... e se la pecora nera fossi io?
Di Marco Perino
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Anteprima del libro
... e se la pecora nera fossi io? - Marco Perino
Shuffle
- Track 9 -
Tirati su dai che andiamo... Ma in che stato sei?... Dai, dai... Sveglia... Muoviamoci !
Era mattino presto, io ero a letto e lui era davanti a me tutto pimpante; sprizzava energia da ogni poro e aveva una faccia che mi rideva addosso in mezzo ad ogni parola che pronunciava.
Lo odiavo!
Tutto questo non era previsto!
Non doveva essere davanti a me e io avrei dovuto chiudere la porta di casa la sera prima, avrei dovuto chiudere anche il portone la sera prima; o era notte? Non importa, non sarebbe dovuto entrare, anche se ci avesse provato non avrebbe potuto entrare
E poi no! Oggi no! Questa volta il tuo improvvisare non lo voglio! Questa volta un minimo di preavviso lo volevo!
Lo odiavo!
Fermo... Stai zitto... Mi gira la testa... Mi vien da campar via…
Ma cosa ci faccio vestito nel letto? Anzi, sul letto! Sopra le coperte! Mi gira la testa! Ho ancora gli stivali ai piedi.
No vaffanculo, checazzovuoi, oggi non mi muovo da qui !
Dai, dai che andiamo...
Mezz’ora dopo ero su un sedile passeggero con la testa che mi scoppiava, con una faccia che mi rideva addosso mentre guidava.
Il mondo era un bel posto dove stare forse fino al giorno prima, ma quella mattina non c’era proprio niente per cui ridere.
Mi scoppiava la testa !
Cos’era successo la sera?
Non me lo ricordo !
Direzione montagna.
Nel sedile dietro, il suo cane, quel cane maledetto. Riusciva a riempirti di pelo ogni cosa che sfiorava, anche solo con lo sguardo.
Pelo bianco, sottile, che sfuggiva all’aspirazione dei più moderni aspirapolvere.
Solo lui riusciva a svegliarmi peggio del suo padrone, leccandomi la faccia dopo essersi leccato le palle.
Lo odiavo ogni volta che mi svegliava nel mio sacco a pelo blu scuro; perlomeno lo era quando mi ci ero addormentato.
Al risveglio era ricoperto di pelo bianco sottile con leggere sfumature di blu che cercavano la luce urlando pietà.
Dormiva sopra di me il bastardo, non sul sacco a pelo chiaro del suo padrone di fianco a me.
Quello che ride si fa chiamare Trinca; è quello che non mi ha mai reso il libro sulla vita di Sting, anche se spergiura il contrario.
Una delle persone più assurde che si possano incontrare, ed essendo assurdo lui, con lui capitano le cose più assurde.
Chi di voi una sera d’estate non ha provato a dormire in spiaggia?
La sera è bellissima, c’è il rumore delle onde del mare; la luna è così vicina che sembra voglia farsi accarezzare; il crepitare di un piccolo falò clandestino alimenta le chiacchiere e laggiù in fondo musica sfumata che arriva da un locale.
Ti sdrai e pensi che la vita sia bella, che tutti i pensieri possano sparire, cancellati da un solo istante come questo in tutto l’anno.
E poi ti svegli al mattino !
Non hai più i capelli in testa.
Hai al loro posto un oggetto solido con una forma strana, tipo quelle cose senza senso che creano i bambini dell’asilo con la plastilina e poi provano a rifilarceli come casa, macchina, mamma, papà.
Hai la faccia che, se non la lavi entro dieci minuti dal risveglio, perderai per sempre l’utilizzo degli occhi, oltre a perdere i connotati originali, lasciando il posto a crepacci.
E, di solito, il risveglio è dato da un tizio che sta guidando un pulisci-spiaggia al mattino presto.
Bottiglie, cartacce, mozziconi, e due stronzi con un cane !
Ma essendo assurdo lui, una volta tutto ciò fu diverso.
Cioè, non completamente:
crepacci, plastilina in testa, perdita dei connotati erano dove dovevano essere, ma non vengo svegliato dal pulisci-spiaggia.
Vengo svegliato da un rumore più bello, no, nemmeno quello del mare...
Ragazze !!!!
Tante ragazze, bellissime ragazze.
Decine di ragazze intorno a noi, ai nostri sacchi a pelo, intorno anche al cane.
Sveglio il mio amico. Si guarda intorno aprendo la bocca dallo stupore.
Ci diciamo... Siamo in paradiso!...
E una voce fuori campo…
No, non siete in paradiso! Ci sono le selezioni di Miss Italia, dovete togliervi dal cazzo voi due
Dopo un po’ di storie di questo tipo sareste saliti anche voi su quella macchina direzione montagna.
Col mal di testa, con lui che ride, col cane dietro, ed esattamente come me, non avreste nemmeno chiesto...
Dove in Montagna?
Camminiamo. Ogni weekend lui si inventa un percorso nuovo dove camminare, un nuovo rifugio dove bere vino.
