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Thunder: L'elefante viaggiatore - L'Oasi della Speranza
Thunder: L'elefante viaggiatore - L'Oasi della Speranza
Thunder: L'elefante viaggiatore - L'Oasi della Speranza
E-book160 pagine1 ora

Thunder: L'elefante viaggiatore - L'Oasi della Speranza

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Info su questo ebook


Il tuono è alla ricerca definitiva per compiere il suo destino. Incaricato di trovare Hope Haven, Thunder inizia a scoprire il mistero di Hope Haven con i suoi amici Razor, un leone solitario; Dash, un genet maculato; e Archie, una lucertola monitor nera fasciata. Quando scoprono che Hope Haven è un santuario per animali abbandonati e feriti, Thunder si imbatte in più di quanto si aspettasse. Deve trovare il coraggio di proteggere coloro che ama una volta per tutte.
 

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita2 giu 2020
ISBN9781071543757
Thunder: L'elefante viaggiatore - L'Oasi della Speranza

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    Anteprima del libro

    Thunder - Erik Daniel Shein

    Dedica

    A mia zia scomparsa, Bessie Leutenberg. Veglia sempre su di me.

    1° capitolo

    Nuovi inizi

    Mentre la luce dell’alba filtrava attraverso la folta chioma della foresta pluviale centrafricana, si destò un coro cinguettante di voci. Uccelli di ogni specie cantavano il loro buongiorno, svegliando il mondo che li circondava. La luce del sole si intrecciava con la rete di alberi in alto e si riversava sui bellissimi fiori, esaltandone i colori vivaci.

    Le foglie lassù tremarono lentamente e si sentì un piccolo grido. Un lampo di pelo sfrecciò lungo un ramo, seguito subito da un altro. Due giovani cercopitechi nani si inseguivano nel fogliame.

    Un minuscolo cercopiteco nano prendeva in giro suo fratello. «Prendimi se ci riesci, perdente!».

    «Fermati! Non è giusto! Corri troppo veloce!» disse iniziando a sentirsi infastidito da sua sorella. Continuò ad agitare quelle zampette, ma lei era ancora troppo veloce.

    «Non è colpa mia se sei una lumaca!» disse girandosi verso il fratello mentre gli faceva la linguaccia, per poi rischiare di cadere dall’albero quando lui le piombò addosso.

    «Ti ho preso!» suo fratello l’afferrò per il pelo e le fece la linguaccia.

    I due iniziarono a ridacchiare, prima di scambiarsi i ruoli.

    La madre, appesa al ramo sopra di loro, sospirò dopo averli visti sfrecciare su un altro ramo. La mamma cercopiteco nano si girò verso la sua amica sul ramo di fronte a lei. «Se continuano così, dovranno fare un pisolino prima della colazione».

    «Ehi, lasciali fare. O rischi di non scollarteli mai di dosso» l’altra femmina di cercopiteco parlò per esperienza. In quel momento, aveva un piccolo aggrappato al pelo sulla sua schiena.

    «Hai proprio ragione! Hai sentito un grido? Oddio, chissà in cosa si sono cacciati». Il cercopiteco nano guizzò sui rami per scoprire quale guaio fosse capitato ai suoi piccoli.

    «Forse sono solo caduti di nuovo dall’albero, Lula. Vengo con te». Il secondo cercopiteco seguì l’amica con il piccolo ben aggrappato alla sua schiena.

    Thunder, un elefante pigmeo africano, guardava le due madri e sospirava. Tutti sembravano avere delle famiglie felici, cosa che mancava nella sua vita. Certo, lui aveva degli amici, ma non era lo stesso. Thunder desiderava una compagna che completasse la sua vita, ma sembrava passare da un’avventura all’altra.

    Quando era ancora un cucciolo, Thunder venne separato dal suo branco dai bracconieri e viaggiò per tutta l’Africa centrale per trovare la via di casa. Anche se quell’avventura non prometteva nulla di buono, Thunder si era ritrovato a viaggiare con quattro amici pennuti e un rinoceronte irascibile. Lo aiutarono a ricongiungersi con il branco e con sua madre.

    Poi, quando era un po’ più grande, dovette affrontare una situazione piuttosto tragica. Dopo che sua madre perse la vita in una fuga frenetica del branco, Thunder si trovò dinanzi a un triste bivio. Il dolore per la perdita lo gettò nella disperazione più profonda, tanto che si lasciò dietro tutti gli affetti. Grazie al cielo, i suoi amici non lo abbandonarono e fu fortunato di trovarne tanti altri sulla sua strada.

    Anche se si separò dal suo branco quando era un po’ più giovane degli altri elefanti, ora non era solo. I suoi amici erano sempre felici di tenergli compagnia. Oggi, Thunder voleva vedere se ci fosse un uccello che volesse andare in spiaggia per una piccola avventura. Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che c’erano stati e Thunder aveva sete di avventura, come spesso accadeva.

    Fece alcuni passi avvicinandosi al nido di Sydney. Sentì delle voci, nessuna delle quali sembrava appartenere a Sydney.

    «Ehi! Ahia! Idi!» giunse la vocina di Lumo.

    «Fai attenzione, ok?» si lamentò Awiti.

    «Non è colpa mia se non c’è spazio». Idi stava schiacciando i fratelli.

    «Smettila!». Lumo provò ad allontanarsi da suo fratello. I suoi rapidi movimenti fecero sì che Idi finisse addosso a sua sorella.

    Awiti rotolò fuori dal nido, urlando «AAAHHHHHH!»

