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Storia di Vlad
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E-book235 pagine3 ore

Storia di Vlad

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Info su questo ebook

È una parte della vita del protagonista, Vlad, che è un nome dell'est. La storia di chi vive un intenso dolore nel suo Paese (morte della moglie, perdita del lavoro) e arriva in Italia per lavorare. Una storia che insegna come gli amici sono davvero importanti e come nel rispetto si possa andare avanti e risolvere problemi anche notevoli. Qui ritrova un amico d'infanzia, trova nuovi amici e anche l'amore. Una escursione nella cultura ortodossa che fa vedere usi e costumi a noi sconosciuti. Una storia che si dipana tra Ucraina, Italia e Russia.
LinguaItaliano
Data di uscita19 giu 2019
ISBN9788831619578
Storia di Vlad

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    Anteprima del libro

    Storia di Vlad - Luciano Ventura

    genio.

    Prefazione

    L’esperienza acquisita con la scrittura del mio racconto Alfredo, mi ha aiutato nel comporre questa Storia di Vlad che come dice il titolo è la storia di una parte della vita del protagonista, che appunto si chiama Vlad, è un nome dell’est. La storia di chi vive un intenso dolore nel suo paese e arriva in Italia per lavorare. Una storia che insegna come gli amici sono davvero importanti e come nel rispetto si possa andare avanti e risolvere problemi anche notevoli. Qui, ritrova un amico d’infanzia, ne trova nuovi e anche l’amore.

    Bella l’escursione nella cultura ortodossa che fa vedere usi e costumi a noi sconosciuti. Una storia che si dipana tra Ucraina, Italia e Russia.

    Un ringraziamento particolare alla mia compagna Mariia, che con tanta pazienza mi ha calato nel suo mondo (ucraino) e mi ha suggerito i nomi giusti per persone e cose, grazie anche per la sua sopportazione alle mie richieste continue.

    Un grazie anche a Pasquale Pitti, artista-fotografo per la costruzione della copertina e i suggerimenti tecnici.

    Voglio salutare anche il mio amico Raffaele Gemelli, abilissimo artista poliedrico che ultimamente (tra l’altro) ha creato una serie di racconti noir e che spesso mi ha sollecitato il completamento di quest’opera.

    Luciano Ventura

    Capitolo 1

    L’anniversario.

    «Daniel, passami la chiave numero 5 a brugola», chiedo al mio collega.

    Devo far presto, non posso attardarmi, stasera è la nostra festa! Non ho scordato nulla… la torta panna e cioccolata l’ho ordinata, un fascio di rose pure, un pensierino. Si ho fatto qualche sforzo e gliel’ho comprato, quell’anellino in oro bianco con lo zaffiro che a lei tanto piace. Sono stato bravo, non gli ho fatto capire nulla. Deve essere una sorpresa per il mio amore. Oggi è un anno che siamo sposati, ed io sono più innamorato che mai, com’è dolce la mia Nadia.

    «Vlad, Vlad, non incantarti, che hai oggi?», dice il collega Andrei cercando di scuoterlo nel frastuono dell’officina.

    «Niente, niente, mi sono distratto un attimo. Ecco la chiave, aspetta, tengo stretto il bullone mentre avviti.»

