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The Tiemirian - Beyond the galaxy
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E-book258 pagine3 ore

The Tiemirian - Beyond the galaxy

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Info su questo ebook

Base planetaria Argios II.

Jonathan Seymour si prepara ad affrontare

una minaccia incombente: i Vadian, razza aliena ostile, vogliono

prendere il controllo dell'Universo, annichilendo umani e altre razze

aliene pacifiche. Jonathan è un militare dotato di notevoli poteri

mentali, un soldato Warden di grande saggezza ed esperienza. Da Asian,

là dove risiede il Consiglio intergalattico, altri militari mentalmente

iperevoluti sono pronti a sferrare la loro offensiva contro i Vadian.

Ma

i Vadian sono nemici insidiosi, in grado di sfuggire alla percezione

mentale dei loro avversari, anche i più abili. Gli unici in grado di

tener loro testa erano i sommi maestri, i Tiemirian. Consapevoli di ciò,

i nuovi dominatori hanno braccato i loro guardiani, i Warden, e infine

sono stati capaci di sterminare i Tiemirian. Tuttavia quando Jonathan

scopre che uno dei Tiemirian è ancora vivo e prigioniero tra i Vadian,

non potrà far altro che compiere il suo destino cercando di riportarlo

indietro.

In una galassia dominata dai poteri mentali, dove nulla è

ciò che sembra e dove molti vorrebbero contendersi il titolo di sommo

maestro, basterà l'azione di un singolo a cambiare un futuro che sembra

già predeterminato? E chi sarà alla fine il vero Tiemirian?
LinguaItaliano
Data di uscita8 feb 2021
ISBN9791220320542
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    Anteprima del libro

    The Tiemirian - Beyond the galaxy - Elhey Sanders

    amore».

    1

    LA DIFESA DI ASIAN

    L’uragano abbattutosi sulla costa durante la notte, si era ormai definitivamente spostato verso l’entroterra nelle prime ore del mattino, portandosi dietro l’immensa turbolenza atmosferica. Il sole non era ancora sorto, ma un chiarore dorato e azzurrino si era già delineato sul mare tra gli ultimi stralci di nubi temporalesche.

    Lentamente il cielo aveva iniziato a schiarirsi e anche se a nord-ovest il fronte temporalesco incombeva ancora, il vento e la pioggia non rappresentavano più un pericolo per la base planetaria di Asian.

    Si respirava una strana sensazione di quiete adesso, una quiete come non si percepiva più da giorni. Era come se l’uragano avesse trascinato via con sé non solo la pioggia, ma anche tutta la tensione che si era accumulata tra il personale di terra nelle settimane precedenti.

    Seduto in meditazione in una delle immense sale panoramiche della base, Jonathan poteva osservare le alte scogliere che si estendevano a perdita d’occhio verso nord, formando una lunga linea frastagliata fatta di muraglioni a picco sul mare.

    Ancora più a nord la costa s’incurvava leggermente in direzione est, ma quel limite era talmente distante dalla sala panoramica da non potersi intravedere a occhio nudo e si confondeva con la curvatura ben più evidente della superficie planetaria.

    Jonathan Seymour tuttavia sembrava essere in grado di cogliere quell’impercettibile sfumatura nell’orizzonte geografico.

    I suoi poteri mentali infatti gli permettevano di percepire la realtà in un modo assai diverso da quello dei suoi predecessori umani, un modo che sarebbe stato inimmaginabile per la sua specie qualche migliaio di anni prima. Poteva vedere le cose con la mente, anche quando non riusciva a osservarle direttamente. Percepiva le nude scogliere, le onde che si infrangevano in una miriade di spruzzi contro le rocce proprio come se le avesse di fronte. Riusciva persino a scorgere l’altopiano basaltico sepolto sotto la brughiera lungo il confine del mare.

    Certo, le immense vetrate di cristallo della sala panoramica non ponevano limiti allo sguardo e, se ciò non fosse stato sufficiente, le connessioni della base gli avrebbero permesso di monitorare in modo virtuale gli innumerevoli recessi al di sopra e al di sotto della superficie dell’oceano, collegandolo a ogni parte di Asian.

