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Vite straordinarie
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E-book308 pagine4 ore

Vite straordinarie

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Questo libro è la presentazione dei membri del gruppo di studio e di lavoro che compongono questo cenacolo spirituale e che hanno partecipato alla stesura di questo libro. Le loro testimonianze ci aiuteranno a riflettere sul prima e il dopo della vita.
LinguaItaliano
Data di uscita15 mag 2020
ISBN9788831668125
Vite straordinarie

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    Anteprima del libro

    Vite straordinarie - Simonetta Villoresi

    633/1941.

    Introduzione alla lettura di questi contatti

    Tut­ti gli Spi­ri­ti che han­no scel­to di par­la­re in que­sto ce­na­co­lo ven­go­no dal­le più va­rie di­men­sio­ni. Il mio la­vo­ro è con­si­sti­to nel leg­ge­re e com­men­ta­re, con l’aiu­to del­le no­stre Gui­de, al­cu­ni li­bri scrit­ti da stu­dio­si di gran­de li­vel­lo co­me Gior­gio di Si­mo­ne e la Gi­veaux.

    Le Gui­de han­no sem­pre ri­spo­sto a tut­te le do­man­de che gli ab­bia­mo fat­to an­che quan­do non era fa­ci­le ri­spon­de­re da­to che la di­men­sio­ne dal­la qua­le ci par­la­no è sen­za for­me, ov­ve­ro sen­za vo­ca­bo­li in gra­do di rap­pre­sen­ta­re ai no­stri oc­chi im­ma­gi­ni che ci aiu­ti­no a ca­pi­re me­glio i te­mi di cui par­la­va­no e spes­so oc­cor­re­va sup­pli­re con un’im­ma­gi­na­zio­ne di­ver­sa da quel­la al­la qua­le sia­mo abi­tua­ti.

    Pri­ma di co­min­cia­re vor­rei di­re due pa­ro­le sul­le Gui­de.

    Le Gui­de so­no Spi­ri­ti mol­to evo­lu­ti, fuo­ri dal ci­clo del­le in­car­na­zio­ni ma che co­no­sco­no la Ter­ra e tut­ti i suoi pro­ble­mi che, co­me Spi­ri­ti in­car­na­ti sia­mo co­stret­ti ad af­fron­ta­re da­to che an­che lo­ro si in­car­na­ro­no più e più vol­te.

    Le lo­ro ri­spo­ste ci stan­no aiu­tan­do a rag­giun­ge­re un li­vel­lo evo­lu­ti­vo suf­fi­cien­te­men­te al­to da pro­se­gui­re que­sto cam­mi­no del­la co­no­scen­za con più fa­ci­li­tà.

    Le no­stre do­man­de so­no ab­ba­stan­za sem­pli­ci: il sen­so del­la vi­ta, la mor­te, il va­lo­re dei ri­cor­di e - ri­guar­do all’Al­di­là – tut­to quel­lo che po­te­va es­ser­ci det­to per­ché, seb­be­ne Spi­ri­ti in­car­na­ti, del mon­do del­lo Spi­ri­to dal qua­le pro­ve­nia­mo non ri­cor­dia­mo nul­la. Que­sto è nor­ma­le per­ché di vi­ta in vi­ta il no­stro spi­ri­to è lo stes­so ma il cor­po è di­ver­so e dun­que la no­stra me­mo­ria del­le vi­te pre­ce­den­ti non l’ab­bia­mo che al­la fi­ne del­le in­car­na­zio­ni.

    Mol­to uma­na­men­te a noi im­por­ta sa­pe­re se do­po la mor­te po­tre­mo in­con­tra­re le per­so­ne che ab­bia­mo ama­to nel­la vi­ta e tut­to quel­lo che è pos­si­bi­le com­pren­de­re del mon­do che ci aspet­ta.

    Al­cu­ni Spi­ri­ti si so­no av­vi­ci­na­ti a noi sol­tan­to per far­ci un sa­lu­to o per il pia­ce­re di ascol­ta­re di nuo­vo una vo­ce uma­na che ri­pe­te­va, in di­ret­ta, le lo­ro pa­ro­le (per il mio ti­po di me­dia­ni­tà che non co­no­sce­va­no e di cui par­le­re­mo). Al­tri per­ché in­te­res­sa­ti ai va­rii te mi spe­ci­fi­ci di cui par­la­va­mo. Al­tri an­co­ra so­no an­da­ti e ve­nu­ti per cu­rio­si­tà e in se­gui­to si so­no al­lon­ta­na­ti, co­me pre­si dai lo­ro pen­sie­ri. Al­tri so­no pas­sa­ti sul no­stro cie­lo co­me me­teo­re, han­no det­to co­se im­por­tan­ti e non so se sia­no tor­na­ti.

