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Ongos: Disegno di vita
Ongos: Disegno di vita
Ongos: Disegno di vita
E-book189 pagine35 minuti

Ongos: Disegno di vita

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Info su questo ebook

Disegno a testa in giù il mio sogno, cedendo il posto alle impressioni, come il sole cede al giorno la luce. Nelle mie mani il coraggio e la vita, che insieme compongono fogli del medesimo libro. Leggimi in ordine, che significa vita. Sfogliami a caso e al contrario, capovolto, e "iardev ehc onos ongos", vedrai che sono sogno. In un pensiero, in un ricordo, e nel silenzio, mi annullo e riposo, per arrivare in quei posti che a loro volta mi raggiungono, portandomi via. Si cresce, si muta, si diventa altri, scoprendo verità e falsità. Scorrono nelle mie vene, come diapositive, i pensieri, pulsano talmente forte che il mondo irreale m’imprigiona; forse è la posizione, o forse oggi sono capace di capire che "Ongos" non è altro che il mio disegno di vita. Un percorso orientato al contrario o, più correttamente, un diverso modo per raggiungere il sogno, per abbracciare una pace interiore ritrovata attraverso il riconoscimento dei veri valori della vita, di ciò che può rendere la nostra esistenza un passaggio reale e utile agli altri e non soltanto un altro transito effimero.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2016
ISBN9788898980833
Ongos: Disegno di vita

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    Anteprima del libro

    Ongos - Adriana Giulia Vertucci

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    Collana Dimensioni

    ONGOS

    Disegno di vita

    di Adriana Giulia Vertucci

    Proprietà letteraria riservata

    ©2016 Edizioni DrawUp

    Latina, Italia

    Progetto editoriale: Edizioni DrawUp

    Direttore editoriale: Alessandro Vizzino

    Grafica di copertina: AGV per Edizioni DrawUp

    I diritti di riproduzione e traduzione sono riservati.

    Nessuna parte di questo eBook può essere utilizzata, riprodotta o diffusa, con qualsiasi mezzo, senza alcuna autorizzazione scritta.

    ISBN 978-88-98980-83-3

    INTRODUZIONE

    Sono partita conoscendo la meta attraverso immagini e racconti, consapevole che la strada che stavo per percorrere mi avrebbe portata lontana, facendomi abbandonare le certezze e le stabilità accumulate nel corso di una vita; ma la consapevolezza d’inseguire comunque un sogno, e scoprire la misticità del posto, mi faceva pensare che fra la strada percorsa e la meta tanto ambita non ci fosse alcuna differenza.

    Oggi la certezza. Oggi serena. Oggi felice.

    Era il 13 settembre 2012 quando misi per la prima volta piede in quella terra, dove con umiltà mi spogliai delle vesti dell’egoismo e deposi ai piedi della croce le mie debolezze.

    Nelle vasche, dove mi bagnai di purezza, non sentii freddo; capii che essere malata non è una vergogna. Partita col silenzio nel cuore, sentivo tutta la mia rigidità, la percepivo come una corazza, un muro che mi opprimeva, chiusa in una realtà che mi portava lontana dal mondo reale. Raggiunsi Lourdes con un gruppo di persone sconosciute, che oggi con sorriso e familiarità chiamo Gruppo Cuore. Conoscevo a malapena il capogruppo. Una volta arrivata lì, cercai con gli occhi pieni di lacrime ed emozioni di carpire la misticità del posto. I negozietti di souvenir, i luoghi di ristoro, la gente, i fiori che addobbavano le strade: tutto immerso in un silenzio quasi non giustificato, come il parlare della gente, impercettibilmente pacato. Devozione o semplice curiosità? Tutto mi disarmava. Tante persone, tanti colori di costumi e culture diverse, eppure tutti nello stesso posto e per lo stesso motivo.

    Piansi, piansi di un pianto infinito, profondissimo, che mi sfinì dal primo giorno all’ultimo. All’uscita dalle piscine, un’onda d’energia mi lasciò senza fiato: avevo toccato la verità e la testimonianza raccontata da sempre da tante persone. Anch’io su una sedia a rotelle, comune a tante persone, mi sentivo sorella, amica, figlia e madre dei molti che, come me, sedevano su quella poltrona regale; io,infatti,come una regina,ero trasportata ovunque volessi andare. A spingere la mia poltrona, con sorriso e devozione, c’era colui che oggi è tra le persone più importanti a me vicine, colui che mi ha fatto capire che essere malata non è una vergogna, e la malattia va affrontata senza nasconderla con egoismo.

    A trasportare le altre c’erano gli angeli bianchi dell’U.N.I.T.A.L.S.I. (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali); si distinguevano non solo per le divise di colore bianco, che rappresenta lo stato di purezza e spiritualità, ma

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