    D’altro canto la percezione che derivava dai poteri mentali era qualcosa di ben più complesso di quello che i comuni sensi potevano descrivere ed era difficile spiegare una simile sensazione a parole.

    Le connessioni artificiali potevano simulare il flusso del vento, il rumore ritmico delle onde, potevano riprodurre il profumo dell’aria e del mare, ma niente a paragone di quello che provava adesso. Nessun sistema virtuale collegato alla sua mente avrebbe potuto trasmettergli il sentimento d’unione che scorreva tra sé e l’universo. L’amore che univa ogni cosa e che lo pervadeva, in un’infinità di esili relazioni tra i viventi e i non viventi. Si ricordò quello che una volta gli aveva detto una delle sue maestre, Yami: L’amore che tu cerchi è racchiuso in ogni creatura e in ogni singola molecola di questo universo. Ogni essere lo riflette in sé. Daren ti circonda Jonathan: nelle stelle, nel bagliore delle navi da battaglia, persino in questo stesso fiore. Ma solo quando riuscirai a percepire questa unione dentro di te, solo in quel momento potrai apprezzarne veramente il significato profondo.

    Asian era un pianeta ancora giovane. I mari pullulavano di vita, ma gli esseri viventi avevano fatto solo da poco la loro comparsa sulla terraferma. Così non c’erano ancora uccelli o versi di animali a turbare il silenzio in quei luoghi. Macchie di arbusti, sottili piante erbacee, qualche anfibio e qualche minuscolo insetto, erano quelle le uniche cose che si potevano incontrare sulla superficie terrestre. Su Asian non esistevano ancora alberi degni di questo nome e i primi rettili non avrebbero fatto la loro comparsa se non tra molte migliaia di secoli.

    La crosta terrestre di Asian era ancora in fase di assestamento, ma la base planetaria in cui si trovava Jonathan era stata costruita in una regione geologicamente stabile, sopra a un vasto tavolato consolidato di rocce, vicino alle spiagge e al mare.

    La base si chiamava Argios II.

    Asian contava anche un’altra installazione militare costruita all’interno dell’unico continente e una stazione orbitante intorno al pianeta. Tuttavia la posizione migliore era vicino al mare, perché da lì era più facile approvvigionarsi d’acqua ed effettuare le operazioni di stoccaggio e di imbarco.

    Il panorama, poi, era veramente mozzafiato!

    Guardando verso la terraferma Jonathan si accorse che lungo l’altopiano costiero, i trasporti avevano tracciato dei solchi scuri e profondi smuovendo la terra in più punti, come se a lasciare quei segni fossero stati dei grossi serpenti marini strisciati nottetempo fuori dall’oceano. Erano i segni della lotta che il personale della base aveva condotto contro le forze atmosferiche per completare il trasferimento di viveri e di rifornimenti alle astronavi della flotta intergalattica.

    In effetti, alle prime luci dell’alba, Jonathan aveva ancora intravisto le sagome levigate di acciaio argentato dei trasporti che si spostavano silenziosamente, ma incessantemente ora sul mare, ora sulla superficie terrestre.

    Asian era stato scelto come uno dei punti di rendez-vous della flotta intergalattica e sarebbe servito come base d’appoggio per raccogliere materiale bellico e le risorse necessarie alla guerra, inoltre per preparare le navi civili. Da Asian sarebbe partita un’offensiva diretta contro la minaccia Vadian. Alcuni però ritenevano che il Consiglio intergalattico Yami non avesse alcuna intenzione di attaccare i Vadian.

    Gli Yami, gli alieni fondatori della loro società, avevano fatto costruire delle enormi navi cargo, stipandole con tutte le creature e i rifornimenti che erano riusciti a farci stare. Dicevano che quella era solo una precauzione per permettere ai civili di sopravvivere nel caso avessero perso la guerra, ma Jonathan credeva che la verità fosse un’altra.

    La guerra non era andata come avevano predetto i Sommi Maestri. Il loro nemico si era dimostrato molto più spietato e organizzato di quanto avessero previsto. I trasporti galattici dovevano servire per migrare in un luogo sicuro della galassia o addirittura, come alcuni sostenevano, per raggiungere un’altra galassia, dove rifondare le basi di una nuova società intergalattica.

