Il lato positivo dell'amore
Di Angela Iezzi
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Info su questo ebook
Una travolgente storia d’amore a due voci, che si rincorrono l’un l'altra fino al gran finale.
Angela Iezzi
Nata nel 1987 a Lanciano, si è laureata in Organizzazione e Relazioni Sociali all’Università di Chieti. Lavora insieme alla sorella in un centro ricreativo di cui è la titolare. Lettrice da sempre, d’animo romantico, ha iniziato ad appassionarsi alla scrittura durante il periodo universitario, tra un esame e l’altro.
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Anteprima del libro
Il lato positivo dell'amore - Angela Iezzi
1848
Prima edizione ebook: dicembre 2017
© 2017 Newton Compton editori s.r.l.
Roma, Casella postale 6214
ISBN 978-88-227-1730-6
www.newtoncompton.com
Edizione elettronica realizzata da Pachi Guarini per The Bookmakers Studio editoriale, Roma
Angela Iezzi
Il lato positivo dell'amore
Newton Compton editori
Alla mia terra, l’Abruzzo
E a quanti la abitano.
Se cadi ti rialzo.
Oppure mi sdraio accanto a te.
Julio Cortázar
Indice
Prologo
Zach
Lillian
Capitolo 1
Lillian
Capitolo 2
Zach
Lillian
Capitolo 3
Zach
Lillian
Capitolo 4
Zach
Lillian
Capitolo 5
Zach
Lillian
Capitolo 6
Zach
Lillian
Capitolo 7
Zach
Lillian
Capitolo 8
Lillian
Epilogo
Zach
Ringraziamenti
Prologo
Zach
Aprile
È stato puro istinto, non l’ho pianificato, è successo senza che riuscissi a fare nulla per impedirlo. In un angolo remoto del mio cervello c’è sicuramente una voce che mi sta mettendo in guardia, che mi avverte che non dovrei farlo, ma in questo momento nulla è più interessante del sapore delle sue labbra, morbide e piene. Ho immaginato di baciarle talmente tante volte che ora ho la sensazione di conoscerle da una vita. Lillian ricambia con una foga che riesce a farmi dimenticare persino di essere nel mio studio veterinario, con la porta aperta e ancora una decina di minuti prima della chiusura. Se qualcuno entrasse in questo momento, la voce si spargerebbe in paese nel giro di pochi secondi, eppure non riesco a preoccuparmene.
Afferro il suo volto con una mano, per impedirle di allontanarsi da me, i suoi capelli lunghi profumano di lavanda e sono così setosi sotto le mie dita che improvvisamente ho voglia di sciogliere questa noiosa coda che si ostina a farsi ogni giorno per venire a lavoro. Sono sicuro che avrei ceduto a questo istinto molto prima se fosse venuta con i capelli sciolti. Sento le sue mani esili che mi sfiorano la nuca e poi la gola, ricoperta da un accenno di barba, ed è sufficiente un secondo perché mi renda conto che la voglio. Voglio che lei sia mia, soltanto mia per sempre, voglio fare l’amore con lei e svegliarmi al suo fianco ogni mattina, voglio che i suoi sorrisi illuminino le mie giornate, voglio litigare con lei perché solo lei è capace di organizzare le mie giornate, perché senza di lei sarei un completo disastro, perché è l’unica a conoscere questo lato di me. Voglio averla nella mia vita e non solo come segretaria.
Trascorrono istanti, minuti, forse ore, non ne ho idea, il tempo è diventato un concetto così trascurabile che neppure m’interessa adesso, finché Lillian non si stacca da me. Per un attimo, un terribile attimo, ho il terrore che voglia dirmi che è tutto uno sbaglio, ma poi solleva i suoi occhi nocciola su di me e un’espressione compiaciuta le incurva gli angoli della bocca arrossata.
