Lo splendore del Raja Yoga
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Lo splendore del Raja Yoga - Massimo Rodolfi
Servizio
Prefazione
In realtà, parlare in maniera profonda di Raja Yoga significherebbe commentare l’unico testo che salverei in caso di catastrofe planetaria, ossia gli Yogasutra di Patanjali. Prima di finire questa mia esistenza terrena mi riprometto di affrontare tale piacere, visto che per me è sempre entusiasmante poter parlare di questi supremi insegnamenti. Infatti, i Sutra sullo Yoga, mi accompagnano praticamente da tutta la vita, prima come argomento di studio, poi come pratica meditativa, infine da alcuni decenni tento di insegnare ai miei allievi come penetrarne il senso profondo.
Ma quello che sarebbe un piacere sublime non è l’obiettivo di questo libro, che molto più prosaicamente vuole essere uno strumento valido nelle mani degli insegnanti dell’Associazione Atman, che da anni si prodigano un po’ in tutta Italia, e ora anche in Svizzera, per tenere corsi di introduzione al Raja Yoga. Ecco allora che la visione deve necessariamente allargarsi rispetto alla specificità del testo di Patanjali. Infatti le intenzioni del nostro corso di Raja Yoga sono più funzionali a dare al praticante strumenti utili per iniziare un vero percorso di trasformazione di sé, assieme alle conoscenze di base di quella che possiamo considerare la visione esoterica dell’esistenza.
Ecco allora che bisogna tentare di far comprendere, almeno teoricamente, tanto per cominciare, quelle che sono le vere strutture della realtà, sia individuale che del mondo che ci circonda. Cominciare a capire come siamo fatti, com’è fatto il mondo, quali sono le leggi che governano la vita, ci aiuta a comprendere anche l’importanza del Cammino Reale dello Yoga, strumento essenziale per la realizzazione di sé. Secondo me, approcciare la questione dal punto di vista della Scienza Esoterica, l’unica scienza in grado di comprendere veramente la vita nella sua totalità, ci mette anche nelle condizioni di renderci conto del perché lo Yoga, e nella fattispecie il Raja Yoga, deve essere considerato la Scienza dell’Essere e dell’Evoluzione.
Ecco perché il corso dell’Associazione Atman si sviluppa attorno a ventuno argomenti che trattano dello Yoga e dei regni di natura, piuttosto che del karma, dei chakra, o della reincarnazione, e molto altro ancora. Possiamo considerare questo percorso come l’evoluzione dei corsi che costituiscono il Corso Pratico di Meditazione, suddiviso in tre parti, che ti insegnano la pratica della meditazione per l’appunto, la psicologia dello Yoga, e le tecniche di guarigione dello Yoga. Questi tre momenti rappresentano quello che in genere è il primo punto di contatto con la nostra Associazione. Facilmente, una persona che stia iniziando questo cammino tenderà però a volerne sapere di più e a voler allargare i propri orizzonti, ed il corso di Raja Yoga, che può comunque anche essere frequentato senza essere passati per i primi tre, rappresenta la naturale evoluzione dei primi passi sul Sentiero dello Yoga.
Quando l’anima preme poi per manifestarsi, ecco che il praticante può iscriversi ad Energheia, la prima scuola italiana per terapeuti esoterici, che offre un percorso completo della durata di tre anni, approfondendo, per quanto possibile, tutto ciò che è utile, teoricamente e praticamente, per avviarsi decisamente verso la conoscenza di sé. I fondamenti di tutti gli insegnamenti che vengono dati, ad ogni livello, all’interno dell’Associazione Atman, poggiano comunque sul Raja Yoga, e più in generale sulla Scienza Esoterica. Per queste conoscenze l’aspetto centrale non è tanto l’erudizione, quanto la realizzazione della propria vera natura, vista in funzione del servizio che si può fare all’umanità. Infatti il vero terapeuta esoterico è colui che realizza lo Yoga, ossia quello stato di definitiva coerenza che ogni essere umano può realizzare, e che mette al servizio degli altri il potenziale scaturito da questa realizzazione.
