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Il Merlo e il Corvo: I racconti di Foce di Quinsia
Il Merlo e il Corvo: I racconti di Foce di Quinsia
Il Merlo e il Corvo: I racconti di Foce di Quinsia
E-book511 pagine7 ore

Il Merlo e il Corvo: I racconti di Foce di Quinsia

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Info su questo ebook


Alfredo Panico, 23 anni, lavora part-time nell’agenzia investigativa di famiglia: la No Panic. Il ragazzo e il padre Giancarlo sono chiamati da un misterioso cliente a ritrovare la sua vecchia amante, Matilde, e la figlia, Magda. Il viaggio li porta in un paesino all’interno di una vallata dell’Italia nord occidentale, Foce di Quinsia.
A Quinsia vivono due specie di uccelli uniche. Si narra di una entità dominata dall’odio e dal rimorso, il Corvo Funereo, e di una entità dominata dal senso di giustizia e verità, il Merlo Sognatore, che accoglie Alfredo al suo arrivo.
Alfredo comincia a scoprire le terribili verità che si celano dietro la Valle di Quinsia e conosce una vecchia signora che gli offre l’immortalità in cambio della morte dei parassiti che infestano il suo territorio.
Alfredo conosce Magda, ragazza timida, ma piena di carattere e forza interiore. Comincia l’avventura e la lotta per la sopravvivenza dei due ragazzi contro la follia umana e la forza sovrannaturale della vecchia. Tranelli, misteri e sacrifici si susseguono fino allo scontro finale tra Alfredo e la vecchia, pronto a tutto per ricongiungersi con la ragazza e a salvare la vallata di Quinsia.
 
LinguaItaliano
Data di uscita5 ago 2020
ISBN9788869632402
Il Merlo e il Corvo: I racconti di Foce di Quinsia

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    Anteprima del libro

    Il Merlo e il Corvo - Federico Foria

    Federico Foria

    IL MERLO E IL CORVO

    I racconti di Foce di Quinsia

    Elison Publishing

    Proprietà letteraria riservata

    © 2020 Elison Publishing

    Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno o didattico.

    Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:

    Elison Publishing

    www.elisonpublishing.com

    ISBN 9788869632402

    Ecco la mappa di Foce di Quinsia. Non perderla, ti servirà.

    Indice

    Premessa

    Giorno 0

    Giorno 1

    Giorno 2

    Giorno 3

    Giorno 4

    Giorno 5

    Giorno 6

    Giorno 7

    Ringraziamenti

    Premessa

    ?? –??

    Lo sapevi che le matite sono sottoposte ad un rigido controllo di qualità?

    Devono resistere ad una forza concentrata vicino alla punta di almeno due chili. O il blocco della produzione non può procedere oltre.

    Perché questo valore? Non ne ho idea. Per me dovrebbero resistere di più. Quando sono nervoso le rompo sempre.

    La vuoi sapere un’altra cosa interessante sulle matite?

    Certo che la vuoi sapere. Sei uno coniglio infilzato su una brace. Non hai molte alternative.

    Il fuoco. Ho bruciato tutto. Sono morti in tanti. L’ho fatto per loro, come mi aveva detto lei. Ma adesso lei non si mostra più a me. Farò di testa mia da ora in poi.

    Cosa ho sbagliato?

    Cosa è successo?! DIMMELO!

    Ma cosa puoi saperne tu? Sei quasi cotto.

    Sta tornando la mia ora. Loro arriveranno presto in città. Io devo fare qualcosa.

    Capisci che, se non lo faccio io, nessuno altro le proteggerà. Loro stanno arrivando e sono un rischio troppo alto.

    Potrebbero scoprire cose. Il tempo non è ancora maturo. Me ne occuperò io. Nessuno farà loro del male. Io li ucciderò, li brucerò e li torturerò se dovesse essere necessario. Per loro farei tutto.

    Brucerò il mondo intero, se dovesse servire.

    Giorno 0

    Domenica 29/09/2019 – Napoli

    Domenica. Ore 12:00. Siamo al pian terreno della nostra villetta che ripassiamo fascicoli, mappe e ogni genere di informazione messa insieme fino ad ora.

    È passato solo qualche giorno da quando il nostro misterioso cliente ha varcato la soglia dello studio. Nostro misterioso cliente è un’esagerazione, io aiuto occasionalmente come segretario, passacarte, galoppino, insomma schiavo tuttofare. L’attività è di mio padre, l’agenzia di comunicazione No Panic di Giancarlo Panico. In ogni momento di cui riesco ad avere memoria in questi 23 anni, ricordo raramente che l’agenzia si sia occupata di qualcosa che potesse riguardare la comunicazione, in senso così stretto.

    Mio padre ha ereditato l’agenzia dal nonno, il quale la aveva aperta dopo un prepensionamento dalla Polizia di Stato a causa di una storia di percosse ad un giovane manifestante durante gli anni ’60.

    Non so molto sull’argomento. Sia papà sia il nonno, finché è stato in vita, non amavano parlarne. Ho sempre evitato di chiedere dopo i primi vani tentativi, in particolare con il nonno. Amava tirarmi uno scappellotto con le sue grosse e callose mani ogni volta che qualcosa nella conversazione lo contrariasse. Fino ai suoi 18 anni aveva aiutato nella fattoria di famiglia e non gli mancavano né la presa né la forza per quel genere di confronti.