«Messa così… non mi dispiace poi molto alzarmi presto la mattina», sentenzia divertita, mentre si allontana da me e recupera la mantella e la borsa dietro alla sua scrivania. «Ci vediamo domani, Zach, alle otto… puntuale», precisa allusiva prima di scomparire oltre la porta dello studio.
Mi appoggio alla sua scrivania, cercando invano di riportare il mio battito a una velocità normale, mentre riprendo gli occhiali che lei mi ha sfilato e li sistemo sul naso. Uno sguardo di sfuggita all’orologio appeso al muro mi rivela che sono già le otto e mezzo. A New York sarei stato stanchissimo a quest’ora, invece adesso mi sento ancora così pieno di energie che dubito riuscirò a dormire stanotte. A New York non c’era Lillian a organizzare la mia giornata lavorativa con questo strano metodo che solo lei conosce e che è misteriosamente in grado di calibrare le mie forze. Non esistono sovraccarichi di lavoro con lei, mai troppi appuntamenti ma neanche mai troppo pochi. Se ripenso al fatto che ero arrivato a odiare questo lavoro a New York… non riesco a credere che sia cambiato tutto così in fretta, eppure avevo una segretaria anche lì… Miley.
Miley.
È sufficiente questo nome perché mi irrigidisca all’istante. Una valanga di ricordi spiacevoli inonda il mio cervello.
In chiesa il vocio sommesso si è trasformato in un chiacchiericcio che arriva troppo distintamente fino all’altare. Padre Charles non sembra gradire la piega che ha preso questa giornata, ogni tanto mi lancia un’occhiata di sbieco, come a chiedermi che fine ha fatto la sposa, ma io distolgo lo sguardo, non ho idea di cosa rispondere. Sono passati quarantacinque minuti da quando avrebbe dovuto comparire in fondo alla navata, ma più mi ostino a guardare quelle porte, più sembra che siano inchiodate. Colin mi si avvicina per la centesima volta.
«Forse è il caso di chiuderla qui», mi sussurra addolorato all’orecchio. È il mio testimone, l’unico amico che ho qui a New York, dovrebbe sapere che è dannatamente facile arrivare in ritardo in una città come questa. Può accadere qualunque cosa, dal traffico a un banale incidente che blocca la circolazione delle auto. Miley non ha neanche un gran senso dell’orientamento, mi chiedo se sia stata capace di indicare all’autista la strada giusta per raggiungere la chiesa. E no, non me ne importa nulla se esistono i navigatori o se basta seguire il percorso dettato da uno stupido cellulare, è pur sempre il giorno del nostro matrimonio, sarà in ansia, come lo sono io, a tante cose non ci si pensa in questi momenti.
«No, arriverà, ne sono sicuro», lo liquido per l’ennesima volta. Lui capisce che non è il momento di insistere e torna al suo posto, un paio di gradini più giù. Abbiamo aspettato quarantacinque minuti, cosa saranno mai altri quindici?
Continuo a fissare i battenti di quel portone, le mani mi sudano, non sopporto più questo vestito, ma non ho il coraggio di muovermi da qui. Vedo mia madre che esce dal suo banco, in prima fila, e mi raggiunge affranta. Perché diavolo hanno tutti queste espressioni da funerale oggi, quando dovrebbero essere felici per il mio matrimonio?
«Zach», mi chiama con un tono di voce talmente basso che faccio quasi fatica a sentirla. Nella mia mente ha preso a girare vorticosamente un’unica domanda: perché ho pensato a questo matrimonio come al mio matrimonio? Perché non ho pensato al nostro matrimonio?
«Zach», riprende lei con più vigore, ora anche padre Charles la sente bene. «Non verrà, l’ha detto ai suoi genitori per telefono». La guardo, disorientato. Cosa sta dicendo? Mi volto verso il banco destinato ai genitori di Miley e trovo solo sua madre, con un fazzoletto bianco stretto tra le dita che si asciuga ogni tanto una lacrima. Il padre è in piedi, di fronte a mio padre. Parlano concitatamente per qualche secondo, ma per me è solo sottofondo.
