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Dentro i suoi occhi: Era lunedì sera
Dentro i suoi occhi: Era lunedì sera
Dentro i suoi occhi: Era lunedì sera
E-book127 pagine1 ora

Dentro i suoi occhi: Era lunedì sera

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Info su questo ebook

Un incontro casuale porterà due sconosciuti ad intraprendere  un viaggio nelle colline Modenesi, alla ricerca di un eredità storica e materiale di uno dei due uomini.
Vivranno forti emozioni che li accompagneranno in questa inaspettata avventura, trasformando un semplice incontro in una amicizia, che con la complicità della natura e delle persone che incontreranno sulla loro strada, verrà consolidata giorno per giorno.
Avranno cosi il tempo e la voglia di ascoltarsi e confidarsi, rivivendo momenti della loro vita con un ottica completamente diversa.
Sogni, desideri, passioni e improvvisi amori illumineranno i loro occhi e la loro visione di una vita ormai ingrigita dalla quotidianità.
Il tutto incorniciato da colori, profumi, sapori e tradizioni di una parte d’Italia da riscoprire e rivivere.
LinguaItaliano
Data di uscita19 apr 2020
ISBN9788835811121
Dentro i suoi occhi: Era lunedì sera

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    Anteprima del libro

    Dentro i suoi occhi - Luca Alberti

    Ringraziamenti

    Era lunedì

    Sera

    Dalla radio una musica che ricordava appena, un misto anni ottanta di luci psichedeliche che si confondono con le strobo,….. o forse il mito degl’anni sessanta, scenografia di mondi nascosti da specchietti... per le Allodole…., con strofe colme di proteste e di amore. Qualsiasi melodia fosse, era lei,… unica inconfondibile. Colma di ricordi e sentimenti che affioravano a unisono con la classica pelle d’oca!

    La luce intorno; soffusa, impalpabile, quasi una foschia. Dalle pieghe delle tende verde bottiglia, entrava un raggio di luce che invadeva la stanza; una luce densa, ma nello stesso tempo delicata, soffice, vaporosa.

    Il sole, al culmine della sua ciclica vita estiva, tradiva i pensieri,…la luce d'un tratto sparì.

    La scrivania colma di documenti e lui, rilassato, ripensò per un attimo al passato, forse " quell'attimo di luce " gli diede la possibilità di illuminare i propri pensieri e di capire; doveva parlare, doveva gridare, doveva andare.

    Sul piano di cuoio verde, invecchiato dal tempo passato a sostenere stanche braccia che per anni avevano impugnato prima lapis e poi penne a sfere, scandendo il tempo vissuto dall'antico mobile, incastonata al centro della scrivania c'era una vecchia fotografia.

    Quelle che si tengono per una vita senza capire il perché o senza ricordare il motivo di quella privilegiata posizione; al centro, di fianco a quel posacenere che non finiva mai di sfumare un odore acro e persistente di tabacco artigianale.

    Un insieme di cristalli intagliati con sfaccettature di riflessi moderni, accostati a una cornice in legno, anche lei vissuta dal tempo.

    Forse era la cornice, vecchia anche quella,...ma no!

    Arrivava da un mercatino delle antichità; sapete quei paesini con stradine lastricate da quegli odiosi sassi che a ogni passo rischi di cadere?

    Così odiosi ma così carichi di energia, così odiosi ma così essenziali, in compagnia di una bella torre in pietra che primeggiava su tutto, omaggiando il paese già proclamato, Borgo Toscano.

    No la cornice no!

    Sì bei ricordi, bei momenti,…ma non salienti, non profondi e non memorabili.

    Giornate passate con gli amici, seduti a sorseggiare del buon vino tra anonimi discorsi che venivano esaltati dall’incoscienza del momento e caricati dalla convinzione che il mondo fosse lì, seduto di fianco.

    Forse allora la foto,…eh già la foto.

    Ma cosa allora? Il momento, il luogo, o le persone?

    Ormai era tardi e ogni attimo sfumato, la giornata era finita, un'altra notte sarebbe passata e un altro giorno sarebbe arrivato.

    Si alzò dalla sedia, sistemò i fogli davanti a lui mettendoli su pigne di carta disposte al bordo del piano,…come un piccolo segno fatto con la penna sul lato di un foglio.

    Avete presente quando sei consapevolmente cosciente che qualcosa devi scrivere ma non sai come iniziare?

    E allora cosa fai?

    Inizi a pensare, inizi a muoverti nei tuoi pensieri cercando un filo conduttore che ti dia l'energia per creare, IL capolavoro, una semplice e-mail.

    Ti impegni ma non riesci e allora inizi a perderti scarabocchiando il lato del foglio bianco davanti a te, come se il mondo fosse tutto lì.

    E se il modo fosse veramente un foglio?

    Quattro angoli, quattro lati e arrivando sino all'orizzonte ci si accorge che tutto finisce?

    Potresti cadere!

    Allora dovresti saper volare,…ma per andare dove?

    Se il foglio lo hai già riempito, forse ti converrebbe cadere e sperare in un nuovo foglio, bianco, pulito, lindo.

    O forse sarebbe meglio ricordarsi di essere vivi!?

    Continuando a sperare che il foglio si appallottoli formando una nuova palla. Dove si possa, forse, ancora una volta colorare e scrivere il proprio mondo.

    Prese il soprabito dal gancio e la borsa a tracolla, controllò dalla finestra la piazza completamente bianca e vuota che sfoggiava i nuovi lampioni con la fontana appena restaurata, guardò in direzione della strada, tirò le tende, spense le luci e chiuse dietro di se la porta.