    Gli Spi­ri­ti di que­sto grup­po ci par­le­ran­no del­la lo­ro ul­ti­ma espe­rien­za di vi­ta per mol­ti aspet­ti fuo­ri del co­mu­ne. Al­cu­ni di lo­ro do­vet­te­ro la­scia­re la ter­ra sen­za po­ter con­clu­de­re al­cu­ne co­se che gli pre­me­va­no e mi han­no chie­sto se po­te­vo con­clu­der­le io per lo­ro. A mol­ti ho de­di­ca­to un li­bro a par­te il cui ti­to­lo for­se sa­rà: "Quel­lo che non fe­ce­ro in tem­po a di­re o a fa­re".

    Il nu­me­ro de­gli spi­ri­ti è or­mai è co­sì nu­me­ro­so che per al­cu­ni grup­pi è sta­to ne­ces­sa­rio tro­va­re un por­ta­vo­ce. Mi ri­fe­ri­sco in mo­do par­ti­co­la­re al grup­po dei "Mar­ti­ri del­le Fos­se Ar­dea­ti­ne e a quel­lo dei Gio­va­ni Mar­ti­ri di tut­te le guer­re" che so­no mor­ti per un’idea­le con nel cuo­re la spe­ran­za di un fu­tu­ro mi­glio­re.

    Par­le­ran­no Spi­ri­ti che nel­la vi­ta fu­ro­no ca­lun­nia­ti o non com­pre­si, e chi ha de­di­ca­to la pro­pria vi­ta agli al­tri. Mi ri­fe­ri­sco in par­ti­co­la­re al­la Ma­dre su­pe­rio­ra del Sa­cro Cuo­re di Fi­ren­ze, Ma­dre Pe­ruz­zi ov­ve­ro Si­mo­net­ta Pe­ruz­zi dei Me­di­ci, che la­sciò il Con­ven­to per aiu­ta­re le don­ne del Ga­na a cre­sce­re i lo­ro bam­bi­ni di cui uno in par­ti­co­la­re le è ri­ma­sto nel cuo­re.

    Nel no­stro grup­po so­no pre­sen­ti 76 Spi­ri­ti di re­li­gio­ne ebrai­ca, ra­strel­la­ti a Ro­ma e tru­ci­da­ti nell’ec­ci­dio del­le Fos­se Ar­dea­ti­ne che non fu sol­tan­to l’or­ro­re di una rap­pre­sa­glia ma mol­to, mol­to di più. An­che lo­ro han­no un por­ta­vo­ce sal­vo al­cu­ni che, di tan­to in tan­to, han­no slan­ci per­so­na­lis­si­mi che mi aiu­ta­no ad amar­li ogni gior­no di più per­ché nel lo­ro ani­mo sen­to che ur­ge il bi­so­gno di aiu­ta­re i lo­ro ca­ri che san­no in dif­fi­col­tà.

    So­no pre­sen­ti mol­ti mem­bri del­la mia fa­mi­glia ma io non pen­so che que­sto ab­bia a che fa­re con il sen­so del­la fa­mi­glia (sal­vo per un pro­fon­do af­fet­to vis­su­to con al­cu­ni di lo­ro) ma piut­to­sto col no­stro DNA in co­mu­ne. In tut­to quel­lo di cui par­le­re­mo vi sa­ran­no due aspet­ti: quel­lo scien­ti­fi­co e quel­lo spi­ri­tua­le sem­pre uni­ti, an­che se scien­za e re­li­gio­ne li vor­reb­be­ro di­vi­si, co­me se tra lo­ro do­ves­se es­ser­ci una bar­rie­ra co­me in­ve­ce non c’è.

    Le per­so­na­li­tà dei va­ri Spi­ri­ti che par­te­ci­pa­no a que­sta mis­sio­ne si so­no in­ter­se­ca­te ma­gi­ca­men­te tra lo­ro con ami­ci­zia e sti­ma re­ci­pro­ca. Il sen­ti­men­to che li ha uni­ti è il de­si­de­rio di far­ci sa­pe­re che ci ama­no, che so­no se­re­ni e che con la mor­te nien­te è per­du­to sal­vo un cor­po che si af­fa­ti­ca e duo­le.

