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Maestro unico in una società a pezzi
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E-book238 pagine3 ore

Maestro unico in una società a pezzi

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Info su questo ebook

Maestro unico in una società a pezzi: L'educazione e il ruolo dell'educatore sono gli argomenti alla base di questo saggio, un'analisi puntuale e accorta della società attuale e dei problemi che sorgono in ambito educativo. Un testo ricco di spunti, non solo per gli "addetti ai lavori" ma per chi è interessato a capire alcune dinamiche alla base del sistema educativo grazie all'esperienza diretta dell'autrice.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2019
ISBN9788830606920
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    Anteprima del libro

    Maestro unico in una società a pezzi - Iolanda Virzì

    NuoveVoci

    I SAGGI SAGGISTICA

    Iolanda Virzì

    Maestro unico

    in una società a pezzi

    © 2019 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-567-9945-3

    I edizione aprile 2019

    Finito di stampare nel mese di aprile 2019

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Maestro unico in una società a pezzi

    Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.

    Corinti 15,46

    "… Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi la riceve".

    Apocalisse 2,17

    A mia madre.

    Prefazione

    L’esperienza d’insegnamento nella scuola Primaria, maturata in un ventennio, presso alcune scuole di Palermo, e il cambiamento al quale sono sottoposte le nuove generazioni, mi sollecitano ad esprimere le mie considerazioni. Lo scopo è riportare l’opinione pubblica ad una maggiore riflessione sul discorso pedagogico, alla consapevolezza del ruolo, spesso trascurato o affrontato inadeguatamente, che l’Educazione riveste nella società.

    Da tenere presente che da sempre parlare di scuola è tutt’altro che riferirsi ad un unico ambito, inteso in senso settoriale, motivo per cui ciò richiederebbe intraprendere un’analisi sociologica attenta. Sussiste, infatti, una stretta connessione tra scuola e società, tra ambiente sociale ed apprendimento. L’Educazione è un processo complesso, che sta alla base dello sviluppo della civiltà di un Paese e si inserisce in tutti gli ambiti nei quali si svolge la vita di tutti gli uomini. Per la vastità dell’argomento qualunque trattazione, quindi, non sarebbe esauriente, ma il libro intende offrire un quadro generale della condizione umana del mondo contemporaneo, sopraffatto da gravi problemi, che hanno provocato uno stato di profondo malessere, il quale tende, purtroppo, a persistere con gravi conseguenze.

    Incombe il pericolo di non sapere verso quali mete stiamo proseguendo, quali sono le nostre aspettative; c’è il pericolo di non sapere più chi siamo, quale sia il luogo della nostra Cittadinanza.

    Sono domande alle quali spesso evitiamo di rispondere o che non ci vengono poste, in parte per diffidenza ed incredulità, o paradossalmente le riteniamo superate a causa dell’enorme conoscenza raggiunta e la quantità di strumenti, che abbiamo a disposizione, in grado di soddisfare bisogni di vario genere. Inizialmente il mio interesse sembrava circoscritto ad aspetti specifici relativi al nuovo assetto assunto dalla scuola primaria, con l’entrata in vigore di riforme attuate nel corso degli ultimi anni, attraverso un excursus, che partendo dagli anni duemila mettesse in evidenza le innovazioni apportate in questo campo. Una serie di riforme ha mutato la struttura scolastica, all’interno della sua organizzazione, senza colmare l’instabilità che la crisi dell’ultimo decennio aveva generato, trascurando l’importanza della figura professionale del docente, malgrado la Pedagogia, con una prolifera divulgazione di opere, ne sottolinei l’importanza, definendola la principale risorsa da investire per accrescere la qualità dell’istruzione. La nostra è un’epoca nella quale, rispetto ad un passato anche recente, diventa sempre più difficile potersi identificare nel ruolo che ciascuna persona ricopre nella società, in particolare e non solo, dell’insegnante o del genitore ma anche del politico, del letterato o dell’attore, e anche dell’uomo e della donna.

    Conseguentemente, per effetto di un approfondimento del tema che rispondesse alla domanda Come insegnare?, legato in parte al tipo di organizzazione scolastica, la riflessione è passata alla trattazione intorno alla domanda di fondo Come educare?, estendendosi cioè a problematiche più generali ma altrettanto importanti. Prendendo in considerazione l’educazione nel senso più ampio, tale tematica è divenuto infine un discorso centrale, che ha lo scopo di interrogarci conseguentemente su chi è l’educatore oggi?.

    Essa non esclude i problemi presi precedentemente in considerazione sulla formazione e l’istruzione, ma al contrario chiama in causa altri fattori, che riguardano il mondo sociale, i quali s’inseriscono in un quadro ideologico, che per sua natura sottintendono in modo imprescindibile un fondamento pedagogico. Educare ed istruire è un nesso inscindibile.