    In effetti oggi mi è difficile concentrarmi sul lavoro, è un giorno importante. E poi, magari tra un anno o meno, lei mi darà un bambino. Come faccio a non pensarci? Sono troppo emotivo e il nostro amore mi scioglie. Tra poco saranno le 18 e uscirò dall’officina. Ho scritto bene in mente il giro che dovrò fare. Innanzitutto passerò dal fioraio che si trova lungo la strada e ritirerò le rose... spero siano bellissime, rosse -magari qualcuna bianca- rosse per l’amore e la passione e bianca per l’onestà e l’amicizia reciproca. Sembra strano parlare di amicizia tra marito e moglie, ma in effetti è così che deve essere, amanti e complici. Poi farò il giro entrando nel centro del paese e arriverò da Attila il pasticcere. Ha un nome strano, lui viene dall’Ungheria, mi hanno detto che lì quasi tutti gli uomini si chiamano così. Devo ritirare la torta, deve essere graziosa, con panna di fuori e cioccolata dentro. Di sopra ci deve mettere una piccola immagine di san Valentino, Non so perché questo santo si invoca sempre per ricordare l’amore della coppia, avrà fatto qualche miracolo, è un santo che viene da lontano, sembra fosse italiano e che è stato anche vescovo della città santa, di Roma, deve essere un santo potente, abbiamo scelto un giorno particolare per le nostre nozze, il giorno del santo degli innamorati! E poi, poi, c’è Petia il gioielliere che mi aspetta, l’ho già scelto ieri, e adesso con i soldi in mano lo ritiro, l’anellino che Nadia desidera. Speriamo oggi non abbia avuto crisi.

    Mi metto in auto, la strada è bagnata e piena di buche, non mi abituerò mai. Il comune di Solotvino non vuole o non può ripararle e le auto si rompono, tutte con gli ammortizzatori scassati e purtroppo non puoi dir nulla, a chi chiedi i soldi per riparare i danni? Il comune nemmeno ti considera.

    Arrivo pian piano sotto casa, sistemo la macchina e prendo le cose. Anello in tasca –da tirare fuori al momento giusto- in una mano la torta e nell’altra i fiori. Apro il portoncino mettendo i fiori sottobraccio per usare la chiave, salgo le scale a due gradini per volta, ho fretta, o meglio, fremo dalla voglia di vederla.

    Entro a casa, lei è di là, poggio il dolce sul tavolo e nascondo i fiori dietro di me, mi avvicino alla stanza da letto, la vedo, il suo viso è luminoso. Seduta sul letto a sfogliare l’album delle foto del nostro matrimonio. Mi siedo al suo fianco, la guardo negli occhi e gli porgo il mazzo di fiori. Le rose rosse e tre bianche, profumate e vellutate, le prende e dolcemente le stringe al petto. Mi guarda, una grande emozione mi assale, anch’io la guardo e le sussurro Amore…. Lei poggia i fiori sul letto e mi abbraccia. Anch’io ti amo Vlad! dice emozionata. Sento le sue gote lisce e perfette adagiarsi sul mio volto. Ogni notte ci addormentiamo stringendoci l’un l’altra, ma questo abbraccio sembra unico e irripetibile, oggi è un giorno speciale…

    «Nadia, amore mio, voglio fare una passeggiata nella natura con te, domenica andremo a fare un pic-nic nella radura nel bosco, lì dove ci sono i tavoli e i sedili in legno. Porteremo qualcosa da mangiare e staremo all’aperto, io e te.»

    Sono già le 19 e 30, è tardi, è buio, ci spostiamo in soggiorno e mettiamo dei piatti in tavola, dei cucchiaini, due bicchieri a calice ed una bottiglia di spumante italiano, quello buono, il Cinzano, brindiamo. Uniamo le mani e tagliamo la torta, facciamo attenzione a non scalfire l’immagine del santo.

    «Buona la torta, panna e cioccolata» esclama Nadia, «ti sei ricordato i miei gusti!».

    «Amore, come potrei dimenticarmene?»

    Metto la mano in tasca, e tiro fuori lo scatolino incartato, glielo porgo alla mia amata, lei lo prende delicatamente, lo scarta e vede che si tratta di una confezione da gioielliere. Alza lo sguardo, i nostri occhi si incontrano, poi lo apre premendo il bottoncino sullo scatolino che fa il tac di uno scatto, il suo viso si illumina ancora di più. «Grazie amore! Mi piace molto, lo desideravo proprio.» esclama Nadia indossando l’anello luccicante. È bellissimo, non me lo aspettavo, sarà costato troppo!»

