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Il dolce sapore della vendetta: Harmony Collezione
Il dolce sapore della vendetta: Harmony Collezione
Il dolce sapore della vendetta: Harmony Collezione
E-book143 pagine2 ore

Il dolce sapore della vendetta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Un uomo. Una donna. Due famiglie. E un'agognata vendetta.



Cesare Gambrelli, noto e ricco imprenditore, è sconvolto per la perdita della sorella, e non ha dubbi su chi sia il colpevole dell'incidente che l'ha causata: Simon Ingram, il fidanzato di lei, che era alla guida dell'auto. Così decide di vendicarsi sposando Robin, sorella di Simon, contro la sua volontà. Il problema è che la vicinanza della giovane e bella Robin si rivela essere molto più gradita di quanto Cesare potesse sospettare, e anche la ragazza non è immune al suo fascino latino. Quando poi Cesare scopre che le cause dell'incidente potrebbero essere diverse da quelle che lui immaginava, la situazione fra loro si complica, mettendo in discussione ogni certezza acquisita.
LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2017
ISBN9788858974964
Il dolce sapore della vendetta: Harmony Collezione
Autore

Carole Mortimer

Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’

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    Anteprima del libro

    Il dolce sapore della vendetta - Carole Mortimer

    Mediterraneo...

    1

    «Chi è la donna in compagnia di Charles Ingram?» domandò Cesare in tono brusco.

    «Scusa?» Peter Sheldon lo guardò confuso.

    Cesare strinse le labbra, ricacciando indietro una battuta impaziente. Dopotutto, nonostante si trovassero a una cena di beneficenza, i due uomini stavano discutendo di affari. Almeno fino a quando la sua attenzione non era stata catturata dalla bellissima donna che si trovava accanto a Charles Ingram, il suo più acerrimo nemico.

    Cesare sorrise mostrando i denti perfetti, ancora più bianchi in contrasto con la carnagione olivastra, ma i suoi occhi rimasero freddi. «Chiedevo chi è la donna stupenda in compagnia di Charles Ingram» ripeté, mantenendo un tono neutrale, senza mai staccare lo sguardo dall’insolita coppia.

    A quasi sessant’anni e con i capelli bianchi, Charles Ingram era ancora un bell’uomo. Nonostante il locale fosse affollato di donne ingioiellate vestite con capi firmati e di uomini in completi da sera fatti su misura, la donna al suo fianco riusciva a farsi notare per la sua straordinaria avvenenza.

    Aveva capelli color miele che le scendevano sulle spalle in morbide onde e occhi - Cesare lo vedeva persino da quella distanza - viola scuro; pelle candida, labbra piene, collo lungo e sottile. L’abito bianco di taglio semplice ma elegante la fasciava, mettendo in evidenza le sue curve seducenti. In quel momento stava ridendo alle parole di Charles Ingram e le scintillavano gli occhi.

    Una delle sue mani sottili, che certamente sapevano accarezzare un uomo fino a fargli perdere la testa, era posata sul braccio del suo cavaliere e Cesare suo malgrado digrignò i denti di fronte all’aria di intimità che aleggiava tra i due, nonostante la differenza di età.

    «Bellissima, vero?» mormorò Peter Sheldon in tono di apprezzamento. «Bellissima ma inavvicinabile» aggiunse con rammarico.

    «Vuoi dire che Ingram vanta diritti esclusivi su di lei?» domandò Cesare, irritato all’idea di tanta bellezza sprecata per Charles Ingram. Cesare parlava un inglese perfetto, come pure l’italiano, la sua lingua madre, il francese, il tedesco e lo spagnolo.

    «Ma che cosa dici!» esclamò l’altro, divertito. «Quella è Robin Ingram, la figlia di Charles» spiegò Peter, suscitando lo sguardo perplesso di Cesare.

    La figlia di Charles e non la sua amante, come lui aveva immaginato, pregustando l’idea di sedurla strappandola al suo maturo compagno.

    Negli ultimi tre mesi, Cesare aveva raccolto tutte le informazioni possibili su Charles Ingram, cercando di conoscere ogni particolare della vita del suo nemico, compresa la taglia delle sue camicie.

    Naturalmente non ignorava l’esistenza di Robin, ma aveva pensato, evidentemente sbagliandosi, che Robin fosse il figlio più giovane di Charles e non la figlia, visto che il nome poteva essere sia maschile sia femminile.