    Mio padre, al contrario, non è mai stato nelle forze dell’ordine. Ha conseguito un diploma di laurea in Psicologia a Indirizzo Forense ed è stato praticante nello studio sin dalla sua apertura. Il nonno lo coinvolgeva in ogni sorta di indagine e spesso lo lasciava nelle mani degli ex – colleghi, perché Gian Ciccio si facesse adeguatamente le ossa.

    Il nonno lo appellava così qualora volesse sottolineare qualcosa di negativo nel comportamento o ridicolizzare un suo pensiero. Qualche volta mi permetto anche io di chiamarlo così, ma farlo comporta solo un aggravio delle discussioni.

    A partire dai suoi 25 anni, papà ha partecipato a tutti i corsi necessari per arrivare ad esibire la sua licenza di investigatore privato.

    Nonostante il rapporto conflittuale con il nonno, papà ha sempre amato e svolge con entusiasmo questo lavoro. Vivere sul filo del rasoio fornisce l’adrenalina per alimentare il suo carattere fiero e spavaldo.

    Il rapporto con papà ha alti e bassi, come qualunque padre – figlio, ma il legame è molto forte. Lui è il mio punto di riferimento. Vorrebbe che cominciassi la formazione da investigatore e rilevassi l’attività alla sua morte. Purtroppo, deve già fare i conti con l’amara realtà di un figlio che ha deciso di intraprendere un percorso di studi in ingegneria civile.

    No che non mi piaccia il lavoro, anzi. Lo trovo stimolante, con i giusti periodi di noia e i saltuari picchi più piccanti e spericolati. Ho semplicemente voglia di staccare con una realtà vissuta per così a lungo, trovare la mia strada e provare a vedere il mondo lontano da casa. Papà ha ormai smesso di battagliare con me sull’argomento.

    Le cose sono molto cambiate dalla morte della mamma tre anni fa. Un tumore ai polmoni ce l’ha portata via in soli tre mesi. Lei era il collante di questo piccolo nucleo familiare, solo noi tre. Genitori, entrambi figli unici, e dei nonni ho conosciuto solamente il fondatore della No Panic.

    Lei era maestra alle scuole elementari. Una donna semplice, silenziosa, ma dal temperamento duro come il granito. Mamma e papà battibeccavano di continuo, soprattutto sulle attività dello studio che portavano Gian Ciccio a sparire nel nulla per settimane.

    Per noi e per lei non è mai stato semplice, ma io non ho mai sentito la mancanza di papà. Mamma mi ha cresciuto come se valesse per un esercito di familiari pieno di attenzioni e sapeva imporsi più di un plotone di esecuzione, qualora fosse necessario. Così papà non rimpiangeva l’adrenalina del lavoro quando era a casa.

    La morte di mamma lo ha spento. Passa le giornate nello studio al pian terreno e solo raramente lo trovo di sopra, nel suo letto.

    L’agenzia non ci ha mai reso ricchi, ma permette di tirare a campare. Non essendoci più lo stipendio della mamma, nei periodi di magra si cerca di contare su qualche riserva dei rari casi più remunerativi. Non si fanno spese pazze e i soldi sono dilazionati in modo da garantire uno stipendio dignitoso a papà e un reddito da stagista al sottoscritto. Quanto basta per essere autosufficiente, tasse dell’università e macchina escluse.

    I migliori casi sono solitamente tradimenti, incidenti stradali o qualsiasi cosa che riguardi qualche riccone. I casi peggiori sono sempre il supporto alle forze dell’ordine, pericolosi e per niente redditizi.

    Una persona a cui non sembrano mancare i quattrini è proprio il nostro misterioso cliente. Bussò allo studio una sera mostrando il biglietto da visita della No Panic.

    No Panic – Ci pensiamo noi!

    Lo slogan è questo sin dai tempi del nonno, ma mi è sempre suonato come una auto caricatura. Ho discusso alcune volte con papà al riguardo, ma ormai ho rinunciato. Anche lui lo detestava ed era stato motivo di litigi con il nonno, ma alla sua morte non ne ha più parlato. Biglietto da visita e slogan sono rimasti sempre gli stessi alla sua memoria.

    Il cliente è un signore tra i 40 e i 50 anni, alto, corporatura abbastanza grossa e una faccia pulita. L’unico particolare che mi ha turbato sono gli occhi. In questo ambiente vedi così tante persone da pensare di riuscire a capirle solo da uno sguardo. Lui teneva il biglietto sorridendo, ma gli occhi, presi singolarmente, potevano essere quelli di un soldato al fronte. Pieni di dolore e rimorso, rassegnati al destino ineluttabile che si può compiere da un momento all’altro.

    Lo feci accomodare nello studio e parlò con papà molte ore. Non ho idea di cosa si siano detti, perché ero risalito quasi subito nell’appartamento al piano di sopra per studiare.

