Emanuelle e la vampira di Xochimilco
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Thriller - romanzo breve (68 pagine) - #payformypain. “Sì, questo funzionerà!” ragiona Emanuelle, nota influencer senza scrupoli. Certo, è solo un hashtag funzionale, mica vuole rischiare davvero. L’importante è che aumentino i follower. Peccato che nella sua trasferta messicana, a Xochimilco, la prevista finzione diventi letale realtà...
Emanuelle è una rampante influencer che, per diventare famosa e vedere aumentato il suo "traffico", idea un progetto: viaggiare nei posti più horror e pericolosi del mondo e proclamarsi l'influencer del brivido. Prima tappa è Città del Messico, per il Dia de Los Muertos. La guida Hector conduce lei e i suoi due assistenti all'Isla De Las Muñecas, sul lago di Xochimilco. Un luogo inquietante, benché già oggetto della curiosità turistica, cimitero di bambole appese alla vegetazione, mutilate e variamente consunte dal tempo. Cinica e senza scrupoli, allo scopo di condividere immagini forti sul suo canale, Emanuelle ruba e poi oltraggia la bambola che la comunità di Hector ha creato per la nipote, morta affogata. Grosso e letale errore di valutazione. Perché, a quanto pare, vecchi miti aztechi e nuove credenze non sono propriamente tutte cazzate.
Simone Volponi, romano, scrive dal 2013. Appassionato lettore sia di classici che di autori contemporanei (Joe Lansdale il suo preferito) collabora con la rivista mensile Rock Hard Italy e con il portale TrueMetal.it. Nel 2016 ha pubblicato in ebook la raccolta di poesie Requiem – D’amore e di Morte. La sua poesia horror My Death è stata selezionata per l’antologia internazionale HWA Poetry Showcase Vol. 5. Suoi racconti horror, fantasy e sci-fi compaiono in svariate antologie, tra cui la serie Horror Storytelling. Nel 2018, Watson Edizioni pubblica il suo primo romanzo fantasy-horror, Damnation – Notte Eterna, e nel 2020 un nuovo lavoro lungo: Urbe Ferox. Per Delos Digital ha proposto un urban fantasy (Il demone di Ninive) e un fantasy storico (Zanj, sangue e palude), entrambi con connotazioni horror.
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Anteprima del libro
Emanuelle e la vampira di Xochimilco - Simone Volponi
9788825412772
1
Il post di mezzogiorno viaggiava nella media. 3.020 like, 204 commenti tra i soliti morti di fica e le haters. Con una foto che metteva in mostra più pelle avrebbe portato i like intorno ai 12,5mila.
Stavolta aveva puntato troppo sulla faccia.
Campo da basket, sudore finto, tuta dello sponsor, capelli legati in una coda, la bottiglia di energizzante – anch’essa dello sponsor – portata alle labbra con studiata voluttà. Solo la pancia scoperta, per mostrare gli addominali.
Troppa poca pelle sotto il sole, pensò Emanuelle.
Caption: Stronger than ever
. Lo sponsor taggato.
Il giorno prima il post con la foto mentre attraversava la strada, cellulare all’orecchio e vestito bianco sponsorizzato, una giacca e una minigonna sopra un paio di stivali alti, aveva raccolto più o meno lo stesso risultato.
Caption: Non contano i passi che fai, ma le impronte che lasci
. Sponsor e fotografo taggati.
A quei pezzenti di followers non fregava un cazzo dei vestiti. E, a pensarci bene, non fregava nemmeno a lei.
– Stasera gli diamo un po’ di carne – pensò a voce alta.
– Come? – le chiese Sarah.
– Niente, zitta.
Emanuelle agitò la mano per dire all’assistente di non disturbarla. Controllò le storie.
Camminata mattutina per dare il buongiorno ai followers, la sessione di work out, il pranzo, qualche scena di vita casalinga, un messaggio sociale lanciato con la giusta serietà, il backstage di un servizio fotografico.
Era noiosa.
Dopo l’apparizione a Ciao Darwin aveva fatto incetta di followers e il traffico si era moltiplicato. D’altronde erano quelle le uniche apparizioni cui la gente credeva: una Madonna dal corpo statuario che sfilava in bikini.
Con l’aiuto dei tacchi era risultata più imponente del suo metro e settanta, le curve che cantavano a ogni passo e raccontavano una storia: Ecco tutto il meglio che potete desiderare e non avrete mai. Rifatevi gli occhi, adoratemi.