    Se questo si fosse rivelato vero, voleva dire che la guerra era già persa in partenza e che tutto quello in cui avevano creduto fino ad allora, compresa l’idea di pace e di coesione universali, sarebbe stato spazzato via per sempre.

    Per molto tempo nella galassia, le razze che esprimevano poteri mentali a un livello più evoluto erano state solo tre, gli Yami, la specie umana e i Raen. O perlomeno queste erano le razze iperevolute più diffuse nei settori sottoposti al controllo del Consiglio. Quelle che manifestavano poteri mentali in misura minore rispetto alle tre dominanti erano considerate in subordine.

    Ma la galassia aveva un’estensione inimmaginabile e il Consiglio intergalattico ne controllava solo i due terzi. Un terzo della galassia non era mai stato esplorato e proprio da lì era giunta la minaccia Vadian.

    I Vadian erano alieni in grado di esprimere poteri mentali come le tre razze principali, ma a differenza di queste non erano pacifici e utilizzavano il loro potenziale per scopi bellici e di conquista.

    Jonathan non aveva mai incontrato un Vadian e anche con i poteri mentali sarebbe stato difficile sentirli. I Vadian sapevano dissimularsi sfuggendo alla percezione ESP degli avversari e persino una mente ben addestrata aveva difficoltà a intuire la loro presenza. Per condurre le loro azioni belliche preferivano servirsi delle razze alleate, ma quando decidevano di attaccare con le loro astronavi, erano in grado di sferrare assalti micidiali e annientare tutto quello che incontravano sulla loro strada.

    La cosa incredibile era come fossero riusciti a raccogliere in così breve tempo tanti individui appartenenti a specie aliene diverse riunendoli sotto la loro egida e inducendoli a combattere contro le forze del Consiglio.

    Forse alcuni pianeti, temendo per la loro sopravvivenza, avevano preferito passare sotto la supremazia Vadian piuttosto che venire annichiliti, o forse erano stati indotti a seguirli perché attratti dal loro potere smisurato. Un’altra spiegazione poteva essere che i Vadian avessero manipolato le loro menti convincendoli a tradire il Consiglio.

    Tutte le ipotesi erano plausibili perché il nemico disponeva di una tecnologia avanzata e poteva schierare una forza militare imponente, inoltre non c’era nulla che gli impedisse di soggiogare mentalmente le popolazioni con cui venivano in contatto.

    Gli Yami non lo avevano mai fatto perché questo era contrario alla loro filosofia, ma per i Vadian certe regole non valevano. Per loro la vita non aveva nulla dell’intrinseca sacralità presente nell’antica filosofia e di conseguenza le altre specie potevano essere tranquillamente plagiate, annesse e persino annientate.

    Jonathan provò un senso di rabbia e di impotenza pensando a quello che stava accadendo. A cosa potevano servire così tante astronavi da guerra?

    In pochi anni di conflitto si erano subito resi conto che era inutile sperare di respingere un nemico tanto potente.

    I sommi maestri, i Tiemirian, ci avevano provato, ma la nuova razza aliena aveva potenzialità pari a quelle e di qualunque Tiemirian. Avevano iniziato a dare la caccia ai loro guardiani, i Warden, che avevano il compito di proteggerli e poi avevano proseguito, sterminando i Tiemirian l’uno dopo l’altro.

    Jonathan si chiese solo se Asian sarebbe stato risparmiato dal conflitto. Era un mondo così giovane e inconsapevole, non conosceva ancora l’abominio della guerra e non lo avrebbe conosciuto per molti milioni di anni, se la guerra non fosse giunta in quell’angolo remoto della galassia portata dalle navi Vadian.

    Speriamo di fare in fretta, pensò.

    Se non avessero abbandonato Asian rapidamente, i loro nemici li avrebbero sicuramente scovati e sarebbero arrivati laggiù per distruggere il pianeta.

    Per ora però, Asian era in pace e nulla era giunto a turbare i suoi ecosistemi. Così la bellezza e l’unità fluivano ancora in ogni cosa, dalla terra al mare, fino al cielo.

    Era incredibile pensare come nella galassia ci fossero tanti posti, capaci di ispirare la pace e la perfezione in ogni pensiero.

