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Le origini di Omega
Le origini di Omega
Le origini di Omega
E-book297 pagine4 ore

Le origini di Omega

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Info su questo ebook

Omega, scampato a un’ingiusta condanna a morte, e Zorks, principe della Terra rossa, sono due ambrushur, giovani con un potere tanto grande, quanto incontrollabile.
Durante l’addestramento, stringono una sincera amicizia, finché uno scherzo del destino li pone l’uno contro l’altro. S’innescano così una serie di intrighi e tradimenti, che culmineranno con la guerra tra la Terra rossa e i regni centrali.
Omega e Zorks, per motivi opposti, si troveranno a essere coinvolti in complotti, cruente battaglie ed epici duelli. Legati dal fato alla stessa donna, cambieranno nell’animo, fino a divenire il simbolo di due opposti ideali: Libertà e Oppressione.
LinguaItaliano
Data di uscita25 giu 2019
ISBN9788833170602
Le origini di Omega

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    Anteprima del libro

    Le origini di Omega - Max Peronti

    Max Peronti

    Le origini di Omega

    Epic fantasy

    I Edizione ottobre 2018

    © 2018 Astro edizioni S.r.l.s., Roma

    www.astroedizioni.it

    info@astroedizioni.it

    ISBN 978-88-3317-035-0

    Direzione editoriale:

    Francesca Costantino

    Progetto grafico:

    Elisabetta Di Pietro

    Editing:

    Stefano Mancini

    Copertina:

    Mauro Dal Bo

    Tutti i diritti sono

    riservati, incluso

    il diritto di riproduzione

    integrale e/o parziale

    in qualsiasi forma.

    Dedicato a chi non si arrende

    davanti alle ingiustizie.

    Prima parte

    Essere un ambrushur

    (1067-1071 della Quinta era)

    Prologo.

    Il Potere degli ambrushur

    Primo mese, 1067

    Erano passati alcuni giorni dalla tragedia. Ancora non riusciva a credere che la pena per l’uccisione accidentale di un cane nella riserva del re fosse la morte. E non poteva credere che, come era accaduto poco tempo prima ai suoi genitori, ora anche suo fratello era morto. Perché lui, invece, era ancora vivo? Perché quando la guardia era stata sul punto di dargli il colpo di grazia, un’improvvisa e soprannaturale raffica di vento l’aveva travolta, scaraventandola contro un albero? Perché un istante prima aveva sentito qualcosa di indescrivibile dentro di lui, come se fosse riuscito a percepire l’intero creato? Quella sensazione era durata solo per un attimo, eppure il ricordo era scolpito nella su anima.

    «Andiamo».

    «Dove?», chiese all’anziano uomo che lo aveva raccolto mezzo morto nel bosco, strappandolo a fine certa.

    Il vecchio non rispose, incamminandosi di buona lena nel fitto della vegetazione.

    «Toras, aspettami! Dammi almeno il tempo di prendere l’arco!».

    «Non ti servirà», sentenziò senza fermarsi.

    Ma sì, che importa, non ho più nessuno al mondo, sarebbe solo un bene se un orso o qualcos’altro mettesse fine alla mia vita, pensò, mentre correva per raggiungere l’anziano.

    In silenzio, seguì il vecchio attraversando gran parte dell’intricata riserva di caccia del re della Terra rossa, finché incrociarono la strada che portava alla capitale del regno. Si stupì che in ore di cammino in quella foresta, famosa per essere abitata da orsi e lupi, non avessero fatto nessun brutto incontro. Ancor più strano era il fatto che, in ’varie occasioni, gli era sembrato quasi che le siepi, i rovi, e le stesse fronde degli alberi si aprissero un poco al passaggio di Toras, quasi volessero rendere più agevole il suo cammino. Sapeva che era impossibile, eppure......

    Quando furono in vista del palazzo reale, si decise a domandare: «Toras... so che potresti pensare che sia pazzo, ma a me nel bosco è sembrato che...».

    «Non sei pazzo e i tuoi occhi non ti hanno ingannato».

    «Ma come...?».

    «Forse un giorno lo scoprirai, ora però è tempo di presentarti il re e suo figlio».

    «Il re!?», esclamò, sorpreso come non lo era mai stato prima. «È colpa del re se mio fratello è morto!», urlò in preda alla rabbia.