    Il giorno dopo papà mi ha lasciato un faldone e un bigliettino con su scritto Studialo, ne riparleremo al mio rientro. Torno tra qualche giorno. Situazione tipica quando mi vuole coinvolgere o ha bisogno di supporto in qualche caso. Al suo rientro, due giorni dopo, mi ha consegnato altri faldoni da studiare. Mi ha chiesto di staccare da tutto per 7 – 8 giorni e di svegliarmi presto il giorno dopo che ci avrebbe atteso una giornata di inteso lavoro.

    La sua noncuranza per i miei studi universitari è sempre stata piuttosto marcata, ma dalla morte della mamma evito di discuterne. Non mi rallenta eccessivamente e lo aiuto con piacere.

    In questo momento siamo seduti al tavolo circolare nell’angolo dello studio, sommersi dalla carta e dai portatili.

    Ricapitolami le informazioni di base – comincia papà come di consuetudine per essere certo che abbia svolto i compiti.

    Il cliente, che per motivi ancora sconosciuti, ha deciso di rimanere anonimo …

    Non divagare Fred, attieniti ai fatti.

    Il mio nome è Alfredo, ma data la passione di papà per i gialli lui mi chiama Fred, diminutivo di Alfred. Hitchcock ovviamente.

    Ok. È solo un modo per dire che il nostro favoloso cliente potrebbe anche essere un serial killer o uno stupratore seriale.

    Tenere sotto d’occhio il cliente non è compito tuo – dice serio mentre si indica fieramente. Attieniti ai fatti.

    Va bene, va bene – prendo una pausa e imbastisco il mio tono da avvocato. Il cliente vuole ritrovare una sua vecchia amante e il loro bambino, all’epoca ancora nel grembo della giovane.

    Dettaglia.

    Il cliente, nel corso di un viaggio di lavoro, è stato trasferito per un breve periodo in una cittadina di montagna. Si doveva occupare della fattibilità di un nuovo impianto per conto della sua società – sfoglio qualche pagina davanti a me in cerca di dettagli dimenticati e sento già la iena dall’altra parte del tavolo pronta ad attaccare. Per fortuna trovo subito l’informazione prima che si avventi sulla mia silenziosa carcassa. La compagnia era la FILA. Lui era a capo del team per la valutazione di impatto dell’impianto. In quell’occasione ha conosciuto Matilde Ferraris, avvenente ragazza, a quanto dice il nostro cliente, di cui si è innamorato. Hanno avuto una storia. Lei è rimasta incinta e lui è stato richiamato nella grande città. È fuggito senza lasciare traccia e la povera Matilde non ha avuto più notizie di lui – direi che è un quadro esaustivo. Sono talmente soddisfatto da lanciarmi in un epiteto riassuntivo. Che bastardo!

    Fred, attieniti ai fatti! – l’esclamazione porta con sé un leggero sorriso malizioso a cui non può che seguire un gesto di assenso. Appurato che il cliente è stato un bastardo, dammi un po’ di cognizione temporale.

    Il tutto è successo circa ventitré anni fa. La giovane Matilde aveva 18 anni circa. Lui non lo sappiamo con precisione. Ma possiamo ipotizzare tra i 25 e i 30, data l’età che dimostra oggi. Il che significa che adesso Matilde avrà sulla quarantina e il bambino che portava in grembo circa 20 anni.

    Bambina – papà ama entrare in scena nei punti salienti per mostrare la conoscenza derivata dal suo duro lavoro. Magda Speroni, 21 anni. Titolo di studio, diploma di maturità classica conseguito a Torino. Nessuna denuncia o condanna a suo carico, così come la mamma. Matilde si è sposata qualche anno dopo la partenza del nostro cliente ed entrambe portano il cognome del marito. Magda e Matilde vivono attualmente nella loro città natale, dove hanno una piccola locanda. Nome della città? – domanda a ciel sereno per paura di cali di attenzione.

    Foce di Quinsia.

    Bravo!

    Non potrei mai scordare un nome così assurdo.

    È solo un nome. Non dargli troppo peso – dice con il tono freddo e accondiscendente per tornare subito al lavoro. Negli ultimi anni la città si è molto ridimensionata. Colpa della chiusura della fabbrica FILA. Ora il paesino è abitato da qualche centinaio di anime.

    Quindi lavoro già finito? – il mio tono è quello della speranza. Vana.

    Ti piacerebbe?

    Dipende.

    Il nostro incarico non è semplicemente di ritrovare Matilde, che è sempre stata nello stesso posto, e Magda, tornata dopo il diploma alla città Natale per motivi ancora ignoti – sottolinea ignoti per enfatizzare che è solo questione di tempo prima che avremmo scoperto ogni minimo dettaglio su di loro. Dobbiamo raccogliere più informazioni. Capire che stile di vita fanno. Se hanno introiti a sufficienza. Se hanno dimenticato il nostro cliente. E tutto quello che è successo in questi ventitré anni che lui ne ha perso le tracce. Vivono felici e spensierate in mezzo alle montagne? Dobbiamo scoprirlo – papà prende delle carte, preme qualche tasto del pc e continua. Purtroppo le informazioni che riusciamo a ricostruire tra i canali della polizia, il comune e i miei contatti sono veramente scarse. Sembra quasi un paesino in cui il tempo si è fermato. Tu hai fatto le ricerche social?

