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Nel Cuore Verde dell'arcipelago: Cronache di viaggio tra le isole di smeraldo e i coralli del Mare di Celebes
Nel Cuore Verde dell'arcipelago: Cronache di viaggio tra le isole di smeraldo e i coralli del Mare di Celebes
Nel Cuore Verde dell'arcipelago: Cronache di viaggio tra le isole di smeraldo e i coralli del Mare di Celebes
E-book116 pagine1 ora

Nel Cuore Verde dell'arcipelago: Cronache di viaggio tra le isole di smeraldo e i coralli del Mare di Celebes

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Un racconto di viaggio appassionante e luminoso come il sole che inonda quei paesaggi di sogno, popolati da creature incredibili e da genti le cui tradizioni hanno radici che affondano in foreste immemoriali .

Un giovane viaggiatore al suo primo incontro con l'Asia tropicale, nel cuore lussureggiante dell'arcipelago Indonesiano, sulle orme di Alfred Russell Wallace.
L'isola di Sulawesi, che il grande esploratore e naturalista britannico conobbe quando sulle carte era ancora segnata con l'antico nome di Celebes, è lo scenario della vicenda narrativa, con le sue barriere coralline e con le sue giungle dai cui vapori traspare una rutilante geografia che il protagonista percorre, ritrovando lungo quei sentieri e quei labirinti di corallo, il senso profondo del proprio cammino.
LinguaItaliano
EditoreEthesia
Data di uscita30 mag 2023
ISBN9791222414447
Nel Cuore Verde dell'arcipelago: Cronache di viaggio tra le isole di smeraldo e i coralli del Mare di Celebes

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    Anteprima del libro

    Nel Cuore Verde dell'arcipelago - Marco Cavara

    INTRODUZIONE

    Giovinezza, un ricordo.

    C'era una volta un mondo bellissimo, spietato forse più del nostro, ma ancora bellissimo perché tutto era immerso e calibrato sui ritmi e le leggi che la natura aveva stabilito sin dall'alba dei tempi.

    Si costruivano città, si fondavano imperi, si abbattevano foreste e si combatteva esattamente come ora, ma la mano dell'uomo era armata di strumenti ai quali la tecnologia non aveva ancora fornito lo spaventoso potere di cui adesso può disporre quella geniale, avida e disperata creatura che ha conquistato quel mondo.

    La svolta tecnologica che infine ha portato a minare le fondamenta che sostengono i delicati equilibri su cui si regge la biosfera, è iniziata agli albori del secolo scorso ma ha subito un’accelerazione formidabile negli anni del secondo dopoguerra e in particolare negli anni ‘60 e ‘70 del ventesimo secolo.

    La devastazione che ne è seguita ha avuto inizio allora e io ero solo un bambino.

    Come in tutti i grandi cambiamenti epocali, affinché se ne manifestassero gli effetti è stato necessario un certo lasso di tempo, e questo ha permesso al vecchio mondo, quello in cui le foreste prosperavano sotto i monsoni, in cui gli alisei accarezzavano barriere coralline ancora brulicanti di vita, e una festa di pastori Valacchi aveva ancora il fascino e il mistero dei riti di Eleusi, di esistere ancora il tempo necessario perché io potessi vederlo, viverlo e raccontarlo.

    immagine 1

    L'autore 

    «… e ricordo la mia giovinezza, e quella sensazione che non tornerà mai più, la sensazione di poter durare in eterno, di sopravvivere al mare, alla terra e a tutti gli uomini; la sensazione fallace che ci alletta alle gioie, ai pericoli, all'amore, agli sforzi vani, alla morte; la trionfante convinzione di forza, il calore della vita in una manciata di polvere, quell'ardore nel cuore che ad ogni anno che passa si indebolisce, si raffredda, rimpicciolisce e spira, e spira, troppo presto, troppo presto, prima della vita stessa [...] e a un tratto un soffio di vento, un soffio fievole e tiepido e carico di strani odori di fiori, di legni aromatici, vien fuori dalla quieta notte, il primo sospiro dell'Oriente sul mio viso. Questo non potrò mai dimenticarlo. Era impalpabile e affascinante, come un incantesimo, come una sussurrata promessa di misteriose delizie».

