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Il bambino piccolo Montessori: Crescere un essere umano curioso e responsabile
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E-book488 pagine4 ore

Il bambino piccolo Montessori: Crescere un essere umano curioso e responsabile

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Info su questo ebook

È ora di cambiare il modo in cui guardiamo i bambini piccoli.
Utilizzando i principi educativi di Maria Montessori, Simone Davies ci mostra come trasformare la vita con i vivacissimi bambini di due anni in momenti appaganti per tutti e ricchi di curiosità, apprendimento, rispetto e scoperta. Con centinaia di idee pratiche per ogni aspetto della vita con i piccoli, il libro vi spiegherà come:
• mantenere la compostezza quando vostro figlio non ci riesce e stabilire limiti con amore e rispetto;
• organizzare la casa e liberarsi del caos;
• creare attività Montessori adatte a bambini da uno a tre anni;
• crescere bambini curiosi e desiderosi di imparare, che amino esplorare il mondo che li circonda;
• vedere il mondo attraverso gli occhi del bambino piccolo e restarne sorpresi e deliziati.
 
LinguaItaliano
Data di uscita29 ago 2019
ISBN9788865802557
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    Anteprima del libro

    Il bambino piccolo Montessori - Simone Davies

    1

    INTRODUZIONE

    Un modo diverso di vedere il bambino piccolo

    Perché adoro i bambini piccoli

    Cosa è necessario sapere sui più piccoli

    Essere un genitore Montessori

    Trarre il meglio da questo libro

    UN MODO DIVERSO DI VEDERE IL BAMBINO PICCOLO

    I bambini piccoli sono esseri umani incompresi. Di solito vengono considerati creature difficili. Non esistono molti buoni esempi di come stare insieme ai piccoli con pazienza, amore e incoraggiamento.

    Ai primi passi iniziano non solo a camminare ma a esplorare, stanno appena imparando a comunicare con le parole, e non hanno granché controllo degli impulsi. Non è facile tenerli seduti nei caffè e nei ristoranti, vedono uno spazio aperto e iniziano a correre, sono preda dei capricci (spesso nei momenti e nei luoghi meno opportuni), e toccano qualsiasi cosa che abbia un aspetto interessante.

    La tipica espressione del mondo anglosassone per riferirsi ai bambini di due anni è i terribili due. Non ascoltano, lanciano di tutto, non intendono dormire, mangiare, usare il bagno.

    Quando i miei figli erano piccoli, sentivo che non era giusto guadagnare la loro cooperazione a suon di minacce, promesse e castighi; tuttavia, era difficile trovare alternative.

    Quando il mio primo figlio era molto piccolo mi capitò di ascoltare una trasmissione alla radio: l’ospite parlava degli effetti negativi del time-out [allontanamento temporaneo del bambino e suo isolamento finché non si è calmato] usato come punizione; disamora il bambino quando avrebbe bisogno di incoraggiamento e lo rende ostile e arrabbiato con l’adulto anziché aiutarlo a farsi perdonare. Ascoltai con attenzione, sperando che l’ospite dicesse ai genitori quali fossero le alternative, ma la trasmissione terminò lì. Da allora la mia missione è stata quella di trovare per conto mio le risposte.

    Sono entrata per la prima volta in una scuola Montessori da neogenitore e me ne sono subito innamorata. L’ambiente era invitante e molto curato. Le insegnanti erano affabili e parlavano al nostro bambino (e a noi) con rispetto. Ci mettemmo in lista d’attesa per l’inserimento a scuola e partecipammo al corso rivolto a genitori e bambini piccoli.

    Grazie a questi corsi ho imparato moltissimo sull’approccio Montessori e sui bambini piccoli. Essi fioriscono in un ambiente che ponga loro delle sfide; desiderano essere capiti e assorbono come spugne il mondo che li circonda. Capii che potevo entrare in relazione con i piccoli senza difficoltà, riuscivo a vedere dalla loro prospettiva, e il loro modo di imparare mi affascinava. Ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare come assistente di Ferne van Zyl in questa classe.