Le gambe tornite, il seno che sembrava disegnato da Manara, e poi il pezzo forte. Le bastò girarsi per avere il pubblico ai suoi piedi. La pelle abbronzata riluceva, i grandi occhi verdi in risalto, tenaci e sexy con il loro taglio felino. I capelli neri e lisci, lunghi appena oltre le spalle e con la frangetta sbarazzina, arricchivano di torbido il volto dagli zigomi pronunciati. Aveva concesso un solo sorriso. Le sue erano labbra troppo sensuali per sprecarne la vista sorridendo. Cazzo, lo sapeva di essere la più bella, ma quella sera sotto i riflettori e con i maschi del pubblico invasati si era sentita una dea.
Erano arrivati i contatti, gli sponsor, gli shooting.
Ma non bastava. Voleva dominarli quei pezzenti che sbavavano davanti allo schermo. Voleva alzare un gigantesco dito medio a tutte le altre influencer e dir loro di baciarle le sue chiappe sode. Era lei la regina.
Perciò c’era un’idea che da un po’ le pizzicava la mente.
– Tocca inventarsi qualcosa. Voglio arrivare ad almeno duecentomila followers – disse al suo team.
– Ci vuole pazienza, cara – gli rispose Jonathan. – Piano piano, col lavoro.
– Niente piano piano. Li voglio subito.
Lo stylist, alto e magro come una mantide gigante, la testa vittima di una calvizie precoce e rasata ai lati, la faccia piccola da topo arrabbiato suggerì: – Potremmo fare uno shooting a Sharm per lanciare la linea costumi. Certo, è una spesa.
– Stronzate già viste mille volte – disse Emanuelle. – Bisogna fare qualcosa di diverso, che tenga quella massa di coglioni attaccati alla mia immagine tutti i giorni. Tette e culo non bastano più.
– Ma tesoro, cos’altro pensi vogliono guardare?
– Paura, brivido, pericolo – disse Emanuelle. – Se vogliono farsi le seghe fissando un paio di tette e un culo in bikini possono seguire le altre. Io voglio essere unica. A tanti piace il brivido del pericolo, c’è un sacco di morbosità là fuori e possiamo puntarci, sfruttarla a mio vantaggio.
Sarah, l’assistente che gestiva il profilo Instagram, sollevò la testa dal telefono e spinse sul naso gli occhialoni da segretaria sfigata.
– Hai qualcosa in mente. – Una semplice affermazione. Conosceva troppo bene quella sgualdrina di Emanuelle.
– Non voglio essere come le altre, non voglio apparire come la solita influencer annoiata e ricoperta di filtri – le spiegò Emanuelle. – Filtri che mi hai fatto usare tu, stupida racchia frigida. Le stelline e tutte quelle stronzate vanno bene per te che devi coprirti la faccia, su di me sono ridicole.
Sarah incassò e tornò a controllare Instagram.
– Invece di un altro inutile shooting – continuò Emanuelle – ce ne andiamo in posto pericoloso dove spararmi selfie e fare storie. Andiamo a caccia di roba paurosa, del buio, dei mostri. Magari in ogni post e storia racconto quello che vedo e ci ricamo sopra per dare l’idea del rischio, di essere in pericolo. Trasformiamo una normale vacanza in un set horror e condividiamolo con i coglioni che mettono like.
– E questo attirerebbe secondo te? – fece Jonathan.
Lei annuì. – Ho visto gente farsi i selfie a Chernobyl e ottenere parecchio seguito. Certo, lì non ci vado, non voglio mica prendermi una malattia. Deve essere tutto un fake, ma credibile, reale. Come i tizi che vanno nelle case abbandonate a caccia di fantasmi. Farò un creepy Instagram. – Con le mani tracciò in aria un cartello. – Emanuelle, l’influencer del brivido.
– Così gli sponsor scappano, tesoro – disse Jonathan.
Sfogliava un catalogo di costumi con tanti bei modelli palestrati. Li guardava, guardava i membri che gonfiavano i costumi e il labbro inferiore finiva risucchiato in bocca.
Emanuelle glielo tolse da sotto il naso. – Col cazzo che scappano. Appena il traffico e i numeri salgono vedrai salire anche le richieste.
– Ok, e dove li troviamo questi posti da brivido? – intervenne Sarah.
– Uno già ce l’ho: il Messico. Guardate. – Emanuelle mostrò loro una serie di foto sul computer. – La Santa Muerte – disse poi indicando lo schermo.
L’immagine di uno scheletro seduto su un trono, addobbato a festa con un costume dai colori sgargianti, collanine dai colori sgargianti, fiori dai colori sgargianti. Intorno gente allegra impegnata in canti e balli. Tutti con i volti pittati da teschio.
– I messicani il giorno dei morti lo passano così – spiegò Emmanuelle. – Non sono tristi e musoni come da noi, tutti mosci in giro per i cimiteri. Loro con la morte ci fanno festa.
– E allora, cara? – domandò Jonathan.
– Allora è un set perfetto per iniziare il mio progetto.
Sarah la guardò. – Quindi