    «Sei davvero sicuro che il re volesse che tuo fratello fosse ucciso? Conosci tutte le leggi del regno?», gli domandò Toras, guardandolo severo, ma lui non si lasciò intimidire.

    «Sono stati i soldati a dire che la pena prevista per aver ucciso uno dei loro cani è la morte! E sono loro a far rispettare la legge nel regno!», ribatté con le lacrime agli occhi.

    «Non hai risposto alla mie domande», replicò Toras, con un tono che gli procurò un brivido sulla schiena.

    «Non posso essere sicuro del volere del re, ma di certo non gli importava nulla di due poveracci come me e mio fratello! La pagherà per questo!», urlò, mentre sentiva una lacrima rigargli il volto.

    «Scoprirai tra poco se hai ragione o meno», replicò l’uomo in tono grave. «Presto saremo al cospetto di re Peanor».

    *

    «Il maestro Toras e un suo ospite chiedono di poter conferire con voi, maestà», annunciò una delle guardie alla porta della sala del trono.

    «Fateli entrare», rispose, appoggiandosi allo schienale dello scranno.

    Finalmente è arrivato!.

    Vedendolo entrare, sorrise all’anziano che conosceva da tempo, ma che sembrava non essere stato scalfito dal passare degli anni. Provò un po’ d’invidia nell’osservarlo incedere con la schiena dritta e i muscoli tonici, ben visibili sotto la spessa camicia. Solo l’accenno di qualche ruga ne solcava il volto e, se non fosse stato per i capelli più bianchi che neri, avrebbe potuto dire che era identico a quando lo aveva conosciuto decenni prima. Lui invece era diventato più grasso, aveva perso quasi tutti i capelli e la pelle del suo viso era tutt’altro che liscia.

    Ma come accidenti fa a mantenersi così giovane!, pensò e in quel momento notò che alle spalle di Toras camminava un giovane dal fisico atletico e gli abiti non certo sfarzosi. Il ragazzo s’inginocchiò impacciato, mentre il maestro accennò appena un inchino.

    «Grazie di essere venuto, amico mio», disse il sovrano, facendosi sfuggire un sospiro di sollievo.

    «Non potevo far altrimenti dopo aver letto il tuo messaggio. Come sta il principe?».

    «Né meglio né peggio di quanto ti ho scritto. Ora si trova nei giardini del palazzo ad allenarsi con la spada. Lo faccio chiamare sub...».

    «No, andremo noi da lui», lo interruppe l’anziano.

    Se fosse stato un altro a comportarsi in modo tanto irrispettoso, Peanor non avrebbe esitato a farlo punire, ma Toras oltre a essere suo amico era in un certo senso un suo pari, se non addirittura di rango superiore. Lasciò correre, notando la sorpresa sui volti delle guardie.

    «Va bene, ma prima dimmi, chi è questo ragazzo?», domandò, indicando il giovane ancora inginocchiato.

    «Potrebbe essere colui che accompagnerà tuo figlio nel suo cammino».

    «Incredibile! Dopo così tanto tempo non uno, ma ben due...».

    «Così pare», lo bloccò ancora l’anziano.

    Anche questa volta lasciò correre.

    «E dove lo hai trovato?», chiese, facendo segno al ragazzo di avvicinarsi.

    «Non molto tempo fa, era con suo fratello nella tua riserva di caccia. Per errore hanno ucciso uno dei cani dei tuoi soldati di pattuglia. I tuoi uomini hanno pensato di dispensare la giustizia in tua vece, decidendo che era opportuno uccidere entrambi i giovani. Suo fratello è morto, così come uno dei tuoi, mentre lui è riuscito in qualche modo a cavarsela. Io l’ho trovato mezzo morto accanto all’altro soldato svenuto», spiegò.

    «In questo periodo, sono incaricati di pattugliare la riserva di caccia i soldati sotto il comando di mio figlio. Lascerò a lui il compito di decidere come comportarsi con il comandante della compagnia e con il responsabile di questa sciagura», rispose, senza distogliere lo sguardo dal giovane. «Come ti chiami, ragazzo?», gli chiese poi, incrociando per la prima volta i suoi occhi blu.

    Aveva lo sguardo intenso, colmo di tristezza e rabbia allo stesso tempo.