    Il solito. Da Facebook a Instagram, da Google a Runtastic, qualsiasi cosa. In genere si riesce a ricostruire un profilo dettagliato sulla base di tutto questo. Ma in questo caso zero. Magda ha solo un profilo Facebook, ma completamente privato. Quindi, non si riesce ad accedere ad alcuna informazione. Non ho trovato nessun contenuto di terzi a lei collegato, o con una privacy che permetta di ficcanasare qualcosa.

    E quindi? Sai cosa significa? – papà mi guarda ora con un sorriso malefico.

    Dopo un istante di silenzio esclamiamo entrambi: Missione!. È un rituale dello studio quando viene deciso che un caso richiede indagini sul campo.

    Negli ultimi anni non è successo spesso. Il lavoro è prettamente al telefono e al computer per me. Per papà penso sia diverso e la mia curiosità non è così spinta. Sarà l’abitudine di essere cresciuto con le sue continue sparizioni e riapparizioni, ma sono convinto che le sue attività vadano parecchio aldilà di quanto io immagini.

    Il nostro cliente sembra non badare a spese – il tono di papà è quello in versione commercialista. Ha dato un acconto di 1’000 € e un bonus di altri 1’000 € solo per ritrovarle. Ho incassato già ieri.

    Abbiamo incassato – provo ad intervenire con un plurale per accaparrarmi un bonus inaspettato.

    Inoltre ha garantito la copertura totale di tutte le spese – Gian Ciccio ha evitato la battuta, ma spero che il messaggio sia arrivato – Al termine della missione gli consegniamo un fascicolo con tutte le informazioni raccolte. Almeno dieci cartelle. Per questa missione abbiamo pattuito 40’000 €, di cui un terzo sono stati già versati come acconto – papà lascia un secondo di silenzio per far echeggiare la cifra nella mia testa. Veniamo ai dettagli della missione ora.

    Certo, come ad esempio la percentuale di questa missione che darai a tuo figlio.

    La percentuale dipenderà da quanto farai un buon lavoro – sorprendente che non abbia evitato la considerazione. Deve essere veramente molto entusiasta di questo caso. Ancora di più della parcella. Partiremo domani nel primo pomeriggio. Destinazione Foce di Quinsia. C’è l’alta velocità fino a Milano e poi circa tre ore di regionale – papà nota la mia espressione di dubbio e aggiunge subito – È la soluzione più comoda. E anche l’unica a quanto pare. Non c’è un percorso più veloce con i treni e i pullman non transitano nella zona. C’è solo la vecchia linea regionale, costruita sulle pressioni della FILA circa cinquanta anni fa. Non penso sopravvivrà a lungo, considerando lo spopolamento del paesino. Ma per nostra fortuna è ancora in piedi.

    Che culo – la mia abilità di fare del buon spirito di bassa lega è tollerata con piacere da papà, quando è di buon umore. Ma evita sempre ulteriori commenti, ignorandomi del tutto.

    Si parte in mattinata e si arriva poco prima di sera. Ci sistemiamo all’Hotel Quinsia, unico della città, ceniamo e ripetiamo il piano di azione per il giorno successivo. L’hotel è prenotato per sette giorni, non penso che avremo bisogno di più tempo – una pausa di qualche secondo e ricomincia l’interrogazione. Ricapitolami la copertura.

    Solita – dico con la sicurezza di chi lo ha fatto già milioni di volte.

    In realtà, ci è stato un unico precedente nel corso di una missione di due anni fa. Un politico carico di soldi voleva accertarsi del tradimento della moglie. Alla fine, le prove raccolte furono fin troppe. Ma gli appostamenti nei pressi della loro villa richiesero una strategia più elaborata.

    Due fotografi del National Geographic Italia, pronti ad immortalare le bellezze delle montagne e della vallata di Quinsia. I nostri profili social sono attivi come mi avevi chiesto. Ho controllato con attenzione tutto il pacchetto.

    La copertura è ben strutturata. Ogni buon investigatore privato ha competenze di fotografia più avanzate di molti professionisti. Papà ha solo sfruttato una sua conoscenza, tale Cristoforo Crocetta, uno dei caporedattori della rivista on – line del National Geographic Italia. A quanto pare un pezzo grosso che, dietro qualche amichevole regalo, ha incluso alcune delle nostre foto in articoli della rivista, firmandole con gli pseudonimi di Mitch Gallo e Rod Ganci.

    Papà adora giocare sui riferimenti ad Alfred Hitchcock. I cognomi derivano da una traduzione di quello del regista. Hitch = Ganci e Cock = Gallo. Sarebbe stato più letterale tradurre Hitch con Gancio, ma una ricerca statistica aveva evidenziato come il cognome fosse presente solo in due paesini sperduti della Calabria. Al contrario, sia Ganci che Gallo hanno una diffusione uniforme e suscitano meno dubbi. I nomi Mitch e Rod sono eredità del film di Hitchcock Gli uccelli. Conosco pochi dettagli dai racconti di papà, ma abbastanza da sapere che Mitch è il nome del protagonista della pellicola e Rod quello dell’attore che lo interpreta.

    Mitch Gallo e il suo assistente Rod Ganci hanno un background ben preciso e profili Facebook, Instagram e Flickr. Li aggiorno in media una volta al mese con contenuti fotografici scattati nelle missioni minori per conto dell’agenzia o nelle rare vacanze personali. Condivido anche articoli della rivista e poco altro. Mi limito ad una attività da personaggi sofisticati poco amanti dei social e della comunicazione di massa.

