I Veri Artisti Contemporanei 3
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Anteprima del libro
I Veri Artisti Contemporanei 3 - Pasquale Di Matteo
Nell’arte di Mario Alberto Agugiaro, avviene la destrutturazione della realtà, che per l’artista è materiale malleabile con cui rielaborare il presente.
Le figurazioni umane sono costrutti formati da sostanza geometrica, solidi e figure che si intersecano a plasmare corpi e volti, in cui sono incastonati occhi grandi.
Ci sono figure che si sovrappongono, umane e animali, a disegnare scene di vita quotidiana che diventano icone della narrazione cromatica di Agugiaro, il quale non si tira indietro dall’affrontare temi anche scottanti.
Allora, vediamo due figure contrapposte e divise dal simbolo dell’euro. La figura di sinistra regge un sacco aperto, indossa una sorta di burqa da cui fuoriescono soltanto gli occhi. L’altra ha un’espressione dubbiosa appiccicata sulla faccia e sembra quasi ipnotizzata dalla figura con il sacco. Una metafora neanche troppo velata del nostro tempo, delle contraddizioni della politica, di ciò che è giusto da contrapporre a quanto ritenuto sbagliato. In una società contemporanea come la nostra, in cui le opinioni sono interessanti soltanto se sposano quanto ottriato da chi comanda e dalla narrazione mediatica, Agugiaro propone una visione più ampia della realtà, che tenga conto anche delle mille sfaccettature che il quotidiano mostra a tutti noi, al di là delle belle parole di circostanza e del racconto agiografico proposto dai media.
Ma l’opera in oggetto, Il mondo di donne
, si presta anche a una seconda interpretazione, che dimostra l’interesse dell’artista per le dinamiche del mondo. In quest’altra interpretazione, la donna che rappresenta l’Europa è quella di destra, mentre l’altra è metafora del mondo che tiene ancora segregate le donne in vincoli dettati da ignoranza e arretratezza culturale.
Allora, la visione dell’Europa è quella più aulica, quella auspicata dai padri fondatori che, a metà del secolo scorso, sognarono un mondo inclusivo e a misura di essere umano.
Accogliente e disponibile.
Inoltre, Mario Alberto Agugiaro tratta anche, e soprattutto di identità. Le figurazioni presentano spesso più volti dalle espressioni contrastanti. Innocente, pensierosa, furba, ammiccante.
L’artista riflette sulla natura umana, sull’essenza delle persone e delle anime, in cui si nasconde ogni elemento della vita, compresi il bene e il male.
L’arte di Agugiaro è anatema nei confronti della filosofia, dell’arte del pensiero.
Una riflessione sulla natura umana profonda e articolata attraverso un linguaggio personale e distinguibile.
La ricerca figurativa ha condotto Mario Alberto Agugiaro a esplorare mondi e linguaggi in cui a prevalere sono i toni blu e rosso. Il primo è il colore legato all’inconscio e alla parte più meditativa del sé, il secondo alla vita, all’energia, alla vitalità.
Dell’artista hanno scritto diversi professionisti, tra cui: Luigi Tallarico; Elio Mercuri; Paolo Balmas; Massimo Riposati; Matteo Capodarso; Filiberto Menna; Benito Corradini; Franca Calzavacca; Gianfranco Missiaja; Anna Soricaro; Leonarda Zappulla; Alfio Borghese; Mario Salvo.
Tra le varie pubblicazioni, spiccano quelle su: Paese Sera; Corriere della Sera; Corriere dell’Umbria; La Nazione; Il Messaggero; Il Giornale d’Italia.
Un artista davvero interessante, sia per l’espressione stilistica, sia in virtù di una poetica attenta al nostro tempo con cui Mario Alberto Agugiaro si dimostra testimone del presente.
Elisabetta Amoruso si può definire artista del dolore. Nelle sue opere, infatti, si incontrano vari aspetti della vita in cui il dolore è spesso presente.
L’artista parla di solitudine, di tribolazioni, di momenti bui che sono spesso soltanto frutto di distorsioni della mente, ma alimentano angoscia e frustrazione.
Elisabetta Amoruso dipinge quasi sempre donne che sono estroflessione di sé, non tanto relativamente alle fattezze estetiche, ma quanto a sentimenti e sensazioni provati.
Un’artista giovane, ma una donna dall’animo maturo e ricco di emozioni che intende regalare al mondo, attraverso un linguaggio fatto di percezioni del dolore in chiave ermeneutica. Le opere di Elisabetta Amoruso sono al tempo stesso riflessive e catartiche e intendono affrontare il tema del dolore per comprenderlo e accettarlo, perché sono le uniche strade per ridimensionarlo. Proprio come nell’analisi dell’elaborazione del lutto, sviluppata da Elisabeth Kubler Ross, Elisabetta Amoruso attraversa le cinque fasi individuate dalla nota psichiatra.
Le mani alla testa delle sue figurazioni rappresentano la rabbia che nasce subito dopo l’iniziale stadio del diniego.
Una rabbia che diventa frustrazione, nel momento in cui si cerca una contrattazione con la realtà.
Elisabetta Amoruso vive il dolore e lo esprime sulle tele con un linguaggio esaustivo, quanto immediato, in cui fonde eleganza figurativa, armonia cromatica e immediatezza stilistica.
Lo stato che prevale nell’arte di Amoruso è quella della depressione, fase che precede l’accettazione. È il momento su cui l’artista vuole lavorare per arrivare a una pittura che sia curativa, della contrattazione, grazie agli stadi emotivi delle sue cromie.
Un’arte in cui prevalgono i colori della terra, quelli che riconducono ai valori familiari, alle radici, alla vera essenza del vivere.
In una