    «Dal giorno in cui l’ho trovato, il suo nome è Omega», s’intromise Toras, con un tono che non ammetteva repliche.

    «Non capisco perché tu abbia deciso di imporre a questo giovane un nuovo nome, peraltro tanto bizzarro... comunque, non è affar mio», commentò lui, accennando un sorriso.

    «Se non hai altro da chiedermi, raggiungiamo il principe», gli rispose il maestro, troncando il discorso.

    «Andate, spero che tu riesca ad aiutarlo».

    *

    Conosceva alla perfezione quei giardini, così come sapeva dove era solito allenarsi il principe. Seguito da Omega, che da quando erano entrati nel palazzo non aveva proferito parola, dopo pochi minuti scorse Zorks. Era senza dubbio più alto rispetto all’ultima volta che lo aveva visto, e molto più robusto. Lo aveva lasciato bambino, ora era un adolescente con lo sguardo puntato sul domani.

    «Zorks!», lo chiamò ad alta voce per essere certo di essere sentito.

    Il ragazzo si girò di scatto, brandendo con abilità il grosso spadone a due mani.

    «Principe Zorks», puntualizzò, piantando con forza l’arma nel terreno. «Sono anni che non ti si vede a corte, è stato mio padre a convocarti?».

    «Sì», rispose Toras, senza aggiungere altro.

    «E per la prima volta da quando ti conosco, non sei venuto da solo. Chi è lui?», gli domandò il giovane, indicando Omega.

    «Sono il fratello del ragazzo che è morto a causa tua!», urlò Omega. Un attimo dopo, accecato dall’ira, si stava avventando contro il principe.

    A Toras fu sufficiente mettere un piede tra le gambe del giovane, che ruzzolò a terra.

    «Potevi venire con qualcuno più sveglio», sghignazzò il principe, dopo essere esploso in una risata.

    «Ora ti faccio passare io la voglia di rid...».

    «Silenzio!», disse Toras, e la sua voce autoritaria echeggiò nel parco. In una frazione di secondo, Zorks tornò serio, mentre Omega si rialzava rimanendo a capo chino. Prima che uno dei ragazzi potesse dire qualcosa, tornò a parlare.

    «Omega, devi imparare a controllarti», ammonì il giovane, notando che stava stringendo i pugni con forza. Poi si rivolse a Zorks. «Principe, prima di ridere ascolta tutta la storia. È stato il re a dirmi di riferirti quanto accaduto, lasciando a te il compito di giudicare l’operato dei tuoi uomini».

    «Se è mio padre a chiederlo, parla pure».

    Raccontò quanto era accaduto, senza perdere mai di vista Omega.

    "Almeno è riuscito a non saltare di nuovo alla gola di Zorks. Forse c’è qualche possibilità di placare la sua sete di vendetta", pensò l’anziano, appena finito il racconto.

    Vide Zorks corrucciare la fronte, poi il principe fece un passo verso Omega.

    «Mi dispiace. Non posso riportare in vita tuo fratello, ma posso fare giustizia. Sospettavo che gli avvenimenti di quel giorno non erano andati come mi era stato riportato, ora ne ho la prova. Non ho mai acconsentito che il comandante della compagnia autorizzasse i suoi sottoposti a emettere sentenze sul posto. Oggi stesso convocherò al mio cospetto lui e il soldato colpevole. Ti prometto che infliggerò a entrambi una punizione esemplare».

    «E qual è una punizione esemplare?», domandò Omega, con lo sguardo ancora carico di rabbia.

    «Lo deciderò dopo aver sentito anche la loro versione dei fatti. Prima di prendere una decisione, bisogna sempre ascoltare tutte le parti in causa, se si vuole essere giusti».

    Parole degne di un saggio sovrano. Ho sempre saputo che oltre a essere un buon re, sei anche un ottimo padre. Bravo Peanor, lo stai educando molto bene. Peccato che non è detto che un giorno possa sedere sul trono al tuo posto, ma ne parleremo in seguito.

    «Vedo che dall’ultima volta che ci siamo visti sei cresciuto, e non intendo solo nel fisico», lo elogiò, portandosi a pochi passi da lui, mentre notava con la coda dell’occhio che lo sguardo di Omega era ancora rovente.

