A colloquio con...
()
Info su questo ebook
Leggi altro di Fausta Genziana Le Piane
Scene da un naufragio Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAl Qantarah - Bridge Un ponte lungo tremila anni fra Scilla e Cariddi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRiflessioni filologiche Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPane, amore, fantasia e...poesia! Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGente (non) comune Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDuo per tre Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniParole Scartate Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Correlato a A colloquio con...
Ebook correlati
Tremitante Chapeau Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniVolterra Esoterica. Mostra Personale Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMusica in Fiaba: Una fiaba da creare, vivere e trasformare attraverso le suggestioni del linguaggio musicale Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa danza dei cavi: Storia di un viaggio Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniQuello che sapevamo di Eliana Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl miele dei giovani Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI Veri Artisti Contemporanei 3 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniOngos: Disegno di vita Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPoesie di Salvatore Messina: Salvatore Messina Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa Giostra Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLe cento care.: Variazioni nel tema Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniNello sguardo del bardo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniInterviste con l’Arte Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAntologia poetica (Biennale 2019-2020) Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl tempo che conta Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAdmanvis: Ricordi autobiografici Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniScoprire dipinti dimenticati Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniVite sospese Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAntigone, amore mio Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSeminario di autocoscienza estetica Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGabriele D'Annunzio Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniil nome segreto Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniVIE FESTIVAL 13-25 ottobre 2015: Modena/Bologna/Carpi/Vignola Teatro/Danza/Musica Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniOtto sogni Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniStagione d’amore Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniChe bambola!: La storia delle bambole Lenci Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAntologia del TERRA MATTA Poetry Slam 2015 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRitratti mortali Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAt Home Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRodolfo Del Pozzo: Pittore e Scultore di Mammola Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Arte per voi
Come Allestire Le Luci Per Uno Studio Fotografico In Casa Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPer la diritta via Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI segreti dell'arte moderna e contemporanea Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDizionario del sesso e dell'erotismo Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Numero + Suono = Musica Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniArte del risveglio: Come scoprire i codici segreti nascosti nell’arte e diventare maestri di se stessi Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Bomarzo Ermetica: Il sogno di Vicino Orsini Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniHieronymus Bosch. Insigne pittore nel crepuscolo del Medio Evo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl Medioevo (secoli XIII-XIV) - Arti visive (36): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 36 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCatechismo Tridentino: Contro la rivoluzione protestante Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGli angeli nella vita e negli scritti di Gemma Galgani Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPregate senza interruzione Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL'abominio della desolazione nelle profezie dei santi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl Cinquecento: Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 48 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa storia dei colori: Il significato e l'uso dei colori dall'antica Grecia a oggi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl Codice Nascosto di Leonardo: Viaggio nella geometria segreta di un genio Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Corso di storia dell'arte. Dal Duecento al Primo Ottocento. Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPerché odiamo la matematica Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl Settecento - Arti visive (59): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 60 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSTORIE E STILI DELLA FOTOGRAFIA - dalle origini al 1950 Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Antichità - La civiltà greca - Arti visive: Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 8 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL Ottocento - Arti visive (65): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 66 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDonne all'opera con verdi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTerapia del colore Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl catechismo maggiore di San Pio X Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniParola di scrittore Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniResina Epossidica - Progetti Creativi per Principianti Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDizionario delle arti minori Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl Novecento - Arti visive (71): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 72 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Recensioni su A colloquio con...
0 valutazioni0 recensioni
Anteprima del libro
A colloquio con... - Fausta Genziana Le Piane
affetto…
TESTAMENTO
Parto.
Qui lascio
un avanzo di vita
la foto col nonno
lo specchio in miniatura
l’orologio impreciso
i libri in disordine
i collages improvvisati
gli altoparlanti rumorosi
la stampante difettosa
la tenda altalenante
i ritratti ipnotizzanti
i sogni a quadretti
i dizionari di Babele
Rotella che strappa la pubblicità.
Io che lacero la vita.
Fausta Genziana Le Piane
Enrico Benaglia: giocare col mondo
Pittore, disegnatore, incisore, litografo, scenografo, scultore, Enrico Benaglia è nato nel 1938 a Roma, dove vive e lavora. Ancora adolescente frequenta Villa Medici, l’Accademia di Francia a Roma e gli studi di alcuni dei protagonisti dell’Arte del Novecento come Fazzini, Omiccioli, Gentilini, Montanarini, Giuffré, Pomicio, Ulivi, de Canino, Soupault. Grazie all’autenticità della sua pittura, Benaglia entra in contatto con un mondo culturale di poeti, scrittori e attori, che contribuiscono allo sviluppo e alla definizione del suo mondo poetico. Con questo cammina parallela una prima intensa espositiva, dal premio Villa San Giovanni, del 1972, alla mostra giapponese ad Osaka, del 1973. Lungo tutti gli anni ottanta Benagli si colloca definitivamente nel panorama artistico nazionale grazie all’individuazione di un’iconografia originale e simbolica, legata al mondo favolistico e mitologico. Nel marzo 2002, in collaborazione con Alitalia e con Adarcom Europa, è al Vittoriano di Roma col ciclo Il giardino segreto
, curato da Alida Maria Sessa che lo presenta in catalogo con Duccio Trobadori. Espone in mostre personali in numerose città italiane,a New York, Tallin, Madrid, Vienna, Strasburgo e Bruxelles.