    Mitch è il tipico radical chic, ma che non ha paura di sporcarsi le mani. Perfetto per papà. Rod è uno studente di Ingegneria che arrotonda con la sua passione da fotografo facendo l’assistente freelance. Piuttosto veritiero per me. Mitch è una piccola star della fotografia paesaggistica e la rivista gli ha assegnato Rod per aiutarlo nel corso delle sue missioni.

    La copertura è stata studiata a lungo. Per questo papà ha avuto l’idea di congelarla affinché potesse tornare utile in futuro. Il suo istinto ha avuto ragione. Sicuramente nel paesino buco di culo nessuno scaverebbe in una architettura così complessa.

    Bene – papà riprende parola con trepidazione. Ho sistemato già l’attrezzatura. C’è pure qualche nuovo giocattolino. Microcamere, GoPro e un Mavic Pro.

    Ignorerei cosa fosse se non avessi visto questo drone fotografico da 1’000 € parcheggiato in studio qualche giorno fa.

    Ti ho preparato un fascicolo dettagliato con informazioni sulla morfologia e la natura del posto. Sarà bene che tu ci dia una occhiata – dice indicando con severità un faldone sul tavolo dallo spessore imponente. È un piccolo paesino e la voce del nostro arrivo si sarà già sparsa. L’avvicinamento ai soggetti non sarà complicato. Cominceremo dalla locanda Speroni.

    Una bella mangiata per cominciare.

    Tu potresti legare con Magda facilmente. Siete quasi coetanei – lo sguardo ambiguo e la pausa imbarazzante lasciano poco spazio alla fantasia – Ma non combinare nessun guaio. Il cliente con ci paga per questo.

    Sono felicemente single al momento, ma non disprezzo qualche avventura occasionale. Mi ritengo una persona di gusti alquanto complicati. Allo stesso modo, non penso di piacere a tutte le ragazze. Quelle con cui sono stato mi hanno sempre detto che ho un fascino misterioso e un’aria intellettuale, ma con una buona fisicità che elimina il rischio di una etichetta troppo nerd.

    Comunque, ho potuto vedere Magda solo dalla foto profilo di Facebook, ovvero una sagoma tra le montagne. Si potrà esprimere un giudizio solo sul posto. Non ho certo voglia di contrariare papà o rovinare un cliente così generoso.

    La professionalità prima di tutto. Si spera.

    Chiaro – rispondo subito con grande fermezza. Non voglio che aleggi qualche dubbio in merito o scatterebbe una paternale.

    Sono altrettanto chiari la mappa, i profili e tutte le informazioni della vallata?

    Chiarissime – il mio tono sarcastico è volutamente esasperato per cercare di non far intendere l’effettiva competenza in materia.

    Di pronta risposta, papà potrebbe iniziare un interrogatorio su Foce di Quinsia e i suoi minuziosi dettagli naturalistici e logistici. Ma il suo cellulare squilla.

    Te la sei cavata – dice come se mi leggesse nel pensiero.

    Chi è?

    Il sindaco di Foce di Quinsia.

    Senza aspettare ulteriori commenti, risponde alla chiamata e attiva immediatamente il vivavoce. Papà non ha segreti con me sui casi in cui lavoriamo insieme. Purtroppo.

    Pronto. Risponde Mitch Gallo.

    Pronto, Mitch. Sono Arrigo di Foce di Quinsia – il tono è amichevole e il modo di presentarsi informale. Preambolo di un intimo ambiente tra le montagne, o del tentativo di ingraziarsi il fotografo che potrebbe resuscitare la sua cittadina.

    Buonasera, Arrigo. Come vanno le cose?

    Bene, grazie. Qui siamo in fermento per il vostro arrivo. È una bella occasione per avere pubblicità su una rivista così importante – la voce è sicura e la dizione impeccabile, almeno dal ricevitore. Non si sente alcuna cadenza, contrariamente a quanto mi sarei aspettato.

    Sono contento di sentirtelo dire. Ma, come ti ho già spiegato, noi faremo il servizio e le foto. Il resto spetterà alla redazione centrale.

    Lo so bene. Ma è già un onore che abbiate scelto la nostra città come soggetto del vostro lavoro.

    Il sindaco non fa mai riferimento a Foce di Quinsia come ad un vecchio paesello dimenticato, ma lo descrive sempre con i toni di una città. Penso che ci tenga davvero molto che le cose migliorino.

    Proprio in questo momento sono in riunione con il mio assistente – il tono non nasconde un uomo molto impegnato che vuole tornare al lavoro al più presto.

    Bene, bene – il tono compiaciuto lascia spazio a qualche secondo di indecisione. Ti chiamavo proprio a proposito del servizio. Ho una notizia splendida da darti.

    Papà si gira verso di me con lo sguardo dubbioso che possa trattarsi di una buona notizia per noi. Aspetta che il sindaco prosegua, senza distogliere lo sguardo perso nella mia direzione.

