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I conquistatori. La battaglia della morte
I conquistatori. La battaglia della morte
I conquistatori. La battaglia della morte
E-book105 pagine1 ora

I conquistatori. La battaglia della morte

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Info su questo ebook

Il primo episodio della nuova serie I conquistatori, pubblicata solo in ebook.

Dall'autore bestseller del Sunday Times Simon Scarrow

Britannia, 44 d.C.

L'invasione della Britannia è stata sanguinosa e implacabile, e i barbari dell'isola non sono ancora stati del tutto sconfitti. Gli uomini della Seconda Legione hanno sofferto atroci perdite per respingere il loro nemico più acerrimo, ma il peggio deve ancora arrivare per i soldati accerchiati. Mentre l'inverno incombe, devono affrontare una nuova minaccia: i feroci guerrieri britanni lanciano attacchi coordinati dalla loro base segreta sull'isola di Vectis.

In risposta, il nuovo legato annuncia un piano per invadere Vectis e sgominare il nemico in quella che, secondo la sua opinione, sarà una missione rapida ed efficace. Ma il centurione Orazio Figulo, che dispone di preziose informazioni sul nemico, teme che l'invasione potrà rivelarsi più ardua del previsto. E quando la Seconda Legione incontra una feroce resistenza sulla spiaggia, Figulo e i suoi compagni all'improvviso si ritrovano a combattere una battaglia disperata all'ultimo sangue...

Simon Scarrow

È nato in Nigeria. Dopo aver vissuto in molti Paesi si è stabilito in Inghilterra. Per anni si è diviso tra la scrittura, sua vera e irrinunciabile passione, e l’insegnamento. È un grande esperto di storia romana. Il centurione, il primo dei suoi romanzi storici pubblicati in Italia, è stato per mesi ai primi posti nelle classifiche internazionali. Macrone e Catone sono i protagonisti di: Il centurione, La profezia dell’aquila, Sotto l’aquila di Roma, Il gladiatore, Roma alla conquista del mondo, La spada di Roma, La legione, Roma o morte, Il pretoriano, L’aquila dell’impero e La battaglia finale, tutti pubblicati dalla Newton Compton. In ebook sono disponibili i volumi della serie “Roma Arena Saga”: La conquista, La sfida, La spada del gladiatore, La rivincita e Il campione.
LinguaItaliano
Data di uscita15 ott 2014
ISBN9788854176089
I conquistatori. La battaglia della morte
Autore

Simon Scarrow

Simon Scarrow teaches at City College in Norwich, England. He has in the past run a Roman history program, taking parties of students to a number of ruins and museums across Britain. He lives in Norfolk, England, and writes novels featuring Macro and Cato. His books include Under the Eagle and The Eagle's Conquest.

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    Anteprima del libro

    I conquistatori. La battaglia della morte - Simon Scarrow

    123

    CAPITOLO UNO

    Calleva, 44 d.C.

    Una gelida folata attraversò il padiglione del quartier generale, quando il nuovo legato della Seconda legione varcò a passo svelto l’ingresso.

    «Attenti!», tuonò il prefetto dell’accampamento agli ufficiali seduti all’interno. «Ecco il legato». Gli ufficiali si zittirono e balzarono in piedi all’istante restando sull’attenti, mentre il legato gli marciava davanti. Lucio Eliano Celere annuì al prefetto. L’aria frizzante della notte gli aveva intorpidito mani e faccia. Era arrivato solo di recente da Roma per assumere il comando della legione e le condizioni penose dell’isola lo avevano quasi scioccato. Ogni giorno che passava si ritrovava ad agognare il delizioso calore della sua terra natia, la Campania. Superato il senso di freddo, Celere si avvicinò a una mappa su cartapecora, fissata a una cornice di legno davanti alla fila degli ufficiali radunati. Un giovane tribuno angusticlavio avanzò di un passo dal lato della mappa e gli porse un’asticella di legno. Celere lanciò un’occhiata al prefetto e drizzò le spalle.

    «Grazie, Quinto Silano». Il prefetto annuì. Voltandosi verso di ufficiali, Celere gli parlò con voce melliflua da aristocratico. «Riposo, signori».

    Mentre gli uomini riuniti si sedevano, nella tenda incombeva un silenzio inquietante. Persino al pallido bagliore delle lampade a olio Celere notò l’ansia impressa sui loro volti. Non era trascorso neppure un mese da quando la Seconda legione, sotto la guida del suo predecessore Vespasiano, aveva sconfitto Carataco, re dei Catuvellauni e capo di quelle tribù locali che avevano scelto di resistere agli invasori romani. Dopo una lunga e sanguinosa campagna, alla fine Vespasiano aveva sbaragliato l’esercito di Carataco in una violenta battaglia campale. La vittoria però era costata cara: la Seconda legione aveva subito gravi perdite e Carataco era fuggito. La stagione delle campagne militari era giunta al termine, l’inverno era alle porte e i soldati avrebbero trascorso i pochi mesi successivi imbottigliati nel forte legionario fino a primavera. Celere si schiarì la gola.