    Ho fatto la mia formazione Montessori nel 2004, con L’Association Montessori Internazionale, e quando la vita ci ha portati da Sydney ad Amsterdam fui sorpresa che nella nostra nuova città non esistesse alcun corso Montessori rivolto a genitori e figli. Perciò, ben presto diedi avvio a una mia scuola (la Jacaranda Tree Montessori) dove tenevo corsi per genitori e figli, aiutando le famiglie a guardare i loro bambini piccoli da una prospettiva nuova, e a introdurre anche in casa l’approccio Montessori.

    È ancora una mia passione imparare dai quasi mille fra genitori e bambini che ho incontrato nei tanti anni di lavoro. Ho partecipato a corsi di formazione per insegnanti sulla disciplina positiva e ho studiato la comunicazione nonviolenta. Continuo a leggere innumerevoli libri e articoli, a parlare a insegnanti e genitori, ad ascoltare programmi radio e podcast. Ho poi imparato dai miei stessi figli, che sono diventati adolescenti.

    Vorrei condividere con voi quello che ho imparato. Vorrei tradurre la saggezza di Montessori in un linguaggio semplice, facile da capire e da applicare in casa. Scegliendo questo libro, avete fatto un passo verso la scoperta di un modo nuovo di stare con il vostro bambino piccolo, che frequenti o meno una scuola Montessori.

    Troverete gli strumenti necessari per lavorare insieme a lui, per guidarlo e incoraggiarlo, soprattutto nei momenti di difficoltà. Imparerete come sistemare la casa per sbarazzarvi dal caos e riportare un po’ di calma nella vita familiare. Saprete come organizzare un ambiente per la libera esplorazione, senza dover dire no di continuo, e scoprirete come creare in casa attività Montessori adatte ai più piccoli.

    Non avverrà in un giorno, non si tratterà neppure di ricreare a casa una classe Montessori. Si può iniziare in piccolo (lavorare con ciò che già avete, mettere via alcuni dei giocattoli per farli ruotare, iniziare a osservare davvero il bambino mentre segue i suoi interessi) e con gradualità vi ritroverete a introdurre sempre più idee Montessori nella vostra casa e nella vita quotidiana.

    È tempo di imparare a guardare attraverso gli occhi del nostro bambino.

    PERCHÉ ADORO I BAMBINI PICCOLI

    La maggior parte degli insegnanti Montessori ha un’età prediletta con la quale preferisce lavorare. Per me è l’età dei miei piccoli amici ai primi passi. Spesso le persone non comprendono questa preferenza: con i più piccoli si fa sovente fatica, sono emotivi e non sempre ascoltano.

    Voglio dipingere un quadro nuovo dei bambini ai primi passi.

    I più piccoli vivono nel presente. Camminare per strada con un bambino piccolo può rivelarsi una delizia. Mentre nella nostra testa stiliamo liste di commissioni da sbrigare e immaginiamo cosa dobbiamo preparare per cena, loro restano presenti e notano le erbe che crescono da una crepa nell’asfalto.

    Se trascorriamo del tempo con loro, ci mostrano come essere presenti. Sono concentrati sul qui e ora.

    Imparano senza sforzo. Montessori aveva osservato che i bambini sotto i 6 anni imparavano tutto senza sforzo, proprio come una spugna assorbe l’acqua. Si riferiva a questo con l’espressione mente assorbente.

    Con un bambino di 1 anno non dobbiamo metterci seduti e insegnargli la grammatica o la struttura delle frasi. A 3 anni hanno già un vocabolario straordinario e imparano a costruire frasi semplici (e, alcuni, anche paragrafi complessi). Paragonate questo all’apprendimento di una lingua da adulti, che richiede moltissimo sforzo e lavoro.

    Hanno capacità straordinarie. Spesso, finché non abbiamo figli nostri, non ci rendiamo conto di quali capacità straordinarie abbiano i bambini così piccoli. Verso i 18 mesi iniziano magari a capire che stiamo andando a casa della nonna ben prima di esservi giunti perché hanno riconosciuto alcune cose lungo la strada. Quando vedono un elefante in un libro corrono a cercare un elefante giocattolo nel cesto.

    Se sistemiamo le nostre case per renderle più accessibili ai piccoli, loro si assumono dei compiti con entusiasmo, competenza e piacere. Asciugano quello che si rovescia, vanno a prendere un pannolino per il fratellino appena nato, svuotano il loro cestino dell’immondizia nel secchio della spazzatura, ci aiutano a preparare il cibo e adorano vestirsi da soli.