    Non aveva ancora imparato a volare. Le sue ali sbattevano incontrollate. Thunder le andò incontro e la afferrò con la proboscide, prima che precipitasse al suolo. Awiti si strinse forte a lui, con il cuore che sembrava impazzito. «Thunder! O mio dio, grazie!».

    «Non c’è di che, Awiti». Thunder la sollevò e la posò delicatamente nel nido. «Idi! Cosa direbbe la mamma?».

    «M-m-ma zio Thunder, non l’ho fatto apposta». Il suo becco iniziò a tremare al pensiero di come avrebbe reagito sua madre una volta scoperto l’accaduto.

    «Anche se fosse, tua sorella avrebbe potuto farsi molto male». Thunder sollevò la proboscide e scompigliò le piume di Idi. Quei piccoli aironi gli facevano sciogliere il cuore. I loro corpicini erano ancora più lanugine che piume. Thunder immaginava che, una volta spuntate le piume, sarebbero stati la fotocopia di Sydney. Sydney era uno dei tre aironi che strinsero amicizia con Thunder, quando era molto più giovane. Questa era la terza covata di Sydney che, anche se amava essere madre, lasciava quasi tutto il lavoro al suo compagno.

    «Dov’è vostra madre?» chiese Thunder ai piccoli.

    Awiti si grattò il collo con la zampa. «È uscita».

    «A procurare il cibo?» Thunder non avrebbe dovuto nominare quella parola, perché, non appena lo fece, Lumo iniziò a saltellare freneticamente.

    «Ciiiboooooo!» la bocca di Lumo si aprì e si chiuse come se stesse immaginando i prelibati insetti che avrebbe portato Sydney.

    Awiti sbuffò irritata. «Riesci a pensare solo a questo?».

    «Beh... sì!» Lumo protese il becco verso di lei.

    Thunder ridacchiò. Questi tre uccellini si comportavano proprio come gli altri aironi Sydney, Persius e Cedric. Sydney e Persius avevano avuto molti piccoli, ma Cedric non era mai riuscito a trovare una compagna. Un po’ come Thunder. Era difficile trovare la compagna giusta. Per formare la coppia perfetta, le due metà dovevano combaciare perfettamente. Cedric era diventato lo zio buffo agli occhi dei nipoti. La cosa non gli dispiaceva, così come a Thunder che, pur non essendo un airone, era comunque un membro onorario della loro famiglia.

    A Thunder piaceva passare del tempo con i piccoli, ma oggi era in missione. «Allora, se vedete vostra madre, ditele che sto andando in spiaggia. Sa dove trovarmi».

    «Va bene, zio Thunder» Idi si avvicinò al bordo del nido in modo che potesse accarezzare la proboscide di Thunder con il becco.

    Thunder sorrise e sollevò nuovamente la proboscide. Prima che se ne accorgesse, tutti e tre lo stavano abbracciando forte mostrandogli tutta la loro adorazione. Il cuore fu un tripudio di emozioni, colmo del loro amore innocente. «Bene. Ora vado».

    I tre piccoli indietreggiarono allontanandosi da lui e rientrarono nel nido. Thunder si assicurò che fossero al sicuro, prima di andare via. Passò alla fila di alberi successiva e agitò il ramo sulla sua testa. Su di esso era posato un grande nido.

    Risuonò uno strillo assordante. «Ma che...?!».

    Thunder accennò uno sbuffo. «Svegliati, Cedric».

    L’airone sbirciò dal proprio nido e alzò gli occhi al cielo. «Dovevi proprio svegliarmi? Stavo facendo il sogno più bello del mondo. C’erano fenicotteri col tutù e aironi adorabili che danzavano la hula indossando gonne di foglie».

    «Va bene...» Thunder rise del suo amico. «Questo sì che è un bel sogno. È una scena degna della fantasia di Frederick».

    «Senza alcun dubbio. Perché mi svegli alle prime luci dell’alba?». Il piumaggio bianco di Cedric era molto arruffato per via del sonno. Vi passò l’ala per spianarlo leggermente.

    «Credo che dovremmo fare una gita». Thunder non era sicuro che Cedric fosse d’accordo. Vedendolo, sembrava che si fosse alzato dal lato sbagliato del nido.

    Cedric iniziò a sistemarsi le piume con il becco. Ne lisciò qualcuna e parlò tra le piume. «Oh? E dove? Sono previste anche delle pollastrelle?».

    Thunder alzò gli occhi al cielo. A volte, Cedric aveva un chiodo fisso. Mentre Thunder voleva una compagna con la quale condividere la propria vita, lui non ne voleva proprio sapere. «Ne dubito fortemente, a meno che gli aironi non abbiano iniziato a frequentare la spiaggia».

    «Mmm...» Cedric si guardò intorno quasi a voler controllare la situazione. «Beh, nemmeno qui se ne vedono. Puoi darmi un passaggio?».

    «Certo. Ero passato a prendere Sydney, ma non era nel nido. Sai se Persius è in giro?».

    «No. È volato dall’altra parte della foresta pluviale. Ha un uovo a cui pensare. L’ultima volta che l’ho sentito, era sul punto di schiudersi». Cedric volò giù dal nido e atterrò sul dorso di Thunder.

    «Gli altri hanno detto che ci avrebbero raggiunti al sentiero. Pronti?» Thunder si voltò verso Cedric.

    «A te il comando, indomito condottiero». Cedric si avvicinò alla testa di Thunder, si girò e vi poggiò la sua. Incrociò e distese le zampe lunghe e filiformi davanti a sé e mise le ali dietro la testa. «Questa sì che è vita».

    2° capitolo

    I primi confronti

    Quando Thunder raggiunse il sentiero dove avrebbero incontrato gli altri, era quasi ora di pranzo. Il suo stomaco brontolava

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