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La scelta della miss: Harmony History
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E-book258 pagine4 ore

La scelta della miss: Harmony History

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1815
Miss Emilie Catesby vive per la pittura, ma quando la madre minaccia di portarle via i colori se non si risolve a prendere marito, si trova costretta a decidere se rovinare la propria vita accanto a un uomo che non ama o se distruggerla rinunciando a ciò che ama di più. Nel momento in cui però si trova compromessa con Marcus Westbrook e costretta a un matrimonio di convenienza, capisce che il destino ha deciso per lei. Tuttavia la vita coniugale accanto a Marcus sembra riservarle tutt'altro che dispiaceri e fra le braccia del suo novello sposo Emilie conoscerà una felicità che la pittura da sola non è mai stata in grado di regalarle.
LinguaItaliano
Data di uscita20 feb 2020
ISBN9788830510692
La scelta della miss: Harmony History

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    Anteprima del libro

    La scelta della miss - Liz Tyner

    successivo.

    1

    Emilie Catesby non voleva ballare per paura di lasciarsi sfuggire il momento giusto.

    Vestita con il suo abito più elegante e perfettamente composta, manteneva un sorriso sul volto, però era pronta a lanciare un'occhiata torva a qualsiasi gentiluomo le rivolgesse lo sguardo.

    Finalmente sua madre si ritirò nel salotto delle signore, offrendole l'occasione che aspettava.

    Sollevando leggermente l'orlo della gonna per potersi muovere in fretta, si fece strada attraverso la sala da ballo, con una meta precisa. Il pianoforte e i violini sbiadirono mentre si concentrava sul suo scopo.

    Sua madre non apprezzava la sua passione per l'arte, ma lei doveva esaminare il ritratto di Lady Avondale.

    Il dipinto appena finito, la cui presentazione al pubblico era il motivo della serata, era posato su un cavalletto all'estremità opposta rispetto all'orchestra.

    Emilie si fermò ad ammirare la copia a grandezza naturale della marchesa, che conservava ancora l'odore dell'olio fresco.

    Incrociando le mani dietro la schiena, esaminò le pennellate e gli impasti di colori. Le dita di Lady Avondale erano quasi nascoste dalle pieghe dell'abito, e i toni della pelle si fondevano con quelli del tessuto. Avvicinandosi al centro del ritratto, i dettagli si facevano più precisi, attirando l'attenzione di un osservatore. Emilie era incantata da tanta maestria.

    I lineamenti erano ben definiti, con le rughe appena accennate. Quella non era la vera Lady Avondale, ma una donna vista con gli occhi di una persona che l'amava. Una somiglianza espressa con devozione.

    L'artista aveva catturato lo spirito del soggetto, che spiccava vivo dalla tela.

    Emilie sospirò. Sua zia non era solo un'artista, ma una grande maestra della pittura.

    «Un buon dipinto.» Una profonda voce baritonale risuonò alle sue spalle.

    «Splendido» rincarò Emilie senza voltarsi.

    «Ho notato che lo stavate ammirando e, anche se è molto bello, non posso fare a meno di notare che ogni mattina dovete vedere qualcosa di ancora più bello allo specchio.»

    «Mmh...» Che sciocchezze! Quello era il vero splendore. Catturato per l'eternità. Il volto della donna sarebbe rimasto sempre vivo nella famiglia. Generazioni future avrebbero visto il dipinto e avrebbero avuto la sensazione di conoscere quella donna.

    «Le mani...» osservò. «Non avevo idea che si potessero dipingere in quel modo.»

    La voce risuonò più vicina, mentre l'uomo sbirciava oltre la sua spalla. «Non le avevo notate, prima.»

    «Questa era l'intenzione.» Emilie tese le dita verso la tela, come se potesse prendere tra le mani il volto della donna. «E le tonalità della pelle...»

    «Se lo dite voi...»

    Il quadro era davvero un capolavoro. Emilie batté le palpebre per trattenere le lacrime. Erano lacrime di ammirazione per il talento della zia e di tristezza per non aver coltivato abbastanza le proprie capacità.

    «Posso chiedervi l'onore di un valzer?» mormorò l'uomo, a voce così bassa che Emilie sentì appena.

    «Siamo stati presentati?» ribatté lei, incapace di distogliere lo sguardo dal dipinto, gli occhi velati di lacrime. Non doveva farsi vedere piangere per un quadro. Sua madre si sarebbe infuriata.

    «Naturalmente.»