    Un giorno un tecnico venne ad aggiustare qualcosa a casa nostra; non dimenticherò mai la sua faccia quando mia figlia (che non aveva ancora 2 anni) gli passò accanto andando in camera da letto, si cambiò i vestiti, mise alcuni indumenti bagnati nel cesto della biancheria e uscì fuori a giocare. Era chiaramente sorpreso nel vedere quanto fosse in grado di fare da sé.

    Sono innocenti. Non credo che ci sia anche un solo bambino che abbia un briciolo di cattiveria. Se vedono qualcuno che gioca con un giocattolo, magari pensano: vorrei giocarci subito anch’io! E lo strappano di mano all’altro. Talvolta fanno gesti per suscitare una reazione (Facciamo un po’ cadere questa tazza e vediamo la reazione di mamma!) o si sentono molto frustrati se qualcosa non va per il verso giusto.

    Ma non sono mai cattivi, malvagi o vendicativi, sono solo impulsivi e seguono l’urgenza del momento.

    Non portano rancore. Immaginate un bambino piccolo che voglia restare al parco quando è ora di andare via. Farà una scenata e la sua crisi magari durerà una buona mezz’ora! Ma una volta che si sarà calmato (talvolta con un piccolo aiuto), tornerà ad essere il bambino allegro e curioso di prima (a differenza degli adulti, che se si svegliano con la luna storta rischiano di restare scorbutici per tutta la giornata).

    Hanno anche una straordinaria capacità di perdono. Ci capita di fare la cosa sbagliata (perdiamo le staffe, dimentichiamo le promesse o ci sentiamo un po’ giù di corda) e chiedendo scusa al bambino piccolo gli offriamo un esempio di come chiedere perdono agli altri; la cosa più probabile è che ci dia un grande abbraccio o ci sorprenda con una parola gentile. Quando esiste una relazione solida con i nostri figli, loro hanno cura di noi proprio come noi abbiamo cura di loro.

    Sono autentici. Adoro trascorrere del tempo con i piccoli perché sono diretti e onesti. La loro autenticità è contagiosa. Dicono sempre ciò che pensano e sono come un libro aperto.

    Chiunque abbia passato del tempo con un bambino piccolo sa che sono capaci di indicare un signore sull’autobus e dire ad alta voce: Quel signore è senza capelli!. Vorremmo sprofondare sul sedile mentre loro non mostrano alcun segno di imbarazzo.

    La stessa capacità di essere diretti è quella che rende molto facile stare in loro compagnia; niente giochi psicologici, niente secondi fini, nessuna strategia di potere.

    Sanno come essere se stessi, non dubitano di sé. Non giudicano gli altri, faremmo bene a imparare da loro.

    Nota: quando mi riferisco a bambini piccoli, ai primi passi, intendo bambini che vanno da circa 1 anno fino a circa 3.

    COSA È NECESSARIO SAPERE SUI PIÙ PICCOLI

    Hanno bisogno di dire No. Una delle più importanti fasi evolutive attraversate dai bambini piccoli è la crisi di autoaffermazione. Fra i 18 mesi e i 3 anni i bambini capiscono di avere un’identità separata rispetto a quella dei genitori e iniziano a desiderare maggiore autonomia. Allo stesso tempo iniziano a dire di no e a utilizzare il pronome io.

    Questo movimento verso l’indipendenza non giunge con facilità. Ci saranno giorni in cui ci spingeranno via, desiderando fare tutto da soli, altri in cui si rifiuteranno di fare alcunché oppure ci staranno appiccicati.

    Hanno bisogno di muoversi. Proprio come un animale che non ama stare in gabbia, i piccoli non resteranno fermi a lungo. Vogliono esperire il movimento, esercitarsi per padroneggiarlo. Una volta che imparano a stare in piedi, proseguiranno camminando e arrampicandosi. Quando sapranno camminare vorranno correre e spostare oggetti pesanti, più pesanti sono e meglio è. Esiste persino un nome per il desiderio di sottoporsi a sfide al massimo grado, per esempio trasportando grossi oggetti o spostando borse pesanti e mobilio: massimo sforzo.

