Nozioni-di-base
Di Petr Kral
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Info su questo ebook
«È la nostra cecità, una cecità esistenziale, a rendere così misterioso il mondo intorno a noi. Con il suo fare discreto, Petr Král scosta questo velo. Sappiamo cosa significhi la parola “fumare”, ma non eravamo in grado di vedere cosa voglia dire in concreto, in che modo quei gesti insignificanti e automatici ci leghino al mondo o ci permettano di allontanarcene, come testimonia la storia di Lenin, non fumatore, che chiede a Trockij una sigaretta per dimenticare la rivoluzione, foss’anche per un secondo. Sappiamo cosa cosa sia la “solitudine”, ma quella cecità esistenziale ci impediva di renderci conto che solo una porta esile e risonante separa la nostra “cella” dal salone dove la festa continua a rumoreggiare. Quante volte abbiamo veduto una donna andarsene sola, alla fine di una serata? Ma ciò di cui si è colmato l’ultimo sguardo gettato su di lei, l’abbiamo dimenticato dopo appena un secondo. È sorprendente come tutte queste situazioni quotidiane, semplici e persino umili, si lascino influenzare così poco dalle particolarità psicologiche dei singoli. Esse ci fanno la posta, ci mettono sotto. Questa è la lezione di modestia che l’insolita e bella enciclopedia esistenziale della quotidianità di Král impartisce al nostro individualismo.»
Saper vedere, sapersi stupire dei minimi fatti quotidiani, quelli che non vediamo, che non vediamo più: così procede Král, componendo con un centinaio di brevi prose una «insolita e bella enciclopedia esistenziale della quotidianità» (Kundera). Lo sguardo di Král si posa su tutto, oggetti, momenti, sentimenti, luoghi, vergine e umile, uno stupore pieno di grazia. I testi di Král hanno il passo di una passeggiata in città, ma sono piccoli viaggi, intense prose poetiche che della realtà illuminano i dettagli e le relazioni divenuti invisibili, negletti, risvegliando il nostro sguardo e sostenendoci mentre attraversiamo le nostre giornate.
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Anteprima del libro
Nozioni-di-base - Petr Kral
Tavola dei Contenuti (TOC)
Prefazione di Milan Kundera
Prefazione di Massimo Rizzante
Prefazione di Yves Hersant
Nozioni di base
Il caffè
La camicia
L’alba
Lo spettacolo
Colazione, Breakfast
Radersi
Il mattino
Gli orologi
Il mercato
Le scale
Il bastone da passeggio
L’attaccapanni
Il cappello
Il treno
Passaggi a livello
Treni
Il brindisi
Il barman
Il tragitto
Dal treno
La porta
Il cestino
Lo starnuto
Il riso
Svuotare la vescica
Il punto e la scia
Le voci
Il balcone
La luce
I Profeti e le Parche
La donna sconosciuta
Il commiato
La fica
La cipolla e la rosa
… ti
La notte
Topinambur
Unire, separare
Il crepuscolo
Attaccare
Il vento
Il buio e la penombra
Hotel
La pioggia
La familiarità
Le macchie e i ritagli
La curva
Sfiorare
La conquista
Con una mano
Adulti
La festa
L’arena
Altrove
L’attimo di nessuno
I bagni degli uomini
La vasca
Il cacatore
Attraversare la strada
Il vecchio saggio
La bella donna
Il temporale
Entrare
Solitudine
Amicizia
Quasi
La delusione
Bloccarsi
Il bagno altrui
Spogliarsi
Il nemico
Il cancello
Il ritorno
Per il mondo
Il Sud
Il muro e il recinto
I dettagli
L’amore
Il peso
Il concerto
Assolo
La porta girevole
Il coltello e il peso
La zuppa di pesce
Il senso
I tavolini all’aperto
Il dirigibile
Il capolinea
Durante la corsa
La vista
L’assenza
Lo scontro
Lo stuzzicadenti
Il buon gusto
Il pranzo
Godersela
La legge
Madri e figlie
Nuovi desideri e vecchi pantaloni
Riuscire a prendere il treno
La valigia
Il romanzo
Gli addii
Fuochi d’artificio e fulmini
Il verde e il blu
La settimana
La domenica
La Spagna e l’Italia
La barca e la pozzanghera
Il mare e la montagna
L’albero, il viale
Vedere
La noia
Fumare
L’ultima goccia
Il vino della notte
Il fuoco
Coppie
La folla
La rete segreta
La campagna
Spaventare
Nuda
tamizdat ( 3 )
© Editions Flammarion, Paris, 2005 (Notions de base)
© 2016 Miraggi edizioni
via Mazzini 46 – 10123 Torino
www.miraggiedizioni.it
Titolo originale della prima edizione ceca:
Základní pojmy (Klokočí a Knihovna Jana Drdy, Praha a Příbram 2002).