    «Oh, ma certo.» Sua madre aveva insistito per farle conoscere così tante persone che Emilie non ne rammentava la maggior parte.

    «Un valzer...»

    «Sarebbe incantevole.»

    Grazie al cielo, l'uomo si allontanò, e lei poté asciugarsi il volto con il guanto.

    Sua madre la raggiunse e la prese per il braccio per allontanarla dal dipinto. «Hai scelto il momento giusto per studiare il quadro, quando lo stava guardando anche il figlio maggiore della marchesa. Per una volta, la tua passione per la pittura è stata utile.» Riportandola accanto ai musicisti, continuò: «Ho sentito che il figlio di Avondale ti ha chiesto un valzer. Il maggiore, il Conte di Grayson».

    Emilie si rese conto che aveva accettato di ballare. In quel momento non aveva prestato attenzione ad altro che al quadro. Guardò la madre e si sforzò di sembrare sincera. «Sono così emozionata!»

    Lady Catesby aggrottò la fronte e, quando i musicisti attaccarono una danza popolare, sussurrò all'orecchio di Emilie: «Non stavi prestando attenzione, vero? Eri concentrata sulla tela. Lord Grayson e suo fratello, Mr. Westbrook, sono tra i migliori partiti di Londra. Anche il cugino, Mr. Previn, non è da disprezzare, ma non è qui, stasera».

    «Avevate detto che sono tutti dei libertini» obiettò Emilie, ricordando gli avvertimenti della madre.

    L'altra annuì. «Lo so, ma non puoi permetterti di essere troppo esigente. Non sei più una ragazzina, ormai, te ne rendi conto?»

    Emilie non protestò. Sapeva che era il vero motivo per cui la madre l'aveva portata a Londra. Lady Catesby si era sposata per amore, con un uomo che non apparteneva all'aristocrazia, e aveva cresciuto le figlie lontano dalla società. Poi però aveva deciso che, se l'amore era una bella cosa, era molto meglio quando era accompagnato da un titolo.

    In realtà, l'unica persona con cui Emilie voleva trascorrere del tempo era zia Beatrice, che era sempre circondata dagli ammiratori. Quando rideva, la sua risata echeggiava nella stanza, contagiando gli altri.

    Emilie sospirò. Tra loro c'era poca differenza d'età, ma la zia aveva avuto successo dove lei aveva fallito.

    Il suo sogno era quello di creare opere d'arte che sarebbero state ricordate. Voleva lasciare un segno. James Gillray era morto, ma la gente conservava ancora le sue caricature del Principe reggente.

    Sua madre sbuffò, ed Emilie capì che doveva dedicarle la sua piena attenzione.

    «Non avere aspettative troppo alte, Emilie. È probabile che il figlio di Avondale voglia solo una breve avventura, con te, niente di serio. Se balli con lui, però, gli altri gentiluomini ti noteranno.» Guardando verso l'uomo di cui stava parlando, Lady Catesby aggiunse: «In questo momento sta parlando con il fratello. Forse balleranno entrambi con te, stasera».

    Emilie inclinò il viso in modo che la madre non potesse notare le tracce di lacrime. «Sì, mamma.»

    Confrontò i due fratelli, che parlavano, ciascuno con un bicchiere in mano. Erano troppo al di sopra, in ogni senso. Uno dei due raggiungeva quasi l'altezza della porta, e l'altro era ancora più alto. Eppure lei stessa era piuttosto alta, come donna. Il più alto dei due le sorrise. L'altro le ricordava qualcuno che non riusciva a collocare. Era come se l'avesse visto in un ritratto, eppure era certa che avrebbe ricordato un simile dipinto.

    Si morse l'interno del labbro, concentrandosi.

    Quello dei due fratelli che sembrava più serio bevve un sorso dal bicchiere che teneva in mano. Emilie ebbe l'impressione che guardasse nella sua direzione e lo vide increspare un angolo della bocca. Sembrava che ascoltasse il fratello, ma qualcosa le diceva che l'aveva notata e ne aveva tratto un'impressione favorevole. Non quella di una giovane di campagna che si spingesse oltre i suoi limiti, o di una donna in cerca di marito, ma di una persona che poteva rivelarsi interessante.

    I due uomini sembravano del tutto a loro agio e parlavano come se fossero soli. Emilie si chiese quali argomenti di conversazione potessero avere, due fratelli, ma tutti i presenti sembravano avere parecchie cose da discutere con gli amici e avevano l'aria di godersi la serata. Anche le figlie di Lady Elliot, la gentildonna che aveva presentato Emilie a potenziali partiti, sembravano a loro agio.

