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Under pressure
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E-book53 pagine38 minuti

Under pressure

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Narrativa - racconto lungo (32 pagine) - Un racconto ispirato dalla canzone Under Pressure, dei Queen con David Bowie


Cosa accade quando la pressione inizia a salire fino a farti mancare il fiato? Cosa accade quando attorno a te tutto sembra stringersi in un vortice senza via d’uscita? Si dice che a volte bisogna toccare il fondo per poter poi risalire. Ma di cosa abbiamo bisogno, per farlo?


Trentino doc, nato per puro caso sulle sponde del lago Maggiore, Marco Ischia ha incontrato il mondo della scrittura prima affermandosi in diversi premi letterari e poi spaziando fra i diversi generi letterari anche se la sua passione rimane il giallo. Ha ideato e curato il blog C-Side Writer, attraverso il quale ha affrontato la scrittura in maniera spesso inedita, è stato membro di giurie letterarie, ha partecipato ad antologie e a diversi esperimenti letterari che hanno fatto crescere il suo modo di scrivere. Ad oggi continua a raccontare storie senza porsi limiti di genere, perché è convinto che almeno nella scrittura non ci debbano essere limiti.

LinguaItaliano
Data di uscita21 mar 2023
ISBN9788825423877
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    Anteprima del libro

    Under pressure - Marco Ischia

    Cause love’s such an old fashioned word

    And love dares you to care

    for the people

    on the edge of the night

    And love dares to change

    our way of caring about ourselves

    Under Pressure, David Bowie & Queen

    1. Dispensato

    Licenziato, senza preavviso, senza nessun preavviso, neppure una vaga sensazione che ciò potesse accadere. Invece quello stronzo non ci ha pensato un secondo. Mi ha chiamato nel suo ufficio come aveva già fatto altre decine di volte e anziché chiedermi l’ennesimo favore, anziché affidarmi l’ennesimo incarico che non mi compete, mi ha licenziato.

    – Signor Bovelli, mi spiace ma devo dispensarla dal suo incarico…

    Dispensarla?

    Ci ho messo un attimo di troppo a capire cosa mi stesse dicendo lo stronzo, sono rimasto impalato come un imbecille che non sa cosa dire o cosa fare, perché proprio non stavo capendo il significato di quelle parole.

    – In che senso signor Deconi?

    Alla fine gliel’ho chiesto, e mentre lo facevo mi chiedevo anche cosa stessi facendo. Avrei dovuto mandarlo a quel paese, anzi no, avrei dovuto mandarlo direttamente affanculo. Invece me ne sono uscito con una frase da ebete, come se fino a quel momento non fossi già stato abbastanza disponibile e servizievole con lui e con l’azienda.

    – È licenziato Bovelli, e la prego di non fare sceneggiate.

    Sceneggiate? Io? Davide Bovelli, il dipendente che tutti vorrebbero avere in quanto a dedizione e correttezza sul lavoro. Non sarò il migliore in assoluto, non sarò quello che porta il maggiore profitto all’azienda, ma non mi sono mai neppure tirato indietro.

    Fino a ieri era tutto un Davide qui e Davide là, Davide servirebbe questo, Davide servirebbe quello, e oggi improvvisamente divento il signor Bovelli dispensato dal suo incarico.

    Non so perché ma non riesco a schiodarmi dal suo ufficio, è come se i miei piedi fossero incollati al pavimento, come se una pressione enorme li stesse bloccando al suolo, come se la forza di gravità d’un tratto si fosse decuplicata.

    – Può andare Bovelli.

    Mi frullano nella mente decine di risposte possibili che si affastellano l’una sull’altra. Può andare dice lui. Ma andare dove? Non ho nessuna intenzione di tornare a casa, non saprei che fare nell’appartamento che divido con la mia ragazza. Dal groviglio di pensieri se ne esce uno più prepotente degli altri, quello che mi sveglia da questa specie di stato catatonico, è il momento in cui realizzo che dovrò dirlo a Federica, e non ho la più pallida idea di come la prenderà.

    – Allora Bovelli?! Avrei da fare.

    Certo, adesso me ne vado, appena riesco a sollevare i miei piedi che sono diventati di piombo. Riesco a sollevare lo sguardo quel tanto da incrociare il ghigno scocciato di Deconi, fino a pochi minuti fa avrei pensato il signor Giovanni Deconi, ma in questo istante non riesco a metterci il signor davanti al suo nome neppure a pensarlo.

    Finalmente mi giro, sto quasi per salutarlo, per ringraziarlo, di cosa non lo so, non certo di avermi appena licenziato e neppure per avermi fatto sgobbare con orari a volte impossibili, men che meno per non avermi ancora pagato gli straordinari fuori busta del mese scorso. Man mano che mi avvicino alla

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