    ***

    Que­sti so­no i lo­ro no­mi:

    S.S. Pio Ma­ria Ma­stai Fer­ret­ti - Ed­gar­do Mor­ta­ra - Re­na­to Vil­lo­re­si -

    S.E. Gia­co­mo An­to­nel­li - S.E. Pier Gae­ta­no Fe­let­ti – Pao­lo – Ce­sa­re - Ric­car­do Che­val­le de la Guar­dien­ne - Al­fon­si­na Cot­ti­ni – An­na Ri­ta Mar­che­si­ni - Car­lo del­la non­na Gem­ma- Car­lo Za­nel­la – Cla­ris­sa Mor­ta­ra - Gem­ma Fur­st - Car­lo Al­ber­to Per­roux - Lui­gi Vil­lo­re­si ( mio ni­po­te ) - Il­da Mor­sel­li - Vit­to­ria Vil­lo­re­si- Giu­sep­pe Cor­de­ro di Mon­te­ze­mo­lo – Wan­da Z – Ed­gar­do Mor­ta­ra ( non­no ) - Ele­na Ode­scal­chi - Lo­ren­zo Sam­pao­le­si – Gio­van­na To­schi - Ar­tu­ro Vil­lo­re­si - Il pa­dre del­lo spi­ri­to mo­le­sto – Ma­dre Si­mo­net­ta Pe­ruz­zi - Hen­ri­cie De Mou­xy de Lo­che - Cri­sti­na Vil­lo­re­si ( pic­co­la )- Adria­na Mal­vi­ci­ni - Sa­lo­mo­ne Mor­ta­ra - Ma­rian­na Mor­ta­ra –

    Ol­tre a 20 Pre­sen­ze che non ri­cor­da­no il pro­prio no­me o non l’han­no vo­lu­to di­re.

    ***

    Le lo­ro sto­rie ci in­tro­dur­ran­no a te­mi che sa­ran­no ap­pro­fon­di­ti nel li­bro"Il Mon­do che ci aspet­ta"

    Il mio com­pi­to, co­me ho già det­to è con­si­sti­to sol­tan­to nel tra­scri­ve­re quel­lo che mi ve­ni­va det­to, fos­se o non fos­se il no­stro lin­guag­gio all’al­tez­za di espri­me­re le sco­per­te che via via riu­sci­va­mo a fa­re ma spe­cial­men­te i sen­ti­men­ti che ci ani­ma­va­no e che riem­pi­va­no il no­stro e il lo­ro cuo­re di gio­ia.

    Sta­vo per di chiu­de­re il pa­ra­gra­fo pre­ce­den­te con la pa­ro­la "ani­ma­va­no" quan­do un gio­va­ne ebreo, del grup­po dei Mar­ti­ri del­la Fos­se Ar­dea­ti­ne, mi ha sug­ge­ri­to que­sta fra­se con un ta­le slan­cio che mi ha fat­to mol­to pia­ce­re ri­fe­rir­la.

    Re­na­to Vil­lo­re­si, mio cu­gi­no, mor­to con lo­ro in quel­le grot­te, è il so­lo aiu­to sul qua­le l’in­te­ro grup­po ha sem­pre po­tu­to con­ta­re e non sol­tan­to quel gior­no ma per tut­ti i me­si che tra­scor­se­ro pri­ma che i lo­ro cor­pi fos­se­ro rin­ve­nu­ti. Tutt’ora al­cu­ni di lo­ro pos­so­no con­ta­re sul suo aiu­to per­ché il lo­ro Ri­po­so (al­tro te­ma di cui par­le­re­mo) è du­ra­to trop­po a lun­go per ra­gio­ni di cui par­le­re­mo ed es­si han­no la ten­den­za a re­sta­re uni­ti per il ti­mo­re di do­ver af­fron­ta­re al­tre pro­ve che san­no su­pe­rio­ri al­le lo­ro for­ze co­me av­ven­ne in quel gior­no tre­men­do.

    A tut­ti lo­ro ho pro­mes­so di an­da­re a Ro­ma per in­con­tra­re i lo­ro pa­ren­ti, pro­ba­bil­men­te i lo­ro di­scen­den­ti. In quell’oc­ca­sio­ne vor­rei an­che in­con­tra­re le per­so­ne me­ra­vi­glio­se che han­no scel­to di spen­de­re gran par­te del lo­ro tem­po per­ché la lo­ro me­mo­ria non an­das­se per­du­ta e rin­gra­ziar­le a no­me di tut­ti lo­ro che san­no di es­se­re sta­ti di­fe­si con for­za e pas­sio­ne da tut­te lo­ro e vor­rei chie­de­re an­ch’io il lo­ro un aiu­to per riu­nir­ci ri­ser­va­ta­men­te af­fin­ché mol­ti di lo­ro la cui me­mo­ria fu dan­neg­gia­ta pos­sa­no, con l’aiu­to dei lo­ro ca­ri, ri­cor­da­re chi era­no pri­ma di quel gior­no e al­lo­ra, for­se, gran par­te dell’or­ro­re che han­no do­vu­to su­bi­re si al­lon­ta­ne­rà dal­le lo­ro men­ti. Pen­sa­te che al­cu­ni di lo­ro, al ri­sve­glio, non sa­pe­va­no nem­me­no che la guer­ra fos­se fi­ni­ta e te­me­va­no per me che cer­ca­vo di aiu­tar­li a ri­cor­da­re. Te­me­va­no che io po­tes­si cor­re­re dei ri­schi oc­cu­pan­do­mi di lo­ro per­ché i te­de­schi non vo­le­va­no che fos­se­ro ri­tro­va­ti. So­no riu­sci­ta a ras­si­cu­rar­li mo­stran­do lo­ro tut­to quel­lo che ho tro­va­to in In­ter­net ri­guar­do a quel pe­rio­do ma spe­cial­men­te al do­po guer­ra, un mo­men­to sto­ri­co che a lo­ro pre­me­va par­ti­co­lar­men­te per ca­pi­re se la lo­ro mor­te era ser­vi­ta per­lo­me­no a ri­sve­glia­re nel cuo­re dei ro­ma­ni quel­la com­pas­sio­ne per la mor­te che spes­so si al­lon­ta­na dai no­stri cuo­ri quan­do c’è una guer­ra. Tut­ti si so­no mol­to com­mos­si quan­do han­no ca­pi­to che il cuo­re dei ro­ma­ni è tut­to per lo­ro tan­to da po­ter ri­pren­de­re con se­re­ni­tà il lo­ro cam­mi­no nel mon­do del­lo spi­ri­to.