    Emilie sapeva che nel suo futuro non c'era il matrimonio. Se fingeva di essere alla ricerca di un marito era solo per placare la collera della madre, altrimenti c'era il rischio che le buttasse via i colori e spezzasse i suoi pennelli.

    In ogni caso, era una delle poche occasioni che aveva di osservare i lineamenti di uomini vicini alla sua età, e il fratello più serio aveva qualcosa di familiare.

    «Quale dei due è Lord Grayson e quale Mr. Westbrook?» domandò alla madre, rendendosi conto di ignorare quale fosse il fratello maggiore.

    «Nel loro caso, la natura si è mostrata equa. Il figlio minore, Mr. Westbrook, ha ereditato il bel viso e il fascino di Avondale, mentre Lord Grayson ha ereditato il titolo.» Poi Lady Catesby sussurrò: «Ma non ricordare a nessuno della nostra parentela con tua zia Beatrice. I nostri genitori l'hanno avuta tardi e stravedevano per lei. Il nonno era impegnato ad addestrare Wilson ad amministrare il ducato, e la nonna viziava Beatrice. Si è sposata per i motivi sbagliati ed è finita ai ferri corti con il primo marito».

    «Ho sentito dire che ha assalito una carrozza.»

    «Zitta!» sussurrò sua madre. «Per fortuna il marito è morto e lei ha sposato un uomo che riesce a farla stare più tranquilla. O quasi. Può essere molto brillante, quando vuole, e questo l'ha aiutata a fare strada, ma non si è mai fatta scrupolo di metterci in imbarazzo.»

    «È la mia zia preferita.»

    «Lo so. Ti ho tenuta lontana da lei per il tuo bene. Hai le sue stesse tendenze. Non ti avrei lasciata venire, stasera, se non avessi saputo quanti partiti interessanti ci sarebbero stati e se non mi avessi promesso di comportarti bene.»

    Marcus osservò Miss Catesby. La ricordava anche a distanza di tanti anni, ma era abbastanza sicuro che lei non lo ricordasse.

    La serata era l'evento più importante della Stagione. A volte sua madre decideva di mostrare a tutti che era la Marchesa di Avondale. In quel momento stava parlando con Lady Catesby.

    Marcus rimpianse di aver chiesto un valzer alla figlia. Se si fosse accorto che era completamente concentrata sul quadro, non le avrebbe rivolto l'invito. Suo fratello aveva assistito alla scena e l'aveva trovata divertente.

    Miss Catesby si avvicinò a loro, e Nathaniel la salutò.

    «Siete radiosa, stasera» pronunciò Marcus prendendole la mano inguantata. Quando la portò alle labbra, avvertì un lieve profumo di rose.

    «Grazie.» Emilie si rivolse al fratello. «Attendo con ansia il nostro valzer.»

    Marcus aggrottò la fronte e la studiò.

    Nathaniel si irrigidì, raddrizzò le spalle, ma poi le prese la mano per sfiorare con le labbra l'aria sopra il guanto, trattenendola più a lungo di quanto fosse lecito. «Sarei davvero deliziato di ballare con voi, Miss Amelia.»

    Marcus attese che lei lo correggesse, ma così non fu. Evidentemente non aveva nemmeno notato che era stato lui a chiederle di ballare.

    «Mi ritengo fortunato che abbiate accettato» aggiunse Nathaniel, lasciando finalmente la sua mano, «ma non potete immaginare in quale dilemma mi trovi... Mentre vi chiedevo di ballare, mio ??fratello ha invitato Miss Geraldine, e lei l'ha scambiato per me.» Si portò una mano al cuore. «Accade di continuo. Immagino sia intenzionale, dato che sono in molti a volermi avvicinare. Quindi dovrei ballare il valzer con Miss Geraldine. Solo voi potete rimediare a questo passo falso, Miss Amelia. Per favore, fatemi il grande onore di salvare la serata ed evitare l'imbarazzo a mio fratello, ballando con lui.» Abbassando le palpebre, aggiunse: «Naturalmente sarei felice di farvi da cavaliere, prima che la serata sia finita».

    Marcus fissò il sorriso del fratello e l'espressione confusa di Miss Catesby.

    «Sarebbe davvero una fortuna se poteste salvarmi da questa situazione incresciosa, Miss Catesby» rincarò, lanciando un'occhiata a Nathaniel, prima di fare un inchino.

