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Oltre il racconto: La bella e la bestia
Oltre il racconto: La bella e la bestia
Oltre il racconto: La bella e la bestia
E-book130 pagine1 ora

Oltre il racconto: La bella e la bestia

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Info su questo ebook

Un paesino disperso tre le montagne, una giovane amante dei libri, un castello, un uomo dal volto sfigurato e una fiaba senza tempo.
Quando Samantha cede la propria libertà per salvare il fratello ed è costretta a vivere in casa di un ragazzo orrendamente sfigurato si accorge di quanto la sua situazione sia similare alla sua fiaba preferita.
L’aspetto innaturale del giovane, la nebulosità sul suo passato e la decisione di tenerla con sé la spingono a chiedersi se quello che vede sia effettivamente il suo vero volto. O se, al contrario, ci sia qualcun altro celato dietro le cicatrici.
LinguaItaliano
Data di uscita18 apr 2020
ISBN9788835814948
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    Anteprima del libro

    Oltre il racconto - Rosie Victoria Regency

    COP_Oltre_Racconto_Bella_Bestia_frontespizio.jpg

    Oltre il racconto:

    La bella e la bestia

    di Rosie Victoria Regency

    1a edizione Aprile 2020

    "In qualche modo,

    quando sono insieme a te,

    riesco a non sentirmi brutto."

    Perché non lo sei.

    (Beastly)

    L’incipit del racconto e alcune citazioni di testi di canzoni

    sono tratti dal film d’animazione Disney La bella e la bestia.

    Capitolo 1

    C’era una volta...

    «Tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente. Benché avesse tutto quello che poteva desiderare, il principe era viziato, egoista e cattivo. Accadde, però, che una notte d’inverno una vecchia mendicante arrivò al castello e offrì al principe una rosa, in cambio del riparo dal freddo pungente. Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò. Ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore. Il principe la respinse di nuovo e in quel momento la bruttezza della mendicante si dissolse ed apparve una bellissima fata. Il principe si scusò, ma era troppo tardi, perché lei ormai aveva visto che non c’era amore nel suo cuore e per punirlo lo tramutò in una orrenda bestia e gettò un incantesimo sul castello e su tutti i suoi abitanti.

    Vergognandosi del suo aspetto mostruoso, la bestia si nascose nel castello, con uno specchio magico come unica finestra sul mondo esterno. La rosa che gli aveva offerto la fata era davvero una rosa incantata e sarebbe rimasta fiorita fino a che il principe avesse compiuto ventun anni. Se avesse imparato ad amare e fosse riuscito a farsi amare a sua volta prima che fosse caduto l’ultimo petalo, l’incantesimo si sarebbe spezzato, in caso contrario sarebbe rimasto una bestia per sempre.

    Con il passare degli anni, il principe cadde in preda allo sconforto e perse ogni speranza. Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?»

    «Questa è la parte che preferisco.» interruppe Esmeralda.

    «Ma davvero? Non l’avrei mai detto, se non fosse almeno la centesima volta che te lo sento dire!» commentò ironicamente James.

    «Non hai niente di meglio da fare, tu?» lo sgridò sua sorella «E poi non posso farci niente, è troppo bella l’ultima frase: Chi avrebbe mai potuto amare una bestia? È così piena di tristezza e...»

    «... e malinconia che non puoi fare a meno di innamorarti già della bestia!» finì la frase il fratellino con la voce più alta di un’ottava e sbattendo velocemente le ciglia in una perfetta imitazione della sorella.

    «Io non faccio così.» protestò lei offesa.

    «Come no, è solo perché non puoi vederti. Hai sempre questa faccia da pesce lesso.»

    «Faccia da pesce lesso?! Ma sentilo! Brutto... brutto...»

    «Ragazzi! Finitela, altrimenti sveglierete papà.» la sorella maggiore interrompeva sempre i battibecchi tra i due più piccoli. Seduta sul divano, con le gambe accavallate e il libro tra le mani, guardava i suoi fratelli con rimprovero.

    «Scusaci, Sam.» sussurrò Esmeralda. Era sempre lei la prima a chiedere scusa. James, come tutte le altre volte, si limitò ad abbassare lo sguardo e a restare in silenzio. Era il suo modo per mostrarsi pentito.

    «Continua pure.» la sollecitò Esmeralda.

    «Vi ringrazio.» Samantha si scostò i capelli castani dal viso, sistemò meglio il libro sulle ginocchia e ricominciò a leggere: «Quella mattina il cielo era sereno e gli uccellini cantavano sugli abeti lungo la via. La prima cosa che Belle pensò appena uscita di casa fu proprio...»

    «Sono già le sette e quaranta!» la voce squillante di Esmeralda fece sobbalzare sia Sam che James.

    «Zitta!» la sgridò il fratello «Magari era la volta buona che non ci portava a scuola!»

    «Non mi ero accorta che fosse così tardi!» Sam chiuse il libro con uno scatto e lo appoggiò sul divano «Sbrigati James, scarpe e zaino, forza.»

    «Oh, mi fa male la testa. Gira tutto! Credo che mi sia venuta la febbre.»

    «Piantala James, non ci casco un’altra volta.»

    Quella volta James aveva recitato così bene che solo alla parola punture aveva confessato la verità. In un certo senso, però, Sam ammirava la creatività e la caparbietà con cui il fratellino portava avanti le sue bugie.

