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La quinta forza
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E-book82 pagine1 ora

La quinta forza

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Info su questo ebook

Fino a dove può giungere la potenza dell’Amore? Può davvero colmare abissi incolmabili e unire ciò che le leggi della fisica dividono? È ciò che Juliet e Ro dovranno scoprire per coronare il loro sogno d’amore e non sarà facile. Dovranno lottare e, soprattutto, avere fede, fede nella quinta forza.
LinguaItaliano
Data di uscita16 ago 2019
ISBN9788894967197
La quinta forza

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    Anteprima del libro

    La quinta forza - Ezio Amadini

    AUTORE

    Colophon

    La quinta forza

    di Ezio Amadini

    .Epub: ISBN 9788894967197

    Formato: .PDF, .epub, .mobi (Kindle)

    Data di pubblicazione: Agosto 2019

    Copertina: Sabrina Normani

    Logo e cornici: Francesco Gianelli

    Grafica: Federica Soprani

    Editore: Vittorio Cirino

    https://www.letterelettriche.it/

    https://www.facebook.com/letterelettriche/

    info@letterelettriche.it

    Tutti i diritti sono riservati. È vietata ogni riproduzione dell’opera, anche parziale.

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi narrati sono il frutto della fantasia dell’autore o sono usati in maniera fittizia. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o defunte, eventi o luoghi esistenti è da ritenersi puramente casuale.

    LA QUINTA FORZA

    …Vi è una forza estremamente potente per la quale la scienza finora non ha trovato una spiegazione formale. È una forza che comprende e gestisce tutte le altre, ed è anche dietro qualsiasi fenomeno che opera nell’universo e che non è stato ancora individuato da noi. Questa forza universale è l’amore…

    (Dalla presunta lettera di Albert Einstein alla figlia Lieser, morta prematuramente)

    1

    Juliet si stava annoiando.

    Era di turno in plancia, durante il logorante e interminabile processo di caricamento dell’antimateria.

    Data la pericolosità dell’operazione, le astronavi stazionavano a grande distanza tra loro, sul bordo esterno dell’immaginario confine che separava la piccola galassia M7127 dal resto dell’universo conosciuto.

    M7127 era una galassia nana sferica, aveva un diametro di soli 750 parsec1, conteneva meno di cento milioni di stelle, delle quali solo il dieci per cento formava sistemi planetari e si muoveva lentamente verso la Via Lattea; ma la sua caratteristica più importante, che la rendeva unica, era un’altra: M7127 era fatta di antimateria.

    Un ampio spazio quasi del tutto vuoto (si calcolava non più di un atomo ogni cento metri cubi) circondava M7127, all’interno del quale si verificavano le annichilazioni ogni qual volta qualche milligrammo di antimateria sfuggiva alla gravità della sua galassia per incontrare altrettanta quantità di materia.

    Il fenomeno, osservabile solo da determinate distanze, si presentava come uno spettacolo di brevi, piccoli lampi che veniva comunemente chiamato il coro delle lucciole spaziali.

    Centinaia di grandi e maestose astronavi, mosse da motori alimentati dall’antimateria, stazionavano costantemente nella zona delle lucciole per fare il loro lento e delicato rifornimento: lunghi imbuti gravitazionali si allungavano dalle navi fin dentro M7127 per succhiare gli anti-atomi del loro preziosissimo carburante.

    Le astronavi stazionavano da entrambi i lati della zona delle lucciole, dal momento che anche M7127 ospitava esseri senzienti evoluti, in grado di costruire navi interstellari capaci di curvare lo spazio.

    Le navi di M7127 ricevevano la loro antimateria dalle navi delle altre galassie: in questo modo non erano più costrette a lunghi e pericolosi viaggi nel resto dell’universo, che per loro risultava estremamente ostile.

    Questa collaborazione tra le galassie durava ormai da molti secoli.

    Proprio perché il concetto di antimateria è del tutto relativo, si era giunti alla convenzione di considerare universo positivo quello in cui i protoni avevano carica positiva e universo negativo quello di M7127, i cui atomi avevano, per l’appunto, protoni con carica negativa.

    Il lavoro che Juliet stava svolgendo era oltremodo noioso, dal momento che il processo era completamente automatico e la sua era soltanto un’attività di presidio.

    Un ciclo di rifornimento durava in media tre mesi terrestri e le gigantesche astronavi interstellari venivano mandate nella zona delle lucciole con equipaggio ridotto al minimo, per ovvi motivi di sicurezza.

    Nella Queen of Stars, imponente incrociatore della Marina Spaziale del pianeta Terra, oltre a Juliet c’erano il comandante di missione Ivan Vasiliev, altri due ufficiali dello stesso grado della donna e dodici addetti alla manutenzione.

    E il tempo non passava mai.

    «Ciao». Juliet quasi cadde dalla poltroncina sulla quale stava scompostamente semisdraiata, assorta nei propri pensieri, quando udì la voce proveniente dal sistema di comunicazione a lungo raggio.

    Era una bella voce maschile, calda e melodiosa.

    «Sono il tenente Juliet Spencer dell’incrociatore Queen of Stars della Marina Spaziale della Terra; chi sta chiamando? La prego di identificarsi» rispose prontamente, in modo formale.

    «Come sei formale! Io sono Ro, dell’Unità 357 del pianeta Mondo, universo negativo. Tu da dove vieni?»

    «Io vengo dal pianeta Terra, universo positivo. Piacere di conoscerti, Ro» rispose Juliet, ancora perplessa. Non era usuale stabilire comunicazioni tra le astronavi in fase di rifornimento, salvo emergenze, anche se non c’era nessuna regola che lo vietasse.

    «Dalla Terra? Il mio pianeta alieno preferito… possiamo spegnere i traduttori, perché io ho studiato la vostra lingua» aggiunse Ro, con un certo entusiasmo. «Che ne dici di attivare le telecamere, così ci possiamo vedere?» chiese poi.

    «Non potevi non sapere che la Queen of Stars è terrestre, perché per chiamarmi hai necessariamente dovuto consultare il registro generale» obiettò Juliet in tono accusatorio e ignorando il suo invito.

    «Hai ragione, Juliet, ti ho chiamata proprio perché avevo visto che siete della Terra, lo ammetto. Allora, le immagini? Io qui ho già attivato» rispose Ro, in tono allegro e disinvolto.

    Juliet ci pensò per qualche secondo, poi scrollò le spalle e attivò il collegamento video.

    Le apparve il bel volto sorridente, perfettamente umano, di un ragazzo sui trent’anni, con occhi verde smeraldo e capelli neri.

    «Sei bellissima!» esclamò Ro, appena la vide. «Davvero non immaginavo che tu fossi così bella!»

    «Piantala!» rispose lei, seccamente, ancora sotto l’effetto della sorpresa. «Tu sei un essere umano, ma com’è possibile?» chiese poi.

    Ro sorrise. «Per quanto riesci a vedere adesso, dal collo in giù potrei essere vermiforme, ma non lo sono. Il nostro DNA è praticamente uguale

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