Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il segreto degli Estensi
Il segreto degli Estensi
Il segreto degli Estensi
E-book245 pagine2 ore

Il segreto degli Estensi

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Quando gli Estensi, signori di Ferrara, giunsero a Modena scoprirono che nelle sue profondità era nascosto qualcosa di prezioso, e decisero di conservarne la memoria tramite opere d’arte, chiese e monumenti. Dopo vari secoli, un omicidio lascia intravedere nei dettagli della sua ricostruzione legami con i luoghi che videro protagonista la nobile famiglia ducale. Il commissario Sofia Valenti sarà costretta a chiedere l’aiuto a Cristian Leonardi, un esperto del mercato nero di opere d’arte, e a Ermes Anselmi, professore di Storia, per svelare i significati dietro le leggende e i simboli di Modena e Ferrara. Tuttavia, la ricerca dell’assassino è solo una delle mosse in una partita a scacchi iniziata tempo prima, e in cui ai protagonisti non è concesso vestire i panni del giocatore...

Un libro con dei video collegati dove l'auore illustra i luoghi narrati nel romanzo. Una guida innovativa di Modena e Ferrara.
LinguaItaliano
Data di uscita16 mar 2020
ISBN9788868104108
Il segreto degli Estensi

Correlato a Il segreto degli Estensi

Ebook correlati

Gialli per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il segreto degli Estensi

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il segreto degli Estensi - Francesco Folloni

    cover.jpg

    Francesco Folloni

    IL SEGRETO DEGLI ESTENSI

    Prima Edizione Ebook 2020 © Damster Edizioni, Modena

    ISBN: 9788868104108

    Immagine di copertina di Orazio Giannone

    Damster Edizioni è un marchio editoriale

    Edizioni del Loggione S.r.l.

    Via Piave, 60 - 41121 Modena

    http://www.damster.it e-mail: damster@damster.it

    Negozio on line www.librisumisura.it

    img1.png

    Francesco Folloni

    Il segreto degli Estensi

    romanzo

    VISITA CON L’AUTORE I LUOGHI NARRATI NEL ROMANZO

    All’interno di questo romanzo troverai dei link cliccando sui quali potrai andare direttamente nel luogo narrato nel romanzo.

    Sarà lo stesso autore a descriverteli…

    I link sono indicati da questo simbolo

    img2.jpg

    Ecco il primo link

    Benvenuto nel Segreto degli Estensi

    INDICE

    PERSONAGGI DEL ROMANZO

    Prologo

    1

    2

    3

    4

    5

    6

    7

    8

    9

    10

    11

    12

    13

    14

    15

    16

    17

    19

    20

    21

    22

    23

    24

    25

    26

    27

    29

    30

    31

    32

    33

    34

    35

    36

    37

    38

    39

    40

    41

    42

    43

    44

    45

    46

    47

    48

    49

    50

    51

    52

    53

    54

    55

    56

    57

    58

    59

    60

    61

    62

    63

    64

    Arrivederci da  Il Segreto degli Estensi

    ELENCO DEI DUCHI ESTENSI

    L’AUTORE

    CATALOGO I GIALLI DAMSTER

    Ringrazio tutti coloro che mi hanno ispirato e sostenuto,

    in particolare i miei Genitori e Te.

    PERSONAGGI DEL ROMANZO

    Cristian Leonardi: esperto di storia dell’arte

    Ermes Anselmi: professore di Storia, ex ricercatore

    Sofia Valenti: commissario della questura di Modena

    Alfonso: vice del commissario di Modena

    Roberta Selmi: direttrice del Palazzo dei Musei

    Stephen Copler: responsabile scientifico dell’Archivio Storico

    Lorenzo Bremi: commissario della questura di Ferrara

    Andrea Ferri: investigatore privato

    Orso Lemma: storico modenese

    Vito Faro: biologo universitario

    Marco Longhi: capitano presso l’Accademia Militare di Modena

    Prologo

    Modena, domenica, ore 22:00

    Quella notte il riflesso della luna non era l’unica luce a illuminare l’antica via del centro storico. All’ultimo piano di un palazzo i battenti erano aperti, lasciando filtrare il fascio artificiale dall’interno sulla via sottostante. Orso Lemma, il proprietario dell’appartamento, non si era dimenticato di spegnerla, ma aveva posticipato l’orario in cui, solitamente, andava a dormire in attesa di una chiamata che avrebbe cambiato per sempre la sua vita.

