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Che ne ho fatto dei miei soldi
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Che ne ho fatto dei miei soldi
E-book120 pagine1 ora

Che ne ho fatto dei miei soldi

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Info su questo ebook

Quante volte ci siamo scoperti inadeguati a prendere una decisione in materia finanziaria? E quante volte abbiamo scoperto a posteriori che le nostre scelte erano state errate? Per quanto tradizionalmente legati al concetto di risparmio, gli italiani faticano a elaborare un metodo per gestire al meglio le proprie risorse economiche: stretti tra le abitudini di un passato ormai irripetibile e i tranelli psicologici che riducono l'efficacia delle nostre decisioni, costruirsi un percorso di educazione al risparmio e alla finanza rappresenta un obiettivo utopico che solo pochissimi riescono a realizzare.
A tutti gli altri resta una maleducazione finanziaria, cui però è possibile porre rimedio: informandosi, innanzitutto, ma in definitiva prendendosi cura attiva e frequente del proprio denaro.

LinguaItaliano
Data di uscita19 lug 2019
ISBN9788832494228
Che ne ho fatto dei miei soldi

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    Anteprima del libro

    Che ne ho fatto dei miei soldi - Marco lo Conte

    Capitolo 1

    Se la finanza è analisi del reale

    Il ribaltamento dei piani è ormai completato: l’approccio teorico agli studi economici, che nei decenni ha concentrato gli sforzi nella determinazione di formule e definizione di regole, ha lasciato il centro dell’agone all’analisi dei fenomeni empirici che riguardano i comportamenti economici e finanziari dei singoli, delle imprese e degli Stati. In mezzo c’è stata la crisi finanziaria, culminata con il default di Lehman Brothers nel 2008, con l’ormai famosa Queen’s question, ossia la domanda posta agli economisti della London School of Economics dalla Regina Elisabetta II: «Perché nessuno si era accorto prima di questo pericolo?». Quesiti cui gli accademici britannici non sono riusciti a fornire una risposta esaustiva: il pur ampio bagaglio di conoscenze in materia economica non ha permesso loro né di prevedere la crisi, né di scorgerne i molteplici segnali che l’avevano in qualche modo anticipata (ricordate il film La grande scommessa?), né forse di comprendere appieno le ragioni di questa scarsa capacità di mettere a fuoco i fenomeni sociali ed economici dirompenti come questo. Da un decennio ci si interroga sulle ragioni di ciò. I fenomeni sono complessi ed è opportuno rifuggire dalla tentazione di fornire spiegazioni semplici per problemi complessi: questa tentazione – tipica della nostra contemporaneità, dominata dalla ridotta attenzione e dalla scarsa propensione ad approfondire le vicende che ci si parano davanti – non ci aiuta a capire quanto accaduto. Una chiave di interpretazione, tuttavia, l’ha offerta un riconoscimento in grado di marcare la differenza tra un prima e un dopo: l’assegnazione nel 2017 del Premio Nobel per l’Economia a Richard Thaler, uno psicologo, come prima di lui Daniel Kahneman (vincitore nel 2002), che ha ricevuto la menzione per i suoi studi di finanza comportamentale. Così come, prima e dopo di loro, Herbert Simon (1978) e Robert Shiller (2013), che andando molto più in là rispetto al tema delle aspettative su cui si era soffermato a lungo a suo tempo J.M. Keynes, hanno concentrato la loro attenzione sulle bolle speculative, la volatilità dei prezzi e, in definitiva, sull’approccio empirico all’osservazione dei fatti

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