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Il mistero della baia: Harmony History
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E-book232 pagine3 ore

Il mistero della baia: Harmony History

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Info su questo ebook

Cornovaglia, 1813
Per la tranquilla Marianne, giunta in Cornovaglia a far visita all'anziana Lady Edgeworthy, la vacanza si trasforma ben presto in una pericolosa e non prevista avventura. Qualcuno sta davvero cercando di attentare alla vita della sua vecchia madrina? E quel mistero ha qualcosa a che fare con gli strani traffici che si svolgono nottetempo nella suggestiva baia di Sawlebridge? L'atmosfera che la circonda è inquietante e la giovane non sa bene di chi fidarsi. Certo non dell'enigmatico Mr. Beck, che ha affittato una casa sulla scogliera per trascorrervi la convalescenza pur apparendo in splendida forma. Ma forse il suo girovagare per la tenuta in realtà cela altri intenti... E Marianne è decisa a scoprirlo.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2019
ISBN9788858997475
Il mistero della baia: Harmony History
Autore

Anne Herries

Autrice inglese vincitrice di numerosi riconoscimenti letterari, ha iniziato a scrivere nel 1976 e ha ottenuto il suo primo successo appena tre anni dopo. Attualmente vive nel Cambridgeshire con il marito.

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    Anteprima del libro

    Il mistero della baia - Anne Herries

    Immagine di copertina:

    Graziella Reggio Sarno

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Marianne and the Marquis

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2007 Anne Herries

    Traduzione di Silvia Zucca

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-747-5

    1

    Londra, 1813

    «Sono dei brutti ceffi» disse il capitano Jack Harcourt all’amico, al circolo sportivo. Avevano passato quel pomeriggio d’agosto facendo qualche incontro di pugilato con l’ausilio di un maestro, il famoso Mr. Jackson, e, nudi fino alla vita, i loro corpi brillavano di sudore. L’avversario di Jack era un po’ più alto e muscoloso, ma nel complesso era stato un incontro equo. «Se tieni a mente questo, capisci che rischieresti la vita, qualora ti scoprissero.»

    Andrew Beck, Marchese di Marlbeck, si immerse sotto la pompa dell’acqua nel cortile e sorrise al vecchio amico. Sotto molti aspetti si somigliavano, tanto che avrebbero potuto essere scambiati per fratelli, ma in effetti non avevano alcuna parentela e il loro legame si era stretto combattendo insieme in Portogallo e in Spagna.

    «Se fossi così stupido da farmi prendere, meriterei il mio destino» gli rispose brusco. «Non temere, Jack. Non ti deluderò. Sono stato obbligato a ritirarmi dall’esercito, ma non sono diventato un povero sciocco. Se la spia è dove dici tu, io la troverò.»

    «Neppure per un momento ho pensato che tu avessi perso il tuo smalto, vecchio mio. Conto su di te per andare in fondo a questa faccenda» ribatté Jack. «Per colpa di quel farabutto, ben sette dei nostri amici sono morti, Drew. Uomini che come noi servivano la patria. Senza contare quelli degli altri comandi, almeno venti innocenti in tutto. Indagherei io stesso, ma mi è stato richiesto di assistere Wellington per incarichi speciali.»

    «Credi che la spia fosse uno dei nostri?» Drew lo guardò con gli occhi stretti in due fessure. «Qualcuno che combatteva accanto a noi, che mangiava e dormiva con noi?» Corrugò la fronte, assaporando l’amarezza che aveva cercato di dimenticare per mesi. «Non mi piace affatto quest’idea, Jack.»

    Il ricordo di quello che lui e i suoi compagni avevano passato, sofferenza, paura, dolore, tagliava ancora come la lama di un coltello.

    «Anche a me l’idea fa venire il voltastomaco» ammise Jack. «Se potessi pensarla altrimenti, ti giuro che sarei un uomo più felice. Ma ogni indizio mi conduce a credere che qualcuno ci abbia traditi, quel giorno. Un inglese. E penso che anche adesso stia lavorando per Bonaparte.»