    Non era stanco di leggere gli antichi volumi della biblioteca di cui era stato curatore quasi tutta la vita e, ancora, si stupiva di come i bibliotecari precedenti fossero stati tanto ciechi di fronte a parole così chiare. Eppure, un indizio prima degli altri fu decisivo nel comprendere quanto gli antichi Signori di Modena, e prima di Ferrara, avessero lasciato in eredità alla città e alla sua famiglia.

    Orso avrebbe potuto disegnare a occhi chiusi il simbolo intagliato nella chiave antica, splendente come fosse d’oro. Non si sarebbe, infatti, mai dimenticato il giorno in cui la ricevette, consapevole del potere che per secoli aveva custodito.

    Il suo modo di vivere, trascorso tra un libro e un altro, gli era quasi costato la vista, ma gli aveva affinato la mente. Il giorno della pensione, dopo decenni passati a studiare le vite di grandi personaggi, si accorse, come chi si sveglia di colpo, che in realtà erano solo un sogno. Leggere e studiare quelle avventure lo aveva fatto sentire vivo, ma era ben consapevole di essere incapace di altrettanto eroismo. Fu grazie al loro coraggio che quei personaggi conquistarono un posto nella storia, mentre lui sarebbe stato dimenticato, annoverato al massimo nelle liste dei guardiani della biblioteca come tanti altri prima di lui.

    Si era quindi reso conto che lasciare un segno era più importante della sua stessa libertà e quella sera, in cambio del segreto e di quello che ne sarebbe conseguito, decise di mettere a rischio la sua credibilità e la sua stessa esistenza. Tutto questo per ottenere qualcosa di più grande, anche se ciò avrebbe costretto l’anziano bibliotecario a sporcarsi le mani di sangue.

    Mentre quei pensieri gli attraversavano, per l’ennesima volta, la mente, il cellulare squillò. Sullo schermo appariva a chiare lettere numero privato, esattamente come aveva richiesto lui e, quando l’anziano accettò la chiamata in arrivo, fu soddisfatto nel sentire rispondere proprio la voce che aveva atteso tutta la sera.

    «Sono pronto» disse con voce profonda l’uomo che aveva chiamato.

    «Ti ricordi esattamente cosa devi fare?»

    «Certo, sono un professionista.»

    «È necessario che sia così, – commentò titubante Orso – per questo riceverai metà del compenso ora e l’altra metà a lavoro compiuto.»

    L’uomo dall’altra parte non si scompose a quella nuova richiesta e Orso lo sapeva. La somma di cui parlavano bastava per non aprire una trattativa e la chiamata si interruppe. L’anziano bibliotecario, acceso il suo sigaro, volse lo sguardo oltre la finestra da cui si vedeva la Ghirlandina illuminata.

    1

    Modena, lunedì, ore 7:00

    Come a ogni risveglio erano state le campane della messa mattutina ad aver interrotto il sonno del professore. I suoi occhi chiari fissarono per qualche secondo il soffitto, facendo il conto alla rovescia, prima di scendere dal letto e dirigersi in bagno. Una colazione frugale e poi subito fuori per raggiungere le sue nuove classi di studenti. Essere il professore di storia di una scuola superiore, dopo aver passato dieci anni nel mondo della ricerca, era stato un po’ come passare dalla serie A alla serie C. Interessante, ma non certo altrettanto emozionante. Eppure la vita aveva sempre messo a dura prova il povero Ermes Anselmi: un po’ i fondi sempre in rosso delle università, un po’ la voglia di stabilità e un po’ la sua innata incapacità di affrontare gli ostacoli lo avevano portato a fare la scelta più facile.

    Una scelta che ebbe conseguenze anche sulla sua vita privata: una relazione durata diversi anni svanita in un lampo.

    Tornare sui banchi di scuola era stato divertente i primi mesi, ma col passare del tempo aveva perso la speranza che gli studenti potessero anche solo minimamente interessarsi alla sua materia. Quando la televisione, i compagni di scuola e gli stessi professori di altre materie sostengono che la storia sia solo una materia da studiare a memoria, è difficile fargli cambiare idea. Sapeva che si trattava solo di ignoranza e che la storia non è solo una serie di date e di episodi da ripetere: la storia è  molto di più, ma doveva ancora trovare gli strumenti giusti per trasmetterlo ai suoi studenti.