    Jonathan Seymour sorrise, quel luogo sarebbe piaciuto molto a Elise, la donna che aveva amato più di ogni cosa e che era stata annichilita qualche anno prima dall’enclave Vadian assieme ad altri Tiemirian.

    Sì, le sarebbe piaciuto moltissimo, disse meditando tra sé. Elise Ellswaren era stata una dei più grandi Tiemirian della galassia, finché non era morta per mano dei Vadian.

    In realtà secondo la filosofia degli Yami, nessuno moriva mai veramente. La morte era solo un passaggio verso uno stadio più evoluto dell’esistenza. Chi moriva procedeva nella luce e poteva anche tornare indietro per istruire e ispirare le altre menti.

    Secondo le loro credenze, Elise avrebbe potuto tornare indietro dalla morte in ogni momento e stargli accanto in forma spirituale, ma non lo aveva ancora fatto.

    Jonathan aveva sofferto molto per quella perdita e per molti mesi si era tormentato chiedendosi perché Elise non fosse tornata da lui, anche solo un’ultima volta per dirgli addio. Forse essendo una Tiemirian aveva scelto altre vie e adesso era impegnata ad aiutare la galassia in un modo a lui sconosciuto, o forse lui non era abbastanza potente o abbastanza sereno per percepirla. Poteva anche darsi che la presenza dei Vadian le impedisse di manifestarsi liberamente come era accaduto per gli altri Tiemirian. Jonathan non lo sapeva con certezza, ma la morte di Elise lo aveva scosso profondamente, rendendolo triste e irrequieto. Cercò di non focalizzarsi troppo su quel pensiero, la sua vita doveva andare avanti in qualche modo e quello che stava accadendo nella galassia lo costringeva a tenere impegnata la sua mente altrove.

    Una chiamata giunse sul suo olopad riscuotendolo improvvisamente dai suoi pensieri. Si trattava di Dareian Abaren, l’uomo che era stato suo mentore e maestro o Tiemi fin dalla prima adolescenza.

    Quando Jonathan aveva intrapreso l’addestramento per diventare un guardiano, uno Warden, le loro strade si erano separate, ma non si erano mai del tutto divise. I due erano rimasti in contatto per così dire, uniti da una sorta di connessione telepatica che permetteva di sentirsi anche a grande distanza nella galassia. E quando la guerra era esplosa, il destino li aveva fatti rincontrare.

    In effetti Jonathan aveva sentito la chiamata di Dareian ancora prima che venisse trasferita sul suo olopad, per via della connessione mentale che lo legava al vecchio amico e maestro.

    Jonathan, sono nella sala del Consiglio, raggiungimi appena possibile!

    Dareian era sempre stato un tipo piuttosto riservato e non faceva trapelare mai molto delle sue emozioni o dei suoi pensieri.

    Anche questa volta non aveva perso tempo a spiegargli tutti i particolari, ma Jonathan li aveva intuiti da sé. I piani militari d’attacco sarebbero stati discussi da lì a poco e lui, come Warden, doveva essere presente. Si alzò a malincuore dalla sua postazione e si avviò verso la sala consigliare all’interno della base.

    Scese diversi livelli prima di arrivare a destinazione. Quello che più lo colpì fu il silenzio. Il personale di Argios poteva comunicare anche attraverso la telepatia senza usare i supporti tecnologici, ma il problema era appunto questo, nessuno degli esseri presenti stava parlando, neppure con l’ausilio della telepatia o per mezzo delle interconnessioni virtuali. Su Argios era calato un silenzio quasi irreale, come se tutti fossero in attesa di qualcosa che sarebbe successo di lì a poco.

    Jonathan si concentrò per cercare di capire se avesse trascurato qualche novità durante la sua meditazione. Espanse le sue facoltà telepatiche per cogliere i rumori mentali di fondo e per capire cosa fosse accaduto. Gli Yami e i Warden erano già riuniti nella sala consigliare e i loro pensieri si intuivano chiaramente attraverso le pareti solo pochi livelli sotto di lui.

    Le menti degli Yami fluivano sempre all’unisono, coerenti e pacifiche, e trasmettevano un senso di assoluta calma in chi le ascoltava, ma questa volta Jonathan intuì qualcosa di diverso. Si concentrò sul loro flusso mentale e percepì una specie di brusio simile a un’inquietudine malcelata.

