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Un gentiluomo senza nome: Harmony History
Un gentiluomo senza nome: Harmony History
Un gentiluomo senza nome: Harmony History
E-book239 pagine6 ore

Un gentiluomo senza nome: Harmony History

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1814
Un mattino Amanda Clare si sveglia in una stanza che non le è familiare, in un letto che non è il suo, accanto a un uomo che non conosce. Poco dopo parte del mistero viene svelata: la carrozza pubblica su cui entrambi viaggiavano era finita fuori strada e i soccorritori, trovandoli privi di sensi e abbracciati, avevano immaginato che si trattasse di una coppia sposata e li avevano sistemati nella stessa stanza. Amanda non ha idea di chi possa essere l'affascinante sconosciuto, ma la cosa più sorprendente è che non lo sa nemmeno lui! Si tratta senza dubbio di un gentiluomo, e Amanda si sente in obbligo di aiutarlo, almeno finché lui non avrà recuperato la memoria.
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2020
ISBN9788830522596
Un gentiluomo senza nome: Harmony History
Autore

Louise Allen

Tra le autrici più lette e amate dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un gentiluomo senza nome - Louise Allen

    Immagine di copertina:

    Graziella Reggio Sarno

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    One Night With a Rake

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2003 Louise Allen

    Traduzione di Claudia Cavallaro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-259-6

    1

    Per alcuni momenti, Amanda Clare fluttuò lenta in un delizioso stato di dormiveglia, consapevole che nessuna luce penetrava dalla finestra. Splendido, non doveva abbandonare l’avvolgente materasso di piume. Scivolò di nuovo nel sonno, cullata dal suono rassicurante del respiro maschile, profondo e regolare, che veniva dall’altro lato del letto.

    Circa un’ora dopo, i rumori della casa si intromisero nei suoi sogni, senza però svegliarla, rumori che annunciavano la preparazione delle grate per i fuochi quotidiani, il canto di un gallo in cortile e una porta sbattuta al pianoterra.

    La signora Clare sospirò nel sonno e voltandosi nascose il volto nel cuscino. Probabilmente anche l’altra persona si era voltata, perché lei toccò con la mano il lenzuolo caldo sino a sfiorare l’altro corpo.

    Nel sogno, passò da una scena piacevole in un negozio di tessuti, dove c’erano pile di sete e taffettà multicolori alte fino al soffitto, a un’immagine confusa di sé fra le braccia di un uomo di cui non riusciva a vedere il viso. Lottò, ma senza molta convinzione, perché lui la stava accarezzando e la sua bocca...

    Gemendo piano, Amanda si avvicinò alla figura che dormiva al suo fianco, poi sospirò sentendosi attirare in un abbraccio confortante. Cominciò a svegliarsi di nuovo, cosciente di quella vicinanza e del piacere che pregustava. Batté le palpebre contro la luce e si rese conto di alcuni fatti inquietanti.

    Aveva mal di testa. In effetti, voltandosi sul guanciale, scoprì che le faceva davvero molto male. E quello non era il suo letto, perché stendendo i piedi incontrò una solida barriera che non le era familiare.

    Svegliandosi di colpo, si accorse di non trovarsi nella propria camera né tanto meno in casa propria. I rumori non erano i soliti, la luce veniva dal lato sbagliato della finestra e la voce che cantava nel cortile sottostante non apparteneva a nessuno dei suoi domestici.

    Ma a spaventarla più di tutto fu il fatto indiscutibile che da due anni era vedova. E in quei due anni aveva condotto una vita rispettabile e irreprensibile, che escludeva la minima intimità con un uomo.

    Con cautela, Amanda si voltò e si ritrovò a fissare gli occhi verdi e assonnati del suo compagno di letto. Le era così vicino che i loro nasi quasi si toccavano. A quella distanza, era difficile capire molto di lui, ma di sicuro era un estraneo. Si rese conto che stava trattenendo il respiro e che il cuore le batteva così forte contro le costole da dolerle.