Incontro Enrico Benaglia nel suo studio di Via Benaco, un po’ all’avanguardia, un po’ secondo lo stile del quartiere di Nothing Hill a Londra. Scendo alcuni gradini, una grande vetrata introduce negli ampi spazi dell’atelier del Maestro. Suggestione: Enrico mi accoglie in pullover, scarpe da ginnastica e jeans. Ammaliata dal sorriso-bambino, seguo il pifferaio magico e, inoltrandomi nel suo mondo fantastico, dimentico la realtà e di vivere a Roma.
-Spesso i tuoi quadri si ispirano al tema del gioco: che cosa rappresenta questo elemento per te?
È il modo migliore per affrontare la vita. Senza gioco non c’è creatività. Dice Carl Gustav Jung: "Il principio dinamico è il gioco, che è proprio anche nel bambino e come tale sembra incompatibile con il principio del lavoro serio. Ma senza questo giocare con la fantasia non è mai nata opera d’arte. Il debito che abbiamo con il gioco dell’arte è incalcolabile.
-Tre quadri intitolati meritano attenzione: Mangiatori di giocattoli, Barbablù e Alice. In Barbablù e Alice, oltre ad essere protagoniste due donne, testimoniano il tuo interesse per il mondo delle favole.
Due donne, due sentimenti, vanità e delusione. In Barbablù, la donna che fugge ha disegnate nel fondo delle pieghe del vestito alcune piume di pavone, simbolo della vanit° femminile e in Alice la bambina guarda sconsolata il castello di carta, grande quanto lei, in equilibrio precario. In Mangiatori di giocattoli, l’atto di mangiare è assimilabile a quello simbolico di nutrirsi e appropriarsi del destinatario o delle sue qualità.
Mi guardo intorno: non ci sono biciclette che Enrico ama molto ma, sotto la mensola in travertino che corre lungo le pareti; sugli scaffali, in perfetto ordine, cataloghi, articoli, saggi e fotografie.
-Ti definiresti un pittore minimalista?
Pochi sanno che ho cominciato osservando il mondo di Paul Klee, un grande intellettuale ante litteram, di moda negli anni settanta, che si ispira al segno istintivo dei bambini. E ho riscoperto questa dimensione guardando i marciapiedi di Roma, soprattutto nei quartieri popolari, esposizione dell’arte in strada, ai quali si è ispirato anche Basquiat.
-Quale è il ritmo della tua giornata di lavoro?
In un certo senso, ho sempre firmato il cartellino, sono sempre stato un metodico. La mattina, quando posso ed è bel tempo, esco, me ne vado in tuta a Villa Ada o a Villa Borghese a correre, camminare, pensare. Lavoro la mattina e il pomeriggio, mai di notte. L’Artista è come un artigiano, inizia e finisce ciò che fa, una sedia, per esempio, l’artista non è mai soddisfatto, torna e ritorna sul proprio lavoro, per fermare alcuni effetti o emozioni o pensieri. Amo molto la manualità e, come i bambini, sono affascinato dai negozi di colori, li comprerei tutti.
-Quali sono i tuoi rapporti con i critici?
Inizialmente molto timidi, non mi sono mai fatto influenzare, però ho faticato. Ho avuto la fortuna di conoscere grossi intellettuali, personaggi ufficialmente riconosciuti che mi hanno incoraggiato, indicandomi anche significative letture. Ma soprattutto mi è servito molto visitare i musei: l’artista deve conoscere la storia dell’arte attraverso la realizzazione reale delle opere degli altri.
Intervista pubblicata sul periodico ILLA
, 2/2009
Leonardo Caimi: voce della Calabria nel mondo
Quanti gioielli cesella la Calabria, quanti figli nascono in questa terra dalla storia millenaria e portano il loro talento in giro per il mondo rendendo grande il nome del nostro Paese. Leonardo Caimi è uno di questi. Nato a Lamezia Terme, ha studiato al Conservatorio «F. Torrefranca» di Vibo Valentia, conseguendo il diploma in clarinetto e, successivamente, al Conservatorio «A. Corelli» di Messina dove si è diplomato in canto lirico. Nel frattempo ha conseguito la laurea in Filosofia presso l’Università degli Studi di Messina, con il massimo dei voti e la lode. Vincitore o finalista in molti concorsi anche internazionali, si è esibito nei più importanti teatri italiani e all’estero in Giappone, Ungheria, Salisburgo - per il Festival. Intensa è la sua attività concertistica con l’orchestra dei Pomeriggi Musicali al Teatro Dal Verme di Milano e, in collaborazione con l’ Associazione Amici di Josè Carreras per la lotta contro la leucemia
, al Teatro Regio di Torino. La sua versatilità teatrale e vocale gli permette di affrontare con disinvoltura anche il repertorio operettistico.