    Hanno bisogno di esplorare e scoprire il mondo che li circonda. L’approccio Montessori raccomanda di accettare questa cosa, di predisporre gli spazi affinché il bambino possa esplorare in sicurezza, di coinvolgerlo nelle attività quotidiane che implichino l’uso di tutti i sensi, e di permettergli di esplorare l’esterno. Lasciare che scavi nella terra, che si tolga le scarpe sul prato, che giochi con l’acqua e corra sotto la pioggia.

    Hanno bisogno di libertà. Questa libertà li aiuterà a crescere per imparare con curiosità, per sperimentare le cose da sé, per fare scoperte, e per sentire di avere il controllo su se stessi.

    Hanno bisogno di limiti. Questi limiti li terranno al sicuro, insegneranno loro a rispettare gli altri e l’ambiente che li circonda, li aiuteranno a diventare esseri umani responsabili. I limiti aiutano anche l’adulto a intervenire prima che un confine sia superato, per evitare il fin troppo familiare sgridare, biasimare, arrabbiarsi. L’approccio Montessori non è né permissivo né autoritario; insegna piuttosto ai genitori ad essere delle guide calme per i propri figli.

    Hanno bisogno di ordine e costanza. I bambini piccoli preferiscono che le cose si ripetano uguali ogni giorno: la stessa routine, le cose allo stesso posto, le stesse regole. Li aiuta a capire, a discernere il loro mondo e a sapere cosa aspettarsi. Quando i limiti non sono costanti, i bambini continuano a testarli per vedere cosa decidiamo di volta in volta. Se scoprono che assillare o fare scenate funziona, proveranno di nuovo. Si chiama rinforzo intermittente.

    Se riusciamo a capire questo bisogno, avremo più pazienza, maggiore comprensione.

    E se non saremo in grado di proporre la stessa cosa tutti i giorni, saremo però in grado di prevedere che avranno bisogno di un aiuto in più. Non penseremo che fanno gli sciocchi; riusciremo a vedere dalla loro prospettiva che le cose non sono andate nel modo sperato e offriremo il nostro aiuto per tranquillizzarli; una volta che si siano calmati potremo aiutarli anche a trovare una soluzione.

    Non vogliono renderci le cose difficili. Sono loro che vivono un momento di difficoltà. Adoro questa idea (attribuita all’educatrice Jean Rosenberg che l’ha espressa nel suo articolo sul New York Times Seeing Tantrums as Distress, Not Defiance, ossia Vedere i capricci come sofferenza, non come disobbedienza). Quando capiamo che il loro comportamento difficile è in realtà un grido d’aiuto, possiamo chiederci: cosa posso fare per essere d’aiuto? Passeremo quindi dal sentirci attaccati alla ricerca di un modo per essere incoraggianti.

    Sono impulsivi. La loro corteccia prefrontale (la parte del cervello che ospita i centri preposti all’autocontrollo e ai processi decisionali) è ancora in via di sviluppo (e lo sarà per i successivi vent’anni). Ciò vuol dire che si può rendere necessario il nostro aiuto per indirizzarli quando si arrampicano sul tavolo per l’ennesima volta o se afferrano qualcosa dalle mani di un altro, restando calmi e pazienti quando si fanno prendere dall’emotività. Mi piace dire: Siamo noi la loro corteccia prefrontale.

    Hanno bisogno di tempo per elaborare ciò che diciamo. Anziché dire di continuo al nostro bambino di infilarsi le scarpe, possiamo contare a mente fino a dieci per dargli il tempo di elaborare la nostra richiesta. Spesso quando saremo arrivati a otto loro staranno iniziando a rispondere.

    Hanno bisogno di comunicare. I bambini cercano di comunicare con noi in molti modi. I neonati fanno i versetti e noi rispondiamo facendoli a nostra volta; i più piccoli lallano e noi possiamo mostrarci interessati a ciò che dicono; quando crescono un po’ amano fare domande e rispondere; dal canto nostro, possiamo offrire loro un vocabolario ricco, anche ai più piccoli, che lo assorbiranno come spugne.

    Amano diventare esperti. I bambini piccoli adorano ripetere le azioni finché non riescono a padroneggiarle. Osservateli e vi accorgerete che stanno lavorando per diventare esperti. Di solito si tratta di qualcosa di abbastanza difficile e che può rappresentare una sfida, ma non tanto da farli rinunciare. Ripeteranno quel processo moltissime volte, finché non l’avranno perfezionato; una volta padroneggiato, proseguiranno oltre.