Lui è nato per la montagna. Io no! Ma me l’ha fatta amare, perchè lui sa aspettare !
Passo dopo passo mi ha insegnato il camminare lento, la pausa per bere da un ruscello, per allacciarsi gli scarponi più stretti, per mangiarsi un po’ di miele o di cioccolata.
Passo dopo passo mi ha aspettato e il mio passo si è fatto sempre più sicuro.
Siamo sempre arrivati alla meta prefissata. Da solo magari ci avrebbe messo due ore, con me ce ne metteva quattro, ma arrivava sempre con me.
Tranne una volta !
Quella volta decise di arrivare in cima a un 3400 metri.
Valle d’Aosta. Non so il nome, non me lo ricordo.
Avevamo dormito in tenda io, lui e il suo cane bastardo.
Sveglia con leccata palle-faccia. Colazione, e via... camminiamo.
Mentre saliamo il sentiero si fa più incerto.
Non sento più i miei passi sicuri. Lui è convinto, io no!
Se ne accorge, rallenta ancora di più.
Il tutto si fa più ripido. Mi sembra che abbiamo perso il sentiero principale. Il cane bastardo, che poi si chiama Diego, mi guarda, guarda il suo padrone e sembra spaventato anche lui. Si ferma!
Mi fermo!
Questa volta non vado avanti.
Ho paura!
Il mio amico mi tranquillizza. Mi lascia sostare da solo come gli chiedo. Va avanti.
Il viaggio di ritorno è più silenzioso del solito.
Mi parla, ride, ma io sono assorto nei miei pensieri.
La settimana dopo, l’unica volta che è successo, decido io dove si va!
Si torna su !
Sono calmo. Passo dopo passo. Lentamente.
Ci fermiamo a stringere i lacci. Lentamente.
E ancora passo dopo passo.
Le gambe sono stanche, ma sono calde.
Io non ho paura.
Il mio amico mi sa aspettare, cammina vicino.
Chiacchieriamo e osserviamo la natura farsi sempre più lunare.
Il suo cane è con noi, non ha paura.
Arriviamo in cima!
Su, incontriamo due persone, un giovane e un anziano.
Mangiamo e beviamo del vino con loro.
Non saprò mai come si chiamano, ma in quel momento avevamo raggiunto la stessa cima e la stessa montagna ce lo aveva permesso.
La persona anziana si fa passare una sigaretta.
Fumiamo silenziosi…
…E poi scendiamo...
Durante il ritorno, ancora nella zona lunare, incrociamo un uomo. Si ferma! Ci chiede quanto manca! Ha un passo più lento del mio ma costante, i suoi occhi sono decisi.
Arriverà in cima anche lui.
Ha più di settant’anni!
Ora, quello che non mi ha mai reso il libro di Sting, si è allontanato, abita vicino all’oceano.
E’ un posto bellissimo con tantissimo vento.
Ci separano un paio d’ore d’aereo e non ci sentiamo mai, non ce n’è bisogno.
Una volta all’anno, a volte ogni due o tre, sento suonare il campanello.
Nessun preavviso e nessun orario.
Ci metto sempre qualche secondo a realizzare che qualcuno stia suonando…
Quel tanto che basta per sentirlo urlare…
Mi apri o no? Sono io !
… lui sa aspettare !
IL CUOCO
Io ho una sorella.
Mia sorella ha, suo malgrado, me come fratello.
Mentre io continuo imperterrito a riempire i carrelli della spesa a birre e patatine e a volte con qualche cioccolatino per la crocerossina di turno,
lei ha già finito per ben due volte di riempire il carrello dei pannolini.
Ha due figli, un marito e un cane.
Se muore il cane, ne prende uno identico della stessa razza.
Se io vado per due volte in vacanza nello stesso posto accuso le fasi lunari;
lei accusa le fasi lunari se non va nello stesso posto in vacanza.
Mia sorella è stata ladra!
Faceva ancora le elementari che già mi rubava la collezione di gomme colorate e le spacciava alle amiche come sue.
E lei non me l’avrebbe mai detto, ho dovuto ricevere una soffiata dall’Ilenia per scoprirlo.
E poi mia sorella è stata un pirata della strada!
E’ riuscita a limare la carrozzeria di due macchine e di uno scooter al primissimo giro; perlomeno questo è quanto viene lasciato intendere ai posteri.
Se poi lei abbia, nel frattempo, investito qualcuno e nascosto il cadavere dentro fusti di detersivo, non ci è dato sapere.
E, non sappiamo che minacce abbia ricevuto l’Ilenia dopo aver detto la faccenda delle gomme...
… non ha più parlato!
E mia sorella, se iniziate a osservarla per una settimana di fila, riuscite a capire anche il minuto esatto in cui si allaccerà le scarpe per andare a prendere la figlia all’asilo; quando farà benzina e dove, come piegherà lo scontrino e noterete anche quando osserverà di sottecchi qualche bel ragazzo; insomma dopo vent’anni con lo stesso uomo!