    L’uomo sgranò gli occhi, poi sorridendo si sporse a baciarla sulle labbra.

    «No!» Amanda indietreggiò in un groviglio di lenzuola e cadde in ginocchio sul pavimento all’estremità del letto. «Ahi!» Sbirciò al di sopra della sponda del letto, massaggiandosi le ginocchia dolenti, e tirò il lenzuolo che le si era avvolto intorno ai piedi, pronta a scappare alla prima mossa dello sconosciuto.

    Tuttavia, lui non compì gesti minacciosi. Si limitò a mettersi seduto contro i cuscini con un’imprecazione soffocata.

    Nella sua ritirata, Amanda si era portata via le coperte, ma lui era decorosamente vestito con una camicia da notte che gli stava un po’ stretta. Aveva la guancia destra coperta di graffi e lividi e muoveva a fatica un braccio. Capelli castano scuro, quasi neri, gli ricadevano sulla fronte. L’uomo non era soltanto alto, ma aveva anche una corporatura possente.

    «Chi siete e che cosa ci fate nel mio letto?» chiese lei.

    «Potrei farvi la stessa domanda» ribatté l’uomo con una traccia d’ironia nella voce profonda ed educata. «Siete sicura, signora, che questo sia il vostro letto?»

    «No, non lo sono. Per la verità, sono sicura che non lo è» rispose lei, sincera, alzandosi e avvolgendosi la coperta intorno alle spalle. Corse quindi verso il fondo della stanza, dove c’era una porta di tavolato. «Oh, la mia testa! Che cos’è successo e dove sono?» gemette confusa.

    «Non ne ho la minima idea» disse l’uomo serio. «Ahi, pare che mi sia lussato una spalla, anche se ora è di nuovo a posto, e la mascella...» Si interruppe e toccandosela con prudenza si lasciò sfuggire un altro gemito. «Ritenete possibile che ci siamo lanciati dei mobili l’uno contro l’altro?»

    «Ne dubito» replicò Amanda in tono brusco, «anche se al momento sarei molto tentata di farlo, signore.» Vide uno specchio sopra un piccolo tavolo e vi si avvicinò cauta. «Oh! Ho un aspetto davvero spaventoso.»

    «Io vi trovo incantevole» commentò l’uomo con voce pacata, «anche se devo dire che avete l’aria di essere stata trascinata all’indietro attraverso una siepe.»

    «Una siepe... all’indietro... Adesso ricordo!» Amanda sospirò di sollievo. «Era la carrozza, poche miglia dopo che voi siete salito. Sembrava procedere piuttosto velocemente e poi ha deviato all’improvviso e io sono caduta di traverso sul sedile. Voi...» Si interruppe al ricordo di come l’aveva tenuta stretta fra le braccia mentre la carrozza si rovesciava. «Mi avete tenuto forte e la carrozza è precipitata lungo un declivio e poi dentro una siepe. Qualcuno mi ha tirato fuori attraverso il biancospino... e i miei ricordi si fermano qui.»

    «Non c’è da stupirsi che siamo entrambi coperti di lividi. Dovremmo considerarci fortunati di non esserci rotti niente, ma questo non spiega il motivo per cui siamo finiti a letto insieme, sebbene, credetemi, non mi stia lamentando.»

    «Eravamo le uniche due persone sulla diligenza» disse Amanda riflettendo, troppo preoccupata per provare imbarazzo alle parole schiette dell’uomo. «Ma di certo la guardia di scorta o il cocchiere ricorderanno che non siamo saliti insieme.»

    Lasciando Norwich, lei era stata piacevolmente sorpresa di avere la carrozza tutta per sé perché, pur non essendo giorno di mercato in nessuna delle cittadine attraversate, si era aspettata di doverla dividere con altre persone. Trovandosi sola, non pensava di veder salire un bell’uomo elegante e con l’aspetto di un libertino. Era la sua prima esperienza su una carrozza pubblica e aveva temuto piuttosto di trovarsi in una compagnia meno signorile, di dover viaggiare in stretta vicinanza con diverse corpulente mogli di contadini.

