, per quello che era successo in seguito.

    Strinse con più forza, cercando di reprimere il dolore sordo al grembo, di incanalare le proprie emozioni sconvolte nella rabbia. E lo era, arrabbiata, e non solo per quel che era accaduto all’epoca. Tipico di sua madre chiamarla per la prima volta in un anno non per augurarle buon compleanno in ritardo, come aveva stupidamente immaginato, ma perché aveva bisogno di qualcosa! E quando mai Lily non aveva bisogno di qualcosa, che fossero attenzioni, denaro o adulazione da parte di quella che sembrava una schiera interminabile di mariti e amanti? E adesso pensava che Tina avrebbe mollato tutto per raggiungerla a Venezia a far ragionare Luca Barbarigo?

    Non se ne parla proprio!

    Inoltre, era impossibile. Venezia era dall’altra parte del mondo rispetto alla fattoria di famiglia, in Australia, dove al momento c’era enorme bisogno di lei. No, qualunque fosse il motivo del contendere tra sua madre e Luca Barbarigo, la donna avrebbe dovuto vedersela da sola. «Mi dispiace, ma non posso lasciare...» esordì, gettando un’occhiata rassicurante al padre, dall’altra parte della stanza, per indicargli che era tutto sotto controllo. Una chiamata da parte di Lily metteva sotto pressione tutti.

    «Ma devi fare qualcosa!» urlò la madre dall’altro capo del telefono, la voce tanto alta che Tina dovette allontanare il ricevitore dall’orecchio. «Minaccia di buttarmi fuori di casa! Non capisci? Devi venire!» Seguì un profluvio di francese, nonostante Lily D’Areincourt Beauchamp fosse inglese fino al midollo. Il cambio di lingua non sorprese Tina: sua madre impiegava spesso quella tattica quando voleva sembrare più focosa. Così come non l’aveva sorpresa il melodramma. Lily era sempre melodrammatica.

    Improvvisamente spossata, Tina levò gli occhi al cielo mentre la filippica proseguiva. La lunga giornata trascorsa a radunare le pecore per prepararle alla tosatura era ancora lontana dalla fine. Una pila di piatti da lavare la aspettava nell’acquaio della cucina, dopo di che si sarebbe dovuta occupare dei conti. Doveva esaminarli in serata, visto che l’indomani sarebbe andata a parlare con il direttore della banca. Si sfregò la fronte nel punto in cui un mal di testa incipiente la stava tormentando. Detestava i colloqui con il direttore di banca. Odiava lo squilibrio di potere, la sensazione di essere in svantaggio fin dall’inizio. Anche se, in quell’istante, il direttore di banca era l’ultimo dei suoi problemi...

    Dall’altra parte della stanza, il padre le rivolse un sorriso comprensivo prima di dileguarsi in cucina. Non le sarebbe stato di nessun aiuto. D’altra parte, erano venticinque anni che aveva divorziato da Lily. Poteva non essere stato un matrimonio molto lungo ma, conoscendo sua madre, l’uomo aveva decisamente fatto la sua parte.

    Tina sentì il martellare delle vecchie tubature mentre il padre apriva il rubinetto. Seguì il tonfo del bollitore sbattuto sul fornello, e sua madre ancora non aveva smesso di perorare la propria causa. «Va bene, Lily» riuscì a interloquire mentre la madre prendeva fiato. «Cos’è che ti fa pensare che Luca Barbarigo voglia buttarti fuori dal palazzo? Dopo tutto, è il nipote di Edoardo. Perché mai dovrebbe minacciare un’azione del genere? E in inglese, per favore. Lo sai che il mio francese è arrugginito.»

    «Te l’avevo detto di passare più tempo sul continente, invece di andare a seppellirti nell’entroterra australiano» replicò la madre, cambiando lamentela con la stessa velocità con cui cambiava lingua.

    «Junee non è proprio entroterra» ribatté lei a difesa della cittadina del New South Wales che distava meno di due ore da Canberra. Inoltre non vi si era esattamente seppellita. Era stata più una ritirata strategica. E poi, dal momento che continuava a sentirsi oppressa dalle pretese della madre, aggiunse: «È parecchio civilizzata, in realtà. Parlano persino di costruire una nuova pista da bowling».

    L’annuncio fu accolto dal silenzio e Tina immaginò le labbra increspate della madre e la sua espressione tesa davanti all’incapacità della figlia di capire che, per essere considerata civilizzata, una città aveva bisogno come minimo di almeno una dozzina di teatri lirici, preferibilmente antichi.

    «Comunque, ancora non mi hai spiegato cosa sta succedendo. Perché Luca Barbarigo minaccia di sbatterti fuori? Che razza di arma può mai avere contro di te? Edoardo ha lasciato a te il palazzo, no?»

    La madre si fece insolitamente silenziosa. Tina sentì l’orologio ticchettare sulla mensola del camino, la porta di servizio aprirsi e poi sbattere quando il padre uscì, probabilmente per non dover restare ad ascoltare in quale pasticcio si fosse cacciata stavolta l’ex moglie. «Ecco...» disse alla fine l’altra, il tono sommesso. «Potrei essermi fatta prestare del denaro da lui.»

    «Tu cosa?» Tina strizzò gli occhi, deglutendo amaro. Con tutte le persone a cui poteva chiedere un prestito, doveva andare a scegliere proprio lui! «Ma perché?»

    «Non avevo scelta! Dovevo trovare i soldi da qualche parte e ho pensato che, essendo parte della famiglia, si sarebbe occupato di me.» Oh, l’aveva fatto eccome! Traendo vantaggio dall’accordo.