Translation of this book was realized with the support of the Ministry of Culture of the Czech Republic
Ringraziamo il Ministero della Cultura della Repubblica Ceca per il sostegno alla traduzione
Progetto grafico Miraggi
VERSIONE E-BOOK
marzo 2017
ISBN 9788899815387
VERSIONE CARTACEA
Prima edizione: marzo 2017 tamizdat
ISBN 9788899815110
Prefazione di Milan Kundera
(traduzione di Massimo Rizzante)
È la nostra cecità, cecità esistenziale, che rende il mondo che ci circonda così misterioso. Petr Král, con discrezione, ce lo svela. Pur sapendo che cosa vuol dire la parola fumare
, non eravamo in grado di vedere quel che fumare
significa in concreto, in che modo gesti banali e automatici ci legano al mondo o ci permettono di allontanarcene, come testimonia la storia del non fumatore Lenin che chiede una sigaretta a Trockij allo scopo di dimenticare per un minuto la rivoluzione. Pur sapendo che cosa vuol dire solitudine
, la cecità esistenziale ci impediva di renderci conto che soltanto una porta sottile separa la nostra stanza della solitudine
dal salone dove rumorosamente la festa continua. Quante volte, alla fine di una serata, abbiamo visto una donna andarsene, ma tutto ciò che riempiva l’ultimo sguardo che gettavamo su di lei lo dimenticavamo un secondo dopo. È sorprendente come tutte queste situazioni quotidiane, tanto insignificanti quanto elementari, si lascino così poco influenzare dall’originalità di una psicologia. Esse ci attendono, ci sottomettono. È una lezione di modestia che la bella e strana enciclopedia esistenziale della vita quotidiana di Král impartisce al nostro individualismo.
Prefazione di Massimo Rizzante
«Ancora una volta, al mattino, assistere stupiti allo spettacolo del portacenere, dei bicchieri e della caraffa, che immobili disegnano la pianura del tavolo».
Questa nozione di base
di Petr Král è tra le più brevi composte dal poeta. Per questo rivela l’essenza di tutte le altre, anche di quelle più lunghe.
Che si parli di una camicia che «ha fatto il suo tempo» e che ci ispira un «addio così commosso» quale quello che daremmo a «un’amante», o di una porta che durante una visita ad alcuni amici ci introduce in una stanza «attrezzata ma vacante» che «estende il nostro soggiorno» su questa terra di uno «spazio supplementare», o ancora di una vasca da bagno che improvvisamente da letto d’amore si trasforma «nella nostra tomba», tutto ciò che Petr Král tocca diventa spettacolo, spectaculum, ovvero, apparenza.
È grazie al suo stupore davanti agli oggetti e alle situazioni della vita quotidiana, concepiti come apparenze, che il poeta scopre una dimensione nascosta della prosa del mondo.
La regola d’oro di Král è che basta guardare a lungo una camicia per distorcerla di un nonnulla e gettarla nella pianura sconosciuta dove ci abbraccia come un’amante dimenticata.
Ma da dove viene lo stupore del poeta che libera le cose dalla loro funzione e che gli permette di camminare senza quel pesante fardello per le strade della prosa? Da dove viene questa grazia?
Non si è mai tanto vicini alla grazia come durante quei mattini quando si assiste «stupiti allo spettacolo» di ciò che si conosce a memoria. È durante quei risvegli che tutti gli oggetti e tutte le situazioni della vita quotidiana mostrano quel che potrebbero essere, che il presente ama contemplarsi davanti allo specchio delle sue possibilità.
Così Petr Král, indossando ogni giorno una camicia bianca fresca di bucato, saluta il volto mattutino di quell’amante che ogni notte dimentichiamo: l’esistenza.