Che rimanga tra noi, tra me che scrivo e voi due che state leggendo, sono particolarmente soddisfatto di come l’Associazione Atman dispensa insegnamenti a tutti i livelli sullo Yoga e sull’esoterismo. Se c’è una rivoluzione necessaria oggi è quella delle coscienze, e prima ancora che queste mutino dal punto di vista sociale, economico, politico, culturale, ambientale, o quant’altro, devono mutare il proprio rapporto con la vita in generale, maturando un atteggiamento definitivamente innocuo e di rispetto totale per ogni forma di vita, compresa quella del pianeta stesso. Questo è ciò che è necessario oggi, innocuità che diviene contemporanea a quell’amore per sé e per il prossimo che qualcuno, a cui figuriamoci se sono degno di sciogliere i calzari, ci ha annunciato un po’ di tempo fa.
Conoscere se stessi, e soprattutto risolvere le contraddizioni della propria coscienza, significa aderire a un progetto veramente scientifico di conoscenza della vita. Bisogna attraversare tutti i luoghi e i tempi del proprio essere, e bisogna farlo con gli strumenti adeguati, che ci consentano finalmente di far sì che quell’occhio sia tutto nella luce, in modo che il proprio corpo sia tutto nella luce. Allora, quando la luce finalmente illumina dentro e fuori di noi, la visione diviene perfetta, pura e coerente, e così le cose diventano finalmente quello che sono e che sono sempre state, l’immagine illusoria che ammanta come un velo l’Eterno che noi siamo, e che tutto è… va bé, meglio che cominci questo libro, prima che mi dissolva nell’Assoluto.
1. Yoga, Scienza dell’Essere e dell’evoluzione
Gli antichi Rishi, che hanno codificato il Veda, hanno definito alcune cose molto importanti per tutto il genere umano. Innanzitutto il fatto che viviamo in una condizione generale di ignoranza, avidya, che inibisce la nostra capacità percettiva, tenendoci lontani dalla possibilità di vedere le cause del nostro vivere e del nostro agire. Questa condizione inevitabilmente si traduce nel fatto che inconsapevolmente generiamo da noi stessi la sofferenza che caratterizza le nostre vite. Specifico anche che tutto ciò è normale ed è parte integrante del nostro disegno evolutivo, che ci fa transitare dal buio alla luce, provenendo dal regno animale, dirigendoci verso il Regno dei Cieli.
Ma i Rishi, mentre descrivono la condizione umana, al tempo stesso ci mostrano la via d’uscita, rappresentata dalla loro stessa esistenza, esseri umani che hanno superato la condizione umana che sono in grado di vedere direttamente le strutture e le leggi del Reale quali esse sono, e che ce le raccontano. La loro presenza ci mette davanti al limite superiore della nostra possibile evoluzione, ed è sicuramente di stimolo per tutti coloro che sono nelle condizioni di poter desiderare il superamento del quarto regno di natura. Dalle caverne alla santità, questo è il nostro percorso nel quarto regno di natura. Un lungo tragitto attraverso tutte le possibili esperienze umane, assorbendone ogni sfaccettatura, fino a compierne tutti gli archetipi in un trionfo di armonia.
Gran parte di questo viaggio lo facciamo in maniera inconsapevole, senza renderci conto delle motivazioni delle nostre azioni, continuando a generare cause ed effetti che hanno più l’aspetto di pulsioni che non di consapevoli azioni. Poi però arriva il momento in cui l’automatismo inizia a cedere il posto alla consapevolezza. Di sicuro questo è un processo e non un’improvvisa illuminazione, per cui è necessario imparare ad orientarsi in quella che sembra essere una navigazione a vista. Infatti è impossibile che chi vive la trasformazione della propria coscienza sia consapevole di quello che gli sta realmente accadendo, ed è a partire da questo momento che diventa necessario avere dei punti di riferimento certi per orientarsi sul Sentiero.
Ovviamente questi punti di riferimento possono darli solo coloro che hanno già vissuto fino in fondo quella trasformazione che conduce l’essere umano a sviluppare tutte le potenzialità per lui possibili qui sul nostro pianeta. Chiamiamoli Yogi, Rishi, Siddha, Santi, o in qualsiasi altra forma che ci piaccia, ma staremo sempre riferendoci a coloro che sono riusciti a compiere tutto il cammino umano, depurandolo dalle imperfezioni che questo comporta. Ogni tradizione ha elaborato una forma a lei propria, ma che non ha modificato in essenza i passi da compiere.