Mi sbottono la giacca del completo, mi allento la cravatta e la sfilo con un gesto di stizza. Sento tutti gli occhi degli invitati addosso. Improvvisamente non ho più voglia di rimanere ad aspettarla.
È stato Colin, quella stessa sera, a casa mia, un appartamento in affitto che avrei lasciato la settimana dopo, a dirmi che la ragione per cui Miley non si era presentata in chiesa si chiamava Tyler Bale. Era questo il motivo della discussione tra mio padre e il suo. La mia ex futura sposa non ne aveva parlato con nessuno, una relazione clandestina che, a quanto pare, si è rivelata più intensa di quello che c’era tra di noi. Ci sono volute più di trenta telefonate da parte dei suoi per indurla a confessare che era all’aeroporto, in partenza per chissà dove, cinquanta minuti dopo l’ora in cui si sarebbe dovuta presentare in chiesa per il nostro matrimonio. Ricordo che ero talmente stanco e forse abbastanza ubriaco quella sera da aver pensato solo che avrei voluto saperlo prima per non dover rimanere in piedi, con quel vestito scomodo e la cravatta, per tanto tempo, sotto lo sguardo di rimprovero di padre Charles e quello di biasimo di tutti gli invitati. Del resto non me ne importava più niente.
Ma ora? Cosa diavolo sto facendo? Commettere lo stesso errore due volte è troppo per uno come me. Non potrei sopportare ancora una delusione simile, la sola idea mi fa venire la nausea. No, non posso cedere di nuovo ai sentimenti, ho imparato la lezione. Domani dovrà tornare tutto come prima, non voglio che uno stupido errore comprometta il rapporto che c’è tra me e Lillian. Noi lavoriamo bene insieme, non voglio che l’attrazione fisica, per quanto travolgente, rovini tutto. Ora ho bisogno di una segretaria, non di una fidanzata e tantomeno di un’amante.
Durante il tragitto verso casa, la mia determinazione si affievolisce parecchio. Il sapore delle labbra di Lillian, il calore del suo corpo, il ricordo ancora troppo vivido di quello che ho provato stringendola tra le braccia hanno la meglio sul mio raziocinio. Eppure credevo di essere un uomo controllato, buffo, no?
Mi abbandono sul divano del salotto e accendo la televisione, nella speranza che sia sufficiente a distrarmi e permettermi di recuperare un certo distacco, ma trascorrono due ore e io mi sento peggio di prima. Conosco Lillian solo da pochi mesi, l’ho incontrata la prima volta il giorno del colloquio, a febbraio. Mi è bastato uno sguardo per capire che era la persona che stavo cercando, inconsapevolmente elegante, con un sorriso capace di mettere a proprio agio chiunque, la giusta dose di spirito d’iniziativa e una capacità organizzativa fuori dal comune. La sua voce è talmente piacevole che risulta difficile serbarle rancore qualsiasi cosa lei dica, il che si è rivelato una dote particolarmente utile nei rapporti con i clienti. Il fatto che fosse anche meravigliosa era solo un quid in più che all’inizio non mi dispiaceva. Non avrei mai pensato che tutto questo potesse coinvolgermi al di fuori dell’ambito lavorativo; non ho voluto pormi il problema in realtà, la ferita causata da Miley è sempre stata più che sufficiente per salvaguardarmi da eventuali innamoramenti. Perché con Lillian non funziona? Perché, quando sono con lei, dimentico persino che sia esistita una Miley nella mia vita? Eppure Lillian le assomiglia, talmente bella e sicura di sé da avere uno stuolo di pretendenti che cadono ai suoi piedi. L’unica differenza è che lei non ne ha mai fatto un vanto, ma questo non vuol dire che non potrebbe trovarsi un amante nel giro di un paio di secondi se lo volesse, così come ha