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Le ultime pecore del Buon Pastore: centomila, nessuna, forse una
Le ultime pecore del Buon Pastore: centomila, nessuna, forse una
Le ultime pecore del Buon Pastore: centomila, nessuna, forse una
E-book138 pagine1 ora

Le ultime pecore del Buon Pastore: centomila, nessuna, forse una

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Info su questo ebook

Un giorno le pecore dell’ovile, sentendosi poco apprezzate tra tutti gli animali, decisero di andare a trovare il Buon Pastore. Andarono così in corteo con le Pecore Probe in testa e tutte quelle improbabili in coda fino alla vigna, dove il Buon Pastore si divertiva a lanciare chicchi di uva al suo cane Converso.
Farisella e Scribia, le più concitate, senza preamboli gli domandarono: «Buon Pastore noi vorremmo sapere che cosa esattamente tu pensi di noi»
Il Buon Pastore ci pensò per un po’, poi rispose:
«Tutto sommato, penso bene di voi»
«Tutto qui? – esclamò Farisella – Tu pensi bene di noi e nient’altro? Allora devi sapere che noi non siamo come gli altri animali, carnivori, ladri, infidi, aggressivi, e non siamo neppure come quel tuo cagnaccio pigro e fagnano. Noi paghiamo la decima su ogni fiocco di lana e su ogni goccia di latte; in più digiuniamo tutte le volte che c’è siccità, e la siccità da queste parti non si lascia pregare. Allora che cosa dici adesso?»
Il Buon Pastore, riprendendo a lanciare chicchi d’uva a Converso, rispose: «Dico che pensavo bene di voi!»
LinguaItaliano
Data di uscita1 dic 2019
ISBN9788835340126
Le ultime pecore del Buon Pastore: centomila, nessuna, forse una

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    Anteprima del libro

    Le ultime pecore del Buon Pastore - Rocco Quaglia

    Rocco Quaglia

    Le ultime pecore del Buon Pastore

    centomila, nessuna, forse una

    UUID: a7562570-12be-11ea-b2c5-1166c27e52f1

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Notizie sull'Autore

    Abbreviazioni dei libri della Bibbia

    Premessa

    La saga delle pecore

    Antefatto

    Conclusione

    Postfazione

    Notizie sull'Autore

    Rocco Quaglia, psicologo e psicoterapeuta, professore ordinario di Psicologia dinamica all’Università degli Studi di Torino. Lo studio del testo biblico da una prospettiva psicologica è uno dei suoi principali interessi. In tale ambito, le sue più recenti pubblicazioni sono: Il Mistero di un volto. L’uomo della Sindone e il significato del dolore, Bologna (2015); Le «piccole donne» dei Vangeli, Milano (2014); Il Dio sconosciuto. L’attualità del messaggio di Paolo ai sapienti del mondo, Milano (2016); L’uomo di Pilato (2019).

    La copertina è stata realizzata da Gabriella De Marco

    Abbreviazioni dei libri della Bibbia

    Ap Apocalisse

    At Atti degli apostoli

    Qo Qohèlet

    1-2 Cor Prima e seconda lettera ai Corinzi

    Dn Daniele

    Ef Lettera agli Efesini

    Es Esodo

    Fil Lettera ai Filippesi

    Gc Lettera di Giacomo

    Ger Geremia

    Gn Genesi

    Gv Vangelo di Giovanni

    1 Gv Prima lettera di Giovanni

    Is Isaia

    Lc Vangelo di Luca

    Mc Vangelo di Marco

    Mt Vangelo di Matteo

    Neh Nehemia

    Pr Proverbi

    1 Pt Prima lettera di Pietro

    Rm Lettera ai Romani

    Sal Salmi

    1Sam Primo libro di Samuele

    2Tess Seconda lettera ai Tessalonicesi

    1-2Tim Prima e seconda lettera a Timoteo

    Tito Lettera a Tito

    Premessa

    Non volli offendere ma ammonire.

    Non nuocere ma provare.

    Non recar danno ma sostegno

    ai costumi degli uomini.