    «Ho avuto la fortuna di poter imparare da mio padre, e ho studiato molto sia con i maestri, sia per conto mio», rispose Zorks, passandosi una mano tra i lunghi capelli rosso fuoco.

    «E dimmi, quali discipline hai appreso?».

    «Ho imparato a leggere e fare di conto, studiato la storia di tutte e cinque le Ere, e conosco i precetti di ogni religione di Panteia. Inoltre...».

    «Perciò sai che in ogni cosa sono presenti tutte le forze del creato. Che si tratti di un pugno di polvere, di una foglia morta o di una lepre saltellante», lo interruppe, indicando l’animale poco distante.

    «Che cosa intendi con tutte le forze del creato?», gli chiese Omega.

    Era chiaro che era riuscito ad attirare la sua attenzione, distogliendolo almeno per il momento dai suoi propositi di vendetta.

    «Sono i quattro elementi», intervenne Zorks. «Il fuoco, l’acqua, l’aria e la terra», concluse il principe, pavoneggiandosi.

    «Non solo», lo corresse il maestro, scuotendo la testa.

    «Ma, Toras, è stato il più illustre tra i miei educatori a insegnarmelo», si difese il giovane principe.

    «Non importa chi te lo ha detto, perché non ti ha detto tutto. In ogni più piccola parte del creato c’è un alito dell’essenza degli dèi. Vita, morte, acqua, fuoco, terra e aria. Ma anche quella che i maghi chiamano magia primordiale, e che io preferisco chiamare Forza primordiale. E poi ci sono anche altri elementi ancora troppo complessi da comprendere per le vostre menti acerbe».

    «Altri elementi? Quali?», gli chiese Omega, che si dimostrò ancora una volta avido di conoscenza.

    «Per ora, vi basti sapere che lo spazio e il tempo sono relativi».

    «Relativi?», domandò ancora Omega, sgranando gli occhi.

    «Sì, ma come vi ho già detto, è troppo presto perché voi possiate capire cosa intendo», replicò accennando un sorriso.

    «Ti stai forse prendendo gioco di me?», sbottò Zorks. «Come può esserci la vita in un cadavere, e viceversa? O, ancora più assurdo, come possono convivere nello stesso corpo acqua e fuoco! Io sono il principe della Terra rossa, non accetto di essere preso in giro!».

    «Guarda», rispose Toras con calma, passandogli una mano nella folta chioma rosso fuoco. «Vedi questo capello nella mia mano?», domandò poi, mostrandolo a entrambi.

    «Sì, e con questo?».

    «Non l’ho strappato dalla tua testa, eppure ora è nella mia mano. Una piccola parte di te è morta, anche se tu sei nel fiore della gioventù e pieno di vita».

    Vide un certo stupore negli occhi di Zorks, ma sapeva che la sua spiegazione non era bastata a convincerlo.

    «E ora, osservate questo ragno morto. Che cosa notate?», fece, indicando l’insetto ai suoi piedi.

    Fu Omega a rispondergli per primo.

    «È circondato da formiche, lo stanno mangiando».

    «Esatto. Sappiamo che mangiare è necessario per continuare a vivere, eppure ci nutriamo di piante e animali morti».

    Fece una breve pausa per dar tempo ai giovani di riflettere.

    «Ogni essere vivente è capace di assorbire energia vitale da creature morte, questo perché anche se in forma e quantità diverse, impercettibile quasi a chiunque, in ogni cadavere è ancora presente un alito di vita», concluse, posando lo sguardo sui giovani.

    Omega aveva gli occhi che brillavano, il maestro non aveva dubbi di essere riuscito a farsi comprendere da lui. Zorks, invece, era ancora perplesso.

    «Ma l’acqua nel fuoco? Non ho mai visto un fiume di fiamme. Ti stai sbagliando!», gli disse.

    Il tono di sfida del principe non gli piaceva, ma qualora avesse deciso di addestrarlo, avrebbe provveduto anche a modellarne il carattere. Forse l’impressione che Zorks gli aveva dato poco prima non era giusta, dopotutto aveva ancora molto da imparare.

    «Posso credere che tu non lo abbia mai visto, ma di sicuro te ne avrà parlato il tuo precedente maestro. Non ti ha mai raccontato dell’eruzione di uno dei vulcani delle Terre selvagge del Sud-Ovest?».