    Lei lo guardò con aria comprensiva. «Oh, quanto dev'essere imbarazzante! Certo che ballerò con voi.»

    «Se volete scusarmi, devo raggiungere Miss Geraldine» dichiarò Nathaniel allontanandosi.

    Marcus osservò Emilie. Il suo viso a forma di cuore e le labbra delicate erano fuori dell'ordinario. Irradiava entusiasmo quando esaminava un dipinto... o il viso di Nathaniel.

    Alle prime note dell'orchestra, le tese la mano e iniziarono a ballare. Marcus non poté fare a meno di notare che era perfetta tra le sue braccia.

    «Comprendo il vostro imbarazzo» affermò Emilie, «ma immagino sia la disgrazia di essere il fratello minore.»

    «Ho una sorella minore, che è sposata e vive nello Staffordshire. Lei è un tesoro, ma convengo con voi che a volte è una vera disgrazia avere un fratello minore.»

    «Ce n'è un altro più giovane di voi, nella vostra famiglia?»

    «Sì. In questo momento sta ballando con Miss Geraldine.»

    La sentì ansimare. «Oh, pensavo fosse lui il maggiore.»

    Marcus sogghignò. «Credo sia il logorio delle danze che lo fa apparire più vecchio.»

    «Dev'essere seccante quando qualcuno vi confonde.»

    «Accade spesso, in effetti.»

    «Siete molto abile nella conversazione. Immagino che potreste intrattenere anche una... una... teiera?» Emilie aggrottò la fronte. «Non era il paragone più opportuno, vero?»

    «Forse avreste potuto dire chiunque

    Lei scrollò le spalle. «Non sono molto brava a far conversazione.»

    «Potreste esercitarvi.»

    «Preferisco parlare attraverso i miei dipinti. Non so niente degli argomenti di cui parlano gli altri.»

    «Il trucco è ascoltarli e incoraggiarli a parlare.»

    «Una teoria affascinante.» Emilie fece una pausa. «E voi quali interessi avete?»

    Marcus serrò la mascella, poi la guardò negli occhi. «Le belle donne. I rinfreschi raffinati...» Torcendo leggermente il labbro, aggiunse: «Una serata danzante».

    Emilie inarcò un sopracciglio. «Avete affinato la vostra abilità nel far conversazione.»

    «Mi esercito.»

    «Ma che cosa vi piace veramente

    «Giocare d'azzardo, a volte, tuttavia senza esagerare. Bere, in quantità moderate. E poi, naturalmente, apprezzo le serate mondane, ma non i balli in maschera. Li trovo troppo frivoli.»

    «Una volta ho visto una riproduzione di Dressing for a Masquerade di Rowlandson, e sembrava che la gente si divertisse.»

    Marcus esitò un istante. «Ero presente quando Thomas Rowlandson dipinse quel ritratto, e vi consiglio vivamente di essere prudente quando vedete uno dei suoi lavori. Non pensa che una donna potrebbe vedere le sue opere.»

    «Il disegno e la pittura sono la mia passione, e non sempre le scene rappresentate dagli artisti seguono le convenienze.»

    «Miss Catesby, questo non significa che non dovrebbero farlo. Il mondo non ruota intorno a un pennello. Gli artisti dovrebbero creare per educare.»

    «Be'...» I movimenti della danza li avvicinarono. «A mio parere, il mondo non ruota intorno al gioco, alle donne e all'alcol. Consentite anche a me qualche vizio» mormorò Emilie guardandolo da sotto le ciglia.

    «Preferirei riconoscervi solo virtù.»

    Lei rise. «Eppure volete farmi credere di avere solo vizi.»

    «Forse è meglio così.» Quando Miss Catesby rideva, il suono riverberava dentro di lui, e gli faceva venire voglia di ascoltarlo di nuovo. «E più vicino alla verità.»

    «Vergogna, Lord Grayson. Se posso permettermi di essere franca, avete un profilo interessante.»

    Marcus accolse il complimento con un inchino.

    «Che cosa pensate del ritratto di Lady Avondale?» gli domandò. «So che avete detto di trovarlo un buon dipinto, ma...»

    «Mi piacerebbe vedere un vostro ritratto.»

    Emilie rimase a bocca aperta. «Siete gentile. Anche voi siete affascinato dall'arte?»

