L'Africa vera e selvaggia
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Anteprima del libro
L'Africa vera e selvaggia - Severino Braccialarghe
continente.
Note dell’autore:
Spero di aver contribuito, in un certo modo, a richiamare una particolare attenzione per quei luoghi incontaminati e fuori da ogni contesto che debbono essere vissuti così come sono.
Descrivere cosa si prova realmente al contatto diretto, fuori dal caos quotidiano, è quello che ho cercato di fare con la speranza di attrarre un vasto pubblico ad amare la natura Africana così com’è.
Esperienze del genere vanno vissute nel migliore dei modi, anche se a contatto con estranei non sempre si può essere fortunati, perciò il mio consiglio sarebbe quello di andare in quei luoghi in piccoli gruppi affiatati per non trovarsi di fronte a problemi di convivenza come è capitato a me, che mi reputo un tipo molto socievole ma anche con una forte personalità. Questo purtroppo è stato il problema più serio che ho dovuto affrontare.
In tanti anni vissuti in Africa, dove ho visitato le maggiori Game Reserves del Sudafrica, Mozambico, Zimbabwe, Tanzania, Malawi, Kenya, Ruanda e Congo, non ho mai avuto la possibilità di essere così vicino alla natura selvaggia e a tutti quei magnifici esemplari che vivono nelle grandi riserve naturali come a Tembe, perciò malgrado tutto, questa esperienza ha superato tutte le altre.
Il mio augurio è di poter stimolare il pubblico normale a potersi avvicinare in questi luoghi magnifici, che altrimenti solo i ricchi privilegiati hanno la possibilità di farlo con tutto il lusso ed il comfort di oggi.
PS: Le informazioni riportate sulla natura ed il comportamento della fauna selvaggia di Tembe, sono quelle fornite dai ricercatori specializzati che mi hanno accompagnato nelle varie escursioni del parco, e delle quali ho la massima fiducia nella sua esattezza.
INTRODUZIONE
L’Inverno quest’anno ci colse all’improvviso, quando credevamo che il clima mite autunnale persistesse ancora per un po’. Sono anni che nel mese di Ottobre si possono godere giornate bellissime e solate, così sembra che le stagioni si siano ridotte al caldo estremo estivo ed al freddo gelido invernale, come che la primavera e l’autunno siano quasi scomparse dal ciclo delle stagioni. Sono convinto che oramai l’area mediterranea si stia trasformando in clima tropicale, con grande caldo che supera le medie stagionali anche quando, specialmente nei cambi di stagione, in primavera ed in autunno.
Infatti, a metà Ottobre cadde la prima neve e con sorpresa le prime gelate. Scuole chiuse, attività a rilento e le solite incombenze della stagione fredda. Il tutto lasciava presagire una stagione difficile da superare, come durante tutto l’inverno. Oltre alle difficoltà negli spostamenti, quando con le strade ghiacciate preferisco lasciare l’auto in garage piuttosto che rischiare, cerco di usare il servizio pubblico abbastanza efficiente almeno ad Urbino.
Con queste premesse viste le carissime bollette del gas per riscaldamento, circa Euro 300 mensili, pensai che forse meritava una scappata in Africa a godermi il caldo africano. Avevo anche un grande bisogno di rigenerarmi in un ambiente a me molto familiare e dal quale ero assente da almeno tre anni. Mal d'Africa? Dicono così e sembra che sia proprio vero, ma intendiamoci, una certa parte d'Africa, quella vera e selvaggia, dove fortunatamente la civiltà moderna non è arrivata e non arriverà mai, grazie al grande impegno di quella gente che si sacrifica giornalmente per conservare e preservare quello che la natura ci ha dato e che intendono lasciare così com'è per l'eternità.
Non è soltanto questione di sensibilità, ma l’amore che si matura in se stessi a contatto con la natura africana, così incontaminata e piena di insidie: intendiamoci, è molto più pericoloso andare a piedi nelle vie della città che in mezzo alla savana Africana!
L’autostrada per Roma
PREPARATIVI PER LA PARTENZA
Notai per caso su facebook, un inserto pubblicitario di un progetto di volontariato a pagamento in riserve faunistiche del Sudafrica. Velocemente riempii il modulo d’iscrizione tanto per curiosità. Si trattava di trascorrere dei periodi di due settimane ciascuno, in varie riserve dello Zululand, (Sudafrica) a sud del Mozambico, facendo ‘volontariato’ per vari scopi, che comprendeva: la conta degli animali, il monitoraggio di alcune specie e tutti i vari servizi annessi, incluso quello di posizionare e controllare le fotocamere per il passaggio degli animali.