    Non mangiamo altro, la frenesia non ci fa pensare alla cena. Andiamo a letto, fa un po’ freddo, il nostro rifugio è accogliente e caldo. Ci aspetta una notte d’abbracci e d’amore.

    Com’è difficile alzarsi dal letto al mattino, vorrei stare al calduccio, godere ancora della sua presenza. Ma è ora, devo andare. Mi assicuro di lei, sta ancora dormendo. Peccato ogni tanto vederla soffrire con i suoi attacchi di epilessia. Fortunatamente durano pochi secondi, circa 20, poi spariscono. Ma questi istanti, l’hanno fatta soffrire molto in passato, l’hanno indotta ad isolarsi, a chiudersi in casa per sentirsi protetta. Fortunatamente -oggi- le medicine che prende la fanno stare bene, tranne qualche volta. Ma lei teme questi momenti, anche se sporadici. Ricordo l’ultima volta è accaduto cinque mesi fa, eravamo a fare la spesa, quando all’improvviso si è accasciata all’indietro rimanendo stesa a terra ed ha serrato la bocca, ha contratto le mani tremando, con forza gli ho messo un fazzoletto in bocca per evitare che si spezzasse i denti, l’ho tenuta vicino e in poco tempo si è ripresa. È un brutto spettacolo.

    È tardi, ho finito di vestirmi, gli do un bacio sulla guancia e corro al lavoro.

    Giro la chiave di accensione della mia auto, riprovo, il vecchio motore è pronto, la mia Lada gialla si avvia. Devo stare attento alle buche, maledette.

    Arrivo in officina. «Buongiorno, buongiorno Andrei, già all’opera? Forza, finiamo di montare il mulinello a questo piccolo camion.»

    «Ehi Vlad, sono contento per te, ti vedo felice…», osserva Andrei.

    «Si amico, sono felice perché ieri è stato il nostro anniversario di matrimonio, io e Nadia abbiamo festeggiato, gli ho regalato un anellino con lo zaffiro. Quant’è stata contenta!»

    Capitolo 2

    La cugina Vera.

    «Su Vlad, sistemiamo la sponda di questo camion e per oggi avremo finito, ci vuole poco, sono già le 17 e 45.», è l’incitamento che fa Andrei a Vlad nell’imminenza della fine della giornata di lavoro.

    «Ormai ci siamo, dai metti lo spinotto¹ alla sponda e andiamo», risponde Vlad, «ti va di andare al bar a bere un bicchierino di vodka?»

    «Certo Vlad, con piacere, brinderemo a te e tua moglie e anche al bambino che arriverà!», afferma Andrei.

    Penso a quanto è importante un amico, sapere della sua presenza in ogni momento bello o brutto. Ci diamo una ‘sistemata’ sommaria, ci infiliamo nella Lada e ci avviamo verso il centro del paese. Posteggiamo di fronte un locale ben conosciuto, il Cerul albastru² un locale caratteristico per i colori all’interno, tutto azzurro con tante nuvolette alla sommità delle pareti e sul soffitto.

    Ci sediamo intorno ad un tavolino con due sedie. Assaporiamo il silenzio rotto soltanto dalle parole delle poche persone presenti. Nell’officina solo rumori metallici e trapani tutto il giorno!

    «Cosa vi servo?», dice il cameriere vestito di nero con la camicia bianca.

    «Per favore, portateci due vodka Nemirov e due bicchieri di birra Obolon, grazie.», chiedo.

    «Anche un piccolo dessert salato con tartine di caviale, cipolla, uovo sodo e qualche aringa affumicata.», aggiunge Andrei.

    «Allora, Vlad, come vanno le cose? In officina non possiamo scambiare nemmeno qualche parola, il lavoro incalza e il padrone Ferenc ci sorveglia sempre… E poi sappiamo com’è fatto, è ambizioso, hai visto come ha chiamato l’officina? Cartier de camioane transcarpatia³.»