    «Mio Dio!» Gli occhi di Drew brillarono di rabbia. Non avrebbe mai dimenticato il giorno in cui lui e i suoi uomini erano stati mandati in quello che si supponeva un attacco a sorpresa contro i francesi. Ma il nemico, chissà in che modo, aveva saputo del loro arrivo e sette loro compagni erano stati uccisi così come molti altri uomini. «Se lo trovo, potrà dire le sue ultime preghiere!»

    «No, Drew» lo ammonì Jack severo. «Quel vigliacco deve pendere dalla forca. La giustizia sommaria non ti renderebbe migliore di lui e dei suoi complici.»

    «Pensi che ci fosse qualcun altro coinvolto?»

    «Un solo inglese. Gli altri, senza dubbio, erano dei francesi.»

    «E credi che ora stiano muovendo le fila di quel commercio di contrabbando?»

    «Il contrabbando è solo una copertura per molte altre attività» gli spiegò Jack. «Sono certo che la spia va e viene sulle navi francesi, portando brandy, sete e quant’altro con l’ausilio dell’oscurità. Ma siccome è inglese, si mescola alla gente comune e sa dove recarsi per avere informazioni sull’esercito. In poche parole, credo sia un gentiluomo... o qualcuno che si spaccia per tale. La guerra non è affatto finita, Drew. E Wellington vuole che questa spia sia presa e impiccata prima che possa fare altri danni.»

    «E sarà così, diamine!» sbottò Drew, gli occhi azzurri pieni di fuoco e furia. «Farò del mio meglio per smascherare quel traditore.» Appoggiò una mano sulla spalla dell’amico. «È stato bello poter passare il pomeriggio con te, Jack. Mi mancano molto i vecchi tempi.»

    Drew era stato richiamato a casa alla morte di suo zio – la tenuta di Marlbeck era molto importante – e, come suo erede, aveva dovuto rassegnare le dimissioni dall’esercito. Ogni tanto, gli mancava la compagnia degli amici e si sentiva solo.

    «Sei sicuro di volerti far coinvolgere?» gli domandò Jack. «Quando mi hanno suggerito di chiedertelo, ho pensato che avresti rifiutato. Hai già abbastanza da fare a Marlbeck.»

    «I miei doveri sono noiosi, a volte» disse Drew con amarezza. «Aspetta che qualcuno ti ordini di ritirarti, amico, poi vedrai quanto anelerai un po’ d’avventura.»

    «Avventura?» Jack lo guardò accigliato. Voleva molto bene a Drew, era come un fratello per lui, ma c’erano state volte in cui il suo temperamento lo aveva messo fuori strada. «Questo è un affare serio, farai bene a tenerlo a mente.»

    «Non guardarmi così, Jack» replicò l’amico. «E poi te l’ho detto che non ho più quegli incubi. Ma anche se li avessi, non lascerei che interferissero con la mia missione. Mi hai chiesto di scoprire l’identità dell’uomo che ci ha traditi, una spia che lavora per i francesi e che sta usando dei contrabbandieri per coprire le proprie attività. Ti do la mia parola che farò di tutto per assicurarlo alla giustizia.»

    «Allora Wellington aveva ragione» ammise Jack, grave. «Sei l’uomo giusto per questo lavoro. Qua la mano.»

    Drew gliela strinse con fermezza. Non disse all’amico che se mai avesse preso quella spia, responsabile della morte di così tanti uomini, l’avrebbe uccisa.

    «Tua zia verrà per il tè, oggi pomeriggio, Marianne» annunciò Mrs. Horne, mentre era seduta con le tre figlie nell’accogliente salottino. Il vicariato era una grande casa massiccia piena di tesori personali accumulati in venticinque anni, da quando Mrs. Horne vi era entrata come giovane sposa. Aveva un’aria un po’ trascurata, poiché il denaro non era mai stato molto, ma fino a pochi mesi prima l’intera famiglia non vi aveva mai fatto caso. Quel giorno, invece, i begli occhi azzurri di Mrs. Cynthia Horne erano turbati da uno sguardo d’apprensione. Era pur vero che le visite di sua sorella l’avevano sempre messa in agitazione, ma quel sentimento si era acuito negli ultimi mesi, dalla morte del marito, il reverendo Horne.