    Ritornò a casa passando come al solito dalla solita strada; la solita insegna del panettiere, ormai spenta, il solito bar, i soliti cartelloni pubblicitari, le solite locandine che invitavano tutti alla solita festa del quartiere.

    Il solito fiorista, HOLLAND FLOWER, indaffarato a rassettare con meticolosa precisione, con evidente passione, con movimenti coordinati, organizzati e automatici,…con un’attenzione scrupolosa.

    Pronto a reagire all'imprevisto nascosto dietro ad ogni vaso colmo di acqua, ad ogni colpo d’aria soffiato da uno spiraglio dimenticato.

    Subito dopo la solita edicola che lentamente perdeva i colori, gli stessi che durante la giornata la rendevano cosi variopinta, luminosa,…movimentata come un caleidoscopio.

    E poi il garzone della ferramenta che lentamente ripuliva il marciapiede con una scopa di saggina.

    Lentamente, aspettando il momento della chiusura; quando anche l’ultima chiave verrà venduta e l’ultimo lucchetto verrà chiuso.

    Il solito ristorante che iniziava ad illuminarsi, i tavolini della veranda già posizionati con sedie e tovaglie arricchite con dei piccoli centrotavola circolari in vetro, protetti da un intreccio di midollino color mogano, da cui piccoli giochi di luce creati da una candela, si riflettono sul cotone bianco.

    E poi le solite ragazzine, scortate da nonne che cercano di ascoltarle, di capirle, di carpire dalle loro solite discussioni, unici pensieri adolescenziali… quello che la vita stava preparando per loro.

    I soliti litigi di ragazzini che si contendono una palla all'angolo dell’unica strada, forse, ancora controllata dalla quotidianità ormai consumata.

    Complice forse anche il cartello di; strada senza uscita, che come uno scettro di un potere oscuro, che tutti pensano di poter decifrare e controllare per superare un livello più alto nel gioco della vita, limita così l’intromettersi di estranei.

    Le solite preoccupazioni negli occhi di quell'uomo che incrociava come tutte le sere alla fermata dell'autobus, avvolto dalla solita e unica giacca grigia, con il bavero alzato anche nei momenti più caldi della vita.

    Immerso nei pensieri, sommerso dai rimorsi e incoraggiato a sopravvivere con l'aiuto dell'ultima cosa che gli era rimasta; la famiglia.

    Lo sguardo di quell’uomo come al solito gli ricordava qualcosa, ma come sempre non ricordava cosa.

    Arrivò a casa, parcheggiò l’auto proprio davanti al portone del palazzo dove da diversi anni viveva, dove si riposava dalle lunghe giornate passate in ufficio.

    Salì i gradini della scala due alla volta, arrivando al secondo piano,…a sinistra casa sua.

    Il tempo di aprire la porta e senza nemmeno passare dal bagno, si diresse verso la camera da letto.

    Si spogliò buttando a terra i vestiti che aveva iniziato a disseminare durante il tragitto per arrivare sin li, …ai piedi del suo giaciglio; osservandolo e pensando ancora una volta che avrebbe saltato la cena.

    Il riposo sembrava fosse diventato il suo piatto preferito, come se riuscisse a nutrirsi, a godere beneficio recuperando energia dal suo letto.

    E la mattina sarebbe arrivata come sempre in un attimo.

    La notte sarebbe passata, scivolata come un sassolino lanciato sulle acque di un lago da un bambino che tenta il record di anelli.

    Un record che nessuno vedrà mai, se non i suoi occhi illuminati da una lacrima di soddisfazione mista coraggio, quel coraggio che nei momenti salienti mancava, scappava e si nascondeva.

    Martedì

    Un risveglio convulso

    Il risveglio fu surreale, forse dovuto al temporale che spense la sveglia.

    Un risveglio improvviso ma alla fine sereno, gli orari erano sfumati, le abitudini dissolte in quella inconsueta luce mattutina che lo confondeva. Una atmosfera che non aveva mai assaporato, che lo estasiava, immerso a quel dolore fittizio di confusione, di inaspettato.

    La solita casa era diversa, strana, quasi sconosciuta, le tende colorate e non anonime davano luce, luce vera, luce fresca e per un attimo, quel raggio di luce, per un attimo, inondò la stanza e come la sera prima, in un attimo se ne andò.

    La rassegnazione prevalse e la colazione accompagnata dalla spensieratezza prese il posto del rito del bagno.

    In quel momento un rito insignificante. Un rito che ogni mattina passava tra le sue mani, tra i suoi capelli, sul suo viso, sul suo petto, tra i suoi occhi e attraverso un cuore ormai stanco e assopito.

    Il bagno era saltato, chissà se sarebbe andato oltre.

    Magari un'altra spunta avrebbe eliminato un'altro rito, come un foglio che dalla sua scrivania sarebbe scomparso in un anonimo archivio, in un qualsiasi cartone di chissà quale magazzino, di chissà quale quartiere, di chissà quale città.

    Il suo pensiero, stranamente fuori da quel cerchio di sensazioni abitudinarie, sembrava aver preso il sopravvento. Concedendo persino alla sua grande appendice frontale, di annusare e godere di quei profumi che non assaporava chissà da quanto.

    Un profumo di consapevolezza e di serenità, un profumo che neppure lui riusciva a decifrare e che in quel momento lo confondeva.

    Perché tutto questo non era stato vissuto?

    Il profumo continuava ad aleggiare soffermandosi sulle poltrone, sui tappeti e sui tavolini, senza che nessuno lo spolverasse, senza che nemmeno un fievole soffio di vento riuscisse a mescolarlo con la vita quotidiana e

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