Chiariamo che un conto sono le religioni, che propongono per lo più credenze e norme di comportamento utili ad un popolo non ancora in grado di accedere alle conoscenze più profonde sulla vita; altra cosa poi sono le conoscenze esoteriche, non di rado velate dalle pratiche religiose, che di fatto vanno oltre ciò che formalmente le religioni raccontano, proponendo la verità sui funzionamenti della vita e della coscienza umana, ma soprattutto fornendo la strumentazione adeguata per realizzare l’esperienza della liberazione dal regno umano. In realtà vi sono pratiche esoteriche legate alle maggiori, e vere, tradizioni spirituali del pianeta, che non sono poi tantissime, e che da sempre hanno costituito ‘la Via’ che tanti hanno seguito verso l’Illuminazione.
Nella mia vita ho studiato, sperimentato e cercato di venire in contatto con tutte le vere tradizioni, e pur rispettandole tutte e attribuendo a loro i meriti dovuti, devo riconoscere che vi sono alcuni contesti che prediligo. Da una parte vi è la tradizione cristiana, che ha un valore assoluto, al di là del comportamento secolare della Chiesa, che nei millenni si è anche macchiata di crimini orrendi, ma che ha conservato l’istituzione eucaristica, vero mistero per l’umanità. Non è mia intenzione comunque parlarne in questo contesto, per cui rimando al mio libro Vite di Gesù di Nazareth, nel quale dò ampiamente conto del mio pensiero al riguardo.
Ho grande considerazione poi del buddhismo tibetano, perché riconosco che in quella tradizione è ancora conservata esplicitamente una conoscenza esoterica ancora fruibile in maniera diretta. Chiarisco che non è mia intenzione sminuire altre realtà, ne faccio veramente solo una questione di fruibilità e di linearità di insegnamento. Per capirci, provate voi a interpretare bassorilievi dell’antico Egitto, piuttosto che testi alchemici o cabalistici. È pur vero che l’insegnamento esoterico, non sarebbe tale se non fosse tutelato da indebite profanazioni. Ed è anche vero che da circa duemila anni tutto ciò che era spiegato in chiaro nei testi usati per gli insegnamenti esoterici, nei templi, o comunque nei luoghi iniziatici, è stato accuratamente tolto dalla circolazione. Ma è anche vero che i tempi cambiano.
Dalla seconda metà dell’Ottocento è iniziata una rivelazione esoterica significativa, che ha messo a disposizione di un gran numero di persone conoscenze altrimenti non molto fruibili. È pur sempre vero che non possono venire trasmesse tecniche particolari, utili alla trasformazione di sé, attraverso la carta stampata, ma il lavoro scaturito dai libri di Helena Petrovna Blavatsky, dalla Teosofia, per finire con quelli di Alice Ann Bailey, è stato veramente utile ed importante. Oggi queste fonti sono da alcuni criticate perché accusate di appartenenza ad occulte massonerie, contrarie all’evoluzione umana. Io rifiuto queste ipotesi, anche se riconosco che certi ambienti, nati da quel filone, sono stati abilmente infiltrati da oscure forze. Ciò non toglie importanza al lavoro di rivelazione da attribuirsi a quelle opere. D’altronde non furono traditi e distrutti anche i Templari? Ma solo quando ebbero terminata la loro opera di costruzione dell’importante rete di cattedrali che ancora oggi ci guardano…
Detto questo, vediamo ora perché io considero lo Yoga scienza dell’essere e dell’evoluzione. In breve perché ritengo che nella tradizione yogica, ma nella fattispecie del Raja Yoga ed in particolare negli Yogasutra di Patanjali, sia conservato in essenza tutto ciò che può essere utile a chi vuole calcare il Sentiero della realizzazione di Sé. Ovviamente, non è che qui le conoscenze non siano comunque criptate abilmente, ma la rivelazione è organizzata in un modo che non trova riscontro, in maniera così chiara ed esplicita, in nessun’altra tradizione. Io stesso, dopo una vita di pratica della materia, mi sono reso conto del fatto che veramente si comprendono gli insegnamenti di Patanjali man mano che si realizzano dentro di sé, e d’altro canto questi non si realizzerebbero se non ci fosse quel manuale così sintetico, ma al tempo stesso così accattivante.