    «È una notte fredda, signori, perciò sarò breve», dichiarò. «Nelle ultime settimane abbiamo ricevuto numerosi resoconti di attacchi alle nostre postazioni a sud. Le pattuglie in ricognizione sono cadute in un’imboscata, i fortini rasi al suolo e i depositi delle forniture navali saccheggiati. E non si tratta di occasionali assalti di fortuna ma di una vera campagna di attacchi coordinati. La situazione è così grave che, per quanto ne so, al momento i mercanti greci si rifiutano persino di condurre affari fuori dai nostri accampamenti legionari». Quest’ultima costatazione causò un riso soffocato tra i presenti. Celere tacque e accennò un sorriso prima di continuare. «So che alcuni di noi hanno sperato che la sconfitta di Carataco portasse la pace in questo paese arretrato, eppure dopo la sua fuga sembra che i nostri nemici abbiano ritrovato coraggio. I Durotrigi si sono impegnati a raddoppiare la resistenza al nostro inevitabile dominio. Il mio illustre predecessore, Vespasiano, può aver conquistato questo territorio, ma non è riuscito a domarlo – un errore che intendo correggere».

    Celere si voltò verso la mappa raffigurante la vasta area della Britannia del sud, in teoria sotto il controllo dei Romani, che si estendeva a est dalla base navale di Rutupiae lungo tutto il corso del fiume Tamesis passando per Calleva fino ai margini della regione montuosa a ovest. Celere annuì, guardando la mappa.

    «Le nostre fonti di spionaggio rivelano che gli attacchi sono opera dei guerrieri durotrigi attivi dall’isola di Vectis». Con l’asticella indicò un’isola cuneiforme situata poche miglia a sud dalla terraferma. «La scorsa estate durante la campagna lampo di Vespasiano sul loro territorio, un numero consistente di nemici è riuscito a fuggire dalle fortezze di collina. Nella fretta di avanzare a ovest, tuttavia, Vespasiano si è dimenticato di tornare indietro e occuparsi di quella plebaglia, consentendogli dunque di ritirarsi con successo a Vectis».

    Celere si voltò di nuovo verso gli ufficiali stringendo l’asticella così forte che le sue nocche sbiancarono. Proseguì.

    «Dalla loro base a Vectis, onda dopo onda, il nemico è stato in grado di lanciare attacchi sulla terraferma ritirandosi sull’isola prima che le nostre truppe fossero davvero pronte al contrattacco. Signori, è di vitale importanza conquistare quell’isola una volta per tutte e impedire che i Durotrigi continuino a usarla come base per attaccare la nostra catena di approvvigionamenti lungo la costa. Di conseguenza, domani all’alba la Quinta, la Sesta, la Settima e la Nona coorte marceranno fino al porto navale a ovest di Noviomagus Regnorum. Mentre noi parliamo, una dozzina di galee e navi sussidiarie della flotta britannica sta già salpando verso il porto da Rutupiae. Una volta arrivati, ci imbarcheremo, caricheremo le scorte e faremo rotta per Vectis».

    Alla prospettiva di combattere di nuovo, nonostante il freddo pungente dei mesi invernali ormai prossimi, tra gli uomini si levò qualche mormorio. Molti ufficiali si scambiarono occhiate diffidenti. Un gruppetto nelle file posteriori bofonchiò qualcosa. Celere rimase impassibile, poi sollevò una mano per richiamare in fretta il silenzio.

    «Grazie al cielo, la Fortuna splende su di noi. Nelle ultime settimane, le nostre venti guide locali stanno raccogliendo in segreto notizie sul nemico sull’isola di Vectis. Hanno riferito che i Durotrigi non hanno fortificazioni difensive degne di questo nome». Celere ridacchiò sotto i baffi. «In verità, stanno cercando di costruire una fortezza di collina prima dell’inverno. Se agiamo ora, possiamo prendere il fortino prima che i Durotrigi abbiano l’opportunità di completarlo, sgominare i nemici e tornare all’accampamento prima dell’arrivo delle tempeste». Osservò gli uomini con un sorriso compiaciuto. «Il vantaggio è dalla nostra. Siamo più forti in termini numerici. Il nemico non avrà scampo. Inoltre, una flotta di navi in avanscoperta si è posizionata lungo la costa bloccandogli le forniture dai loro sostenitori sulla terraferma. A queste condizioni, la caduta di Vectis sarà una passeggiata. Certo, non mancheranno sacche di resistenza da stroncare. Ma una volta piegate, inizieremo a spartirci il bottino».

    L’umore si sollevò in fretta solo accennando al guadagno delle spoglie di guerra. Ogni ufficiale, Celere lo sapeva, era pronto a ricevere una somma ragguardevole grazie ai nativi catturati, che sarebbero stati imbarcati alla volta della Gallia e venduti come schiavi, per non parlare poi del bottino delle armi riccamente decorate e dei gioielli accumulati dall’aristocrazia locale.

    «Sbarcheremo qua», con l’asticella indicò un lembo di terra sulla costa est dell’isola. «Il nemico non si aspetterà un attacco da est. In base ai miei ordini, gli esploratori hanno divulgato informazioni false ai Durotrigi: credono che ci avvicineremo dalla via più ovvia: da nord». Spostò l’asticella fino al centro dell’isola, a un’insenatura che si allungava verso la costa nord. «La parte est di Vectis sarà per lo più indifesa, tranne forse per qualche presenza di poco conto.»

    Celere colse una smorfia nella fila anteriore. L’uomo aveva occhi azzurro intenso, un naso aquilino e indossava un mantello importante. «Tribuno Palino?»

    «Sissignore». L’uomo sollevò lo sguardo e sbatté le palpebre.

    «Sarai a capo della Quinta coorte. I tuoi uomini sbarcheranno per primi e metteranno al sicuro la spiaggia prima dell’arrivo della truppa principale. Pensi di riuscirci?».

    Pieno

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