    «Per cosa ti servivano i soldi?»

    «Per vivere, ovviamente. Sai che Edoardo mi ha lasciato solo una piccola parte del suo patrimonio.»

    E tu non gliel’hai mai perdonato. «Perciò hai chiesto soldi a Luca, e adesso lui li rivuole.»

    «Ha detto che, se non riesco a ripagarlo, si prenderà il palazzo.»

    «Di quanto stiamo parlando?» Tina sentiva la pressione accumularsi dietro le tempie. Forse il palazzo antico non era proprio sul Canal Grande, ma valeva comunque milioni. Che razza di debito aveva la madre? «Quanto gli devi?»

    «In nome del cielo, per chi mi hai preso? Com’è possibile che tu debba anche solo chiederlo?»

    Tina si sfregò la fronte. «D’accordo. E allora come mai può buttarti fuori?»

    «È proprio per questo che mi servi qui. Riusciresti a fargli capire quanto è irragionevole.»

    «Non hai bisogno di me, per questo. Sono sicura che conosci un mucchio di persone sul posto in grado di farlo ragionare.»

    «Ma è amico tuo!»

    Il gelo si fece strada lungo la spina dorsale di Tina. Amico. L’aveva incontrato solo tre volte in tutta la vita. La prima a Venezia, durante il matrimonio della madre, quando aveva pensato che Luca era esattamente il tipo di uomo ricco e affascinante che la madre avrebbe voluto che lei prendesse al laccio e così aveva deciso di non starci. Quando lui le aveva chiesto di trascorrere la notte insieme, gli aveva detto di non essere interessata. La seconda volta era stato al settantesimo compleanno di Edoardo, una festa sontuosa in cui si erano a malapena scambiati qualche convenevole. La terza volta era stato nei Klosters, dove Tina stava festeggiando il compleanno di un’amica. Aveva bevuto un calice di champagne di troppo e aveva la guardia abbassata, e Luca era spuntato dalla folla, e all’improvviso il suo fascino era diventato contagioso e lui affettuoso e divertente. L’aveva presa da parte e l’aveva baciata e ogni briciola di autoconservazione che possedesse si era sciolta come neve al sole.

    Avevano trascorso insieme una notte, notte sfociata nel disastro e nell’angoscia e che non si sarebbe mai più potuta cancellare dalla testa, notte di cui non aveva mai parlato con la madre. «Chi ha detto che siamo amici?»

    «Lui, naturalmente. Mi ha chiesto di te.»

    Verme! Come se gliene importasse qualcosa. Non gliene era mai importato. «Ha mentito. Non siamo amici.» Mai stati.

    «Be’, forse è preferibile, viste le circostanze» replicò la madre. «In questo caso, non hai niente da rischiare schierandoti dalla mia parte.»

    Tina si portò una mano alla fronte. «Ascolta, Lily, non so quanto potrei esserti utile. Inoltre non posso allontanarmi da qui. Stiamo per iniziare la tosatura e papà ha assoluto bisogno di me. Forse faresti meglio ad assumere un avvocato.»

    «E come pensi che potrei permettermi di pagarlo?»

    Tina sentì sbattere la porta a zanzariera del retro. Il padre era rientrato. «Non saprei proprio.» E, a dire la verità, non gliene importava. Tutto quello che voleva era assicurarsi di non doverci andare di persona. «Magari potresti vendere uno o due lampadari.»

    «Vendere i miei vetri di Murano? Devi essere impazzita! Sono insostituibili! Ogni pezzo è unico.»

    «D’accordo, era solo un suggerimento. Ma, viste le circostanze, non saprei proprio cos’altro dirti. Mi dispiace che tu abbia problemi di denaro, ma qui hanno davvero bisogno di me. I tosatori arrivano domani, saremo in pieno marasma.»

    «Ma devi venire, Valentina! Devi!»

    Tina riagganciò il ricevitore e vi rimase per un attimo piegata sopra, la fitta dietro gli occhi che si trasformava in un pulsare persistente, sordo. Perché adesso? Perché lui? Era probabile che sua madre stesse esagerando la gravità dei propri problemi economici - di solito riusciva a ingigantire qualunque sciocchezza - ma se invece questa volta non fosse stato così? D’altro canto, cosa poteva farci lei? Era alquanto improbabile che Luca Barbarigo la ascoltasse. Vecchi amici? Due navi che si fossero scontrate nella notte sarebbero state più amiche di loro!

    «Deduco che tua madre non abbia chiamato per farti gli auguri di compleanno, giusto, tesoro?» Il padre era in piedi sulla soglia della cucina, una tazza di caffè in ciascuna mano.

    Nonostante la pesantezza che avvertiva nel cuore, Tina sorrise. «Hai avuto quest’impressione, eh?»

    Per tutta risposta, l’uomo sollevò una delle tazze. «Che ne dici di un caffè? O forse vuoi qualcosa di più forte?»

    «Grazie, papà» replicò lei, accettando la tazza.

    Il padre emise un sospiro. «Allora, cos’altro è successo nel circo di Lily? Il cielo sta cadendo? I canali si sono prosciugati?»

    Tina fece una smorfia. «Qualcosa del genere. A quanto pare, qualcuno sta cercando di buttarla fuori dal palazzo. Sembrerebbe che abbia preso in prestito del denaro dal nipote di Edoardo e, strano a dirsi, ora lui lo rivuole. Lily crede che io potrei riuscire a farlo ragionare, magari a farle ottenere condizioni

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