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Lacrime d'inchiostro: Come trovare l'amore per se stessi
Lacrime d'inchiostro: Come trovare l'amore per se stessi
Lacrime d'inchiostro: Come trovare l'amore per se stessi
E-book93 pagine58 minuti

Lacrime d'inchiostro: Come trovare l'amore per se stessi

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Info su questo ebook

Quante volte siamo veramente disposti a modificare il nostro stile di vita per cambiare in meglio?

Quante volte ci lamentiamo per giorni, mesi, a volte anni, ma non facciamo nulla per modificare ciò che non ci piace?
Cambiare ha un costo, è vero. Ma quanto ci costa continuare a stare in una vita che non ci fa bene?

Spesso la colpa non è nostra: i condizionamenti esterni e le programmazioni che fin da piccoli siamo costretti a subire, a volte sono davvero potentissimi. Così potenti da farci pensare che non ci sia un altro modo di fare le cose.

Ma qualche volta, in qualcuno di noi, accade qualcosa di così forte da costringerlo a guardarsi dentro: è come se si aprisse una crepa in tutte le certezze e si insinuasse il dubbio.

Un piccolo, innocente dubbio che come un tarlo comincia a scavare. Inizialmente cerchiamo di mettere a tacere quella voce interiore che ci dice che qualcosa non va. Tentiamo in ogni modo di ignorarla.

E allora, di solito, quella voce grida più forte.

Ci accadono avvenimenti sempre più evidenti, macroscopici, che non possiamo davvero più ignorare, eco della nascita di nuove vite, così emozionanti da toglierti il fiato.
LinguaItaliano
Data di uscita4 ago 2020
ISBN9788835872733
Lacrime d'inchiostro: Come trovare l'amore per se stessi

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    Anteprima del libro

    Lacrime d'inchiostro - Chiara Furlotti

    Prefazione

    La mia pelle ti parla: Leggimi

    Il tatuaggio è per sempre indelebile, incancellabile.

    È una ferita nella pelle, che testimonia una ferita nell’ anima.

    È, in qualche modo, buttare fuori quello che hai dentro e renderlo per sempre.

    È una testimonianza silenziosa, imperitura, che come una sentinella ti ricorda ciò che è stato, per non ripeterlo o per non cancellarlo mai più da te.

    È esorcizzare una ferita, mandarla lontano, tenendola per sempre con te.

    È una sfida al mondo, a quel mondo per bene, così per bene da essere sempre addobbato e imbellettato: quel mondo chiamato ipocrisia. Quel mondo di chi si è tatuato addosso una maschera e non riesce più a distinguerla da quella che è la sua anima, il suo cuore pulsante.

    Guardatemi pure: più mi guardate e più parlate di me. Ma io sono altrove. Io sono con me stessa. E voi? Ve la sentite di scendere fino all’inferno della solitudine, fare i conti con voi stessi e risalire giorno dopo giorno fino a capire che sapore ha la libertà? Ve lo auguro. O, se vi è più comodo, additatemi ed esorcizzate con me le vostre paure e i vostri fallimenti.

    Io non ho più paura ed è proprio per questo che la mia pelle parla, come se fosse un libro traboccante di parole, come se fosse un’opera d’arte incompiuta e itinerante, come se fosse un’esortazione alla libertà e alla felicità.

    Voglio che la mia pelle testimoni in modo coerente il mio percorso. Che mi ricordi i passaggi, le gioie e i dolori che ho trasformato in vita e insegnamento. Voglio che la mia pelle mi rappresenti, mi identifichi, che arrivi prima di me. Che esprima il mio coraggio, la mia energia, la mia voglia di cambiamento, di mettermi in gioco e di giocare. Voglio essere quella che si vede e che si capisce solo nel dialogo: profondo, tagliente, sincero, come il solco di un tatuaggio sulla pelle. Questa sono io.

    Introduzione

    Quante volte siamo veramente disposti a modificare il nostro stile di vita per cambiare in meglio?

    Quante volte ci lamentiamo per giorni, mesi, a volte anni, ma non facciamo nulla per modificare ciò che non ci piace?

    Cambiare ha un costo, è vero. Ma quanto ci costa continuare a stare in una vita che non ci fa bene?

    Spesso la colpa non è nostra: i condizionamenti esterni e le programmazioni che fin da piccoli siamo costretti a subire, a volte sono davvero potentissimi. Così potenti da farci pensare che non ci sia un altro modo di fare le cose.

    Ma qualche volta, in qualcuno di noi, accade qualcosa di così forte da costringerlo a guardarsi dentro: è come se si aprisse una crepa in tutte le certezze e si insinuasse il dubbio.

    Un piccolo, innocente dubbio che come un tarlo comincia a scavare. Inizialmente cerchiamo di mettere a tacere quella voce interiore che ci dice che qualcosa non va. Tentiamo in ogni modo di ignorarla.

    E allora, di solito, quella voce grida più forte.

    Ci accadono avvenimenti sempre più evidenti, macroscopici, che non possiamo davvero più ignorare, eco della nascita di nuove vite, così emozionanti da toglierti il fiato.

    Le percezioni

    Fin da quando ero bambina, la parte più intima di me mi suggeriva in anticipo accadimenti prossimi al verificarsi: ero piccola, molto piccola, ma avvertivo sempre ciò che a breve sarebbe successo. Ricordo che preannunciavo lo squillo del telefono, oppure presentivo l’avverarsi di fatti nefasti. Tante persone che mi arrivavano alla mente, dopo pochi istanti si materializzavano davanti a me: tante percezioni e sincronicità accompagnavano la mia vita.

    Facendo parte di una famiglia molto religiosa, questo mio aspetto iniziò a costituire un problema, anzi un enorme problema: i carismatici (persone appartenenti al nostro gruppo religioso, considerate molto autorevoli dalla mia famiglia) sostenevano che erano tutti campanelli d’allarme che non dovevano essere presenti nella mia vita. Quindi, all’età di sedici anni, iniziai a frequentare ritiri spirituali nel corso dei quali venivano effettuati rituali di guarigione dalle ferite della vita o percorsi di liberazione. Il loro pensiero era che fosse il demonio a condurre tutto (e quindi anche a provocarmi quelle percezioni).

    Ricordo che iniziai uno di questi corsi: dopo una settimana di attenta osservazione da parte di chi aveva la presunzione di avere la verità in mano, venne deciso che il mio compito (per eliminare la mia parte medianica) era quello di recarmi a messa ogni giorno e, dopo l’Eucaristia, fare una rinuncia alla medianicità. In quel momento non mi sentivo a posto, perché dall’alto mi facevano sentire sbagliata e quindi non volevo più che accadesse in me questa cosa strana, che davanti agli occhi degli altri era orribile e misteriosa. Dopo un lungo mese di rinunce, ricordo di non aver più provato queste

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