    Raggiunse in fretta la sala consigliare per scoprire cosa stesse succedendo. Come molti degli altri locali della base, la sala era rischiarata da una luce bianca centrale piuttosto brillante. Una parte di quella luce proveniva da una colonna posta al centro che si chiamava flusso sorgente, ma un’altra parte era emanata dall’aura spirituale degli Yami.

    Quando entrò, alcuni umani si voltarono a guardarlo e Jonathan ebbe un attimo di esitazione. Era giovane con i suoi venticinque anni e anche se i suoi poteri mentali erano pari a quelli di un Warden, si trovava a disagio nelle situazioni ufficiali. Il suo ruolo non era mai stato quello politico. Aveva intrapreso la carriera militare come suo padre prima di lui, per esplorare e mantenere la pace nei vari settori galattici e aveva seguito l’addestramento Warden solo per proteggere e stare accanto a Elise Ellswaren, la persona che più amava, non certo per diventare un membro del Consiglio intergalattico! Tuttavia non era mai arrivato a compiere il suo destino divenendo il guardiano di Elise.

    Si guardò intorno e riconobbe subito molti visi noti, umani e alieni, altri però non li aveva mai incontrati. Cercò Abaren tra la folla e si incamminò subito nella sua direzione.

    Abaren era un uomo sui quarantacinque, ma i suoi capelli neri iniziavano a mostrare qualche riflesso argenteo. Aveva gli occhi di un enigmatico color verde giada e indossava la giacca militare nera e i pantaloni chiari degli ufficiali della flotta interstellare.

    Vicino a lui c’erano altri umani e oltre a questi una moltitudine di Yami, piccoli alieni alti poco più di un metro, dalla pelle glabra e candida o sfumata di grigio. Avevano occhi scuri e liquidi e il cranio allungato. Quasi tutti gli Yami indossavano le lunghe tuniche tipiche della loro gente.

    Jonathan con i suoi due metri di altezza e la lunga capigliatura bionda sembrava una specie di gigante in mezzo a loro.

    Dareian gli fece un rapido cenno con la mano e lo invitò a raggiungerlo.

    Vieni ragazzo mio, siediti qui accanto a me, disse parlandogli telepaticamente.

    Jonathan obbedì subito, non tanto perché Dareian fosse più in alto nella gerarchia militare del Consiglio Umano rispetto a lui, ma perché un tempo era stato il suo mentore e maestro e certi condizionamenti erano duri a morire.

    Si sistemò nella poltrona vicino alla sua in silenzio. Li aspettava un lungo summit telepatico di guerra.

    La prima a parlare fu la consigliera Yami di nome Awan che proveniva dal settore galattico di Teriad.

    La voce Yami era un misto di vocali liquide e musicali. Ovviamente la lingua Yami non sarebbe stata pronunciata quel giorno, perché essi erano soliti esprimersi con il linguaggio telepatico, tuttavia questa caratteristica della loro lingua si intuiva bene anche attraverso la telepatia.

    Awan iniziò a far scorrere alcune mappe interstellari e a descrivere la situazione. Le mappe furono visualizzate al centro della sala sotto forma d’immagini multidimensionali e, contemporaneamente, nelle loro menti.

    Mentre scorreva tutte le informazioni, lo Yami femmina li aggiornò sullo stato del conflitto.

    Le zone di confluenza Raen erano già passate sotto il dominio Vadian, ma gli altri settori galattici resistevano strenuamente. La flotta intergalattica formata dalla flotta consigliare e dalla flotta interstellare era stata suddivisa in quattrocento contingenti assegnati ad altrettante aree galattiche.

    Uno dei contingenti si trovava nello spazio profondo intorno al sistema solare di Asian, ma nessuno sapeva dove fossero ubicati gli altri.

    Non era stata una scelta casuale. La flotta si era dispersa ai quattro angoli della galassia perché il Consiglio, e in particolare gli Yami, ritenevano che sarebbe stato un modo per ostacolare le spinte espansionistiche dei Vadian.

    Tenere insieme la flotta avrebbe significato una rapida disfatta. Così invece il nemico avrebbe dovuto dare la caccia alle navi della flotta in tutti i settori galattici

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