    Al­tra fra­se in gras­set­to che mi è sta­ta sug­ge­ri­ta con en­tu­sia­smo da un ra­gaz­zo del grup­po. E’ un ra­gaz­zo en­tu­sia­sta che vor­reb­be re­ga­la­re tut­ta Ro­ma a chi lo ama ma te­me che nes­su­no si ri­cor­di di lui per­ché so­no pas­sa­ti mol­ti an­ni e lui non si è ri­co­no­sciu­to nel­le fo­to­gra­fie in bian­co e ne­ro che ho mo­stra­to in In­ter­net né si ri­cor­da il suo no­me. La so­la trac­cia che mi ha da­to, per­ché io po­tes­si rin­trac­cia­re qual­cu­no dei suoi ca­ri è una vec­chia si­gno­ra, dol­cis­si­ma, che lo chia­ma e gli par­la con af­fet­to di ma­dre, e non di non­na. Mi ha det­to che vi­ve in una ca­sa pic­co­lis­si­ma, di sua pro­prie­tà, vi­ci­no a Ro­ma.

    ***

    Sic­co­me que­sta mis­sio­ne è sta­ta sem­pre osteg­gia­ta da uno Spi­ri­to la cui mor­te av­ven­ne a cau­sa di vi­cen­de du­re e squal­li­de che gli fe­ce­ro per­de­re ogni equi­li­brio, mi è sem­bra­to op­por­tu­no da­re per pri­mo la pa­ro­la a suo pa­dre, che non fa par­te del no­stro grup­po di stu­dio e di la­vo­ro ma ugual­men­te vor­reb­be aiu­tar­lo a ca­pi­re co­me cer­te co­se ac­ca­do­no.

    Do­po di lui par­le­ran­no le Gui­de che ci ac­com­pa­gna­no lun­go que­sto cam­mi­no spi­ri­tua­le. I lo­ro no­mi so­no: Il Pen­sa­to­re, Il Me­dia­to­re e Spi­ri­to Ami­co.

    ***

    Il pa­dre del­lo spi­ri­to che di­stur­ba i no­stri con­tat­ti-Gene­ti­ca, mar­ti­rio, re­spon­sa­bi­li­tà, amo­re, ven­det­ta.)

    Il mio no­me non con­ta

    Vor­rei par­la­re con mio fi­glio col per­mes­so del Pa­dre ( Pio IX che è a Ca­po di que­sta mis­sio­ne) per­mes­so che non ho mai chie­sto e di que­sto mi scu­so ma fu­ro­no l’im­pe­to e l’in­di­gna­zio­ne a far­mi di­re quel­le pa­ro­le che og­gi non ri­cor­do ma che vi col­pi­ro­no fi­no a far­vi pian­ge­re.( Quel con­tat­to av­ven­ne cir­ca un me­se fa e l’ana­li­si che lui fe­ce del­la ge­ne­ti­ca fu par­ti­co­lar­men­te du­ra ).

    Ri­cor­do di aver­vi rap­pre­sen­ta­to un’ana­li­si del suo ani­mo( par­la dell’ani­mo del fi­glio ) cor­rot­to da una ma­dre che peg­gio­re al mon­do non po­te­va es­ser­ci.

    Quan­do ero an­co­ra in vi­ta non eb­bi mo­do di di­re a mio fi­glio tut­to l’amo­re che ho sem­pre pro­va­to per lui e sua so­rel­la. Vor­rei far­lo ades­so nel­la spe­ran­za che es­si vo­glia­no ascol­tar­mi.

