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Il Medioevo (secoli V-X): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 21
Il Medioevo (secoli V-X): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 21
Il Medioevo (secoli V-X): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 21
E-book160 pagine1 ora

Il Medioevo (secoli V-X): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 21

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Info su questo ebook

A sfidare le periodizzazioni convenzionali, la filosofia medievale inizia quasi un secolo prima del Medioevo, se considerassimo come sua data di nascita quella della caduta dell’Impero romano d’Occidente, il 476. Il IV secolo e l’inizio del V sono infatti dominati dalla figura di uno dei più grandi pensatori di tutti i secoli, la cui influenza sul pensiero medievale sarà costante e pervasiva: sant’Agostino. Se le semplificazioni scolastiche vogliono la filosofia medievale dominata dal contrasto tra aristotelici, in genere Domenicani e Agostiniani, in gran parte Francescani, i grandi temi agostiniani circoleranno per tutti i secoli prima del Mille e durante lo sviluppo della scolastica e con essi continueranno a confrontarsi tutti i filosofi cristiani. È proprio in questa seconda metà del primo millennio che, insieme ad Agostino, si affermano alcuni pensatori che fisseranno l’agenda ai filosofi del millennio successivo. Tra questi Boezio, che con le sue traduzioni aristoteliche, i suoi commenti logici, le sue speculazioni musicali dà l’avvio a una serie di riflessioni che animeranno tutta la scolastica successiva. Ed è sempre in questi secoli “bui” che si trasmettono al mondo latino quei testi greci che, in assenza di traduzioni da Platone o da Plotino, introdurranno nel pensiero cristiano la speculazione neoplatonica. In questo ebook si snoda il lungo percorso di un pensiero filosofico che, in secoli drammatici di grave crisi materiale e morale, alimentata ulteriormente da angosce millenaristiche, si rivela di singolare fecondità.
LinguaItaliano
Data di uscita6 mag 2014
ISBN9788897514480
Il Medioevo (secoli V-X): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 21

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    Anteprima del libro

    Il Medioevo (secoli V-X) - Umberto Eco

    Agostino di Ippona

    Massimo Parodi

    Un percorso di ricerca sempre aperto che si sviluppa in un approfondimento costante dell’interiorità del soggetto, del suo rapporto con la felicità e con Dio, della storia e delle situazioni che Agostino si trova a vivere. Fede e filosofia si intrecciano in modo indissolubile in uno dei massimi pensatori medievali.

    Le Confessiones come percorso di vita e di formazione

    Agostino d’Ippona

    Concetto di Dio

    De libero arbitrio, Libro I, cap. II, 5

    Avere di Dio un altissimo concetto è il più vero inizio di religiosità. E non se ne ha un concetto altissimo, se non si crede che è totalità del possibile e assolutamente immutabile, creatore inoltre di tutti i beni, ai quali è superiore, ordinatore di tutte le cose che ha creato, non aiutato nel creare da altra natura, quasi non fosse l’assoluto.

    Agostino d’Ippona, De libero arbitrio

    Agostino d’Ippona

    La ricerca riguarda Dio e l’anima

    Soliloquia, Libro I, cap. II, 7

    R. - Che cosa dunque vuoi sapere?

    A. - Tutte queste cose che ho chiesto nella preghiera.

    R. - Riassumile in poche parole.

    A. - Desidero avere scienza di Dio e dell’anima.

    Agostino d’Ippona, Soliloquia

    Agostino d’Ippona

    Importanza del ritmo

    De musica, Libro VI, cap. VIII, 20

    Ciò che inibisce e trattiene da passi ineguali nel camminare, da intervalli ineguali di colpi nel battere, da movimenti ineguali delle mascelle nel mangiare o bere, da tratti ineguali delle unghie nel grattare, e per non elencare molte altre operazioni, ciò insomma che ci inibisce e trattiene da movimenti ineguali e ci impone tacitamente una determinata concordanza nell’attendere a compiere un’azione con le membra, è appunto una non so quale facoltà di giudizio. Ed essa ci inculca che Dio è creatore dell’essere vivente e che egli quindi si deve ritenere autore di ogni armonizzata concordanza.