    Alcuni cari amici escursionisti. Gente esperta delle montagne e della vallata. Partono domani mattina per una spedizione di qualche giorno. Faranno arrampicata, una battuta di caccia e controlleranno qualche proprietà comunale prima di rientrare. Parlando con loro mi sono detto: Diamine è proprio una occasione unica questa per Mitch. Ti avvalleresti di grandi esperti dell’area. Loro sarebbero ben felici di portarvi con loro per fare un giro delle montagne e della vallata. In questo periodo ci sono paesaggi mozzafiato con gli alberi imbruniti e le prime nevicate in cima.

    Papà riflette con attenzione mentre ascolta ogni singola parola. Sembra che stia elaborando una miriade di possibili scenari nella sua testa per giungere alla migliore linea decisionale. Non appena il sindaco ha concluso, lui risponde senza esitazione:

    In effetti sarebbe una bella occasione. Ho solo qualche dubbio sull’organizzazione. Hai detto che loro partono domani mattina?

    Alle 7 del mattino in punto.

    Il nostro arrivo era previsto nel tardo pomeriggio.

    Abbiamo pensato già a tutto. Vi prendiamo un biglietto per l’alta velocità fino a Milano, con partenza oggi nel pomeriggio. Uno dei ragazzi verrà a prendervi alla stazione centrale e vi porterà qui prima che si faccia buio. Sono circa tre ore di macchina. Ci sarà il tempo per riposare, prepararsi e svegliarsi di buona ora.

    Non vorremmo creare così tanto disturbo.

    Nessun disturbo. Per noi è un onore avervi qui. Il ragazzo viene con piacere – per dire che è forzato dal sindaco, ma con piacere.

    Vorrei che papà rifiutasse, anche se il buon senso suggerirebbe di accettare. Una risposta diversa potrebbe suscitare dubbi.

    È una proposta fantastica, Arrigo – papà risponde con entusiasmo, benché le nostre facce dicano il contrario.

    Lo sapevo che un uomo di avventura come te avrebbe colto al volo l’occasione.

    Quanti giorni sono previsti per la spedizione?

    Direi tre, massimo quattro. Sosterete nei rifugi di montagna. Vedrà che sono ben equipaggiati – il nostro silenzio costringe il sindaco ad un ulteriore convincimento. Detto tra noi, sono meglio dell’Hotel Quinsia – scoppia in una fragorosa risata tra l’indifferenza generale.

    Bene. Facciamo così – riprende papà troncando il divertimento del sindaco – Noi abbiamo ancora delle cose da sistemare, ma penso di poter partire dopo pranzo. In questo modo il vostro uomo si può anticipare ed evitiamo di fare troppo tardi. Per il biglietto provvediamo noi, che dobbiamo tenere una contabilità molto dettagliata della spedizione.

    Certo, certo. Capisco.

    Mi domando esattamente cosa capisca Arrigo di tutto questo, ma chi non è ben contento di risparmiare qualche soldo.

    Inoltre – papà si volge verso di me con lo sguardo pensieroso, innescando la mia preoccupazione – Solo io anticiperò la partenza. Non c’è bisogno che il mio assistente partecipi alla spedizione. Vorrei che lui stesse a Foce di Quinsia in quei giorni e ne approfittasse per preparare il servizio sulla città e la vallata.

    Sicuro? – dice con evidente esitazione.

    Pensavo che il sindaco sarebbe stato più entusiasta all’idea di avere una persona dedicata per il reportage sulla città. Ma a quanto pare un assistente non è abbastanza nemmeno per questo.

    Sicurissimo – dice con papà con grande serietà. È un lavoro che dobbiamo in ogni caso sbrigare e lui se ne occuperà meglio di quanto possa fare io. Sfrutto uno dei benefici di essere a capo della spedizione. Decidere cosa fargli fare – papà scoppia in una risata che coinvolge completamente il sindaco e meno il sottoscritto.

    Non capisco ancora esattamente cosa passi per la sua testa, ma sono felice di evitare tre-quattro giorni tra le montagne con battute di caccia e rifugi sovraffollati.

    Capisco, capisco – riprende il sindaco con tono più rilassato. Allora, come rimaniamo?

    Ti inoltro il nuovo biglietto del treno appena lo prendo, così che tu possa organizzare il mio trasferimento da Milano Centrale. Il mio assistente arriverà come previsto nel tardo pomeriggio di domani direttamente a Foce di Quinsia. Ti inoltrerò anche i suoi biglietti, così che tu sia informato sull’ora del suo arrivo.

    Tutto chiaro.

    Prendetevi cura di lui, mi raccomando.

    Non preoccuparti, Mitch. Si sentirà meglio che a casa – risponde Arrigo con tono risoluto. Io ne dubito, ma lui ne sembra fortemente convinto.

    Bene a sapersi. Allora, se non c’è altro, direi di aggiornarci più tardi. Abbiamo ancora molto lavoro da sbrigare qui e bisogna anche accelerare in vista della mia partenza.

    Non c’è altro. Ci sentiamo più tardi, Mitch. Grazie di tutto.

    Buon pomeriggio, Arrigo.

    Ciao, Mitch.