    «Sì», ammise Zorks.

    «E non ti ha citato a memoria le celebri parole dello storico presente sul luogo?».

    «Forse, ma non le ricordo», rispose il principe, ma il maestro non aveva dubbi che gli stesse mentendo pur di non ammettere di aver torto.

    Un altro aspetto del carattere di questo giovane sul quale dovrò lavorare.

    «Sono certo che ascoltandole di nuovo ti torneranno alla mente», rispose con calma. «Lo storico e avventuriero recita: "Sopra di noi incombeva una nube nera come la notte, squarciata da serpenti di fuoco simili a folgori, ma ancora più grandi e terribili. Dopo non molto, quella nube si abbassò e coprì la terra e il mare, mentre una fitta pioggia di cenere cadeva al suolo. Era giorno, ma le tenebre inghiottirono la luce, calò un’oscurità assoluta, come quando ci si trova in una stanza chiusa senza candele. La terra iniziò a tremare, e i carri del piccolo villaggio dei pelle-verde non rimanevano fermi al loro posto neppure se venivano bloccati con delle pietre. Il mare si ritirò per un istante, poi un’onda grande come una montagna si abbatté sulla riva travolgendo ogni cosa per centinaia e centinaia di metri. Vortici si aprirono, e vidi la flotta risucchiata negli abissi come se fosse formata da navi di carta. Poi un tuono tanto forte da costringermi a tapparmi le orecchie. Un attimo dopo, una colonna di fuoco eruppe dalla bocca del vulcano, squarciando la nube e il cielo. Presto, lungo le pareti della montagna iniziò a scendere un fiume di fuoco liquido, ma così ardente da fondere qualsiasi cosa. Prima che la lava incandescente travolgesse anche me, ordinai al mio pegaso di spiccare il volo. Non so quanto tempo impiegammo, prima di rivedere la luce del sole», concluse posando lo sguardo su entrambi i ragazzi.

    «È incredibile che riesci a ricordarti a memoria un brano tanto lungo», gli fece Omega, sorpreso.

    «Quanto ho visto quel giorno rimarrà per sempre scolpito nella mia mente», rispose, sorridendo con amarezza.

    «Vuoi dire che sei tu quello studioso?».

    «Sì, l’anonimo che ha scritto quelle parole sono io, quando ero ancora giovane e incauto», rispose, felice che Zorks gli avesse fatto quella domanda. Forse, ora che sapeva cosa avevano visto i suoi occhi, avrebbe accettato i suoi insegnamenti. «Ora hai capito come possono convivere tutti gli elementi in ogni cosa, seppur in misura diversa?», gli domandò un attimo dopo.

    Il principe alzò le spalle. Forse aveva fatto breccia nei preconcetti del ragazzo, ma ancora non aveva spazzato via ogni suo dubbio. Non si diede per vinto, in fondo lo doveva al sovrano, se non altro per la l’amicizia che li legava da tempo, e ancor di più per la giustizia con la quale regnava sulla Terra rossa.

    «Vi siete mai domandati perché una pietra lanciata in aria cade subito a terra, mentre una foglia può rimanere sospesa in aria, anche per ore, se spinta da un alito di vento?», chiese.

    «In effetti no», rispose Omega, che tra i due allievi si dimostrava il più entusiasta nell’ascoltare le sue parole.

    «E come mai l’acciaio è più freddo del legno?», domandò ancora ai ragazzi.

    «Non lo so», ammise stavolta Zorks.

    «Come vi ho già detto, in tutto c’è il tutto, ma in quantità diverse. Una foglia è formata da più parti dell’elemento aria che terra, per questo vola, al contrario di una pietra. Questi due elementi contribuiscono a definire il peso di ogni cosa. Gli elementi fuoco e acqua, invece, conferiscono differenti temperature a oggetti ed esseri viventi», spiegò con tono pacato.

    «Ma se quanto dici è vero, perché l’acciaio è più freddo del legno? Voglio dire, perché nell’acciaio prevale l’acqua e non il fuoco?», chiese Zorks.

    Stavolta, nella sua voce non colse polemica, ma sincera curiosità.