    Lui batté le palpebre. «No. Non vedo i colori come la maggior parte delle altre persone. Molti non riesco nemmeno a distinguerli.»

    Lei chiuse gli occhi un istante. «Mi dispiace molto che non possiate apprezzare la bellezza delle sfumature.» Scosse il capo. «Io non potrei vivere senza i colori della mia tavolozza.»

    «Anche a me dispiace di non poter apprezzare tanta bellezza.»

    Quando la musica finì, si fermarono, ma non si separarono subito. Marcus immaginò di vederla in un ritratto. Appeso alla parete della sua stanza. Deglutì, all'improvviso a corto di parole. «Vi andrebbe di fare una passeggiata in giardino?» le domandò.

    Lei lo studiò. «Non vi piace l'arte?»

    «Di solito no.»

    «Oh...» Guardando oltre la sua spalla, Emilie mormorò: «Se volete scusarmi, vostro fratello mi sta facendo un cenno».

    Nessuno dei due aggiunse una parola mentre prendevano direzioni opposte.

    Emilie aveva la sensazione di aver fatto un passo falso, anche se era sicura di non aver commesso errori, nella danza.

    Quando incontrò Mr. Westbrook, gli chiese se gli piacessero gli acquerelli, e lui le raccontò del giorno in cui suo padre aveva ospitato il caricaturista Gillray, anni prima. Poi continuarono a parlare di stampe, e lui le confessò di dilettarsi di pittura. Emilie avrebbe dovuto trovare interessante quella conversazione, invece scoprì che non era così.

    Poi si unirono alle coppie sulla pista da ballo, ed Emilie sorrise al momento giusto e finse di divertirsi, nascondendo il sollievo al termine della musica.

    Quando raggiunse la madre al tavolo dei rinfreschi, guardò di sottecchi Lord Grayson, che stava osservando Lady Elliot e le sue due figlie.

    Un altro gentiluomo si avvicinò al gruppo, rivolse uno sguardo rispettoso a Grayson e offrì il braccio alla più giovane delle due sorelle, la quale accettò con grazia.

    Grayson li guardò avviarsi verso la pista da ballo con un sorriso indulgente e, dopo aver dato appena uno sguardo a Emilie, invitò a ballare la figlia maggiore.

    Emilie picchiettò con la punta delle dita sul bicchiere di limonata, osservando la coppia. Grayson si muoveva con una grazia fluida, come se avesse le ali ai piedi, facendo volteggiare la sua compagna. Miss Elliot era chiaramente incantata, e lui la guardava come se non avesse mai avuto un pubblico così affascinante.

    Quando cambiò posizione, Emilie capì che si era accorto che li stava osservando. Vide che diceva qualcosa a Miss Elliot, indicando la porta.

    Probabilmente le stava suggerendo di uscire in giardino come aveva proposto a lei.

    Quel libertino! Sapeva che lo stava guardando. Bene, l'avrebbe ripagato con la sua stessa moneta. Si rivolse alla madre. «Avete notato come sembra sofferente Lady Elliot?»

    La madre aggrottò la fronte, voltandosi a osservare Lady Elliot, i capelli grigi trattenuti da una fascia ornata da piume. «Non vedo niente di strano, in lei.»

    «Voglio chiederle di fare due passi in giardino» riprese Emilie. «Le dirò che mi sento poco bene, così non si sentirà in imbarazzo per la sua debolezza.»

    «È un gesto insolito da parte tua.»

    «È il ton, mamma. Mi fa sentire... più femminile.»

    Lady Catesby emise un gemito. «Se avessi saputo che una serata come questa poteva cambiarti, avrei fatto in modo di condurti a Londra anni fa.»

    Sarebbe bastato che le dicesse che sarebbero stati presenti degli artisti interessanti, ed Emilie avrebbe colto al volo l'occasione.

    Si avvicinò a Lady Elliot, che stava conversando con una duchessa vedova. Il controllo sulle figlie veniva a mancare, quando erano in compagnia di un partito così ambito.

    «Lady Elliot» mormorò, sfiorandole il braccio e interrompendo la discussione. «Per favore, potreste accompagnarmi in giardino? Temo di aver bevuto più vino di quanto avrei dovuto.»

    La donna inarcò le sopracciglia. «Il vino è delizioso, ma una signora deve sempre sapersi regolare.»

    Emilie si portò una mano alla fronte. «Sono d'accordo, ma a volte mi lascio trascinare dall'atmosfera.»

    Lady Elliot le diede un colpetto sulla

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