I conquistatori 2. Il sangue del nemico
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Simon Scarrow
Simon Scarrow teaches at City College in Norwich, England. He has in the past run a Roman history program, taking parties of students to a number of ruins and museums across Britain. He lives in Norfolk, England, and writes novels featuring Macro and Cato. His books include Under the Eagle and The Eagle's Conquest.
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Anteprima del libro
I conquistatori 2. Il sangue del nemico - Simon Scarrow
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Tutti i personaggi di questo racconto sono immaginari e qualunque analogia con persone reali, esistenti o esistite, è puramente casuale.
Titolo originale: Invader. Blood Enemy
Copyright © 2014 Simon Scarrow
The right of Simon Scarrow to be identified as the Author of the Work has been asserted by him in accordance with the Copyright, Designs and Patents Act 1988.
All rights reserved
Traduzione dall’inglese di Francesca Noto
Prima edizione ebook: novembre 2014
© 2014 Newton Compton editori s.r.l.
Roma, Casella postale 6214
ISBN 978-88-541-7609-6
www.newtoncompton.com
Realizzazione a cura di Corpotre, Roma
Simon Scarrow - T.J. Andrews
I conquistatori
Il sangue del nemico
ominoNewton Compton editori
personaggi principali
Romani
Orazio Figulo: optio della Sesta Centuria, Quinta Coorte della Seconda Legione, e ufficiale comandante del distaccamento assegnato a proteggere Trenagaso.
Tito Terenzio Rullo: il legionario che da più tempo serve nella Sesta Centuria, secondo in comando del distaccamento capeggiato da Figulo.
Gaio Arrio Helva: nuova recluta dalla Campania.
Sesto Porzio Bleso: un legionario nato e cresciuto sulla frontiera del Reno.
Numerio Scilla: inviato imperiale da Roma che accompagna Trenagaso a Lindinis.
Tito Cosconiano: prefetto a capo della coorte ausiliaria dei Batavi alla fortezza della vessillazione a Lindinis.
Manio Albio Cetego: legionario in pensione.
Lucio Ovidio Scrofa: centurione a capo della base navale di Noviomagus.
Britanni
Cogidubno: re dei Regni, e fedele alleato di Roma.
Trenagaso: nobile Durotrigio esiliato che sta tornando a Lindinis per diventare re, con l’appoggio di Roma.
Ancasta: la figlia del re.
Quenataco: il capo tribale attuale a Lindinis.
L’organizzazione dell’esercito romano in Britannia nel 44 d.C.
Come ogni altra legione romana, i combattenti della Seconda Legione erano tra i migliori soldati del mondo antico: ben addestrati, ben equipaggiati, disciplinati e soggetti a un durissimo regime di addestramento altrimenti detto battaglia senza sangue
. Ma ci si aspettava anche che fossero capaci di costruire forti e accampamenti, strade e ponti, oltre a gestire molti altri compiti in tempi di pace, nelle province da loro conquistate. Costretto spesso a trascorrere diversi anni di seguito presso le frontiere più pericolose dell’impero, il legionario era insieme un soldato, un ingegnere e un amministratore.
Uno dei motivi del successo delle legioni sul campo di battaglia stava nella loro struttura efficiente. Ogni legione contava circa cinquemilacinquecento uomini. Alla base della struttura c’era la centuria: l’unità militare primaria dei Romani, fatta di ottanta legionari. Sei centurie formavano una coorte, e dieci coorti una legione; la Prima Coorte contava un numero doppio di uomini. A comandare questo impressionante esercito era il legato, un aristocratico che di solito era in ascesa nei circoli politici di Roma. Era aiutato da sei tribuni e un tribuno militare, tutti di estrazione privilegiata. Al di sotto di questi uomini c’erano i centurioni: la spina dorsale della legione, duri ufficiali che comandavano ciascuno una centuria. Sotto a ciascun centurione c’era un vice, l’optio.
mappaCapitolo 1
Noviomagus, inverno del 44 d.C.
Mentre la galea romana virava sul mare grigio e inquieto, l’optio Orazio Figulo se ne stava sul ponte di poppa a guardare verso la base navale davanti a loro. La struttura era stata costruita nell’ampio porto naturale che si allungava intorno alla nave sotto a un cielo freddo e pallido. Una fila di schiavi avanzava verso i moli, portando le vettovaglie da caricare su diverse navi attraccate. A est della base navale, Figulo notò un brulicante villaggio nativo: Noviomagus, capitale della tribù dei Regni, che erano tra i più fidi alleati di Roma in Britannia.
«Arriveremo in breve tempo», annunciò il trierarca, alzando la voce per farsi sentire al di sopra del forte vento che investiva la nave.
«Grazie agli dèi», commentò tra i denti il legionario veterano accanto a Figulo. «Dannato mare! Preferirei imparare il greco, che trascorrere un altro istante su questa maledetta nave».