    Papà stacca la chiamata e stringe il telefono in mano per alcuni secondi. Finito l’intimo sfogo, sbuffa e si lascia andare sulla sedia stendendo le braccia dietro la testa. Guarda nel vuoto in attenta riflessione. Sembra intento a risolvere i misteri dell’umanità o la fisica dei buchi neri, ma immagino stia riorganizzando logistica e tempi della missione nella sua testa.

    Grazie per avermi evitato la gita in montagna – dico per rompere il silenzio con una battuta. Il mio tono non si sforza di nascondere la reale soddisfazione.

    Non l’ho fatto certo per spirito caritatevole nei tuoi confronti.

    Lo immaginavo – dico con accondiscendenza.

    Papà si rimette composto sulla sedia. Guarda qualche foglio e si rivolge verso di me.

    Ovviamente, il piano è cambiato ora.

    Non potevi rifiutare? – immagino di sapere già la risposta.

    Impossibile. Per il lavoro per cui ci presentiamo è veramente una buona occasione. La situazione avrebbe insospettito anche uno come lui. Ma immagino che tu questo lo avessi già capito.

    Già.

    Io arrivo a Foce di Quinsia stasera e domani parto di buon’ora con questi escursionisti per una gita di lavoro di qualche giorno tra le montagne. Tu arriverai domani sera e avrai il tempo per sistemare la base. Nei giorni prima del mio arrivo ti chiedo di comportarti come un vero reporter. Presentati in giro, chiedi notizie della città, sfoglia archivi e approfittane per ricostruire un framework molto accurato – improvvisamente papà diventa più serio – Dopodiché, dovrai fare tu il primo approccio con i bersagli. Comincia con la ragazza, ma senza esagerare. Chiaro?

    Chiaro – ancora una volta meglio non lasciare dubbi in proposito.

    Voglio che mi prepari un report dettagliato ogni giorno e anche due – tre cartelle di sintesi di tutto il tuo lavoro per il rapporto finale. Dopo il mio arrivo, intensificheremo l’attività investigativa. Tutto chiaro?

    Ho provato a segnare su un bloc–notes i punti cruciali del discorso. Non appena papà ha finito, alzo la testa e con grande spontaneità affermo:

    Mi sembra un piano improvvisato.

    Perché lo è – nonostante la considerazione lo abbia accigliato, apprezza il tentativo di professionalità – Gli imprevisti accadono spesso in questo lavoro. Tu mi aiuti principalmente come attività di supporto e ricerca dall’ufficio. Capisco che ti sembri una novità, ma sono rari i casi in cui si riesce ad operare seguendo il programma. Penso che sia l’occasione giusta per te. Sarai autonomo per qualche giorno in un paesino tranquillo e proverai la responsabilità di gestire la base della missione. Hai problemi con questo?

    In realtà – prendo qualche secondo per metabolizzare tutte le informazioni – No.

    L’idea di separarci per qualche giorno è ottima. Papà potrà scattare delle buone foto ed entrare in confidenza con alcuni del posto per cavargli informazioni molto utili. Nel frattempo io sbrigherò a Foce di Quinsia il lavoro preparatorio. Background della città, profili e primo avvicinamento alle Speroni.

    È lavoro che penso di essere in grado di fare. Ho una discreta esperienza con le mansioni d’ufficio e ci so fare abbastanza con le persone. Dopo la messa alle strette causata del sindaco di Foce di Quinsia, papà non ha altre alternative. Nonostante ciò, mi sorprende l’iniezione di fiducia.

    Quindi stai dicendo che ti fidi a lasciami a capo della missione?

    Non ho alternative – dice con sincerità disarmante – È una necessità dettata dalle circostanze. Questo prova che certe missioni è sempre bene svolgerle in due.

    È appena riuscito a trasformare una richiesta di fiducia in un auto – elogio delle sue capacità organizzative. Non mi trattengo dal manifestare un ironico e plateale sbigottimento, che lo costringe a riprendere la parola.

    Non fraintendermi, Fred. Non vorrei avere nessun altro al mio fianco in questa missione. Sai bene che non lo direi mai solo per incoraggiarti – papà ha un elevato senso di giustizia, che non scende a compromessi nemmeno per un elogio immeritato al figlio – Conosci le basi del mestiere. Conosci la copertura. Conosci il caso. Hai esperienza e ci sai fare decentemente con le persone. Se non ti fai prendere dal panico da qualche responsabilità in più, penso che tu possa gestire tutto senza grossi problemi.

    Grazie del supporto.

    Lo sai che penso che l’unica ingegneria che avresti dovuto fare è Ingegneria Sociale. Hai delle potenzialità per questo tipo di lavoro e una agenzia già avviata.

    Questo è quello che sarebbe piaciuto a te. Purtroppo un uomo saggio, non molto tempo fa, mi ha detto che gli imprevisti sono all’ordine del giorno in questo mestiere.

    Ormai ho imparato ad essere più accondiscendente sulla questione. Ho capito quanto papà sia diventato più sensibile sul tema negli ultimi anni, dalla morte del nonno fino a quella della mamma.

    Apprezza la battuta e ride con infantile leggerezza. La sua risata mi ricorda che aveva questo genere di reazione dopo ogni litigio con la mamma. Sono sicuro che quelle battaglie domestiche lo facessero sentire vivo e che fosse uno dei motivi principali per cui la amasse così tanto.