    James sbuffò e finì di allacciarsi le scarpe, mentre Esmeralda fece una risatina compiaciuta quando gli passò vicino per uscire di casa. Quando anche lui fu sul vialetto, Sam prese la borsa e chiuse delicatamente la porta dietro di sé.

    Fuori il cielo era di un azzurro chiarissimo e il sole si vedeva appena dietro le montagne. Sam respirò a pieni polmoni l’aria fresca di montagna. Lo faceva tutte le mattine e ora il vento di aprile portava il delicato profumo dei fiori. Chiuse gli occhi e respirò di nuovo, profondamente. Quando li riaprì percorse il vialetto di mattoni ed entrò in macchina.

    James era seduto dietro e con le cuffiette nelle orecchie teneva il tempo muovendo la testa. Esmeralda era sul sedile del passeggero e guardava fuori dal finestrino, immersa nei suoi pensieri.

    Sam mise in moto l’auto e i tre partirono. Intorno a casa loro c’erano solo altre quattro abitazioni, situazione abbastanza naturale per un piccolo paesino della Val d’Aosta, e per raggiungere il paese ci volevano circa venti minuti.

    Esmeralda abbassò il finestrino e subito l’aria fresca invase la macchina, facendo svolazzare disordinatamente i capelli rosso chiaro di lei.

    «Non è che per caso hai un elastico?» chiese alla sorella.

    «Non lo so, guarda nella mia borsa.»

    Quando Esmeralda trovò quello che stava cercando, con una mano raccolse i lunghi capelli, che le arrivavano fino alla vita, e con l’altra li fece passare dentro l’elastico, stringendoli in una cipolla, ad eccezione di due ciocche mosse ai lati del viso e della frangia, che ogni tanto le volava sugli occhi verde smeraldo. Occhi grandi ed intensi che avevano ispirato il suo nome.

    Venti minuti più tardi Sam fermò la macchina nel parcheggio della scuola media.

    «Sammy, cara sorellina, saresti così gentile da dare al tuo fratellino, che ti vuole un gran bene, tra l’altro, i soldi per quelle merendine che gli piacciono tanto?» chiese James con il tono da ruffiano e facendo gli occhi dolci alla sorella maggiore.

    «Ancora?» commentò Esmeralda «Se continui così finirai per... per...» non riuscì a finire la frase, perché la sua attenzione fu sviata da qualcosa.

    «Finirò per... ?» la esortò James, ma la ragazza era completamente imbambolata. La testa leggermente inclinata e la bocca semiaperta.

    «Esme?» continuò il fratellino afferrandole una spalla e cominciando a scuoterla «Esme!»

    «Sì. No! Non è vero!» si difese confusamente «Di cosa stavamo parlando?»

    «Che cosa stavi guardando?» chiese James con aria indagatrice, scrutando diffidente la sorella. Le guance di Esmeralda si tinsero violentemente di rosso sotto le lentiggini.

    «Secondo me qualcuno si è preso una bella cotta.» scherzò Sam.

    «Riccardo non mi piace.» affermò decisa Esmeralda «È solo un po’ carino, solo un po’, però, ho detto. Oh, e va bene!» si arrese alla fine «È il ragazzo più bello che abbia mai visto. Ma come si fa a resistere a quegli occhi scuri e a quei bei capelli castani sempre in ordine?»

    «Oh, è bellissimo!» la prese in giro James, imitando voce e atteggiamento.

    «Smettila!» gridò lei «Stai zitto! Sam, aiutami ti prego.»

    «Finiscila, James. Tieni i soldi e chiudi la bocca.» gli ordinò la sorella maggiore, ma doveva ammettere che la situazione la divertiva non poco.

    «Erm... a proposito di cotte.» James tossicchiò un po’ per schiarire la voce

    «Guarda chi sta arrivando...» e fece un cenno con la testa verso sinistra.

    Sam ebbe un tuffo al cuore e un brivido le percorse la schiena. Si girò lentamente verso il finestrino e con la coda dell’occhio guardò fuori dalla macchina.

    «È lui!» sentenziò con orrore quando vide un ragazzo alto, con i capelli neri che gli coprivano metà faccia e un giubbotto di pelle nera avvicinarsi all’auto. Sam ruotò la testa di scatto verso la sorella e sussurrò: «Parla con me. Fai finta di parlare con me. Non lo guardare!» disse agitata quando Esmeralda provò a dirigere lo sguardo alle sue spalle. Si avvicinava sempre di più, sempre di più, sempre di più. Aveva un sorrisetto mellifluo dipinto in faccia. Sam respirava velocemente.

    «Andiamo, sembra che stia arrivando un assassino.» commentò sarcastico James.

    «In un certo senso. È incredibile come quel tipo mi segua ovunque. Magari non si è accorto...»

    Tre colpi sul vetro e alla ragazza per poco non venne un infarto. Fece una smorfia, un respiro profondo e poi si voltò verso il finestrino con un sorriso molto forzato e un’espressione di finta sorpresa.

    «David!» salutò mentre abbassava il finestrino «Non ti avevo visto arrivare.»

    James grugnì nel tentativo di soffocare una risata.

    David si appoggiò con la mano destra al tettuccio dell’auto e l’altra la teneva nascosta dietro la schiena.

    «Ehi, bellezza.»

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