    «Nel suo biglietto, dice di voler discutere con noi di qualcosa.»

    «Credi che ci chiederà di andare a vivere con lei?» azzardò Jo, facendo una smorfia. Stava ritagliando della stoffa con cui aveva intenzione di confezionare delle bambole per alcuni bambini poveri del villaggio. «Non mi piace l’idea di essere perennemente sua ospite.»

    «Sai bene che non possiamo rimanere qui ancora a lungo» le ricordò sua sorella Marianne. All’età di diciannove anni, era la maggiore delle sorelle Horne e riconosciuta da tutti come la più bella, con i suoi capelli biondo miele e gli occhi di una sfumatura verdazzurro, che spesso rifletteva il suo umore. «È soltanto per la generosità di Lord Wainwright che ci è stato permesso di rimanere qui un po’ di più. Saremmo dovute andarcene subito dopo la morte di papà.»

    La morte del reverendo Horne era stata un colpo per la sua famiglia, visto che aveva sempre goduto di un’ottima salute e molta energia.

    «Non dobbiamo disperare» intervenne Mrs. Horne, cercando di rassicurare se stessa oltre che le sue figlie, poiché non appena menzionavano la morte del reverendo, di solito, scoppiavano tutte a piangere. «C’è sempre la casa di vostro nonno. È sempre stata mia, lo sapete. Anche se significherebbe trasferirci nel Cambridgeshire.»

    «Oh, per favore, non dire che ci toccherà andare a vivere con zia Wainwright!» esclamò Lucy, gli occhi blu pieni di lacrime. «Se solo il caro papà non se ne fosse andato. Perché doveva prendersi la polmonite e morire? Dio è stato crudele.» La più giovane delle sorelle, tenuta in palmo di mano da tutta la famiglia, scoppiò in lacrime e le altre due corsero a consolarla.

    «Non piangere, cara» l’esortò Marianne, accarezzandole i capelli serici di un biondo più pallido dei suoi, illuminati dal sole del pomeriggio che filtrava dalla finestra sul giardino. «Tutte noi vorremmo che papà ci fosse ancora, ma piangere non cambierà le cose. Zio Wainwright è stato tanto buono da farci restare oltre il tempo, ma ha bisogno di questa casa per il nuovo vicario.»

    Lord Wainwright era un uomo generoso e Marianne sapeva che la sua famiglia aveva più di una ragione per essergli grata; ma sua moglie, la zia di Marianne, non perdeva l’occasione di far pesare il fatto che tutte le Horne stessero vivendo della loro carità.

    Lady Wainwright era profondamente conscia della sua posizione all’interno della società e non aveva mai mancato di ricordare alla sorella quanto più in basso si trovasse avendo sposato un povero vicario.

    «Ma questa è la nostra casa» si lamentò Jo. «Non è giusto. Perché il nuovo vicario non può stabilirsi altrove? Lord Wainwright potrebbe permetterci di rimanere qui, se lo volesse.»

    «Perché questo è il vicariato» sottolineò Marianne. Jo era la più fiera della famiglia. Aveva i capelli color delle fiamme e gli occhi verde smeraldo. «È così che vanno le cose, Jo, e non c’è niente che possiamo fare se non essergli grate per averci permesso di restare fino a questo momento.»

    «Non puoi parlargli tu, mamma?» propose Jo, che non voleva darsi per vinta. «Lui ti vuole bene. Qualche volta penso che ne voglia più a te che a zia Agatha.»

    «Jo!» Mrs. Horne la guardò inorridita. Sapeva bene che il marito di sua sorella nutriva dei sentimenti per lei, ma aveva sempre cercato di non farvi caso. «Non devi dire certe cose. E poi...» S’interruppe, sentendo una carrozza che si fermava di fronte alla casa. «Ecco. La zia è arrivata. Avanti, care, basta con questi discorsi. Ricordate che, al momento, viviamo della carità di vostro zio.»