Ogni riserva aveva il suo programma, simile ma diverso uno dall’altro. L’iniziativa curata da un consorzio di privati e basata maggiormente su donazioni, volgeva a dare un contributo alla conservazione della fauna selvatica, di appoggio alla direzione nazionale dei parchi di proprietà statale.
I parchi stessi mettevano a disposizione degli alloggi modesti, con cucina e bagni in comune, molto spartani, ed immersi nei vari parchi nazionali. Considerato il costo ragionevole, e la possibilità di trascorrere un periodo nelle riserva tanto ambita, non come turista ma bensì come supporto alla conservazione, pensai di poter provare. Anche se malgrado lo spirito di avventura fosse ancora vivo in me, non avrei avuto più l’età per farlo. Con mia sorpresa accettarono immediatamente la mia richiesta. Non ci pensai più di tanto: l’idea di andare in Africa risvegliava il mio spirito di avventura.
Mi recai così, senza pensarci due volte, all’agenzia viaggi che mi procurò, ad un prezzo modico, una partenza nel giro di pochi giorni per Johannesburg, con un volo ‘Ethiopian Airlines’ con scalo ad Adis Abeba.
Decisi di trascorrere due settimane ciascuno in due parchi ben distinti: il primo TEMBE Elephant Park, al confine col Mozambico, ed altre due settimane ad ITHALA, al confine con lo Swaziland, che anni prima avevo già visitato. Non ebbi neanche il modo di eccitarmi per il poco tempo che mi rimaneva prima della partenza, così approssimativamente cercai di organizzarmi.
Mi sarebbero servite molte cose da portare prevedendo l’abbigliamento da safari, il caldo e la pioggia, macchina fotografica ecc. perciò riuscii solo a rimediare un impermeabile di plastica dai cinesi sotto casa per la pioggia, considerato che il trasporto al parco era su un Jeep aperto.
Pensavo pure che, essendo isolato per tutto quel tempo, avrei dovuto scaricare dei film o musica per rompere la monotonia che si sarebbe creata in un posto fuori dal mondo. Purtroppo non mi riuscii di farlo, e più tardi mi accorsi che questo fu un grave errore.
Passai dal medico per farmi prescrivere delle medicine in caso di qualche problema. Per l’antimalarica non c’era tempo, così restavo scoperto. Per il resto feci benissimo perché mi ritrovai a dover usare antibiotici. A dire il vero presi questo viaggio alla leggera, nel senso che non mi resi conto di dover spendere un mese isolato nella foresta della riserva in mezzo al nulla e lontano dalla civiltà. Malgrado fossi pratico dei luoghi, non prestai molta attenzione ad una buona organizzazione: ero troppo preso dalla nuova avventura per pensare ai dettagli, perciò la presi come una vacanza normale in africa. Mi ritrovai così sprovvisto di molte cose che sarebbero state utili, oltre il mancato approvvigionamento alimentare e qualcosa per fermare la sete: questa fu una mia leggerezza!
In volo per l’Africa
SI PARTE PER IL SUDAFRICA
Era presto arrivato il 10 Febbraio, data della partenza. Alquanto eccitato, mi diressi in macchina di primo mattino verso il Fermano, dove avrei dovuto prendere un autobus che mi avrebbe portato direttamente a Fiumicino.
Arrivato a Fermo dopo due ore di viaggio, mi misi in cerca della stazione autobus: nessuno sapeva dov’era. Il navigatore dell’auto come al solito non indica bene la destinazione, il Google map sul telefonino era ancora peggio, cosi andando avanti e indietro per il paese, intravidi il grande autobus verde parcheggiato in procinto di partire per Roma.
Parcheggiai l’auto nelle vicinanze, e mi precipitai di corsa verso l’auto bus. Non era un buon inizio: se avessi perduto la corsa, addio vacanze africane: e così con tanta ansia iniziai il mio viaggio verso l’aeroporto di Roma.
La strada per Roma era lunga, oltre cinque ore di viaggio seguendo la costa marchigiana, San Benedetto del Tronto e poi attraverso l’Abruzzo fino a Roma.
Il panorama dai finestrini dell’autobus era fantastico: si scorgevano le montagne innevate del Gran Sasso e la Maiella, finché sparirono dalla vista perché si entrava in una serie di tunnel che attraversava la montagna, nell’autostrada che collega la costa delle basse marche con Roma, passando per l'Aquila. Ce ne sono addirittura due dalla costa: l'altra che parte da Pescara, grazie ai politici abruzzesi che sfruttarono bene il loro potere al governo per tornare a casa in fretta.