    Dunque è una donna... e che donna.

    Quel particolare poteva modificare il suo piano di vendetta nei confronti della famiglia Ingram...

    «Papà, conosci quel tipo? Aspetta, non voltarti a guardarlo!» pregò Robin in un sussurro. «È in fondo alla stanza, un tipo con gli occhi scuri e un’aria straniera.»

    «Un bell’uomo dall’aspetto mediterraneo?» scherzò affettuosamente suo padre.

    «Sì» ammise lei con una smorfia divertita. «Ma non è quella la ragione per cui l’ho notato.»

    «Davvero?» Charles Ingram sorrise indulgente.

    «Davvero» insistette lei. «Mi sta fissando da almeno dieci minuti...»

    «Ti fisserei anch’io, se non fossi mia figlia!» esclamò suo padre, accarezzandole una mano. «Sei davvero stupenda, questa sera, Robin» aggiunse tornando serio. «E sono felice che tu mi abbia persuaso ad accompagnarti qui. Hai ragione, non possiamo continuare a nasconderci solo perché qualcuno potrebbe parlare di Simon.»

    Lei staccò lo sguardo dall’uomo che la fissava con tanta insistenza per rivolgerlo al padre, al suo viso segnato dalle rughe lasciate dal dolore.

    Gli ultimi tre mesi non erano stati facili per nessuno dei due. La morte improvvisa di suo fratello Simon in un incidente d’auto aveva distrutto le loro vite. Nessuno dei due si era ancora fatto una ragione di quella perdita e forse non ci sarebbero mai riusciti del tutto. Però, quella sera, era riuscita almeno a persuadere suo padre ad accompagnarla a quella cena di beneficenza, convinta che fosse arrivato il momento di ricominciare a vivere.

    «Non ne parliamo. Torniamo invece a questo affascinante sconosciuto.» Suo padre si sforzò di adottare un tono gioviale. «Qual è?» Si voltò per esaminare il salone, affollato di personalità che avevano pagato cinquemila sterline per poter partecipare all’evento.

    «Non ti può sfuggire» sussurrò Robin, di nuovo oggetto dello sguardo dell’uomo misterioso. «È molto alto, fra i trenta e i quarant’anni, con i capelli scuri piuttosto lunghi» lo descrisse, turbata dai suoi occhi scuri scintillanti e scossa suo malgrado da un brivido di eccitazione. «Si trova vicino a Peter Sheldon... che cosa c’è?» Si voltò a guardare il padre, spaventata dall’improvvisa tensione che gli aveva contratto il braccio.

    «Stai alla larga da quell’uomo» le intimò bruscamente Charles, spostandosi in modo da proteggerla dallo sguardo insistente dell’uomo.

    «Ma chi è?» domandò Robin, sorpresa da tanta veemenza.

    «Cesare Gambrelli.»

    Quel nome le suonava familiare, tuttavia, in quel momento, non riuscì a ricordare perché.

    «Italiano» continuò Charles Ingram. «Ricchissimo. Proprietario, tra le altre cose, della catena di Alberghi Gambrelli

    Ecco perché il nome non mi è nuovo, pensò Robin. Lei stessa aveva alloggiato più di una volta in un albergo di quella catena esclusiva.

    Ma chi non conosceva quei complessi lussuosi che si trovavano in tutte le capitali del mondo? E poi la compagnia aerea, gli studi cinematografici...

    L’uomo che la stava fissando era il proprietario di tutto quello... Ma ciò non spiegava l’intensa avversione dimostrata per lui da suo padre.

    «Non capisco» cominciò, perplessa, «che cosa... Non voltarti, credo stia venendo da noi.»

    Dalla sua altezza di un metro e settantacinque, con i tacchi dei sandali di otto centimetri, Robin riusciva facilmente a vedere al di sopra delle spalle del padre. Cesare Gambrelli si stava avvicinando proprio a loro.

    «Charles» disse all’uomo senza un sorriso e senza tendere la mano, inserendosi tra padre e figlia e rivolgendo l’attenzione a Robin. «Immagino che lei sia la sua bellissima figlia.»

    «Sì, è Robin» presentò Charles Ingram, evidentemente scosso da quell’improvvisa apparizione. «Mi sorprende vederla a questa serata, Gambrelli.»