    Soddisfatto, Toras proseguì nella spiegazione: «Solo gli dèi sanno qual è il motivo, ma il fatto che l’acciaio non arda con la stessa facilità del legno è la prova di quanto ho detto. Nell’acciaio è presente una quantità maggiore dell’elemento acqua che, essendo contrapposto al fuoco, impedisce a quest’ultimo di bruciarlo. Lo stesso non accade al legno», disse, accendendo con uno schiocco delle dita un rametto poco distante. «Eccolo che pian piano si consuma fino a diventare prima fuoco, poi cenere... e infine aria», concluse mentre, attoniti, i ragazzi osservavano la cenere volare via.

    «Ma... come hai fatto?», domandarono all’unisono Zorks e Omega.

    «Se mi dimostrerete di aver compreso a fondo quanto vi ho spiegato, e seguirete l’Etica ambrushur, potrei decidere di prendervi come miei allievi, e un giorno sarete capaci anche voi di fare cose simili», rispose.

    «Ma... da quanto si dice il Potere degli ambrushur è innato, e io sono solo un ragazzo come tanti altri», disse Omega, quasi a volersi scusare.

    «Ti sbagli. Tu sei una delle rarissime persone con il Potere di richiamare a sé l’energia da ciò che lo circonda, solo che ancora non sai come fare. Sei un potenziale ambrushur», gli rispose sorridendo. Poi si rivolse a Zorks.

    «Tu invece hai già avuto una manifestazione spontanea e incontrollata del Potere, non è così?».

    «Credo di sì», rispose.

    «Vuoi parlarne?».

    «A dire il vero, c’è poco da dire. Qualche mese ’fa, stavo osservando il caminetto acceso, e a un tratto mi sono sentito come andare a fuoco dall’interno. Il dolore in pochi secondi è diventato insopportabile, credevo che da un momento all’altro avrei iniziato a bruciare. Ho fatto qualche passo indietro rivolgendo i palmi in avanti, come a proteggermi dalle fiamme. Un istante dopo, ho sentito tutto l’innaturale calore accumulato concentrarsi nelle mani, e... un vortice di lingue incandescenti si è sprigionato dalle mie dita, andando a incendiare il tavolo accanto al camino. Subito dopo mi sono sentito molto meglio, almeno fisicamente...».

    L’episodio è andato proprio come mi ha raccontato re Peanor, pensò Toras, prima di rivolgere un’ulteriore domanda al principe.

    «E ci sono stati altri eventi simili?».

    «Sì, mi è accaduto un altro paio di volte in circostanze analoghe, e poi un evento ancora più inspiegabile...», rispose il principe, interrompendo a metà la frase, come se si vergognasse a parlare.

    «Dimmi Zorks, sono qui per aiutarti».

    «Qualche giorno fa, in una trappola ho trovato due lepri. Una era morta, l’altra invece era solo ferita a una zampa. Quando ho toccato quella morta per spostarla, ho sentito un brivido terribile in tutto il corpo, una sensazione che non riesco a spiegare. Ho iniziato a sudare e non riuscivo a respirare. In quel momento, l’altra lepre mi ha sfiorato la mano e senza sapere perché l’ho afferrata. In un attimo, l’inspiegabile sofferenza che stavo provando era sparita ma... la lepre è morta tra le mie mani. Giuro di non averla stritolata! Non volevo ucciderla, io... non so cosa è successo!».

    Incredibile, questo giovane ha già palesato la predisposizione a dominare sia il fuoco sia la morte... e le due manifestazioni sono state parecchio violente. Potrebbe diventare uno degli ambrushur più forti di tutti i tempi, sempre che riesca a insegnargli a controllare il suo ‘Potere’ prima che lo uccida.

    «Non preoccuparti, sono cose che capitano a chi possiede il Potere. L’importante è imparare a controllarlo, e io posso aiutare entrambi in questo», rispose, cercando di minimizzare l’entità dell’incidente.

    «Grazie Toras, ma io devo proseguire la mia istruzione. Storia, amministrazione del regno, arte della guerra, araldica, cerimoniale di corte...un giorno succederò a mio padre sul trono, e devo essere pronto per sostituirlo degnamente. Voglio essere un monarca generoso e amato dal popolo, rispettato dai lord e ammirato dagli altri re», fece Zorks, stupendolo non poco con quel sincero buon proposito.

    «Ne parlerò con tuo padre, e vedrai che troveremo il modo di conciliare

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