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Neve a Natale
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E-book81 pagine1 ora

Neve a Natale

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Thriller - racconto lungo (54 pagine) - Tra Salisburgo e Monaco di Baviera, Mario & Steve fanno ancora una volta i conti con la criminalità, per una nuova commedia in giallo.


Mario è da sempre un po’ guardingo quando Steve, il suo più caro amico, cerca di coinvolgerlo in qualcosa di nuovo. Soprattutto dopo l’esperienza alquanto (dis)avventurosa del loro 4 luglio in Florida, il livello di circospezione verso le proposte di Steve si è definitivamente alzato. Ma, insomma, alla fin fine: quali veri pericoli potrebbero emergere durante una breve vacanza sotto Festività nella placida Salisburgo, in compagnia femminile, e tra i mercatini di Natale spruzzati di neve?

… Uhm… Già, appunto.

Neve.

Torna l’ironica accoppiata “Mario & Steve”, già protagonista del racconto vincitore del Contest Delos Passport 2017, Ucciso il 4 luglio.


Trentino doc, nato per puro caso sulle sponde del lago Maggiore, Marco Ischia si diletta con la scrittura da un tempo che ormai ha dimenticato. Ha visto alcuni suoi racconti premiati, ha visto qualcuno emozionarsi leggendo ciò che scrive. Ha incontrato libri, ha incontrato scrittori. Ha sperimentato ideando e conducendo una trasmissione radiofonica, ha sperimentato scrivendo apocrifi, fumetti, enigmistica, ma la sua passione è il giallo. Oggi continua a vedere, incontrare, sperimentare e scrivere, e anche per questo che ha creato C-Side Writer, il blog che cerca a suo modo di svelare l'altro lato della scrittura, quel lato C che ancora nessuno ha saputo svelare.

LinguaItaliano
Data di uscita3 dic 2019
ISBN9788825410754
Neve a Natale

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    Anteprima del libro

    Neve a Natale - Marco Ischia

    9788825410266

    Nota

    I due protagonisti principali di questa storia, Mario e Steve, sono già apparsi nel racconto Ucciso il 4 luglio, pubblicato da Delos Passport nel 2017. È pertanto a quella vicenda, ambientata in Florida, che fa spesso riferimento Mario nel narrarci le sue nuove (dis)avventure.

    A Manuela, Monica e Andrea, senza loro questa storia sarebbe stata un’altra storia.

    1.

    In viaggio

    Vacanze di Natale, per un professore di ginnastica, significa non avere scuse per rifiutare un invito. Ma pensando com’è finita l’ultima volta con Steve, non mi servono scuse per rifiutare, basterebbe avere solo un po’ di buon senso.

    È anche vero però che è tutto bene quel che finisce bene, e tutto sommato dalla Florida sono tornato intero. O forse dovrei dire siamo tornati interi. Ma, come si dice in questi casi, questa è un’altra storia.

    Tornando all’invito di Steve, ho cercato un appiglio anche in mia madre. Sebbene io sia ormai un adulto emancipato che vive fuori dal nido paterno e materno, da oltre un decennio, i miei passaggi quotidiani mi hanno tenuto legato allo stesso nido in un rapporto semi dipendente. Le commissioni che sono chiamato a svolgere per mia madre sono direttamente proporzionali alla bontà della sua cucina, cosa che ogni volta mi persuade ad accontentarla. Insomma se voglio riempirmi la pancia di leccornie dovrò pur cedere su qualcosa.

    Sta di fatto che questa volta non ha funzionato. I regali per amici e parenti sono già stati quasi tutti acquistati, e per quelli che mancano ci penserà mio fratello. L’altra bocca che continua a lasciarsi sfamare dalla cucina materna.

    In buona sostanza, l’invito di Steve non può essere rifiutato.

    Passerò alcuni giorni a Salisburgo, che dalla Brianza dista più o meno sei ore di auto. Ho provato a dire a Steve che esiste il treno o l’aereo, ma non c’è stato niente da fare. Si parte domani all’alba sperando nella benevolenza del meteo e della nebbia.

    Steve è regolarmente in ritardo. Non riesco a farmene una ragione, seppure lo sia sempre stato fin da ragazzino, ogni volta m’illudo che questa sua abitudine cambi. Nell’attesa che questo avvenga, ho imparato ad aspettarlo al caldo del mio appartamento. Fino a non molto tempo fa sarei sceso ad aspettarlo in strada, e vista la colonnina del mercurio vicina al limite dello zero, non sarebbe stata una gran scelta. Soprattutto per i piedi del sottoscritto, che soffrono il freddo peggio di quelli della mia povera nonna ormai defunta.

    Vengo risvegliato dal suono insistente del campanello. A forza di aspettare mi sono appisolato sul divano, controllo l’orologio e poi guardo nel display del videocitofono. Steve saltella sul posto impaziente, mi sono addormentato per cinque minuti, e adesso sembro io quello in ritardo. Mi trascino dietro il trolley in fretta e furia, con la spiacevole sensazione di aver dimenticato qualcosa.

    A me succede ogni volta che parto, esco di casa con il timore di aver dimenticato qualcosa. Chissà se esiste la smemofobia da viaggio? Potrei coniare una nuova parola, quasi quasi scrivo all’Accademia della Crusca per proporla, chissà che non divento famoso, come il tizio che s'è inventato la parola petaloso. Per quanto ne so non sono l’unico a soffrire di questa cosa. Non ho il coraggio neppure io di chiamarla fobia, mi sembra una cosa ridicola, eppure la sensazione di aver lasciato il gas aperto, la luce accesa, le mutande sporche sul letto, vortica nella mia mente almeno fino a quando non salgo in auto.

    – Ben arrivato signor Mario Sacchi, è da un po’ che ti sto aspettando.

    Non sono certo che Steve stia dicendo sul serio, quindi la prendo come una battuta.

    – Scusami, mi sono addormentato sul divano. Mentre ti aspettavo.

    Lo dico con evidente sarcasmo, ma sappiamo entrambi che in effetti è la verità.

    Steve sorride, ingrana la prima e parte senza guardare negli specchietti.

    Ad essere sinceri questo è uno dei buoni motivi per cui ho insistito per un mezzo alternativo all’auto. Se la guida di mia madre è distratta, e quella di mio fratello è spericolata, quella di Steve è il connubio di queste due cose, condite con un po’ di sana follia. S’immette nelle corsie di transito, guidato dal fato, come altrettanto guidato dal fato imbocca la corsia del telepass. Recito una veloce orazione al santo protettore delle barriere del telepass affinché le faccia sollevare in fretta. Riesco ad allentare la presa alla maniglia laterale fissata sopra il finestrino solo dopo che abbiamo imboccato l’A4 Milano Venezia.

    – Sono contento Mario.

    – Che sono venuto con te?

    – Anche.

    Mi sembrava strano ricevere un complimento gratuito.

    – E di cosa saresti contento?

    – Di questo viaggio insieme. Sai, dopo la Florida mi sono sentito un po’ in colpa.

    – Un po’?

    – Dai non farla lunga, alla fine siamo ancora qui.

    – Perché ho come la sensazione che tu abbia qualcosa da dirmi? Qualcosa che non mi hai detto.

    – Perché sei uno che ha sempre avuto una certa capacità di capire le cose, anche senza che queste vengano dette.

    – Si chiama perspicacia.

    – Appunto.

    – Appunto cosa?

    – Sei perspicace.

    – Quindi?

    – Caffè?

    Senza lasciarmi tempo di rispondere imbocca la corsia dell’Autogrill, tagliando trasversalmente la carreggiata, in una frenata che passa da centoquaranta a

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