    «In questo momento nella mia vita le priorità sono ben definite, ora voglio pensare a mia moglie Nadia e poi, vogliamo un bambino, spero arrivi presto.» affermo, «Il problema di Nadia non mi fa stare sereno, potrebbe accadere qualcosa di brutto in qualsiasi momento.»

    «Sono belle cose quelle che desideri, fanno di te una brava persona, un padre di famiglia. Mi dicevi che da tanto lei non ha più attacchi epilettici, che le medicine sono efficaci e li bloccano. Quindi, se continua a seguire la cura, non avrà problemi, vero Vlad?»

    «È vero, Andrei, ma sai, è difficile essere sereno quando hai sulla testa questa spada. Prego sempre affinché non accada nulla! Gli ho raccomandato di non chiudere la porta di casa a chiave, così che si possa entrare con facilità in caso di crisi. Fortunatamente abbiamo i nostri vicini che sono attenti e ci sono sempre, questo mi fa più tranquillo. Stamattina Nadia è andata a casa loro per portargli un pezzo di torta, sono brave persone, Elena è sempre presente, gli vuole bene.»

    «E allora, puoi essere più sereno. Devi pensare al bambino che dovrete far arrivare. Oggi tu hai 30 anni e Nadia 25, è il momento.»

    Intanto il cameriere ci serve quanto abbiamo ordinato, su un vassoio blu sono adagiati due bicchieri svasati di vodka col bordo sporco di zucchero e un piatto con il dessert salato. Velocemente li trasferisce sul tavolo. «Consumul bun»⁴, ci augura e si allontana altrettanto velocemente.

    «Alla vostra salute!» esclama Andrei.

    «Grazie anche alla tua!» rispondo.

    «Però, Vlad, c’è una cosa che ti vorrei chiedere da tanto. Posso? Sai mi preoccupo di te.»

    «Certo amico, dimmi.»

    «Spesso ti vedo pensieroso e posso capirne il perché -vista la tua ansia per Nadia- ti vedo preoccupato, cupo e dolorante. Dimmi, c’è qualcos’altro che ti fa stare male?»

    «In effetti hai visto bene. A volte mi incupisco per un pensiero che io ho da tanto. Sai, mia cugina Vera...», rispondo.

    «Vera… si la ricordo vagamente, qui in paese bene o male ci conosciamo tutti.»

    «Come sai, io e Vera eravamo molto vicini, ci volevamo un gran bene, siamo cresciuti insieme», afferma Vlad, «e come tante, ha dovuto lasciare la nostra terra per cercare lavoro. È andata in Italia, nel sud del paese. Poi dopo qualche sporadico contatto, non abbiamo avuto più notizie, persa, nessuno ne sa nulla. Non ha più chiamato, né mandato posta, il suo cellulare è irraggiungibile. Siamo disperati.»

    «Siete sicuri che sia andata in Italia?»

    «Si, perché quando è andata via, io stesso l’ho accompagnata all’aeroporto di Ivano-Frankivs'k⁵ e l’ho vista imbarcare. Poi quando è arrivata all’aeroporto di Roma mi ha chiamato per rassicurarmi.», spiega Vlad.

    «Vera, è una ragazza con la testa sulle spalle, sicuramente avrà qualche difficoltà a farsi viva. Vedrai che da un momento all’altro chiamerà.»

    «Sarà come dici e me lo auguro. I genitori e tutti i parenti sono disperati. Da mesi ormai non abbiamo notizie.»

    «Dopo l’arrivo a Roma, vi avrà chiamato qualche altra volta, da dove?», chiede Andrei.

    «Dopo Roma è arrivata in Calabria, prima a Lamezia Terme e poi da li è finita a Catanzaro, il capoluogo della regione. Per un po’ è rimasta in questa città, si arrangiava come poteva, faceva quel che trovava, aiutava le famiglie a casa loro… poi, è sparita.»

    «Ma non c’era nessuna persona a Catanzaro che la conosceva? Nessuno che conosciate voi? Ci sarà qualcuno a cui chiedere sue notizie.», chiede Andrei.