    Agostino d’Ippona, De musica

    Agostino d’Ippona

    Profondità della memoria

    Confessioni, Libro X, cap. XVII, 26

    La facoltà della memoria è grandiosa. Ispira quasi un senso di terrore, Dio mio, la sua infinita e profonda complessità. E ciò è lo spirito, e ciò sono io stesso.

    Agostino d’Ippona, Confessioni

    Agostino d’Ippona

    Il mondo come armonia musicale

    Epistolae, Lettera 166, 5.13

    Se pertanto l’uomo, abile a comporre un canto, sa quali tempi di pausa intervallare alle singole voci in modo che il canto possa snodarsi e scorrere nel modo più bello, con suoni che cessano e si riprendono alternativamente, quanto più Dio, la cui sapienza, con la quale ha creato ogni cosa, sorpassa di gran lunga ogni arte, non permette, rispetto agli esseri che nascono e che muoiono, che in quella specie di meraviglioso cantico di cose che passano, scorra, con movimento più breve o più lungo di quanto lo richieda il ritmo conosciuto in antecedenza, alcuno degli attimi di tempo che appartengono come altrettante sillabe e parole ai brevi periodi di questo mondo.

    Agostino d’Ippona, Epistolae

    Agostino d’Ippona

    La sapienza di Platone e l’autorità di Cristo

    Contra Academicos, Libro III, cap. XVII, 37

    Platone fu l’uomo più sapiente e colto del suo tempo e parlò in maniera da render grandi le teorie che esponeva e ne espose di tali che, comunque le avesse esposte, non sarebbero divenute piccole. (3.17.37)

    Tutti sanno che noi siamo stimolati alla conoscenza dal duplice peso dell’autorità e della ragione. Io ritengo dunque come certo definitivamente di non dovermi allontanare dall’autorità di Cristo perché non ne trovo altra più valida. Riguardo poi a ciò che si deve raggiungere col pensiero filosofico, ho fiducia di trovare frattanto, nei platonici, temi che non ripugnano alla parola sacra. Tale è infatti la mia attuale disposizione che desidero di apprendere senza indugio le ragioni del vero non solo con la fede ma anche con l’intelligenza. (3.20.43)

    Agostino d’Ippona, Contra Academicos

    Agostino d’Ippona

    Gratuità della grazia e incomprensibilità della predestinazione

    Sermones, 26, 12

    Anche se non lo troviamo così chiamato in nessun passo dalla Scrittura, chiamiamo pur grazia il dono d’essere stati creati, in quanto ci è stato dato gratis; ma lasciate che vi dimostriamo come sia maggiore la grazia per cui siamo cristiani. Statemi attenti! Prima d’essere creati non avevamo alcun merito buono, e quindi è grazia il dono d’essere stati creati senza che avessimo alcun merito. Se però è una grazia grande quella che abbiamo ricevuto quando eravamo senza meriti buoni, quanto non sarà grande quella che ricevemmo avendo tanti demeriti? Colui che non esisteva era sprovvisto di meriti, il peccatore accumulava demeriti. Colui che sarebbe stato creato, prima non esisteva. Non esisteva, ma non aveva nemmeno offeso [Dio]. Non esisteva e fu creato; ha offeso [Dio] ed è stato salvato. Colui che non esisteva, non sperava nulla e fu creato; il colpevole viceversa si attendeva la dannazione e ne fu liberato. (26.12)

    Dirai: Ma m’impressiona il fatto che uno si danna mentre l’altro è battezzato. M’impressiona, mi colpisce in quanto sono uomo. Se vuoi che ti dica la verità, ciò impressiona anche me, essendo io pure un uomo. Ma se tu sei uomo e io pure sono uomo, ascoltiamo tutt’e due colui che dice: O uomo! Certo se ci lasciamo impressionare perché siamo uomini, è questa nostra natura umana, fragile e debole, che l’Apostolo apostrofa quando dice: O uomo, chi sei tu che vuoi discutere con Dio? Forse che l’oggetto plasmato dice a chi l’ha modellato: Perché mi hai fatto così? (Rm 9, 20). Se, potendo parlare, un bruto dicesse a Dio: Perché costui l’hai fatto uomo e me bestia, non saresti tu mosso da giusto sdegno e replicheresti: O bruto, chi sei tu che discuti con Dio? Così anche tu: sei un uomo e di fronte a Dio sei un bruto. (26.15)

    Agostino d’Ippona, Sermones

    Agostino d’Ippona

    Inesauribilità della ricerca

    De trinitate, Libro IX, cap. I, 1

    Abbiamo dunque questa intima convinzione e conosceremo che è più sicuro il sentimento che ci spinge a cercare la verità di quello che ci fa presumere di conoscere ciò che non conosciamo. Cerchiamo dunque con l’animo di chi sta per trovare e troviamo con l’animo di chi sta per cercare.