    Amano dare il loro contributo ed essere parte della famiglia. Sembrano più interessati agli oggetti che usano i genitori che non ai loro giocattoli. Amano davvero lavorare affianco a noi mentre prepariamo da mangiare, carichiamo la lavatrice, ci prepariamo per accogliere gli ospiti e cose del genere. Quando concediamo più tempo, predisponiamo le cose al successo e abbassiamo il livello delle aspettative legate al risultato, insegniamo moltissimo ai nostri bambini piccoli su come essere un membro della famiglia che dà il suo contributo. Sono cose che si amplieranno quando andranno a scuola e quando si affacceranno all’adolescenza.

    ESSERE UN GENITORE MONTESSORI

    Quando per la prima volta mi sono avvicinata al mondo Montessori, lo confesso, il mio interesse avrebbe potuto essere considerato superficiale. Ero attratta dagli ambienti e dalle attività Montessori; volevo offrire ai miei figli spazi e materiali che fossero belli e coinvolgenti. Non mi sbagliavo, è il modo più facile dal quale iniziare.

    Anni dopo, mi rendo conto che quello Montessori è un vero stile di vita: ancor più delle attività o degli spazi, il mondo Montessori ha influenzato il mio modo di stare con i figli, con i bambini che partecipano alle mie classi e quelli che incontro nella vita quotidiana. Si tratta di incoraggiare la loro curiosità, di imparare a vederli e accettarli davvero per quello che sono, senza giudizio, e restare in contatto con loro, anche quando dobbiamo fermarli e impedirgli di fare qualcosa che invece vorrebbero tantissimo fare.

    Non è difficile applicare a casa le pratiche Montessori, ma potrebbe rivelarsi una cosa molto diversa rispetto al modo in cui siamo stati cresciuti e in cui gli altri attorno crescono i propri figli.

    Nell’approccio Montessori, il bambino viene visto come una persona a se stante, che segue il suo cammino personale. Lo incoraggiamo e lo guidiamo con gentilezza, non si tratta di modellarlo secondo ciò che noi consideriamo il suo potenziale, o di compensare le nostre esperienze o i nostri desideri inappagati di quando eravamo bambini.

    Come un giardiniere, piantiamo i semi, offriamo le giuste condizioni e diamo cibo, acqua e luce a sufficienza; osserviamo i semi e semmai adattiamo le cure da prodigare. E poi li lasciamo crescere. Come genitori possiamo fare lo stesso a casa. È lo stile Montessori. Piantiamo i semi che sono i nostri bambini piccoli, predisponiamo per loro le giuste condizioni, apportiamo modifiche quando è necessario, e li guardiamo crescere. La direzione che prenderanno le loro vite sarà solo opera loro.

    Gli educatori (inclusi i genitori) si comportano come bravi giardinieri e coltivatori verso le loro piante.

    —Dr. Maria Montessori, La formazione dell’uomo

    I BAMBINI PICCOLI SONO FANTASTICI

    Quella che appare come una battaglia delle volontà È IN REALTÀ il vostro bambino che impara che non sempre tutto va come lui vorrebbe.

    Quello che appare come un capriccio sconvolgente È IN REALTÀ il piccolo che dice: Ti amo così tanto che mi sento al sicuro e posso esprimere tutto ciò che ho trattenuto per l’intera giornata!.

    Quello che può essere super imbarazzante da sentire quando il bambino lo dice in pubblico È IN REALTÀ la sua incapacità a mentire, un esempio di onestà.

    Quella che sembra una mancanza di flessibilità (non posso mangiare la colazione senza il mio cucchiaio preferito!) È IN REALTÀ espressione del loro forte senso dell’ordine.

    Quello che sembra un gioco noioso ripetuto all’infinito È IN REALTÀ il bambino che cerca di diventare esperto.

    Quella che appare come una lentezza intenzionale per esasperarci È IN REALTÀ il bambino che esplora tutto ciò che incontra.

    Quella che appare come un’altra notte di sonno interrotto SONO IN REALTÀ braccine paffute che ci stringono forte forte nel cuore della notte per esprimerci il loro puro amore.

    TRARRE IL MEGLIO DA QUESTO LIBRO

    Potete leggere questo libro da cima a fondo, oppure aprirlo alla pagina che vi interessa e trovare qualcosa da mettere in pratica quel giorno.