    ( Ora si ri­vol­ge di­ret­ta­men­te al fi­glio )

    Ti pre­go, to­gli­ti dal­la men­te quel dub­bio che ti ha sem­pre di­la­nia­to l’ani­ma non aven­do il co­rag­gio di chia­rir­lo. Sap­pi che io ho vi­sto il tuo im­ba­raz­zo men­tre ten­ta­vi di de­pi­sta­re quel­la don­na, tua ma­dre, dal tro­var­ci e que­sto mi è ba­sta­to per ca­pi­re in qua­le sta­to con­fu­sio­na­le lei ti aves­se ri­dot­to.

    ( Ora si ri­vol­ge a me )

    Quel­la don­na ( par­la di sua mo­glie, del­la ma­dre di suo fi­glio ) non avrà mai il mio per­do­no a co­sto di re­sta­re do­ve so­no per l’eter­ni­tà e sai per­ché? Io ero buo­no e lei lo sa­pe­va. Mi in­gan­nò ri­spet­to al­la sua ve­ra na­tu­ra che era lus­su­rio­sa co­me quel­la di lui. Dis­se e ma­ni­fe­stò il ti­mo­re che lui a me so­mi­glias­se sa­pen­do, per espe­rien­za di­ret­ta che vol­le fa­re per lus­su­ria, che so­mi­glia­va a lei e non a me se non po­co co­mun­que ab­ba­stan­za da es­se­re di­ver­so da lei.

    Il re­sto, Si­mo­net­ta, è do­lo­re, un do­lo­re gran­dis­si­mo. Cer­ca di non in­sul­tar­lo, ca­ra la mia bim­ba of­fe­sa, svil­la­neg­gia­ta e de­lu­sa e rin­gra­zia il cie­lo che ha man­da­to schie­re di an­ge­li a pro­teg­ger­ti co­me con me non po­té fa­re per­ché io non chie­si aiu­to a Dio pri­ma di uc­ci­der­mi.

    Io non vi­di al­tra stra­da per sal­va­re l’ono­re dei miei fi­gli e quel­lo del­la lo­ro ma­dre se non quel­la di uc­ci­der­mi mai im­ma­gi­nan­do quel­lo che sa­reb­be suc­ces­so.

    Ora in­vo­co il cie­lo per te e tut­ti voi che sta­te vi­ven­do co­me non è pos­si­bi­le vi­ve­re an­che se voi sie­te di­spo­sti a far­lo pur di non man­ca­re al­la pro­mes­sa che ave­te fat­to di non ab­ban­do­na­re l’im­pe­gno di que­sta mis­sio­ne che vi sie­te as­sun­ti.

    Ma ora, Si­mo­net­ta scri­vi quel­lo che ognu­no di lo­ro ti di­rà per­ché da og­gi io gli re­ste­rò ac­can­to per­ché que­sto il cie­lo mi ha sug­ge­ri­to di fa­re per sol­le­var­mi dal do­lo­re di aver­li ab­ban­do­na­ti in quel­le ma­ni as­sas­si­ne gron­dan­ti il no­stro san­gue sen­za ren­der­mi con­to che, in quel­la si­tua­zio­ne, lo­ro non avreb­be­ro po­tu­to ca­pi­re per­ché mi fos­si uc­ci­so.

    Con lo­ro lei fu al suo me­glio; e hai vi­sto i ri­sul­ta­ti?

    Nel­la vi­ta, lui scel­se la com­pa­gnia del­le don­ne cru­de­li che in­con­trò. Si spo­sò per­ché non sep­pe re­si­ste­re al­la se­du­zio­ne di una don­na che non lo ama­va ma che era bel­la e se­du­cen­te co­me più tar­di non po­té re­si­ste­re al­la se­du­zio­ne del­le fi­glie che non sep­pe­ro fa­re di me­glio che imi­tar­la aven­do ca­pi­to co­me la ma­dre con quei mo­di riu­scis­se ad ot­te­ne­re tut­to quel­lo che vo­le­va e che sol­tan­to una vec­chia si­gno­ra ma­lan­da­ta vi­de e com­pre­se tut­to ma fu su­bi­to al­lon­ta­na­ta con di­sprez­zo.

    Per il mo­men­to non avrei al­tro da ag­giun­ge­re ma mol­to an­co­ra ci sa­rà da di­re quan­do quel­lo che og­gi stra­vol­ge mio fi­glio si pla­che­rà den­tro di lui ma an­che den­tro di me per­che so­no of­fe­so dal­la sua ar­ro­gan­za e dal­la sua cru­del­tà ver­so di te e tut­ti voi per­ché lui og­gi so­mi­glia a sua ma­dre men­tre un tem­po so­mi­glia­va an­che a me e dun­que era di me che ave­va bi­so­gno a quell’età per con­tra­sta­re quel­la par­te del­la sua na­tu­ra che so­mi­glia­va a quel­la di lei che pre­se il so­prav­ven­to.

    Lui sa­pe­va di so­mi­gliar­mi ma sa­pe­va an­che di non po­ter­mi so­mi­glia­re, pe­na la di­saf­fe­zio­ne di lei.