    Ci si chiede: Come educare oggi? Come educare in un sistema sociale complesso? Ritengo che una trattazione sull’educazione si imponga urgentemente nell’attuale società, caratterizzata da una profonda crisi, nella quale purtroppo alla precarietà economica, si aggiunge la grave perdita di principali valori e rischiando di trasformarsi in un conflitto acuto di generazioni e tra generazioni mai registrato; Occorre rivalutare, seppure rivisitati alla luce di nuove prospettive, gli elementi guida sui quali si fonda la crescita della vita di un individuo.

    Introduzione

    Vorrei iniziare la trattazione ricordando un episodio raccontato da uno degli uomini, che nella storia della Pedagogia ha contribuito alla fine dell’ottocento, alla nascita della scuola pubblica italiana, un uomo che, oltre ad essere un esecutore dei metodi dell’Istruzione, è stato un pensatore aperto e critico. Egli ci ha fatto capire come non è possibile scindere la formazione culturale, da quella civile, la quale dipende dal contesto sociale nel quale l’individuo è inserito; che la scuola, come allora, ancora oggi, vive in un costante rapporto con la società.

    Tale corrispondenza non è da considerarsi in senso unidirezionale, secondo cui è la scuola a rispondere adeguatamente alle esigenze richieste dalla società, ma di una scuola che tende a strutturarsi, secondo un modello costruito sulla base delle condizioni che la società è in grado di offrire, nella misura in cui soddisfa i bisogni esistenziali di tutti, cioè attraverso un processo circolare.

    Ebbene, ritornando all’episodio, che può essere considerato forse l’emblema dell’attivismo, avvenne che in occasione della presentazione di una relazione al Congresso tenutosi a Roma, per difendere le sue tesi, il nostro pensatore Aristide Gabelli narrò che una volta un’accademia aveva bandito un premio, a chi avesse saputo trovare le ragioni per le quali un pesce morto pesa più di un pesce vivo. Fu straordinario il numero di coloro che con lunghi ragionamenti muovendo da principi ineccepibili e traendone logicamente le più lontane conseguenze dimostrarono fino all’evidenza le cause di questo fenomeno. Chi si appigliò all’anima o agli spiriti vitali che, come farebbe una vescichetta entro un corpo immerso nell’acqua, alleggeriscono la materia, chi al moto che, per via dell’attrito coll’atmosfera fa nascere similmente una certa sospensione, chi insomma ad un perché, chi ad un altro, secondo la filosofia che professava cerca le cose naturali. Di tutti gli innumerevoli partecipanti solo uno s’avviò di mettere sulla bilancia un pesce vivo, poi avendolo ucciso ve lo rimise morto e trovò che vivo e morto pesava ugualmente. (Aristide Gabelli Metodo dell’insegnamento, Codignola Verdecchi Firenze 1921 pag. 7-8). Con questo episodio apparentemente divertente, dal quale m’ impongo di tralasciare le ragioni di carattere filosofico che ad esso sottendono, vorrei mettere in evidenza l’aspetto per così dire più immediato, cioè come le società si siano aperte a nuovi orizzonti in un processo, che alla luce dei nostri giorni appare lento. Dal modo in cui ci accostiamo alle circostanze provenienti dall’esperienza e sulle scelte che di conseguenza siamo chiamati a compiere sembra prevalere a volte una costante priva di razionalità. Ciò che colpisce è l’incapacità dell’uomo di guardare con i propri occhi tutto ciò che ci circonda, di operare valutazioni sotto l’evidenza dei fatti. Malgrado utilizzi strumenti sofisticati, mostrando il desiderio per la ricerca della verità, per molti aspetti gli uomini di oggi tendono a comportarsi come quei tali, che hanno fatto non poche congetture sul caso preso in esame del pesce morto e vivo, costretti in realtà dalla loro cecità a girare attorno ad un falso problema. Con lo stesso giudizio i posteri potrebbero guardare al nostro operato, che denota un carattere di ulteriore ed evidente fragilità, non soltanto per le modalità con le quali sta avanzando nel cammino della civiltà, ma anche per le finalità che intende raggiungere. La conseguenza potrebbe essere quella di procedere attraverso un circolo vizioso, nel quale le cause e gli effetti tenderebbero a fondersi indistintamente. La crisi che stiamo vivendo da qualche tempo è un esempio di palese impasse, in cui si trova il nostro Paese, (e non solo). Ciò induce a supporre che non sempre sappiamo investire per il meglio i beni di cui siamo in possesso. Non è sufficiente disporre di strumenti all’avanguardia, senza essere sostenuti dalla consapevolezza che la loro efficacia dipenderà dal loro investimento: ma le modalità d’approccio e le sue finalità hanno a che fare con i valori espressi dalla cultura nella quale è radicata la vita di un popolo. L’episodio del pesce morto e vivo è poco più che una metafora, che oltre tutto mi piace evocare, perché la presenza di questo meraviglioso abitante del mare rivela per sua natura, qualità preziose, dalla varietà di specie presenti alle suggestive pratiche di pesca diffuse fin dai tempi remoti. Di breve e delicata durata di conservazione, il pesce non avrebbe bisogno di eccessive o artificiose cure, se non rigorose procedure e il rispetto a mantenere sano l’ecosistema marino.