    Tuttavia, l’uomo si era comportato con grande correttezza, togliendosi il cappello al suo cospetto. Le aveva augurato il buongiorno, poi si era seduto nell’angolo di fronte a lei, appoggiandosi all’imbottitura alquanto consunta e sporca, con l’aria di chi si aspetti di trovare quella esperienza piacevole.

    Apparentemente, Amanda aveva tenuto lo sguardo fisso sulla campagna del Norfolk, ma lo aveva guardato di tanto in tanto. Quell’uomo era un enigma interessante e non c’era nulla che lei amasse più degli enigmi. Oltre alla possibilità di raddrizzare i torti, come dicevano i suoi amici. Le persone che invece non avevano in simpatia la giovane vedova, incluso Humphrey, cugino ed erede del suo defunto marito, la definivano insopportabilmente sicura di sé per essere una giovane donna nella sua posizione.

    Perché un uomo vestito alla moda, sui ventisette o ventotto anni, avrebbe dovuto viaggiare su una comune diligenza? Era troppo vecchio per essere stato costretto ad abbandonare l’università. Forse era stato cacciato dalla città per qualche grave motivo. Era anche decisamente troppo elegante per non potersi permettere di viaggiare in altro modo. Per qualche strana ragione, sembrava che si stesse divertendo, il che non sarebbe stato possibile nel caso fosse stata la povertà a costringerlo ad affrontare un viaggio di quel genere.

    Portava vestiti da cavallerizzo. Amanda aveva gettato un’occhiata agli stivali in pelle, ai calzoni ben tagliati e alla giacca che gli andava a pennello. La biancheria dimostrava l’attenzione di un domestico di grado superiore e al dito lui portava un pesante anello d’oro con sigillo.

    L’abbigliamento era per Amanda un interesse costante, seppure frivolo, e anche se la sua esperienza con gli uomini era pressoché nulla, i suoi calcoli mentali produssero una somma che la lasciò perplessa.

    Durante il viaggio l’uomo era stato appoggiato allo schienale, le gambe incrociate, le braccia piegate, e aveva guardato fuori dal finestrino al suo fianco.

    Amanda era sicura che fosse stato perfettamente consapevole della sua presenza e che avrebbe saputo descriverla con la stessa accuratezza con cui lei lo avrebbe descritto, dall’espressione pigra e divertita dei suoi occhi verdi ai lunghi polpacci ricoperti di pelle costosa. Amanda avrebbe tanto voluto intavolare una conversazione e scoprire chi fosse e che cosa facesse, ma persino lei era impallidita alla sconvenienza d’iniziare un dialogo con un totale estraneo in simili circostanze.

    Ricordò che la carrozza aveva sbandato e poi accelerato di colpo. Lo sconosciuto si era messo in allarme e si era voltato sul sedile nel tentativo di guardare verso il cocchiere. La carrozza aveva perso il controllo in fretta e i ricordi diventavano confusi. Amanda sapeva che lui l’aveva tenuta ben stretta fra le braccia e si rese conto ora che era stato il suo corpo a proteggerla dagli scossoni fino a quando la carrozza si era alla fine fermata su un fianco. Non c’era da stupirsi che i lividi dell’uomo sembrassero più gravi dei suoi.

    «Devo ringraziarvi, signore...» cominciò a dire, ma fu interrotta da un colpo alla porta, che si aprì per rivelare una donna dall’aria allegra con un vestito comodo, un grande grembiule bianco e una cuffia con pizzi arricciati sopra i capelli grigi.

    «Bene, eccovi già quasi pronta, signora» disse, raggiante. «Ho detto a Clay, mio marito, che la povera signora e suo marito senza dubbio non avrebbero potuto lasciare il letto per tutta la mattina. Vado subito a vedere se hanno voglia di una bella tazza di tè, gli ho detto, e come sta la signora, con quel brutto colpo che ha preso alla testa.»