    Cesare non fece mistero del suo interesse per Robin, studiandola attentamente, dalle labbra piene agli occhi viola, al seno sodo e provocante, proprio come aveva immaginato guardandola da lontano. Tornò a rivolgersi a Charles. «Mi considera un uomo poco caritatevole?» lo stuzzicò.

    Robin aveva una chiara percezione del giudizio di suo padre su quell’uomo e quel breve scambio di battute lo confermò: Cesare Gambrelli era pericoloso. Ma era anche l’uomo più affascinante che lei avesse mai incontrato: occhi talmente scuri da sembrare neri, naso aquilino, labbra perfette, mento squadrato, spalle ampie e muscolose, corpo agile e vigoroso, capelli ravviati all’indietro, neri come l’ebano, che sulla nuca sfioravano il colletto della camicia candida.

    Il modo in cui l’aveva appena guardata, l’attenzione con la quale aveva studiato ogni centimetro del suo viso prima di soffermarsi sul seno, rivelato dalla scollatura dell’abito senza spalline, non aveva fatto altro che aumentare l’imbarazzante consapevolezza della sua presenza.

    Robin era arrossita e il respiro si era fatto irregolare; non per il disagio, ma per l’eccitazione che quell’uomo le suscitava...

    «Niente affatto» tagliò corto Charles. «Ma questa è una cena di beneficenza a favore del British Charity e si dice che la carità comincia a casa propria, non è vero?»

    Cesare contrasse le labbra. «Così recita il proverbio. Comunque, io mi sento più siciliano che italiano» spiegò.

    Robin si accorse che quelle parole, pronunciate con un incomprensibile tono di sfida, avevano fatto aumentare la tensione del padre.

    Che cosa sta succedendo? La loro conversazione maschera qualcos’altro, le loro parole alludono a qualcosa di diverso, qualcosa che io ignoro.

    «Non lo sapevo» mormorò Charles Ingram, in risposta al commento dell’altro.

    Un grave errore, secondo il giudizio di Cesare. I siciliani sono noti in tutto il mondo per lo stereotipo che li vede passionali e vendicativi e, in effetti, lui non aveva perdonato agli Ingram di essere stati la causa della morte di sua sorella, e soprattutto di averla strappata a suo figlio Marco.

    «Come sta andando la serata, signorina Ingram?» Cesare si rivolse a Robin. Non gli era sfuggito, tradito dalla stoffa leggera dell’abito, il turgore del suo seno, né il suo respiro affrettato, ed era certo di avere suscitato il suo interesse.

    Non aveva ancora modificato il suo piano, ma intuiva che la bellissima Robin poteva offrirgli una possibilità di vendetta molto più godibile di quanto non potesse fare suo padre.

    «Bene, grazie» rispose lei con un filo di voce, abbassando le lunghe ciglia scure sugli occhi viola.

    Appariva timida, quasi ritrosa, ma Cesare sapeva che non poteva esserlo davvero. Da Peter Sheldon aveva saputo che la donna aveva ventisette anni, dieci meno di Cesare, che era stata sposata per tre anni con un nobile inglese, e che il suo matrimonio non aveva prodotto figli. Dopo il divorzio, che risaliva all’anno precedente, Robin aveva ripreso il suo cognome da nubile, mostrando una decisa avversione alla prospettiva di un nuovo legame, al punto di essersi fatta la fama di bella e inavvicinabile.

    Abbastanza per stuzzicare l’amor proprio di ogni uomo a sangue caldo, e più ancora di uno concentrato sulla vendetta come Cesare.

    «Il mio amico Peter Sheldon diceva che lei ha partecipato all’organizzazione della serata» continuò lui. «Le faccio i miei complimenti, è riuscita molto bene» osservò, inclinando bruscamente il capo.

    «Grazie. Ma non abbiamo ancora cenato e i suoi complimenti potrebbero essere prematuri» ribatté lei con un sorriso.

    Cesare la osservò con attenzione. La notizia del suo divorzio lo aveva quasi contrariato, pur nella consapevolezza che è difficile trovare una donna di ventisette anni che non abbia ancora avuto esperienze sentimentali, rendendolo particolarmente curioso delle ragioni di quella rottura.

    «Purtroppo io non potrò restare per la cena» annunciò, soddisfatto della sorpresa, e forse del disappunto, che le lesse sul viso. «Ho degli impegni che richiedono la mia presenza altrove.»

    «Davvero?» La

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