    «Noi non conosciamo nessuno, quando è partita ha detto che sarebbe andata da amici che risiedevano in Calabria, ma non sappiamo chi fossero.», rispondo.

    «Dai, gustiamo questo dessert e dopo la vodka, un bel bicchiere di birra ci farà star meglio!», esclama Andrei.

    «Si, si, non posso farci nulla, siamo tutti nel buio per Nadia.», aggiunge Vlad «Che il Signore l’aiuti!»

    «Cameriere, ci portate il conto per favore?», dice a voce sostenuta Vlad.

    Arriva solerte l’addetto in nero e bianco con il suo taccuino.

    «Signore, ecco il conto, sono 100 grivnia⁶.»

    Lascio Andrei lungo la strada sotto casa sua. Io arrivo da Nadia, ci abbracciamo.

    «Vlad, oggi sono stata nella stanza da letto tutta la giornata. Ho voluto pregare Gesù e la Santa madre affinché ci mandino presto un figlio. È da mesi che aspettiamo e ancora nulla. Io sono già grande e non voglio privarti da un dono così grande.», dice la mia sposa.

    «Amore, non ti preoccupare, è solo questione di tempo, di poco tempo. Vedrai che sarai in attesa da un momento all’altro!»

    «Sei sempre tenero Vlad, ma ora incomincio ad essere davvero in pensiero. E se non riuscissi ad avere figli? Se fossi sterile? Per questo mi rivolgo al Cielo e mi rivolgo anche a sant’Anna. Ricordi cosa dice la Bibbia? Con il marito Gioacchino non aveva figli e allora Dio fece in modo che con un solo bacio rimanesse incinta.⁷»

    «Amore, quanta fede hai!»

    «Domani voglio andare nella chiesa. Mi farò accompagnare da Elena. Voglio farmi benedire dal pope⁸ Mihail⁹. Ho bisogno di una sua preghiera per il nostro bambino.»

    A sera, restiamo abbracciati al tepore della calda coperta, il grande letto ci permette di essere davvero vicino anche con l’animo. Io cerco di continuo la sua dolcezza, poggio la mia guancia sul suo petto, lei mi cinge con suo braccio e chiudo gli occhi. Sussurrando Nadia canticchia la sua ninna nanna. Lei ha colmato i tanti vuoti della mia vita.

    "Dormi, dormi, dormi, piccolo,

    Le ombre si radunarono sotto il portico,

    E il giardino attraverso la finestra

    La luna sorride su di un ramo,

    Ecco, non c'è nessuno in arrivo,

    Uccelli e fiori dormono adesso

    E cantando una cicala di desiderio,

    Dormi, dormi, dormi, piccolo,

    Lieve, lieve

    Nel sonno hai aperto

    La porta d'oro dei sogni,

    Dall’ingresso ti chiamo nano

    Con la barba barbuta,

    Vuole mostrarti chi perde,

    Tre mazzi di morbida pelliccia

    È un cacciatore.

    Dormi, piccolo, lieve,

    lieve, lieve."¹⁰

    Capitolo 3

    La chiesa di Solotvino.

    Mmm, che bella dormita! Anche il tempo oggi pare sia bello, ormai siamo a marzo, vedo il cielo azzurro senza nuvole. Resto ancora qualche minuto a letto, mi rilasso sotto la coperta…, mormora Nadia svegliandosi.

    Intanto Vlad -che prima di uscire gli ha dato un bacio mentre lei dormiva- è già da una oretta in officina. Lavora con impegno, è gentile con tutti, per questo è stimato e amato dai colleghi, per il suo modo di fare cordiale e affabile.

    Certo che Vlad è davvero un amore, non perde mai l’occasione per dimostrarmi quanto mi vuole bene., pensa Nadia con emozione, "Spero tanto che presto diventeremo genitori! Adesso che ha tagliato i capelli sta proprio bene, slanciato, capelli neri e corti, con i suoi occhi verdi poi, è proprio bello, il

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