    Jo si zittì, ma sul suo viso c’era un’espressione testarda. Delle tre ragazze, era forse quella che riusciva a nascondere meno il risentimento per i problemi che erano derivati dalla morte del padre. Sia Marianne sia Lucy avevano pianto molto per la perdita, ovviamente, ma Jo era anche arrabbiata per la situazione in cui si trovavano. E la rendeva furiosa la scoperta che la rendita del padre, come fratello minore, si era estinta con la sua morte, gettando così la famiglia in una precaria situazione finanziaria.

    Marianne le sorrise incoraggiante. Capiva bene quello che provava Jo, perché anche lei non era mai stata molto affezionata alla zia. Guardava dall’alto in basso Mrs. Horne perché si era sposata per amore e con un gentiluomo di scarsa fortuna. O forse, pensava Marianne, perché era invidiosa dell’amore che sua sorella aveva avuto.

    Si alzò in piedi mentre la figura imperiosa di sua zia varcava la porta. Lady Wainwright era alta e magra, e dai lineamenti del suo viso si poteva dedurre che trovasse la vita molto amara. Passò in rassegna tutta la famiglia, che la omaggiava con una compita riverenza, annuendo, come se non si aspettasse niente di meno.

    «Cynthia» esordì, baciando il vuoto, mentre Mrs. Horne le porgeva le guance, «hai un’aria stanca. Suppongo che non ci sia da stupirsi, visti i tuoi problemi. Ebbene, ho buone notizie per voi. Wainwright dice che potete avere il casolare. È più piccolo di questa casa, ma adeguato, oserei dire, viste le vostre possibilità. Dovrete trasferirvici al più presto.»

    «È molto generoso da parte sua.» Mrs. Horne era sollevata che le fosse stata offerta una casa, anche se aveva solo tre stanze da letto, il che avrebbe significato che due delle sue figlie avrebbero dovuto condividere la camera e che Lily, la cuoca, avrebbe dormito in cucina, su un giaciglio improvvisato. «È sempre molto buono con noi. Sono certa che andrà benissimo.»

    «Sì, anche perché sai bene che non era tenuto a fare niente» sottolineò Lady Wainwright. «E non l’avrebbe fatto se tu non fossi mia sorella.» Sorrise soddisfatta. «Ma non è l’unica notizia. Vi informo che il mio medico ha deciso che devo andare a prendere le acque a Bath.» Si posò una mano sul petto. «Wainwright è convinto che, mentre ero a Londra, io mi sia affaticata troppo. Sapete, per il debutto di Annette... Ora che è felicemente sposata, posso pensare alle tue figlie.»

    Marianne e Jo si scambiarono un’occhiata preoccupata: nessuna di loro desiderava diventare il centro delle attenzioni di Lady Wainwright.

    «Ma noi...» Mrs. Horne non seppe che cosa dire. «Certo ti siamo grate per la casa, ma...»

    «Non potrebbe essere altrimenti.» L’altra sbuffò. «Sapevo che prima o poi avrei avuto quest’incombenza. Ho deciso che porterò Marianne con me a Bath. Credo che là avrà buone possibilità di trovare qualcuno e, in quanto mia nipote, guadagnerà credito. Certo, non potrà sperare in un matrimonio buono come quello di Annette, che è un’ereditiera, ma potrà andar bene a un baronetto, se sarà fortunata, o un gentiluomo.» Fissò la giovane. «Allora, signorina, che cos’hai da dire? Credo che non potessi sperare di meglio.»

    «Sì, davvero.» Marianne torse le mani davanti a sé, trattenendosi dal dire ciò che pensava realmente. «Siete stata gentile a pensare a me.»

    Mrs. Horne notò che la figlia era in difficoltà e percepì il suo risentimento. Per fortuna, tutte quante furono distratte dall’arrivo di Lily, che servì tè, biscotti e una torta appena sfornata.

    «Questa marmellata è buona e la torta soddisfacente» commentò Lady Wainwright. «Se la vostra cuoca volesse lasciare l’impiego presso di voi, sarei contenta di prenderla con me.»