    Pur essendo semplice, è ricco di elementi nutritivi e infine gode di una particolare fama, che è fondata sulla profondità dei suoi significati simbologici assunti nei secoli. Il pesce ci rievoca la moltiplicazione fatta da Gesù in un momento di vera precarietà per una comunità, che rischiava di non avere di che mangiare: questo è sostanzialmente il miracolo più famoso ricordato da molti, come segno d’una azione efficace e provvidenziale.

    E qualcuno potrebbe aggiungere che è questo l’intervento che dovremmo auspicarci: un miracolo che fornisca elementi di sussistenza per tutti.

    Ma c’è, nell’ambito del piano di salvezza, un altro episodio, che riguarda una pesca ancora più miracolosa. Si tratta di un episodio forse meno comprensibile, nel quale Gesù, dopo essersi mostrato con tutta la sua forza, fa un invito speciale a quanti lo avevano seguito in uno di quei giorni trascorsi con loro. Rivolgendosi a Simon Pietro, che si trovava insieme a Giacomo e Giovanni figli di Zebedèo a pescare presso il lago di Gennèsaret (Vangelo: Lc 5,1-11) e che non aveva pescato niente disse: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini.» Se il primo caso ci offre un esempio di metodo d’insegnamento valido per tutta la vita, il secondo esempio relativo ai vangeli soprattutto l’ultimo, ci propone una ricerca di tipo antropologico: l’individuo proteso a farsi uomo.

    Il terzo ed ultimo esempio che ci fornisce mezzi e strumenti su un piano complesso ed articolato, è tratto dal seguente proverbio cinese: "Dà un pesce all’uomo e l’hai nutrito per il giorno, insegnagli a pescare e l’hai nutrito per tutta la vita. Molto conosciuto, ed in voga negli anni della crisi energetica, esso si offrì d’esempio ai Paesi cosiddetti sottosviluppati, per contribuire a diffondere l’idea che il progresso e il benessere non fossero un privilegio di pochi, ma un diritto di tutti i popoli, e quindi la povertà una conseguenza dello sfruttamento da parte di alcuni popoli nei riguardi di altri, non un destino ostile al quale non restava che rassegnarsi.(sarebbe proprio il caso di affermare con un altro proverbio che Il pesce grosso mangia il pesce piccolo!". Ogni sistema sociale deve, infatti, provvedere a garantire condizioni di vita adeguate a tutti gli uomini.

    Qui entriamo nell’ambito delle azioni politiche, che risultano essere caratterizzate da una sempre più marcata scollatura tra la proposta e la realizzazione, a volte senza alcun rapporto con la realtà. I tre ambiti attraverso i quali si realizza la vita di una comunità aprono la strada al discorso squisitamente pedagogico, concludendo infine ad elaborare un profilo antropologico che considera l’uomo un essere a tre dimensioni.)

    I

    La grammatica dell’obbedienza

    L’uomo, come afferma Aristotele, si distingue dagli esseri animali per il desiderio di conoscenza. Per l’antico filosofo greco si tratta di una conoscenza nel senso più autentico, disinteressata e indipendente da qualunque forma di utilitarismo teso a soddisfare il voluttuoso godimento dei sensi.

    Con il bisogno intimo di innalzarsi ad una dimensione superiore, l’uomo ha trasformato le sue esperienze di vita in fonti d’espressione valide per tutta l’umanità e, allo scopo di comunicare e lasciare un’impronta di sé, le ha elaborate sul piano concettuale, contribuendo a fare cultura.

    Il concetto di cultura riferito all’insieme delle opinioni, credenze, costumi e comportamenti, nel corso dei secoli si è andato ampliando, oltre che per le conoscenze anche per le tecniche da trasmettere, avviandosi verso forme sempre più specializzate e relative a diversi campi d’indagine di vasta portata: scientifico, tecnologico, antropologico, sociologico.

    La sociologia ha reso possibile lo studio dei comportamenti nelle dinamiche di gruppo e l’individuazione degli elementi sui quali si reggono i sistemi di potere. E più che mai si trova oggi impegnata insieme alla psicologia a comprendere gli aspetti, che formano il tessuto sociale e che agiscono a livello profondo della personalità. Poiché ogni comportamento ha delle cause che non è facile comprendere, in quanto le azioni umane non sempre possono essere poste su un rapporto diretto di causa ed effetto, ne consegue che il lavoro del sociologo diviene difficile e impossibile senza un attento esame della società, sia a livello micro che macro.