    Lei lo ha sopportato veramente tanto.

    Nel corso di un caso molto importante papà era scomparso per quasi un mese. Penso sia stato un record. Io avevo 11 anni e mamma aveva trascorso in paziente silenzio le prime due settimane. Allo scattare della terza aveva provato a mettersi in contatto con lui per un giorno intero. Quello successivo aveva provato a chiamare i suoi collaboratori più frequenti nella speranza di scoprire qualcosa. Il terzo giorno aveva sperato nella resurrezione, invano.

    Era evidentemente in preda alla disperazione. La avevo sorpresa a piangere in cucina mentre mi preparava il pranzo per la scuola. Posso contare sulle dita di una mano le volte che sia successo.

    Il quarto giorno era andata al comando di polizia dove sono in servizio molti amici di papà e del nonno. Era stata rassicurata che Giancarlo stava fornendo supporto ad un caso di loro competenza, e che non era in pericolo.

    Papà ha poi raccontato che in quell’occasione la mamma aveva richiesto di parlare con ogni singola persona nella centrale. La scenata aveva terrorizzato a tal punto i presenti che gli ispettori la rinominarono la comandante. Sapeva farsi valere e raramente era sopra le righe.

    Passò la settimana successiva quasi in totale silenzio, senza dimenticarsi mai di ricoprire di attenzione il figlio. Aiutarmi nei compiti, prepararmi da mangiare, chiedermi come andavano le giornate e rassicurami sui problemi adolescenziali.

    Era una donna straordinaria. Fu la prima cosa che papà le disse quando rientrò a casa dopo quasi un mese, insieme a delle scuse molto sentite. La discussione tra loro fu furente, al punto che si spostarono nello studio al piano di sotto. Questo non aiutò a smorzare le urla e i rumori. Pensavo che la mamma fosse sul punto di ucciderlo da un momento all’altro.

    All’improvviso il silenzio. Non era anomalo che litigassero in quel modo, ma quel silenzio era inquietante. Mi affacciai dalle scale all’ufficio del piano di sotto.

    Mamma e papà erano immobili uno di fronte all’altro. Ancora silenzio. Lacrime. Tante lacrime. Uno schiaffo della mamma sulla guancia sinistra di papà. Uno schiocco fortissimo, ma lui immobile. Altre lacrime, da entrambi. Un abbraccio. Un bacio. Papà che parla.

    Ti amo, e non ti lascerò mai. Non vi lascerò mai.

    Se ci lasci, ti ammazzo – tra le lacrime – Se ti fai ammazzare da qualcun altro, ammazzo prima lui e poi vengo a riprenderti nell’aldilà.

    Lui smise di piangere e rise con leggerezza. Risalii nella mia stanza pensando ai miei strani genitori, a quanto gli volessi bene. Per me era normalità. Ma che ne potevo sapere io, ero solo un bambino che cresceva in questa famiglia di pazzi.

    Penso di aver quasi finito di sistemare i miei bagagli.

    Rivedo papà, dopo che ha passato l’ultima ora tra la sua stanza e lo studio per ripreparare le valigie. Ora sta chiudendo l’attrezzatura fotografica e gli altri strumenti. Toccherà a me trasportarne una buona parte.

    Ho preparato l’attrezzatura e qualche istruzione nel borsone e nel trolley. Li porterai insieme al tuo bagaglio a mano. E non dimenticare il computer.

    Ok. I documenti non li ho visti. Li hai sistemati tu?

    Sono nel borsone. Ho già preparato tutto.

    Sono sicuro che abbia già pensato a tutto. Mi coglie solo una leggera ansia da responsabilità. Papà è calmo come al solito, mi parla mentre finisce di spostare carte in giro per lo studio e si dedica a ultimare i preparativi.

    "Quando parto domani?

    Alle 11: 11. Il taxi passa alle 10: 20. Fatti trovare pronto.

    Ok.

    Hanno cancellato il treno abituale delle 10: 01 e lo hanno sostituito con questo delle 11: 11. Viaggi in prima fino a Milano. Spero tu possa stare così più tranquillo per lavorare. Il regionale successivo è quello che è. Dovrai accontentarti – dice mentre mi porge una cartellina con i biglietti all’interno. Per il momento sei a posto così. Ti ho lasciato tutti i documenti ordinati e diverse istruzioni.

    Ok. Quando parti?

    Ho appena chiamato il taxi. Penso che sarà qui tra cinque minuti.

    Hai mangiato qualcosa?

    Comprerò qualcosa in stazione. Non preoccuparti, non salto i pasti. Sonno e cibo sono alla base per la riuscita di una buona battuta di caccia – dice con un tono entusiastico che non riesco ad interpretare. Forse l’improvvisa escursione non gli è dispiaciuta così tanto.

    Ok. Quando ci sentiamo?

    Al più presto.

    Puoi fare di meglio.

    Al più presto è il più presto possibile. Ti invierò un messaggio quando mi sarò sistemato nel mio alloggio. Poi non so. Potremmo anche vederci direttamente a fine escursione. Comunque, spero di avere linea tra le montagne.

    Sono preparato a vederlo sparire per settimane mentre sono a casa, ma forse non ancora durante una missione. Penso lo abbia notato anche lui dall’accondiscendenza

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