    «Sono certa che sarà lusingata di saperlo» rispose Mrs. Horne. «Ma non potrei farcela senza Lily. E non pretende più che vitto e alloggio. Io le pago quello che posso, certo...»

    «Lily sa bene che le daresti di più, se potessi» intervenne Jo, osservando che la mano di sua zia calava rapace sull’ultimo dolcetto alle mandorle. «E poi, le piace stare con noi. Credo che preferisca vivere con noi che alla villa.»

    «Sei molto impertinente, Josephine» la rimproverò la zia. «Mi domando perché tua madre ti permetta di parlare così, ma credo si possa spiegare con il fatto che non ha mai avuto polso.»

    Jo aprì la bocca per ribattere, poi un’occhiataccia da parte di sua sorella maggiore le fece cambiare idea. Si alzò e uscì in giardino dalla portafinestra.

    «Davvero, Cynthia» protestò Lady Wainwright indignata, «dovresti insegnare le buone maniere a quella ragazza. Altrimenti non troverà mai un marito.»

    «Non sono sicura che Jo voglia sposarsi» commentò Mrs. Horne. «È più un’intellettuale, sai, anche se non so da chi abbia preso la sua indole. Suppongo dal padre. Io non sono mai stata una donna di studi.»

    «Sì, sei sempre stata una sciocchina, da giovane» rimarcò sua sorella. Marianne fece per protestare, ma l’espressione di sua madre la prevenne dal dire qualsiasi cosa. «Comunque, non siamo qui per fare paragoni. Marianne è decisamente la bella di famiglia e di sicuro ha preso da te. Eri davvero un incanto, da ragazza.»

    «Come sei gentile a dirlo.» La sorella le offrì un debole sorriso.

    «Sei ancora molto attraente, mamma» la confortò Marianne.

    «Sì, ne convengo» disse Lady Wainwright, sorprendendole. «Credo che potresti risposarti in modo adeguato, se lo volessi. Ed è per questo che Marianne deve fare una buona unione, così sarà in grado di introdurre le sue sorelle in una cerchia sociale più conveniente, dove anche tu potresti incontrare qualcuno adatto.»

    «Oh, no, non credo» protestò Mrs. Horne, salvata, ancora una volta, dall’arrivo della cameriera, che portava una lettera. «È per me, Lily?»

    «Sì, signora.» La domestica gliela porse con un sorriso. «Viene dalla Cornovaglia e il messo dice che ritornerà domattina per la risposta.»

    «Pare urgente.» Cynthia aprì la busta, un poco agitata perché il sigillo era di Lady Edgeworthy, la sua cara zia. «Oddio, sembra che zia Bertha sia malata, Marianne, e ti prega di raggiungerla al più presto per confortarla.»

    «Ma Marianne deve venire a Bath con me» protestò Lady Wainwright. «Devi scrivere a zia Bertha che è impossibile, che le manderai un’altra delle ragazze.»

    Cynthia si mordicchiò le labbra, nel dilemma. «Mi dispiace, Agatha» disse poi. «Marianne è la figlioccia di Bertha e credo debba avere la precedenza, in questo momento. È molto anziana e cagionevole.»

    Lady Wainwright le scoccò uno sguardo risentito. Aveva voglia di ritirare tutti i favori che aveva fatto a quella famiglia di ingrati, ma sapeva di non potere. Suo marito aveva insistito per dar loro un’altra abitazione, dopo che era riuscita a persuaderlo che sarebbe parso strano se avessero continuato a rimanere al vicariato, dove quello sciocco aveva pensato di lasciarle. «Be’, suppongo che sia davvero molto malata.» Si alzò. «Dovrò ripensare a tutto, Cynthia. Non sono sicura che Josephine sia pronta a fare il suo ingresso in società.»

    Marianne sorrise e andò a baciare le guance della zia. «È stato molto generoso da parte vostra pensare a me, zia. Ma sono sicura che la mia madrina abbia davvero bisogno di me o non mi avrebbe mandato a chiamare

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