    «Sì, sto bene, grazie» la interruppe Amanda. «Sono sicura che fra un minuto troverò deliziosa una tazza di tè. Ma potete dirci per favore dove ci troviamo e come siamo finiti qui? Ricordo che la diligenza si è capovolta...»

    «Oh, signora, che tragedia!» La signora Clay si attorcigliò il grembiule intorno alle mani al solo pensiero. «Pare che Jenkins, il cocchiere, abbia avuto un malore e sia morto sul colpo, a cassetta, perché aveva la faccia tutta gonfia e rossa quando Clay lo ha trovato. E il povero Johnson, la guardia di scorta, ha una gamba rotta, la testa piena di tagli e sta delirando, anche se il dottore dice che si riprenderà tra un paio di giorni. Sia ringraziato il cielo.»

    «E mia moglie e io?» chiese lo sconosciuto.

    «Oh, signore, voi avevate perso conoscenza... ed è stata una fortuna, lo ha detto il dottore quando ha visto il vostro braccio. La vostra povera signora ha ripreso i sensi nel momento in cui Clay e Bill l’hanno tirata fuori dalla carrozza, ma poi è svenuta di nuovo.» Inspirò a fondo e continuò il suo racconto che, come Amanda sospettava, doveva essere stato ripetuto più volte a chiunque fosse disposto ad ascoltare.

    «È stata una scena orribile! Il povero Jenkins a terra morto come se l’Onnipotente lo avesse colpito e il giovane Johnson che sanguinava come un maiale trafitto. E sbuffava in un modo da farmi temere che avesse perso la ragione. E voi, signore, con la spalla lussata e la vostra signora che giaceva nella polvere! Clay ha detto che non sapeva da che parte girarsi con i cavalli nel fossato...»

    «Avete agito per il meglio, pare» la rincuorò Amanda per interrompere quel fiume di parole. «Ma dove siamo? Questa è casa vostra, signora Clay?»

    «A Saxthorpe, signora, e questa è la locanda del Puledro zoppo, di proprietà di mio marito da vent’anni. Qui abbiamo la migliore birra che si possa trovare a nord di Norwich» aggiunse con orgoglio.

    «Ne sono certa» la interruppe di nuovo Amanda. L’uomo sul letto sembrava disposto ad ascoltare l’eccitante racconto della signora Clay per tutta la mattinata, ma lei era troppo ansiosa di scoprire come fossero finiti nello stesso letto. «E siete stata così gentile da chiamare il dottore per noi?»

    «Oh, sì, signora. Il dottor Pauling e anche il suo giovane farmacista, vedendo che voi tre eravate in quello stato e il povero Jenkins che stava lì come...»

    «Sì, deve essere stato orribile.» Amanda aveva sentito abbastanza. «E vi siete resa conto che dovevamo essere una coppia sposata? Davvero intelligente! Come lo avete scoperto?»

    «Be’, signora, voi avevate addosso la fede nuziale e c’eravate solo voi due ed eravate fra le braccia di vostro marito come se non voleste essere separati, così ha detto Clay.»

    «Davvero?» Amanda lanciò un’occhiata all’uomo sul letto, che si affrettò a trasformare un largo sorriso in una smorfia di dolore. «E non c’era niente nei nostri effetti personali?» Tentò di ricordare che cosa avesse lasciato nella borsetta a rete da Kate, a Norwich. Aveva cambiato la borsetta per una più adatta al viaggio e non ricordava di avervi trasferito il portabiglietti da visita.

    «No, signora, è stato un vero enigma. Naturalmente, Clay e io non avremmo guardato, ma il dottor Pauling ha detto che era meglio farlo per poter mandare un messaggio alla vostra famiglia, però non c’era niente. Anche il portabiglietti del signore non c’era più.»

    Davvero un mistero. Quale gentiluomo se ne andava in giro senza i biglietti da visita?

    A giudicare dalla sua espressione, comunque, doveva essere un mistero anche per lo sconosciuto. «E il nostro bagaglio?» chiese lui d’un tratto.