… e quell’uomo se ne accorge, ma ride e fa finta di niente.
Mia sorella, è’ mia sorella !
Il fratello è l’unica variabile anomala di una vita tutta sotto controllo.
Ma mia sorella è anche mamma e, come mamma ha avuto paura per suo figlio per un’altra cosa avvenuta fuori controllo.
Ospedale.
E’ seduta lato muro, mentre il figlio è seduto lato corridoio.
E’ una comunissima e normalissima sala d’attesa d’ospedale in un normalissimo giorno della settimana.
C’è una televisione a canale fisso, non si può regolare il volume né tantomeno cambiare canale.
Non si alza per andare al bar se no rischia di litigare con quello che è venuto dopo, quello che sicuramente proverà a fregarle il turno.
Ascolta i normalissimi commenti di gente normalissima mentre aspetta, e quando qualcuno aspetta, si lamenta…
… e se qualcuno si lamenta, mia sorella è nel mezzo!
Poi di colpo cambia l’aria.
Succede qualcosa e tutti piombano nel silenzio.
Non stanno più guardando davanti, stanno guardando...
Ha le manette !
Ci sono molti agenti.
Lo stanno accompagnando a fare la visita in fretta, quasi correndo.
Devono passare davanti a tutti, è la prassi.
Tutti iniziano ad aver paura, è la prassi.
L’uomo ha solo manette alle mani, non ai piedi.
Mia sorella ha paura, paura che possa tirare calci, che possa colpire il figlio...
… e se sono così tante le guardie, quell’uomo è pericoloso!
Quell’uomo guarda lei, guarda suo figlio...
… E lei ha paura.
E’ tutto molto veloce
Una guardia rimane fuori, tutti gli altri agenti entrano con l’uomo.
Ce lo racconterà a cena sabato sera.
Ecco, questa cosa ce l’abbiamo in comune, tutti i sabati sera siamo a cena dai nostri genitori.
Poi lei, marito e figli vanno a casa…
… e io vado...
A casa ovviamente no?
No, non esco più come prima.
Noooo, ho detto di no!
Non bevo più come prima.
Eppure, mi sono sbronzato tante volte da giovane.
C’eran le volte che dopo non mi ricordo.
C’eran le volte che poi dopo stavo male.
C’eran le volte che... Che girava tutto... E no... Non berrò mai più in vita mia... Mai più... Mai più...
Fino al prossimo Sabato.
Tutte le volte però, tutte le volte mi ricordo che ridevo.
Ero con amici, e con loro vivevo l’era in cui si impara anche a conoscere il proprio limite, quello che da grande ti farà dire...
…Basta!
... a quel bicchiere in più.
E stavo imparando anche a conoscere i limiti del mio fisico, della mia mente, del mio controllo.
Aver fatto sport da combattimento per tanti anni mi ha insegnato molto, soprattutto rispetto per l’avversario, e che i pugni...
… i pugni si tirano solo sul ring.
Se qualcuno in un locale mi provoca, non arrivo alle mani.
Io sono forte, io ho il controllo sui pugni e sulla mente.
Alzo la voce, sì.
Insulto, sì, ma non alzo le mani.
Dopo i diciott’anni ho tirato un solo pugno fuori dal ring.
Ed è stato un pugno di troppo.
Non ero sbronzo, anzi, ero lucidissimo, e lo ero mentre vedevo un amico tirar pugni a tutte le mani appoggiate ai tavoli di un locale.
Lui sì che era sbronzo, e faceva male; faceva male a tutti.
Tutti han provato a dirglielo, ma lui continuava.
Poi arriva da me; mi schiaccia la mano sul bancone con un pugno tirato a tutta forza; le dita con cui suono mi dolevano, ma era ancora tutto sotto controllo;
poi si gira verso di lei, e fa male anche a lei, e il controllo...
… lo sveglio versandogli la birra addosso !
Gli chiedo di seguirmi, e fuori dal locale gli tiro un singolo pugno.
Lui non barcolla, lui è molto forte, probabilmente potrebbe anche farmi molto male se volesse.
Ma non vuole. Ha ricevuto un pugno da un amico che non tira mai pugni a nessuno.
Capisce.
Rientra e chiede scusa.
Siamo amici ancora oggi.
Ma è stato comunque un pugno di troppo nel mio percorso personale, dopo dieci anni di guantoni.
Chi mi parla invece non ha tirato un pugno di troppo !
Ha la mia stessa età ma è molto più grosso di me, molto più in forma di me, e molto più alto di me.
Un uomo di un metro e novanta per centodieci chili di muscoli.
Un ex pugile.
Pugile per quindici anni.
E’ il cuoco!
Voi dovete immaginare il contrasto di questo uomo, alto, grosso, pieno di tatuaggi, testa rasata, che poi ti fa assaggiare i dolci che ha cucinato.
E’ cuoco da sempre; è la sua passione.
E’ riuscito a far diventare la sua passione un lavoro, ed è bravo.
Al suo primo ristorante ne sono seguiti