    Anno nuovo, classi nuove pensò avvicinandosi al portone del condominio. Ma qualcosa attirò la sua attenzione: una busta, metà dentro e metà fuori, nella sua buca delle lettere.

    A che ora saranno passati per portarmela? si domandò.

    Prese la busta, la sistemò nell’anonima ventiquattrore che portava a scuola e, salito sulla sua bici, partì verso il liceo.

    Il freddo della prima mattina si faceva sentire ed Ermes aumentò la velocità sperando di arrivare prima.

    Passò davanti al Tempio poi, facendo attenzione alla serie di strade che doveva incrociare, salì sul ponte vicino alla stazione per giungere a scuola. Fuori c’erano già alcuni alunni, probabilmente quelli provenienti da fuori città.

    Ermes superò l’orda di ragazzi, sempre con gli ormoni in subbuglio, e raggiunse la sua aula, come sempre vuota fino al suono della campanella. Aprì la ventiquattrore e, mentre stava per prendere il suo libro Simboli religiosi nella Modena Medievale, le sue dita sfiorarono la busta. La prese in mano per guardare chi fosse il mittente; non era indicato, solo il suo indirizzo di casa. Decise di aprirla.

    Una lettera davvero particolare, con in alto una R simile alle maiuscole disegnate dai monaci amanuensi e, sotto, una strofa.

    Antica la pietra dal sole levante

    vittime furono le picche d’oltralpe,

    fu sparso per strada il loro sangue

    si sentono passi e una voce langue

    Fu facile capire che davanti ai suoi occhi aveva un indovinello in rima. Ma, prima di comprendere cosa significasse, abbassò lo sguardo all’estremità più bassa del foglio in cui trovò la frase: Sarò lì nel punto più lungo della meridiana.

    Rimase immobile con il foglio stretto tra le mani. La domanda gli nacque spontanea: sarà uno scherzo?. Ma certo, era sicuramente uno scherzo.

    Eppure l’indovinello era scritto troppo bene. Lo doveva aver fatto qualche suo studente eccellente nell’elaborazione dei testi o qualche collega per metterlo in ridicolo. Si accorse che una parte di sé voleva che fosse vero. Sembrava di trovarsi in uno dei romanzi che leggeva, ma questa volta, se avesse capito il significato dell’indovinello e il luogo dove andare, avrebbe potuto essere lui il protagonista. Ma chissà chi avrebbe incontrato: forse un mitomane o un gruppo di studenti pronti a immortalare l’imbarazzante scena sui social o qualche collega oppure nessuno. Pensava di conoscere la soluzione dell’indovinello. Ma era poi giusto andare a quell’incontro?

    In quel momento suonò la campanella.

    2

    Modena, lunedì, ore 7:30

    Quella mattina alla radio davano proprio la sua canzone preferita e questo era un buon inizio settimana per Sofia Valenti, commissario della Questura di Modena. Certo, anche per lei il lunedì era difficilmente il giorno preferito della settimana: un po’ perché bisogna tornare alla routine e un po’ perché amava dormire fino a tardi. Eppure quel lunedì era iniziato proprio bene: infatti, oltre alla canzone, era stata chiamata d’urgenza al Palazzo dei Musei e per lei avere un caso di prima mattina era la giusta motivazione per iniziare la settimana.

    Sofia Valenti era, agli occhi dei colleghi, alquanto curiosa. Un po’ per il suo fare da maschiaccio e un po’ perché era l’esatto contrario dei suoi colleghi da scrivania. La sua voce non era mai troppo acuta e la sua schiena perennemente dritta, quasi fosse stata programmata per far sentire inadeguato chiunque la circondasse.

    Il temperamento e il senso del dovere avevano giocato a favore della sua carriera e così, a soli trentasette anni, dopo una decina trascorsa in diverse questure, si trovava a lavorare in una zona importante e popolosa. Un caso raro nella Polizia, ma d’altronde lei era considerata così speciale che quella divisa sembrava fatta su misura.

    A scortarla Alfonso Metalli, il suo secondo in comando. Tra i due l’intesa professionale era perfetta ma, a differenza di quanto alcuni sospettavano, non vi era mai stata una storia d’amore. In effetti lui era troppo spensierato e dongiovanni per potersi interessare a una donna così impostata e lei troppo concentrata sul lavoro per vedere un maschio oltre la divisa.