Prefazione di Yves Hersant
(traduzione di Francesco Forlani)
Tutto quel che dice, è di sfuggita. Senza indugio, senza mai lanciare sulle cose uno sguardo totalizzante. Ma scrutandone i dettagli, o lasciando che vengano a lui le fugaci apparizioni; lasciando che l’acutezza dell’occhiata subentri a ogni teoria; lasciando risuonare nella memoria – la sua e la nostra, che vengono quasi a confondersi – il discreto rumore dei passi, o il tintinnio del bicchiere sopra al bancone. La sua motricità pedonale, per riprendere la bizzarra espressione di Michel de Certeau, può condurlo nei più reconditi luoghi del nostro mondo mondializzato; però è tra gli arabeschi delle nostre città, dove le sue erranze evocano a volte il grand Flâneur del xix secolo, che realizza di preferenza i suoi fecondi micro viaggi. Né geografico, né geometrico, né panottico, il suo spazio è da subito quello della poesia e del mito.
Eppure si rivela perfino romanzesco, perché popolato da virtualità concrete. Sgombra d’ogni lirismo e soprattutto alleata di una prosa che etichettare come poetica
sarebbe quanto di più prosaico si possa dire, la poesia di Petr Král non è affatto incompatibile con la saggezza del romanzo. Di questo romanzo che scrive in pieno cammino, come una storia multipla e frammentaria, senza smettere di scrivere nemmeno in curva. Non è stato forse proprio lui a dirlo chiaro e forte: «La missione del poeta non è affatto quella del fine dicitore, quanto più semplicemente d’un topografo (agrimensore, per dirla con Franz Kafka) dell’esistenza?».
In un’opera precedente (Testimone dei crepuscoli, 1989) Petr Král offriva in parallelo una serie di poesie e il racconto degli aneddoti che li avevano generati. Al contrario, nelle pagine che state per leggere, le due correnti sono confuse: La camicia come Il vecchio saggio, La vasca come La folla, sono minuscoli ma intensi racconti-poemi incoativi, in cui si manifesta l’antica potenza delle forme brevi. Dinamitardo delicato, Petr Král apre brecce nel quotidiano che decisamente non ha nulla di banale; analista minuzioso delle condotte più surrettizie, ci riconcilia con il mondo lacerando ogni nostra certezza. Questo amante del burlesque diventa così un grande educatore dello sguardo: d’un colpo solo, ci insegna che la nostra realtà ne nasconde ben altre. Dietro ad ogni porta può aprirsi una vita nuova.
Nozioni di base
Traduzione dal ceco di Laura Angeloni
Per Danka
Il caffè
Il sabato, dopo aver dormito a lungo, usciamo e scivoliamo indietro nel tempo con la morbida indeterminatezza che solo la mattina meno impegnata della settimana consente; ci uniamo ai vivi, un po’ di sbieco, solo quando, appoggiati al bancone del bar, ordiniamo un caffè che berremo osservando incuranti la strada e il suo sfocato viavai dietro il vetro. Lasciarsi portare verso se stessi da un sorso bollente, inaspettatamente preciso, della bevanda che ci scorre in corpo insieme ai residui del buio notturno, significa concentrarsi di colpo e affermare chiaramente la propria presenza, nonostante la momentanea indefinitezza dei nostri gesti e la sonnolenza del momento.
La camicia
a Milan Schulz
Una camicia pulita è la nostra seconda – e miglior – pelle: i suoi ondeggiamenti e rigonfiamenti dilatano il respiro di quella che ci è data una volta per sempre, la onorano e la cullano quasi affettuosamente. Anche il giorno che ci circonda, insinuandosi con un colpo d’aria sotto la camicia, sembra quasi accarezzarci. Quando una camicia ha ormai fatto il suo tempo ci congediamo da lei lentamente, come fosse una donna. La camicia ci è più vicina di un cappotto, nelle cui tasche già vaghiamo a volte desolati come nel mondo. E con i pantaloni, che ogni mattina sono lontani quanto la stazione, non va certo meglio.
L’alba
a Christian Hubin
Coloro che affermano di amare il mattino si riferiscono solitamente a un’ora ormai avanzata, abbastanza luminosa e sicura di sé da costituire semplicemente un fresco sfondo per svolgere le varie attività quotidiane.
Molto più rari sono invece i fautori dell’alba, quell’attimo livido e indeterminato in cui tutto si rigenera nell’incertezza e ripiega verso la soglia dell’inesistenza, finché non ricomincia da zero; l’attimo in cui le cose, assorbite da un’inconsistenza che le accomuna, diventano eloquenti e nel loro muto tremore portatrici di un messaggio. Un osso spolpato fino al midollo, che rivela di colpo tutto il suo pallore.
Secondo la testimonianza di due giornalisti che andarono a intervistarlo in Messico, poco prima della