    A volte rischiamo di sentirci sopraffatti all’idea di dover capire da dove cominciare. Per aiutarvi a rendere più agevole la cosa ho incluso domande chiave alla fine di ogni capitolo, così che possiate iniziare a integrare lo stile Montessori in casa e nella vita quotidiana. In tutto il libro ci sono liste e riquadri per facilitare i riferimenti. Troverete in appendice anche un’utile tabella dal titolo Invece di questo, si può dire quest’altro. Potrebbe andarvi di copiarla e appenderla da qualche parte come utile memorandum.

    Oltre a tutto il sapere Montessori, ho attinto anche a molte delle risorse (libri, podcast, corsi di formazione) che ho scoperto nel corso degli anni a complemento dell’approccio Montessori, e che mi hanno aiutata ad essere una guida chiara e gentile per i bambini piccoli delle mie classi e per i miei stessi figli.

    Usate questo libro come fonte d’ispirazione. In fondo, l’obiettivo non è quello di fare ogni singola attività, né di avere uno spazio del tutto libero da cianfrusaglie, e neppure quello di essere un genitore perfetto; lo scopo vero è quello di imparare come guardare al bambino piccolo e come sostenerlo. Divertirsi insieme a lui, aiutarlo nei momenti difficili. E ricordarsi di sorridere quando si inizia a prendere tutto troppo sul serio; è un viaggio, non una destinazione.

    2

    INTRODUZIONE A MONTESSORI

    Una breve storia di Montessori

    Educazione tradizionale e educazione Montessori

    Alcuni principi Montessori

    UNA BREVE STORIA DI MONTESSORI

    La dottoressa Maria Montessori è stata una delle prime donne a laurearsi in medicina in Italia alla fine del 1800. Lavorava in una clinica universitaria romana, occupandosi dei poveri e dei loro bambini. Non solo curava la salute dei suoi pazienti, ma offriva anche attenzioni e vestiario.

    Nell’Istituto psichiatrico di Roma, a Santa Maria della Pietà, aveva osservato bambini con disabilità emotive e mentali in un ambiente di deprivazione sensoriale. In un caso aveva notato che raccoglievano briciole, non per mangiarle bensì per stimolare il loro senso del tatto. Suggerì perciò che l’educazione, non la medicina, fosse la risposta per questi bambini.

    Montessori non iniziò con alcuna metodologia già esistente. Applicò, invece, le stesse pratiche di osservazione oggettiva e scientifica apprese durante la formazione in medicina per vedere cosa coinvolgesse i bambini, per capire in che modo imparavano e come avrebbe potuto facilitare il loro apprendimento.

    Si immerse nello studio della filosofia, della psicologia e dell’antropologia dalla prospettiva educativa e sperimentò e perfezionò l’uso di materiali educativi con questi bambini. Alla fine, la maggior parte dei bambini passò l’esame di stato con voti più alti rispetto ai bambini senza disabilità e il lavoro della dottoressa Montessori venne salutato come un vero miracolo.

    Fu presto in grado di testare le proprie idee nell’ambito del Sistema educativo italiano; venne invitata a predisporre un luogo, in un quartiere povero di Roma, in cui i bambini piccoli venissero accuditi mentre i genitori erano al lavoro. Fu la prima Casa dei Bambini, inaugurata nel gennaio del 1907.

    Non passò molto tempo prima che il suo lavoro attirasse l’attenzione e si diffondesse a livello internazionale. Le scuole Montessori e i programmi di formazione si trovano ora in ogni continente, tranne in Antartide. Solo negli Stati Uniti esistono più di 4.500 scuole Montessori, e ce ne sono 20.000 in tutto il mondo. Dove vivo, ad Amsterdam, sono più di 20, per una popolazione di circa 800.000 persone, dalla prima infanzia fino a 18 anni. Larry Page e Sergey Brin (fondatori di Google), Jeff Bezos (fondatore di Amazon), Jacqueline Kennedy Onassis (ex first lady) e Gabriel Garcìa Márquez (Premio Nobel per la Letteratura), hanno tutti frequentato scuole Montessori.

    La dottoressa Montessori proseguì il suo lavoro in campo educativo e sviluppò le sue

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