    «Soltanto le due valigie, signore.» La donna indicò le borse di pelle marrone nell’angolo della stanza. Erano molto simili, probabilmente opera dello stesso valigiaio di Londra, e non era difficile capire che avessero contribuito a confermare l’impressione di una coppia che viaggiava insieme.

    Bene, almeno nessuno dei due era stato riconosciuto, pensò Amanda con un certo sollievo. La notizia che la vedova Clare di Upper Glaven House era stata trovata fra le braccia di uno sconosciuto su una diligenza si sarebbe diffusa in un lampo. Prima si fosse allontanata da lì, meglio sarebbe stato.

    «Vi ringrazio moltissimo, signora Clay. Potete per favore portarmi dell’acqua calda? Quando avrò finito, date disposizioni perché uno degli uomini porti dell’acqua anche a mio marito e lo aiuti a vestirsi e a farsi la barba. Vorrei fare colazione.»

    «Naturalmente, signora. Il vostro vestito è stato spazzolato e appeso lì, dietro quel paravento. Ora posso essere indiscreta e chiedere il vostro cognome, signori?»

    «Brown.»

    «Smith» le rispose la voce dal letto nel medesimo istante.

    «Brownsmith» rettificò Amanda. «Il signor Augustus Brownsmith di Londra e signora, in visita ad amici a Holt.»

    La signora Clay uscì a svolgere le sue mansioni, lasciando Amanda a guardare con occhio torvo lo sconosciuto. «Perché mai state ridendo?» domandò piccata.

    «Siete una giovane donna molto energica, vero? E devo congratularmi con voi per come siete svelta di mente. Ma io mi merito davvero un nome come Augustus? Una vendetta eccessiva per quel piccolo bacio.»

    «Voi...» Amanda capì di essere arrossita, cosa che le capitava di frequente nonostante i suoi sforzi. Non aveva più pensato a quel rapido bacio al loro risveglio, il trauma subito glielo aveva cancellato dalla memoria, ma lo ricordò ora con spaventosa chiarezza. «Dovreste vergognarvi! Era decisamente fuori posto.»

    «Date le circostanze, un bacio è stato ben poca cosa» disse lui abbandonandosi ai ricordi. «Credo di avere dato prova di un controllo ammirevole.»

    «Ah!» Sul punto di aggiungere molto di più, Amanda fu interrotta dall’arrivo della locandiera con una brocca d’acqua calda e una canovaccio pulito che depose dietro il paravento.

    Si trattava di una sistemazione alquanto rudimentale di pannelli di cotone stesi sopra un’intelaiatura di legno e Amanda sbirciò nervosamente attraverso la fessura di un cardine. Ma l’uomo sul letto, ben lungi dal mostrare interesse per quello che lei stava facendo, si era appoggiato ai cuscini a occhi chiusi. Pur arrabbiata com’era con lui, non poté non notare con preoccupazione il cipiglio di dolore mentre l’uomo tentava di spostare il braccio in una posizione più comoda. Non sarebbe stato giusto chiedergli di viaggiare, ma non potevano certo fermarsi in un posto dove esisteva il costante pericolo della scoperta della verità e dello scandalo.

    Si tolse la camicia da notte, che probabilmente apparteneva alla padrona di casa, si lavò in tutta fretta e infilò gli indumenti intimi e il vestito che per fortuna era in grado di allacciarsi da sola. Poi, sentendosi finalmente vestita in modo decente, si guardò di nuovo allo specchio.

    L’immagine che le rimandò non era di certo quella che gli amici avrebbero riconosciuto al primo sguardo. La massa di capelli biondo scuro, privi di forcine, nastri o retine, le ricadeva fluente sulla schiena. Sciogliendo i nodi con il pettine e insieme togliendovi diversi ramoscelli, Amanda emise un gemito.

    I suoi ammiratori sostenevano che nessuna donna aveva grandi occhi castani all’altezza di quelli della signora Clare, per profondità di espressione o di

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