    (Erasmo da Rotterdam

    Opus epistolarum, p. 93)

    Due cose Gesù non sapeva durante la sua vita terrena: la prima era il giorno e l’ora del suo ritorno (Mt 24,36); la seconda era se, al suo ritorno, avrebbe trovato la fede sulla terra (Lc 18,8). Gesù mostrava preoccupazione e, oggi, i motivi per essere preoccupati sono molti: il pianeta Terra sembra aver esaurito le sue risorse per far fronte all’inquinamento e al riscaldamento globale, causati dal suo inquilino due volte sapiens. Tuttavia, la preoccupazione centrale di Gesù e dei suoi seguaci fu il dilagare dell’iniquità, causa del raffreddamento dell’amore di molti per Dio e per il prossimo (Mt 24,12). Sull’altare dei diritti dei desideri della carne, la ragione ha sacrificato lo spirito dell’uomo.

    La scristianizzazione del mondo occidentale, avviata nel Rinascimento, celebrata nel Secolo dei Lumi, incentivata dal modernismo, è ormai completata. Il senso di Dio, nei Paesi tradizionalmente cristiani, è irrimediabilmente perduto. 

    La crisi più grave del nostro piccolo mondo antico non è economica, ma è spirituale e, pertanto, valoriale.

    Che cosa c’entra questo discorso con le storielle proposte in questo libro? O meglio, che cosa si tenta di dire mediante queste parabole? Innanzitutto, in esse, non c’è alcun intento polemico, o di detrazione delle istituzioni ecclesiali, o di condanna delle persone religiose; al contrario, si è cercato un pretesto per promuovere, tra i credenti, una riflessione personale della propria condizione spirituale in vista del Grande Avvertimento profetizzato a Garabandal. Inoltre si è voluto esortare quanti sanno di essere stati chiamati (Rm 1,6), a ravvivare il dono di Dio che è in loro (2Tim 1,6).

    Qualcuno potrebbe dire che, in queste pagine, i cristiani siano stati messi alla berlina. Non è questo il tipo di lettura che mi auguro facciano i lettori. La mia preoccupazione, scrivendo, è stata: «Come posso essere efficace nel far comprendere a noi, che ci definiamo cristiani, le nostre parti di scriba, di fariseo, di sadduceo, e che tanto male fanno alle chiese di Dio?». Non si diventa perfetti il minuto dopo essere stati visitati da Dio, ma lo si diventa dopo un lungo cammino di fallimenti e di combattimenti (2Tim 4,7). Dobbiamo lottare contro la conoscenza dello scriba, il legalismo del fariseo, la santità del sadduceo, tre mali che, in diversa misura, affliggono ogni cristiano, anche il più sincero. Gesù, il nostro Maestro, insegnava in parabole (Mt 13,3), e senza parabole non diceva nulla (Mt 13,18).

    Il mio desiderio è che queste storielle di pecore motivino il lettore a leggere i vangeli, o ad approfondire la propria conoscenza della Bibbia.

    Gli antichi Romani dicevano ludendo docere, cioè insegnare divertendo; anche se divertire non è mai stata la mia intenzione principale, penso, tuttavia, che l’aspetto che ci faccia sorridere e divertire maggiormente sia la scoperta in noi di ciò che più condanniamo e disprezziamo negli altri.

    Quando apprendiamo le verità che ci riguardano noi trasformiamo la nostra mente e il nostro cuore, e in questo modo diventiamo liberi. Ridere dei propri limiti, difetti e cadute è segno di maturità anche spirituale. La guarigione della nostra mente inizia quando smettiamo di razionalizzare, cioè di discolparci dandoci ragione; la guarigione del cuore comincia invece quando la compassione per i nostri errori e per quelli dei fratelli prende il sopravvento sul bisogno di giudicare e di condannare.

    Consideriamo ora come nascono queste storielle. Nascono dall’amore che ho sempre provato per chi, come me, per motivi vari, sia andato alla ricerca di Dio nelle diverse chiese, o assemblee, o movimenti religiosi, che si richiamino alla fede cristiana. Le chiese istituzionali sono il campo in cui grano e zizzania crescono insieme. La zizzania seminata da un Nemico (Mt 13,25) rappresenta i figli del Maligno (Mt 13,38). In ogni luogo, dunque, dove germoglia e cresce il grano, ecco apparire vuota, dritta, e svettante al di sopra del grano la zizzania. 

    Non perdiamoci d’animo, dunque, se i figli di Dio sono circondati dai

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