    A pre­sto ca­ra e non pian­ge­re. Il cie­lo ti ha ri­ser­va­to co­se bel­lis­si­me che po­trai vi­ve­re tra non mol­to e al­lo­ra ve­drai tut­to con oc­chi di­ver­si an­che se per po­chis­si­mo tem­po per­ché la tua vi­ta sta per fi­ni­re. Cer­ca di fa­re quel­lo che ti è sta­to chie­sto con la gen­ti­lez­za che ti è na­tu­ra­le.

    Tu non sa­rai co­stret­ta, co­me lo fu lei ad uc­ci­der­ti quan­do com­pre­se la de­ter­mi­na­zio­ne dell’al­tra a ro­vi­nar­le la vi­ta. Non fa­re nien­te di ir­re­vo­ca­bi­le e non man­da­re que­sto bra­no a nes­su­no per il bi­so­gno di con­di­vi­de­re con al­tri la tua do­lo­ro­sis­si­ma espe­rien­za tan­to nes­su­no la ca­pi­reb­be né la com­pren­de­reb­be per­ché as­sur­da, all’ap­pa­ren­za, tan­to da non sa­pe­re co­me in­qua­drar­la co­me del re­sto fai fa­ti­ca an­che tu ad in­qua­drar­la es­sen­do che tut­to ti sem­bra­va as­sur­do co­me del re­sto è sem­bra­to as­sur­do an­che a lui che pe­rò ho vo­lu­to vi­ve­re se­con­do il suo ta­len­to e la sua cru­del­tà co­me non po­té fa­re nel­la vi­ta con al­tret­tan­ta li­ber­tà. Un gior­no i tuoi fi­gli sa­pran­no tut­to quel­lo che hai do­vu­to sof­fri­re in si­len­zio.

    Sa­rà lui a far sì che tut­to pos­sa tor­na­le al­la nor­ma­li­tà e che fi­ni­sca que­sta do­lo­ro­sis­si­ma espe­rien­za per te e per il Pa­dre da lui fu de­lu­so e in­gan­na­to per­ché del­la sua bon­tà e in­tel­li­gen­za era si­cu­ro co­me non avreb­be do­vu­to es­se­re per­ché un gior­no mio fi­glio scel­se il ma­le e il ma­le gli fe­ce cre­de­re che tut­to a lui era do­vu­to fa­cen­do­lo sen­ti­re po­co al di sot­to di Dio.(ora si ri­vol­ge di nuo­vo al fi­glio)

    So di aver­ti in­vi­ta­to non una vol­ta ma mol­te vol­te a rav­ve­der­ti e hai sem­pre ri­fiu­ta­to co­me ri­fiu­tò tua ma­dre un ac­cor­do più che ono­re­vo­le e lar­go ma­te­rial­men­te e sai per­ché? Era co­sì in­vi­dio­sa del­la bel­lez­za di lei da non re­si­ste­re all’im­pul­so di ro­vi­nar­le la vi­ta e quan­do glie­lo fe­ce sa­pe­re lei scel­se di uc­ci­der­si piut­to­sto che es­se­re la cau­sa del­la mia ro­vi­na e del do­lo­re di suo ma­ri­to. Ma quel do­lo­re lui do­vet­te vi­ver­lo ugual­men­te per­ché gli fu con­ces­so di ve­der­la dal­la po­li­zia e lei, an­co­ra og­gi, di tan­to in tan­to va a tro­var­lo per con­so­lar­lo spie­gan­do­gli che all’amo­re non si re­si­ste, pe­na la vi­ta.

    Og­gi sia­mo in­sie­me per­ché ognu­no qui per­cor­re la sua stra­da e di tan­to in tan­to si ri­po­sa con le per­so­ne che ama. Quel po­co tem­po può du­ra­re me­si per­ché il tem­po qui non ha cal­co­lo se non in noi stes­si e do­po ri­pren­dia­mo il no­stro cam­mi­no con una me­mo­ria che ci ri­por­ta a un pas­sa­to sul qua­le oc­cor­re­va ri­flet­te­re spe­ran­do di non ave­re a no­stra vol­ta mos­so cau­se i cui ef­fet­ti do­vran­no es­se­re com­pen­sa­ti.

    Ad­dio e a pre­sto

    ***

    La Guida:Il Mediatore

    Pri­ma di par­lar­vi del ma­le, che è una for­za che spes­so ir­rom­pe nel­la vi­ta del­le per­so­ne, vor­rei dir­vi cos’è una Gui­da o me­glio chi è una Gui­da.