    Per gli studiosi è stato da sempre un lavoro complesso individuare le caratteristiche, che contraddistinguono un’epoca dall’altra: in essa infatti intervengono molteplici fattori.

    Maggiori difficoltà riscontriamo noi educatori, intenti ad interpretare i bisogni delle nuove generazioni, alla luce delle innovazioni prodotte, per cercare di captare la nota più frequente. Il disorientamento e la sfiducia che l’attuale società manifesta, non sono altro che effetti di una crisi, che investe l’uomo a tutti i livelli, trasformandovisi a volte in un disagio quasi esistenziale. I complessi sistemi di comunicazione sono in continua espansione. In essi a volte non è facile decifrarne i contenuti senza cadere nell’ambiguità. Si è a dir poco increduli nel vedere come si tenda ad identificare la morale con la religione o a confondere la verità con l’opinione. In primo luogo c’è da fare una premessa.

    L’aspirazione ad emanciparsi dalla tradizione radicata nella fissità dei suoi principi non consiste necessariamente nell’apportare stravolgimenti, con lo stesso spirito di coloro i quali tendono giustamente a contrastare i consueti canoni dell’estetica della cultura occidentale, ritenuti ormai estranei ad una società multiforme. L’innovazione non può avere con sé la pretesa di cancellare tutto con una passata di spugna. Quando le nostre convinzioni ci spingono a liberarci di qualcosa, sarebbe utile chiedersi, prima di sferrare il colpo, se quello che stiamo per eliminare ha motivo di non esistere. E viceversa il discorso vale anche al contrario: bisognerebbe che l’uomo si liberasse di certi inutili fardelli, che si porta dietro da tempo, quando rappresentano un ostacolo al proprio cammino. Alla luce dei cambiamenti connessi al fenomeno della globalizzazione, in vista di una prospettiva interculturale, che segnerebbe il passaggio dall’individualismo civico ad un personalismo collettivo teso ad innalzare il livello di convivenza democratica, i concetti di coabitazione e integrazione entrano pienamente a far parte della nostra vita. Siamo in un’epoca in cui bisogna parlare d’inclusione e correlazione, per costruire senza demolire: è il principio di sopravvivenza o meglio dire di conservazione della vita, misteriosamente presente nella natura. La vita è una costruzione in fieri che non ammette né salti, né vuoti. Perciò dobbiamo cercare la vita in ogni momento e in ogni cosa, comprendere tutto ciò a cui essa è legata. Talvolta per affermare un proprio diritto in nome della giustizia e della verità, si compiono azioni brutali contro la vita stessa. La vita e la verità vanno invece di pari passo, chi cerca la verità cerca anche la vita, e viceversa la vita non esiste al di fuori della verità. Nel momento in cui nasce, l’uomo istituisce con tutto il creato una relazione indissolubile. Si tratta di una relazione nella quale il destino di un individuo è inevitabilmente legato a quello degli altri.

    Come massima espressione della ricerca d’onnipotenza e d’immortalità l’uomo, tuttavia, trascende il paradigma fondato sul binomio natura /cultura, tendendo ad appropriarsi radicalmente delle cose di cui dispone in modo temporaneo, per giocare il ruolo del dominatore, confacente all’intimo e perverso desiderio di sostituirsi a Dio.

    Troviamo una natura gravemente alterata in tutti i suoi aspetti, a causa di un desiderio che si è lentamente trasformato in avidità, divorante per l’uomo stesso: sono i nemici dell’ordine pubblico, dello sfruttamento dell’energia atomica finalizzata all’investimento delle armi, i nemici della famiglia, che praticano la procreazione artificiale, della manipolazione genetica, in funzione delle soluzioni alternative. Queste ultime qualche volta funzionano e qualche volta no, possono offrire spazi enormi per i nati in provetta sotto il segno della multi-genitorialità e possono generare crisi d’identità, in coloro i quali devono sostenere confronti interrelazionali fuori dallo schema da tutti conosciuto. Ciò dipende dall’incessante ricerca di felicità che spinge l’uomo ad allontanarsi spesso dal proprio vissuto per dirigersi verso traguardi, che nel tempo possono rivelarsi subdoli. Sappiamo quanto sia infatti importante la ricerca scientifica, sia per quanto riguarda la medicina che per quanto riguarda la tecnologia nella realizzazione di validi strumenti, ma sappiamo anche che qualunque mezzo può trasformarsi in un’arma di distruzione per l’umanità. Il dissesto ecologico, uno dei principali argomenti di grande attualità, è una conseguenza

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