-Dal clarinetto all’opera: cosa prediligi, suonare o cantare? Continui a suonare?
Sono stato clarinettista per un po’ di anni, 10 circa. Il passaggio al canto è avvenuto per necessità, o direi addirittura per ripiego
. Un serio problema alla mano sinistra mi ha messo di fronte all’impossibilità di poter continuare la carriera di strumentista. Lo studio della Filosofia all’università dava i suoi frutti, tuttavia volevo fortemente dedicare la mia vita alla musica. Occorreva però trovare uno strumento per il quale non servisse la mano sinistra e, in un primo momento, ho intrapreso gli studi per diventare direttore d’orchestra. Avevo scoperto il dono della voce lirica alcuni anni prima, ma non avevo mai pensato di poterne fare una professione, anche perché per natura sono stato, e in fondo lo sono ancora, timido e introverso. Alla fine tuttavia la voce ha avuto il sopravvento. Il clarinetto però lo porto sempre con me, anche se ormai non suono più.
-C’è una tradizione famigliare per quanto riguarda la musica?
Posso dire che indubbiamente provengo da una famiglia che ama molto la musica. E questo sicuramente ha significato molto per me. Per quanto riguarda proprio l’imprinting
del canto lirico, molto lo devo alla mia nonna materna che era un soprano.
-Com’è accolta all’estero l’opera italiana? In Giappone? In Ungheria?
All’estero l’opera è molto amata e la competenza, alimentata dalla formazione scolastico- musicale dei giovani, appassiona una grande quantità di pubblico. Questo purtroppo manca in Italia. Da noi lo studio della musica, infatti, viene affidato occasionalmente a quei pochi che lo richiedono e non rappresenta una vera educazione e formazione culturale di tutti.
-Quale ruolo preferisci interpretare?
Kafka diceva che il Teatro è necessario perché ci da la possibilità di vivere quella pluralità di vite di cui abbiamo bisogno
. Io ho uno sfrenato desiderio di vita e quindi o bisogno della recitazione! Ho avuto la fortuna di poter interpretare già molti personaggi con diverse sfaccettature, pur tuttavia, per le mie caratteristiche vocali e fisiche sono probabilmente più adatto ai ruoli amorosi; come Rodolfo della Bohème ad esempio.
-In che cosa è differente il canto dell’operetta?
L’operetta è un mondo particolare. Personalmente la trovo molto interessante ma solo se fatta ad un certo livello. La scrittura vocale e orchestrale per la precisione è tutt’altro che facile. Inoltre, i continui passaggi dal canto al parlato della recitazione puramente attoriale, richiesta dal genere, creano non poche difficoltà agli interpreti.
-Oggi, in Italia, i giovani si dedicano al canto?
Ho cominciato la mia carriera cantando proprio di fronte al pubblico delle scuole e ai giovani. E devo dire che ho sempre riscontrato un grande interesse da parte loro. Purtroppo però finora non c’è stata una politica culturale adeguata. Nel senso che chiunque voglia affrontare lo studio del canto, deve affidarsi soprattutto a degli sforzi personali, mancando nella realtà dei nostri conservatori (salvo rari casi) un corpo insegnante capace di educare adeguatamente un giovane e condurlo con competenza fino alle tavole del palcoscenico.
-Che esperienza è stata cantare alla Scala?
Cantare al teatro Alla Scala ? …Era il 7 ottobre del 2006, chi può dimenticarlo?! La mia prima volta!
: Petite messe solemnelle di Rossini. Quando sono salito su quel palco e subito dopo quando è arrivato il momento di attaccare
, cioè di cominciare a cantare, la mia aria solistica, credo mi sia passata davanti in un solo momento tutta la mia vita di studente di musica. È stata un’emozione indescrivibile. Non ci sono parole ancora oggi!
-Il pubblico amante della musica è lo stesso in tutto il mondo?
Cambia la cultura dei popoli, la loro preparazione alla fruizione del messaggio artistico, ma la luce degli occhi di chi si commuove di fronte all’opera…no. Quella non cambia, è uguale in tutto il mondo.
-Hai cantato sotto la direzione di Lorin Maazel e Riccardo Muti: quale è il rapporto tra il tenore ed il direttore d’orchestra?
Il rapporto tra il cantante e il direttore d’orchestra è un rapporto di grande collaborazione, potrei dire di bisogno reciproco. Spesso non mancano gli scontri, ma ciò è dovuto ovviamente ai grandi momenti di tensione che non mancano mai durante una produzione. Lorin Maazel e Riccardo Muti sono indubbiamente i migliori direttori d’orchestra con i quali io abbia avuto la fortuna di lavorare. Due grandi personalità così diverse tra loro, ma entrambi mosse da una rara dedizione