    Una Gui­da è uno Spi­ri­to che ha con­clu­so il ci­clo del­le in­car­na­zio­ni e ha scel­to di da­re il pro­prio aiu­to a chi, in­car­na­to ( ma a vol­te an­che di­sin­car­na­to ) è in dif­fi­col­tà in una fa­se dell’esi­sten­za che è du­ra per chi ha scel­to la Ter­ra co­me luo­go di espe­rien­za nel­la ma­te­ria­li­tà e l’ha scel­ta per com­pren­de­re la dif­fe­ren­za che esi­ste tra la ma­te­ria e lo Spi­ri­to.

    L’in­car­na­zio­ne è fat­ta di 2 mo­men­ti car­di­ne che si ri­pe­to­no mol­te vol­te.

    Nel­la pri­ma lo Spi­ri­to vi­ve ov­ve­ro fa la sua espe­rien­za in un cor­po uma­no. Nell’al­tra esi­ste nel­la di­men­sio­ne spi­ri­tua­le, pri­ma di do­ver­si in­car­na­re nuo­va­men­te. Nel­la di­men­sio­ne spi­ri­tua­le po­trà ri­flet­te­re an­che a lun­go sul­le espe­rien­ze che avrà vis­su­to sul­la Ter­ra.

    Con que­sto ho in­te­so di­re che l’espe­rien­za dell’in­car­na­zio­ne com­pren­de mol­te vi­te e che vi è con­ti­nui­tà tra i due mo­men­ti che si ri­pe­to­no fi­no a quan­do i con­cet­ti di Ma­te­ria­li­tà e Spi­ri­tua­li­tà non sa­ran­no com­pre­si in quan­to Prin­ci­pi an­ti­te­ti­ci.

    Il fi­ne ul­ti­mo dell’In­car­na­zio­ne è quel­lo di ri­co­no­scer­ci in quan­to Spi­ri­ti ai qua­li fu re­ga­la­ta l’Eter­ni­tà. Co­no­sce­re il prin­ci­pio del­la ma­te­ria­li­tà ci aiu­ta a rag­giun­ge­re, at­tra­ver­so la sof­fe­ren­za che nel­la vi­ta non man­ca mai, una Con­sa­pe­vo­lez­za di noi stes­si che al­tri­men­ti non avrem­mo. Que­sta Con­sa­pe­vo­lez­za è rag­giun­gi­bi­le an­che con al­tri mez­zi me­no du­ri del­la Ter­ra che spes­so vie­ne ab­ban­do­na­ta nel­le vi­te suc­ces­si­ve pre­fe­ren­do al­tri pia­ne­ti più dol­ci do­ve il te­ma del­lo Spi­ri­to è co­no­sciu­to e ri­spet­ta­to.

    Nel mio ca­so, per rag­giun­ge­re quel­la Co­no­scen­za di me stes­so e dei miei mez­zi in quan­to Spi­ri­to oc­cor­se­ro mol­te vi­te e mol­to do­lo­re.

    Og­gi so­no li­be­ro dal vin­co­lo del cor­po e me­mo­re del­la du­rez­za dell’espe­rien­za che ho vis­su­to ho de­ci­so di aiu­ta­re co­lo­ro che han­no scel­to la Ter­ra fa­cen­do lo­ro sa­pe­re co­me com­bat­te­re il ma­le che è in lo­ro stes­si ed è il ve­ro ne­mi­co che han­no e che oc­cor­re che lo com­bat­to­no nell’uo­mo, ov­ve­ro in lo­ro stes­si.

    Ma per pri­ma co­sa de­vo chia­ri­re co­sa è il ma­le e co­me ope­ra.

    Vi ba­sti, co­me esem­pio, la vi­cen­da uma­na del­lo Spi­ri­to che og­gi, in pre­da al ma­le si di­ver­te ad osteg­gia­re non sol­tan­to la pub­bli­ca­zio­ne di que­sto li­bro ma di tut­ti i li­bri che stia­mo scri­ven­do spe­ran­do in tut­ti i mo­di di con­fon­de­re la men­te di chi scri­ve per­ché è la chia­rez­za che il ma­le non vuo­le che vi sia per­ché è nel­la con­fu­sio­ne che pro­spe­ra il do­lo­re, do­lo­re che lui, non vo­len­do­si ri­co­no­sce­re co­me Spi­ri­to, pre­fe­ri­sce trat­te­ne­re in sé in quan­to for­za da usa­re co­me cla­va con­tro chiun­que gli di­ca che lui è mor­to co­me uo­mo co­sa del tut­to inam­mis­si­bi­le per lui per­ché an­co­ra uo­mo si sen­te e non Spi­ri­to seb­be­ne del­lo Spi­ri­to ab­bia com­pre­so, la li­ber­tà e i po­te­ri dei qua­li dei qua­li abu­sa .Quel­la li­ber­tà lo sta fa­cen­do sen­ti­re me­no suc­cu­be di quan­to non sia sta­to un tem­po non lon­ta­no. Og­gi vor­reb­be di­sper­de­re que­sto grup­po met­ten­do­vi gli uni con­tro gli al­tri per la ca­pa­ci­tà che ha di imi­ta­re cia­scu­no di voi co­sì da par­la­re al vo­stro po­sto crean­do una gran­de con­fu­sio­ne es­sen­do lui in­vi­si­bi­le a qua­si tut­ti voi. Per for­tu­na tu, pur non ve­den­do­lo, sei in gra­do di ri­co­no­scer­lo e al­lo­ra lui in­cru­de­li­sce su di te che lo osta­co­li nel suo vo­le­re, nei suoi fol­li pro­gram­mi ep­pu­re pos­si­bi­li seb­be­ne frut­to di im­ma­gi­ni di­stor­te per lo sfor­zo che fa per so­prav­vi­ve­re in una di­men­sio­ne che non è la sua.