Giunto alla stazione di Roma Tiburtina sembrava essere arrivati in una città del terzo mondo! Muri imbrattati, sporcizia ovunque, erbacce e depositi veri e propri di monnezza!
Povera Roma capitale del mondo, la capitale della sporcizia e dell’inciviltà, un degrado assoluto attraversando quei luoghi ricchi di storia millenaria con tutti i suoi monumenti ridotti a noncuranza, traffico intenso disordinato e rumoroso. Nessun rispetto per i luoghi che hanno segnato l’inizio della civiltà moderna, e tutto questo si deve, oltra all’inciviltà dei cittadini romani che ci abitano, i tanti immigrati ed anche all’incapacità e la incompetenza della nuova classe politica nel gestire il centro della cultura mondiale.
Da qui si proseguì prima per Ciampino e poi Fiumicino lungo strade con traffico reso pericoloso da utenti maleducati e strafottenti che si credono di essere i padroni della strada. Di fronte a queste situazioni, gli stranieri in visita ci hanno etichettato come il terzo mondo e si fanno una risatina allo stesso tempo, perché il tutto è ricompensato dal mangiar bene: anzi agli anglosassoni piace il modo in cui si sopravvive in questo caos, pur non invidiandoci!
Arrivati all’esterno del terminal dell’aeroporto, avevo diverse ore di attesa prima della partenza. Una volta orientatomi da quale parte sarei dovuto andare, mi recai al piano di sopra dove c’erano dei sedili di attesa con attorno negozi e caffetterie, oltre che a cercare un punto per ricaricare il cellulare. Naturalmente bisognava fare la fila per usufruirne.
Ad un certo punto, arrivò un barbone con il suo minuscolo cellulare: probabilmente ne approfittava anche lui della presa per ricaricare.
Dopo oltre quarantacinque anni nell’aver percorso la tratta Roma Johannesburg, ed aver in pratica volato con tutte le linee aeree che portavano in Sudafrica e nel mondo, mi ritrovo ora a dover volare con una linea africana, la Ethiopian Airlines. Sarebbe stata tutta una scoperta: mi domandai se i piloti fossero europei o meno. Chissà, speriamo bene! Al bancone dell’imbarco, l’agente mi rassicurò che gli aerei erano nuovi e che i piloti potevano anche essere italiani, perciò si poteva star sicuri. Mah!
Sfortunatamente però dopo solo due settimane dal mio imbarco, un aereo di linea Boeing 737 Max 8, della Ethiopian Airlines, lo stesso con cui avrei volato da Roma ad Adis Abeba, cadde sei minuti dopo il decollo schiantandosi con tutti i 157 passeggeri. Ero stato fortunato?
La lunga attesa all’aeroporto di Roma mi faceva capire che i tempi in cui viaggiavo con piacere erano svaniti. Una gran massa di gente comune che ora affolla gli aeroporti, una volta non esistevano.
Viaggiare un tempo in aereo era considerato un lusso ed era accessibile solo a pochi. Ci si vestiva di tutto punto e di solito si facevano delle buone conoscenze a bordo che rendevano il viaggio molto piacevole. Ora, la concorrenza spietata delle compagnie aeree low-cost hanno costretto quelle tradizionali ad abbassare il loro standard, diminuendo lo spazio del sedili per aumentare il numero dei passeggeri e limitare il bagaglio nella stiva. Un tempo si potevano gustare in aereo dei piatti ben preparati e senza limitazione sul bere, giornali e riviste da leggere: anche il livello professionale degli stewards era di gran lunga migliore. Quello era un tempo che fù! Oggi viaggiano tutti, di qualsiasi colore, credo e condizione sociale. I numerosi voli low-cost fanno il pieno con giovani squattrinati che si recano nelle città europee con pochi Euro; molta gente di colore e asiatici, ed un gran numero di mussulmani. Se ne vanno tutti in giro per il mondo. Questa globalizzazione ha messo tutti in movimento: ma dove cazzo andranno! Fatto sta’ che anche la sicurezza agli aeroporti ha reso molti disagi per i passeggeri comuni ed una gran perdita di tempo per imbarcarsi.
Sosta obbligatoria a quei soli due punti di ricarica del cellulare, cosa oggi indispensabile ma che scarseggia in tutti gli aeroporti. Considerato che il mio aereo partiva solo alle 23,30, ebbi tutto il tempo per mangiare qualcosa.
Mi recai ai punti di ristoro, cari e con scarsa qualità: e dire che siamo in Italia! Bè, mi accontento