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Esercizi di stile nei giorni del coronavirus
Esercizi di stile nei giorni del coronavirus
Esercizi di stile nei giorni del coronavirus
E-book56 pagine26 minuti

Esercizi di stile nei giorni del coronavirus

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Info su questo ebook

Chi si trasforma in chef, chi legge libri da troppo tempo sul comodino, chi recupera episodi di serie tivù. Nei giorni del coronavirus tutto ciò che viene chiesto agli italiani è di rimanere a casa. Situazione analoga a quella in cui si trovò Raymond Queneau quando, a metà del Novecento, scrisse in un hotel della Provenza gran parte dei suoi Exercices de style. Opera che ha appassionato milioni di lettori e ispirato artisti, punto di riferimento per lezioni di scrittura creativa e laboratori teatrali. Esercizi di stile nei giorni del coronavirus è un omaggio all’autore francese, che ha inizio con il «pensiero condivisibile» e prosegue con una serie di variazioni linguistiche. Quaranta versioni diverse, che ci riportano indietro nei giorni dell’emergenza, cucite addosso a personaggi d’attualità, stereotipi, politici del momento, o grandi artisti. Esercizi di retorica e di comicità, ispirati dalla genialità di Queneau. Quaranta modi per raccontare il virus, scritti dall’autore in quarantena, fra le mura del suo appartamento. Un modo d’esorcizzare una pandemia combattuta contro un nemico invisibile, che al microscopio pare aver le sembianze simili a una corona.
LinguaItaliano
Data di uscita16 giu 2020
ISBN9788831674454
Esercizi di stile nei giorni del coronavirus

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    Anteprima del libro

    Esercizi di stile nei giorni del coronavirus - Marco Petriccione

    Se­púl­ve­da

    INTRODUZIONE

    Sul­le or­me del ce­le­bre te­sto Exer­ci­ces de sty­le di Ray­mond Que­neau, di cui con­si­glio la let­tu­ra, o la ri­let­tu­ra nell’ul­ti­ma ve­ste ita­lia­na cu­ra­ta da Ste­fa­no Bar­tez­za­ghi, con te­sto ori­gi­na­le a fron­te e tra­du­zio­ne di Um­ber­to Eco, ho ela­bo­ra­to un pen­sie­ro pri­mor­dia­le – il più pos­si­bi­le im­par­zia­le, se vo­glia­mo ba­na­le – sul­la con­di­zio­ne na­zio­na­le nei gior­ni del co­ro­na­vi­rus. A que­sto pri­mo pen­sie­ro, che pos­sia­mo ri­te­ne­re un te­sto di par­ten­za, ho fat­to se­gui­re una se­rie di va­rian­ti les­si­ca­li, che ho cu­ci­to ad­dos­so a ste­reo­ti­pi, per­so­nag­gi con pun­ti di vi­sta di­stan­ti fra lo­ro, per ot­te­ne­re chia­vi di let­tu­ra va­rie­ga­te. Per que­ste va­ria­zio­ni sti­li­sti­che – in tut­to le ver­sio­ni so­no qua­ran­ta, nu­me­ro che rap­pre­sen­ta la qua­ran­te­na – mi so­no ispi­ra­to an­che a po­li­ti­ci del mo­men­to, fi­gu­re d’at­tua­li­tà, ar­ti­sti sen­za tem­po; o in al­tri ca­si ho sem­pli­ce­men­te com­piu­to espe­ri­men­ti lin­gui­sti­ci, tal­vol­ta ri­pe­ten­do quel­li ori­gi­na­li di Que­neau – vi ac­cor­ge­re­te su­bi­to a qua­li mi ri­fe­ri­sco se ave­te già let­to l’au­to­re fran­ce­se.

    Que­neau par­tì da un rac­con­to neu­tro, No­ta­tions, cioè no­ta­zio­ni. E in tut­to so­no no­van­ta­no­ve le va­ria­zio­ni che com­pon­go­no la sua ope­ra, ca­po­la­vo­ro di crea­ti­vi­tà lin­gui­sti­ca. Il mio viag­gio in­ve­ce co­min­cia con un te­sto di­vi­so in quat­tro ca­po­ver­si – il pen­sie­ro con­di­vi­si­bi­le – scrit­to da una per­so­na qua­lun­que nei pri­mi gior­ni del co­ro­na­vi­rus, che uni­to al­le suc­ces­si­ve va­ria­zio­ni crea un li­bri­ci­no scor­re­vo­le, leg­ge­ro, che ha l’am­bi­zio­ne di far: sor­ri­de­re, per esor­ciz­za­re; pen­sa­re, per co­no­sce­re; ana­liz­za­re l’emer­gen­za che l’Ita­lia ha vis­su­to, sì, ma an­che sa­pu­to com­bat­te­re.

    PENSIERO CONDIVISIBILE

    L’Ita­lia si è tro­va­ta a ge­sti­re, di pun­to in bian­co, un’emer­gen­za sa­ni­ta­ria. Il co­ro­na­vi­rus sem­bra­va co­sì di­stan­te, lì in Ci­na, ma in po­co tem­po è di­ven­ta­to mo­ti­vo di pre­oc­cu­pa­zio­ne nel­le no­stre ca­se.

    È un Pae­se ca­pa­ce di re­si­ste­re, l’Ita­lia, l’ha di­mo­stra­to nel­la sua sto­ria. E con le giu­ste pre­cau­zio­ni – pre­se for­se in ri­tar­do dai no­stri go­ver­nan­ti? – il vi­rus sa­rà de­bel­la­to e tor­ne­re­mo a vi­ve­re nor­mal­men­te.

    Fon­da­men­ta­le è ri­spet­ta­re il de­cre­to del go­ver­no: re­sta­re a ca­sa. Usci­re so­lo per: ne­ces­si­tà, sa­lu­te, la­vo­ro, rien­tro in do­mi­ci­lio. No­no­stan­te an­co­ra po­chi di­spo­sti a ri­schia­re non ri­spet­tan­do il de­cre­to, si può di­re che la po­po­la­zio­ne ab­bia di­mo­stra­to di aver pre­so pre­sto con­sa­pe­vo­lez­za.

    Que­sto pe­rio­do cu­po

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