    Per te quel­lo tut­to che sta av­ve­nen­do è par­ti­co­lar­men­te do­lo­ro­so per­ché nel­la vi­ta hai co­no­sciu­to que­sto Spi­ri­to e ti sem­brò di­ver­so e par­ti­co­lar­men­te in­tel­li­gen­te co­me og­gi non è tan­to da ar­ri­va­re al pun­to da sfi­da­re Dio dal qua­le si sen­te tra­di­to o igno­ra­to. Il suo li­vel­lo evo­lu­ti­vo è tal­men­te bas­so e la sua men­te è co­sì of­fu­sca­ta dall’ar­ro­gan­za da non ca­pi­re nem­me­no che l’In­fer­no che si è in­ven­tan­do è tut­to suo e suo sol­tan­to. Que­sto aspet­to ca­rat­te­ria­le sem­bra in­su­pe­ra­bi­le per lui an­che do­po la mor­te tan­to da pren­der­se­la con te per ro­vi­nar­ti la vi­ta, la sa­lu­te, gli af­fet­ti do­po aver­ti di­strut­to eco­no­mi­ca­men­te di pro­po­si­to con­fi­dan­do nel­la fi­du­cia che ave­vi ri­po­sto in lui.

    Lui trat­tie­ne in sé il ma­le per pau­ra e de­bo­lez­za e il ma­le gli im­po­ne di di­strug­ge­re que­sta mis­sio­ne e lui, seb­be­ne stan­co ub­bi­di­sce a quel­la par­te di se che non equi­vo­ca­va e in­ve­ce di com­bat­ter­la og­gi si ab­ban­do­na all’estro che lo spin­ge qua e là co­me una fo­glia al ven­to. Or­mai la sua men­te è co­sì con­fu­sa che, seb­be­ne mor­to da ol­tre un de­cen­nio in­ten­de con­ti­nua­re a vi­ve­re da vi­vo, né gli in­te­res­sa esi­ste­re se­re­na­men­te e sen­za af­fan­ni che pre­fe­ri­sce ri­co­strui­sce qui con l’im­ma­gi­na­zio­ne co­sì da po­ter­li vi­ve­re e far vi­ve­re a te. Tut­ti que­sti ac­ca­di­men­ti, non so­no af­fat­to usua­li nel­la se­re­ni­tà di que­sto luo­go e quan­do lui po­trà ri­tro­va­re un bar­lu­me di lu­ci­di­tà, che di pro­po­si­to non vuo­le ri­tro­va­re per non do­ver ri­spon­de­re nem­me­no a se stes­so dell’in­fe­li­ci­tà che ti pro­cu­ra, eb­be­ne an­che al­lo­ra se ne pen­ti­rà ma non co­me di una col­pa sua ma sem­pre di al­tri.

    XXX

    Si­mo­net­ta - Pri­ma di pre­sen­ta­re ad uno ad uno tut­ti gli Spi­ri­ti del grup­po vor­rei che par­las­se an­che la Gui­da che ha già ha avu­to mol­ti con­tat­ti con la Ter­ra. Il cui no­me è: "Il Pen­sa­to­re"un no­me che si die­de a suo tem­po mol­to ap­pro­pria­to per una Gui­da.

    Il Pensatore"

    (Co­me il Me­dia­to­re an­che que­sta Gui­da ha pre­so più vol­te con­tat­to col Cer­chio Es­se­no di Ro­ma)

    Ca­ris­si­mi e ri­tro­va­ti ami­ci del Cer­chio Es­se­no, so­no pro­prio io, Il Pen­sa­to­re e voi cer­ta­men­te ave­te avu­to no­stal­gia di me co­me io di voi ed è per que­sto che so­no ve­nu­to a da­re una ma­no, co­me ero so­li­to di­re a Ro­ma, a Si­mo­net­ta in quan­to Spi­ri­to in­car­na­to che ama il cie­lo ma spe­cial­men­te che vor­reb­be sa­pe­re mol­to di più sul­la di­men­sio­ne spi­ri­tua­le di cui non ha me­mo­ria men­tre qui noi

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