    Parcheggiarono in largo Sant’Agostino, davanti all’entrata principale del Palazzo dei Musei. Era uno degli edifici più importanti della città: ospitava infatti i più famosi patrimoni culturali e artistici come l’Archivio Storico, la Biblioteca Estense, i Musei Civici, due lapidari e ovviamente la nota Galleria Estense. Alfonso conosceva molto bene quel luogo perché era solito portare lì le sue prede. L’itinerario che seguiva era sempre lo stesso: prima passava tra i corridoi del lapidario Estense, raccontava le solite storielle imparate a memoria e poi si sedeva con la fanciulla di turno sulla panchina sotto la statua di Borso d’Este, al centro del cortile interno.

    E lì si passava dalla teoria alla pratica com’era solito dire.

    I suoi itinerari romantici e ben pianificati erano divenuti così celebri da essere arrivati persino alle orecchie del suo superiore. Incamminandosi verso il portone, Sofia non perse occasione e gli ricordò: «Mi dicono che ti piaccia venire qui con le tue amiche, ma mi raccomando: stamattina si lavora, quindi non attaccar pezza con nessuna.»

    Alfonso apprezzò quel termine dialettale "attaccar pezza, che si usa per esprimere il più comune rimorchiare una ragazza".

    «Buongiorno commissario – disse il sovrintendente che l’aspettava fuori dalla porta del Palazzo – mi segua.»

    Sofia era entrata nell’edificio varie volte, ma ammirare un luogo così particolare le faceva sempre piacere anche se quella non era la città dove era nata e cresciuta. Il sovrintende guidò il commissario e il suo vice attraverso il giardino interno per poi giungere agli ascensori e digitare il pulsante con indicato il numero quattro. Sofia osservò nella targhetta accanto al tasto la scritta Galleria Estense.

    L’ascensore a vetro salì verso l’ultimo piano. Man mano che salivano, il bar, il gabbiotto delle informazioni e il Lapidario Romano diventavano sempre più piccoli.

    «Siamo arrivati» disse il sovrintendente.

    «Può dirci qualcosa su ieri notte?» domandò Sofia, tanto curiosa quanto irritata dal non conoscere i fatti.

    «Credo che appena lo vedrà sarà evidente» rispose il sovrintendente che, saliti gli ultimi gradini, entrò nella Galleria Estense.

    Sofia aveva visitato altre volte quella Galleria e sapeva, a grandi linee, che erano presenti le opere d’arte della famiglia ducale Estense. Opere d’arte appartenenti sia al periodo di governo di Ferrara, sia al periodo modenese dopo la loro fuga alla fine del Cinquecento.

    Superata la porta di vetro che separa il grande scalone dalla Galleria, Sofia iniziò a percorrere il corridoio principale avvicinandosi al busto del duca Francesco I d’Este. Una grande macchia rossa deturpava il bianco del marmo.

    «Che è successo al busto del Bernini?» domandò la donna.

    Non avrebbe saputo identificare l’autore di nessun altro pezzo nella Galleria, ma di quel busto conosceva parecchie cose. Sapeva che raffigurava il duca Francesco I d’Este che, a seguito della fuga della sua famiglia da Ferrara a Modena, pose le basi per fare di quest’ultima la nuova capitale del suo ducato. Un uomo di grande intelligenza che seppe riorganizzare uno stato sotto assedio dell’arroganza papale, tanto da far costruire il Palazzo Ducale ricavandolo da una vecchia rocca dismessa e finanziò la ricostruzione di numerose chiese.

    Era senza dubbio il duca Estense più famoso e più apprezzato dai modenesi e quel busto era l’opera più importante della città. L’autore, lo scultore Gian Lorenzo Bernini, era anche l’ideatore, tra le altre cose, della piazza di San Pietro in Vaticano.

    «Che disastro...» commentò Sofia avvicinandosi al busto.

    Il sovrintendente ricostruì i fatti: «Ogni mattina devo aprire tutte le stanze del Palazzo e accendere le luci. Non mi sarei mai aspettato di trovarlo in queste condizioni ma, per fortuna, nessun’altra opera è stata lesionata.»

    Sofia già immaginava il clamore della notizia. Per i modenesi il busto di Francesco I d’Este era tanto importante da essere paragonabile al Duomo o alla torre campanaria. L’opera artistica più nota della città era a pochi centimetri da Sofia, che faticava ad accettare quel gesto così

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1