Quello che ho appena detto può apparire come una contraddizione, ed in effetti lo è, come del resto tutti gli insegnamenti esoterici, che poggiano sul conflitto continuo e su di una sottile linea che passa per la coscienza del discepolo, il quale non di rado si discosta da una parte o dall’altra rispetto a quella linea. Il procedere del discepolo oscilla tra la sua aspirazione e la benedizione che gli perviene dal Cielo, che devono fare i conti con una massa ancora informe di materia relativamente cosciente, che non sempre è disposta a collaborare alla trasformazione. Eppure, ciò che viene detto, e non detto, in quegli insegnamenti attrae in modo definitivo il discepolo, orientando il suo cuore verso la vera cerca del Graal, che troverà dentro se stesso.
Il modo di avanzare verso la ‘meta’ appare veramente inspiegabile a chi lo sta vivendo, eppure segue una progressione che possiamo anche definire geometricamente, oltre che come espressione di forze di una determinata quantità e qualità. La vita è molto precisa in tutte le sue manifestazioni, mentre non lo è la percezione umana finché non emerge dalle densità della propria condizione. Preciso che non si può improvvisare questo cammino e che è comunque indispensabile seguire insegnamenti diretti di qualcuno che sappia di cosa stiamo parlando. Le improvvisazioni, e il ‘fai da te’ spirituale, possono portare solo fino sull’orlo della vera trasformazione, d’altronde quando l’allievo è pronto il Maestro arriva, e con una battuta potrei dire che spesso arriva anche prima, ma l’allievo non lo vede.
Non è così semplice interpretare questa frase apparentemente chiara e magari perfino banale. Però chi è un Maestro? E quand’è che l’allievo è pronto? E come arriva il Maestro? La mente razionale può dare molte interpretazioni, anche tutte sbagliate, ma ciò non toglie che quando una persona si avvicina al perimetro della sua anima richiama inevitabilmente l’attenzione di coloro che hanno dedicato la propria vita a seguire l’evoluzione umana. I modi poi nei quali il Maestro arriva possono essere veramente imperscrutabili, e non necessariamente sempre del tutto fisici. Il dato certo però è che non ci si può addentrare sul Sentiero, a parte i primi passi, senza qualcuno che sia consapevole delle tecniche e dei comportamenti da usarsi, degli effetti che producono e di come districarsi tra gli ostacoli che si incontrano.
La relazione Maestro discepolo è stata considerata in altri tempi molto importante, e anche se ha dato luogo sicuramente ad eccessi di devozionalismo, dovremmo tenere presente che questo legame effettivamente va oltre la vita fisica ed i legami parentali. Sì, perché il Maestro, che non si potrà mai sostituire alla tua esperienza e minare la tua libertà, in ogni caso ti guiderà dall’irreale al reale, dal buio alla luce, dalla morte all’immortalità, come recita la Briahdaranyaka Upanishad. Il Maestro ha già compiuto il suo cammino sul Sentiero e può indicarti la strada, a te rimane il compito di percorrerla.
Il fatto che io ritenga lo Yoga scienza dell’essere e dell’evoluzione, non significa che pensi che tutti quelli che non praticano dichiaratamente il Raja Yoga non possano realizzare se stessi. Ovviamente potranno, ma analizzando il loro percorso ci renderemo conto che avranno di fatto attraversato le tappe che gli Yogasutra descrivono in modo molto succinto ma chiaro. Infatti la via verso l’Illuminazione non è qualcosa che accade per caso, ma è caratterizzata da passi precisi che ogni essere affronta per purificare la propria coscienza e renderla coerente. Tutti passiamo per tutto, seguendo fra l’altro delle precise progressioni geometriche della coscienza, quindi delle nostre strutture energetiche.
Patanjali ha sintetizzato quello che occorre per realizzare il Samadhi, ossia lo stato di massima coerenza e non conflittualità della coscienza, nei quattro capitoli, o Pada, degli Yogasutra. Samadhi Pada, il primo capitolo nel quale tenta di descrivere l’indescrivibile, ossia quella condizione che tutte le tradizioni dicono esistere al di là degli ordinari stati di coscienza. Poi nel secondo capitolo, Sadhana Pada, descrive gli strumenti utili al conseguimento, quali Yama e Niyama, Asana, Pranayama e Pratyahara. Considerando anche Dharana, Dhyana e Samadhi, di cui si parla nel capitolo successivo, Siddhi Pada, ecco delineati gli otto punti