    Agostino d’Ippona, De trinitate

    Agostino d’Ippona

    Tempo e inquietudine

    La vera religione, cap. XXXV, 65

    Lo spazio ci presenta cose da amare, che poi il tempo ci porta via, lasciando nell’anima una folla di immagini che stimolano la cupidigia ora verso un oggetto ora verso un altro. Così l’animo diviene inquieto e travagliato nel suo vano desiderio di possedere ciò da cui è posseduto.

    Agostino d’Ippona, La vera religione

    Le Confessiones rappresentano un punto di vista privilegiato per affrontare lo studio del pensiero agostiniano, in quanto scritte negli anni centrali della vita di Agostino, dopo la sua consacrazione a vescovo di Ippona, nel periodo in cui matura una svolta nel suo percorso esistenziale, con l’accettazione di responsabilità politiche e istituzionali destinate a incidere fortemente sul suo pensiero e sulla sua produzione letteraria.

    Capolavoro di stile e di sapienza retorica, sono sicuramente l’opera più letta di Agostino, che per secoli ha saputo parlare a storici, filosofi e teologi, per la straordinaria capacità di costruire un racconto autobiografico che è al tempo stesso esperienza di formazione culturale e religiosa, e profonda analisi dell’interiorità dell’autore. Gli anni fra il 395 e il 400 sono quelli in cui Agostino, forse per la prima volta, porta in primo piano il problema del rapporto fra grazia divina e salvezza umana; le Confessiones possono allora essere viste anche come riflessione consapevole sul cammino che, attraverso i vari episodi significativi della vita, lo ha condotto fino alla conversione.

    Agostino nasce a Tagaste, nell’Africa del Nord, da Patrizio, pagano, e da Monica, convertita al cristianesimo, religione che egli dunque conosce da sempre e dalla quale non si allontana mai del tutto, pur non riuscendo ad accettarla pienamente. Il succedersi degli episodi narrati nei primi nove libri delle Confessiones ripercorre la storia di una ricerca, strettamente intrecciata al processo di formazione di Agostino, in un dialogo serrato tra Ragione e Fede, che in lui rappresentano dimensioni non contrapposte ma complementari della conoscenza umana. Dopo avere studiato grammatica e retorica a Madaura e a Cartagine, la lettura di Cicerone suscita in lui l’amore della sapienza che lo spinge a leggere la Scrittura da cui viene tuttavia respinto, a causa dei contenuti dell’Antico Testamento così lontani dall’insegnamento cristiano e dello stile assolutamente non all’altezza degli autori classici studiati.

    Agostino si allontana allora decisamente dalla Bibbia e cerca nel manicheismo una spiegazione puramente razionale del mondo e una risposta al problema del male, che la dottrina di Mani spiegava ipotizzando due principi tra loro contrapposti. In questi anni si trasferisce a Roma e quindi a Milano dove, mentre svolge la professione di maestro di retorica, ha modo di ascoltare le prediche di Ambrogio e apprezzarne la lettura allegorica dell’Antico Testamento. Ormai incerto sulla possibilità di raggiungere qualche verità, Agostino si sente ora vicino alle posizioni scettiche sostenute da taluni rappresentanti dell’Accademia platonica, ma se ne distacca per l’influenza decisiva della lettura di testi neoplatonici – Plotino e Porfirio probabilmente –, che gli consentono di acquisire concetti fondamentali, grazie ai quali si riavvicina nuovamente al cristianesimo.

    La continua oscillazione fra gli strumenti della Ragione e quelli della Fede, rappresentata vivacemente nel racconto autobiografico, è anche un’indicazione metodologica a proposito dell’andamento costante della riflessione agostiniana. La fede richiede di essere approfondita

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