Figulo lanciò un’occhiata all’uomo. Tito Terenzio Rullo aveva un colorito malsano, mentre si afferrava alla murata per mantenere l’equilibrio contro il continuo rollio della Proteus. «Con tutte le operazioni via mare che hai affrontato con la Seconda Legione, mi sembra strano che tu non ci sia abituato, ormai».
Rullo fece una smorfia. «Mi sono unito alla Seconda Legione per stare lontano dal mare, optio. Mio padre era un pescatore, a Genua. Ogni tanto mi portava in barca con sé. Io non sopportavo il fetore di tutte quelle interiora di pesce. Quando ho compiuto sedici anni, mi sono arruolato e ho giurato che non avrei più messo piede su una barca. E ora… eccomi qui». Scosse la testa con amarezza. «Mi sembra di passare più tempo sul mare che sulla terraferma, ultimamente».
Il trierarca sentì la loro conversazione.
«Voi vermi di terra non fate che lamentarvi. Pensate che questo sia brutto? Aspettate di arrivare nel pieno dell’inverno; il mare diventa più agitato di una puttana dell’Aventino, allora».
«Un momento. La flotta non resterà nel porto, durante l’inverno?», domandò Figulo, girandosi verso l’uomo. Il morso gelido del vento gli ricordava che la campagna attuale, in Britannia, sarebbe presto terminata. Quando faceva troppo freddo per marciare e combattere, i soldati trascorrevano i mesi invernali nel forte di Calleva, con nient’altro che vino e dadi per alleviare la noia delle interminabili esercitazioni e ispezioni.
Il trierarca schioccò la lingua. «Magari potessimo avere questa fortuna. La flotta dovrà mantenere le operazioni per tutto l’inverno. Ordini del legato».
Figulo aggrottò la fronte. «E perché? La campagna di Vectis sarà sicuramente finita, a quel punto».
Duemila uomini della Seconda Legione erano stanziati sull’isola di Vectis, al largo della costa meridionale della Britannia, intenti a combattere contro una banda di Durotrigi fanatici, rinomati guerrieri di una tribù ostile a Roma. I Durotrigi avevano organizzato una tenace resistenza contro gli invasori romani. Tuttavia, le legioni avevano spezzato la resistenza nemica grazie alle loro conoscenze nell’arte dell’assedio e alla disciplina tattica sul campo di battaglia. I resti delle forze della tribù nativa avevano spostato il loro quartier generale sull’isola di Vectis. Da lì, continuavano a lanciare attacchi alla terraferma, costringendo il nuovo legato della Seconda Legione a inviare degli uomini a distruggere l’opposizione una volta per tutte.
«Sì, questa campagna potrebbe finire presto, per voi», ammise il trierarca. «Ma le tempeste che ci sono state hanno distrutto i rifornimenti provenienti dalla Gallia. La metà delle navi è stata danneggiata o è andata dispersa in mare, e così l’intera maledetta provincia ora rischia di morire di fame, se non riusciremo a risolvere il problema». Strinse gli occhi, fissando l’orizzonte. «Continueremo a navigare fino a primavera. Almeno credo. Sarà un lungo, lunghissimo inverno per noi poveri bastardi. Ricordatevelo, quando sarete al caldo e al sicuro nelle vostre comode caserme, con un boccale di vino e un pasto caldo a riempirvi lo stomaco».
Con un sospiro finale, il trierarca tornò a prua per parlare con uno dei suoi aiutanti, lasciando soli Figulo e Rullo. Il veterano guardò per un attimo il comandante della nave, prima di scuotere la testa. «Temo che per noi le cose non andranno molto meglio, quest’inverno, signore».
«Che intendi dire?»
«Lì dove stiamo andando, intendo. Sai anche tu cosa hanno raccontato gli uomini di Lindinis. Il buco del culo dell’impero, lo chiamano. Quel posto, a quanto pare, è uno degli insediamenti più primitivi dell’intera Britannia, ed è tutto dire».
«Sciocchezze!», sbuffò un altro soldato. «Gli uomini dicono le stesse cose di tutta questa maledetta isola. A dire il vero, comincio a chiedermi se non ci sia un posto che non sia uno schifo, da queste parti».
Figulo si girò verso l’uomo. Era un grosso soldato dalla barba incolta, di nome Sesto Porzio Bleso, ed era l’unico legionario che Figulo avesse mai incontrato con un fisico più possente del suo. Bleso aveva anche un carattere che rispecchiava quella sua stazza notevole. Lontano dal campo di battaglia, era un pigro giocatore d’azzardo a cui importava soltanto di avere un otre di vino a portata di mano. Ma nel sangue e nel sudore di uno scontro, diventava un soldato senza paura che scatenava il terrore nel cuore degli avversari. Figulo era ben contento di averlo dalla sua parte.
Rullo scosse la testa. «Penso che per Lindinis sia una faccenda diversa. Sai come sono i Durotrigi. Ci odiano a morte, più