    Gioventù, Joseph Conrad.

    E' stato di recente, rileggendo questo racconto di Conrad, che mi è tornato alla memoria il mio primo viaggio in Oriente. Ero abbastanza giovane allora, e avventato, e il mondo era giovane anch'esso, almeno così appariva ai miei occhi.

    Era il 1990 e un mio amico che lavorava nel settore automobilistico mi chiese se potessi visitare, in qualità di medico, un suo collaboratore straniero che si trovava in viaggio di affari in Italia ed era suo ospite a Bologna.

    Incuriosito da tutto ciò che è insolito ed esotico, accettai con piacere e fu così che conobbi Robby Tan, un simpatico asiatico, top manager della Toyota a Sulawesi, misteriosa grande isola indonesiana.

    Aveva una fastidiosa otite che riuscii a curare in breve tempo ed egli, dopo lunghe chiacchierate nel corso delle quali avevo espresso con entusiasmo il desiderio di visitare l’Indonesia, al momento di accomiatarsi mi invitò ad andarlo a trovare a Sulawesi.

    Da tempo infatti accarezzavo l'idea di un viaggio in quel paese formato da isole fantastiche dove piante e animali incredibili convivono con genti ancor più strane e bizzarre, ma non riuscivo a decidere in quale, delle 17000 isole di cui è composto l'arcipelago, recarmi. Ed ecco che inaspettatamente, mi veniva suggerita la soluzione del problema: sarei andato a Sulawesi, grande isola montuosa, irta di vulcani attivi, ad ovest della quale corre la linea di Wallace, che separa l'eco-reame asiatico da quello australiano. Sulawesi, che Joseph Conrad aveva conosciuto come Celebes, si era aperta al turismo solo da pochi anni, cioè da quando nel 1988, vi si era svolta una edizione del leggendario Camel Trophy.

    Ciò che mi allettava maggiormente della proposta del signor Tan era l’idea di avere a disposizione praticamente gratis per la prima parte del viaggio nel sud dell'isola, una Toyota Land Cruiser, un potente fuoristrada che avevo visto in azione proprio seguendo alla televisione le peripezie dei partecipanti al Camel Trophy, a patto che prendessi come guida suo figlio, in vacanza premio per essersi appena laureato. Inoltre si era persino offerto di aiutarmi a organizzare l’esplorazione del nord dell’isola, raggiungibile solo con un volo interno.

    Quindi accettai con entusiasmo la proposta, ci scambiammo indirizzo e telefono e in seguito perfezionammo gli accordi.

    In realtà sarei dovuto partire con la mia fidanzata di allora, ma lei si era fissata su Bali, isola molto più turistica e per me assai meno seducente di Sulawesi e dopo discussioni e liti furibonde ci separammo, quindi partii da solo e come ebbi modo di scoprire in seguito, quel viaggio che mi aveva fatto perdere una fidanzata rischiò di farmene trovare un altra!

    L’idea di partire per un viaggio solitario in una terra selvaggia ricoperta di foreste e in gran parte inesplorata, sapendo che per i miei interessi naturalistici e antropologici mi sarei andato a ficcare proprio nel cuore di quelle foreste, mi spaventava e mi entusiasmava allo stesso tempo.

    Avevo già fatto viaggi avventurosi ma mai da solo: avevo sempre avuto compagni di avventura più avvezzi di me alla parte organizzativa e burocratica che ogni viaggio di questo genere comporta: visti consolari, cambi monetari, coincidenze di voli ecc… e io, inevitabilmente perso nelle mie romantiche fantasticherie, delegavo volentieri a loro tali oneri.

    Questa volta invece dovevo cavarmela da solo in tutto e per tutto, e avevo bisogno di sapere se ero davvero in gamba come credevo di essere.

    Così partii sulle ali di Garuda (la Garuda Air) verso l'Oriente e fu forse per sentirmi meno solo, che iniziai a tenere un diario di viaggio, vergato a matita, come si faceva allora.

    Quel diario l’ho

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