La Strega dell'Isola
Di Luca Asero
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Anteprima del libro
La Strega dell'Isola - Luca Asero
La Strega dell’Isola
Dedico questo racconto a mio Padre, mia Madre, mia Moglie,
ed a tutti i genitori
poiché solo un genitore è in grado
di amare la sua progenie in modo assoluto.
Questo racconto è liberamente ispirato ad una leggenda originaria della Sardegna,
le Coga (o sa coga per dirla alla sarda) e come tutte le leggende, è frutto della credenza e del tentativo di spiegare avvenimenti, alle volte incomprensibili o misteriosi, con qualcosa di più facile
intuizione per le persone delle epoche passate.
Bisogna però dire che c’è sempre un fondo di verità in ogni leggenda, tutte le dicerie perfino le più incredibili o all'apparenza astruse, vengono generate da accadimenti reali e da basi logiche.
Bisogna però saperle andare a cercare.
Ogni idea o riferimento alla religione che possa essere presente in
questo racconto è solo ed esclusivamente
frutto della fantasia e delle sensazioni del lettore.
Ogni scelta è fatta in base all’immaginazione
ed al filo del racconto in essere, non ha nulla che vedere
con le idee e le opinioni dello scrittore.
In alcun modo intendo forviare o
deridere le idee di religione o di sacralità
di chiunque si accinga a leggere questo manoscritto.
Ne intendo orientare alcuno verso
una fede religiosa piuttosto che un’altra
andando a sovvertire ciò che ognuno
ha liberamente scelto
di seguire.
Con rispetto per chiunque
ASERO Luca
Era una calda mattina di luglio, il sole splendeva ed il vento si opponeva al caldo cocente della strada, creando dei piccoli mulinelli di polvere e qualche foglia. Erano circa le dieci del mattino e Castle Combe con le sue trecentocinquanta anime non si era ancora riempita di turisti.
Jeremy camminava per la strada, con la mente assorta come sempre nei suoi pensieri di giovane, i suoi passi si cadenzavano uno dopo l’altro e quasi si confondevano i suoni con quelli circostanti, fu proprio quel mattino che per puro caso vide una ragazza che non aveva ma visto prima.
Era bastato un istante, un solo sguardo ed il cuore di Jeremy venne rapito dalla bellezza di quella fanciulla; chi mai fosse stata non si sa, eppure a Castle Combe si conoscevano tutti. Jeremy non capiva come mai l’immagine di quella ragazza continuava ad affiorare nella sua mente; forse perché la sua bellezza sembrava provenire d’altri tempi. Doveva avere pressappoco venticinque anni; non usava alcun tipo di make-up, eppure gli occhi, quegli splendidi occhi color ghiaccio, avevano un taglio molto ben definito, un naso sottile ed elegante e le labbra di un carminio così vivo da sembrare quasi sanguinanti; alta circa un metro e settanta, teneva i capelli raccolti all’indietro, erano neri, lucenti e splendevano come un’onice al sol; sembrava una di quelle modelle che spesso vengono raffigurate nei cartelloni pubblicitari.
Quella ragazza lo aveva incantato e lui doveva assolutamente conoscerla; fu così che iniziò a seguirla fino alla croce di mercato, dopodiché svoltato l’angolo non riuscì più a vederla. Un po’ sconsolato, tornò a casa e in lontananza oltre il ponte, poteva già distinguere i contorni del fabbricato a lui familiare; le pietre a vista del prospetto ed il tetto marrone e spiovente lo avevano sempre rasserenato e lo facevano sentire al sicuro sin da piccolo, soprattutto quando tornava da scuola dopo aver preso un brutto voto, oppure dopo essere stato oggetto di scherno da parte di William, il bulletto dell’epoca.
Ma oggi quell’incantesimo non accadeva. Davanti a sé, c’era ormai casa sua, ma lui vedeva solo quel viso dai tratti quasi eterei, incastonato in una cornice di lunghi capelli d’ebano che mettevano in risalto quegli occhi così chiari che si stagliavano sul colorito bronzeo della carnagione e quelle labbra perfette, piene e rosse che si incurvavano in un sorriso.
Entrato in casa venne accolto, come sempre, dal caloroso saluto di sua madre; quel:
Bentornato, com’è andata oggi?
Aveva sempre avuto una risposta positiva, anche se non era la verità, ma non oggi, Jeremy era come ipnotizzato ed a stento udì la voce del genitore, sua madre era in cucina e si affacciò dalla porta per capire cosa fosse accaduto; indossava un bel grembiule azzurro con la scritta umoristica se oggi cucino io ci sarà un perché!
che le era stato regalato dal figlio molti anni prima; l’intesa che vi era tra loro due era molto forte. Preoccupata, come solo una madre può esserlo, si diresse verso la camera di Jeremy e lo trovò seduto sul letto immerso nei suoi pensieri e con un sorriso da sognatore dipinto in volto, che diciamolo pure, sul viso di Jeremy lo faceva sembrare ancor più svanito del solito, non perché lo fosse ma solo perché di sua natura sembrava sempre immerso in un mondo di fantasia; forse erano gli occhiali dalla spessa montatura, oppure il taglio di capelli che un po’ ricordava i primi anni ’60 con i capelli tirati all’indietro e la riga di lato, e che quindi lo faceva apparire fuori luogo ed ovviamente oggetto di scherno da parte dei suoi coetanei. Elly, così si chiama la dolce donna, disse:
Conosco quell’espressione. Chi è la fortunata?
Jeremy non poté far altro che fare spallucce per un istante e rispondere:
"Non lo so, l’ho vista mentre tornavo a casa e l’ho seguita fino