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Revved Up: Edizione italiana
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E-book256 pagine3 ore

Revved Up: Edizione italiana

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Info su questo ebook

Parker
Quattro mesi fa ho preso la prima decisione impulsiva della mia vita. Lasciare una famiglia fredda e soffocante e partire per la California. Ho gettato tutte le regole dalla finestra, alla ricerca della felicità. Una nuova casa, un nuovo lavoro e una Parker spontanea nuova di zecca. Devo ammetterlo, diventare la Nuova Parker sarebbe molto più facile se non fossi al verde e non vivessi in una baracca. Ho comunque i miei amici, una piccola libreria piena di romanzi rosa e la libertà che ho sempre desiderato disperatamente.
Ero del tutto soddisfatta dei miei scaffali pieni di finti fidanzati fino a quando Lukas Donovan non è entrato nel mio negozio. La pecora nera della famiglia Donovan, con i suoi occhi verde bosco, la barba appena accennata e quelle cosce muscolose… i protagonisti dei miei amati romanzi rosa potrebbero non reggere il paragone. Vorrei solo che non fosse un tale coglione.

Lukas
Tutti sanno che sono un tipo che si diverte. Sono l’uomo con cui esci quando vuoi far incazzare tuo padre e il ragazzo con cui vai a letto per far ingelosire il tuo ex. Non sono il tipo da storie a lungo termine.

Parker Thompson è una da storie serie. Figlia di un pastore e migliore amica di mia sorella, quindi del tutto off-limits e senza dubbio una cattiva idea. Tutto ciò però non mi impedisce di desiderarla così tanto da fare male. So che dovrei respingerla, mantenere le distanze… ma come diavolo potrei riuscirci quando non sopporto l’idea che un altro uomo la tocchi o la guardi? O addirittura che le respiri accanto.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2023
ISBN9791220706889
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    Anteprima del libro

    Revved Up - Mae Harden

    1

    PARKER

    Mi piacciono i cattivi ragazzi. Almeno, mi piacciono in teoria . Crescendo come la paffuta figlia con gli occhiali di un pastore e una bibliotecaria, la mia esperienza con i ragazzi è limitata a pochi appuntamenti supervisionati con il figlio, non dichiarato, dell’assistente pastore. Era un cattivo ragazzo tanto quanto era preso da me, vale a dire per niente.

    Ma una ragazza può fantasticare. E, quando lo faccio, l’immagine che vedo è quella di un uomo alto, con i capelli lunghi, coperto di tatuaggi, scuro e bello in sella a una moto. Mi porta via sulla sua Hog, il motore che mi rimbomba tra le cosce mentre voliamo lungo la strada, il vento che mi sferza i capelli…

    «Parker!»

    Grido e cado dallo sgabello, atterrando sul pavimento di legno.

    «Oddio, mi dispiace così tanto!» esclama Lilah mentre si affretta a fare il giro del bancone per aiutarmi.

    «Ahia,» gemo, massaggiandomi la nuca mentre mi siedo.

    «Gesù, sei goffa quanto me.» Lilah tende una mano per aiutarmi ad alzarmi.

    La prendo, tirandomi in piedi e spazzolandomi i vestiti. Non che i pavimenti siano sporchi. Sono meticolosa nel mantenere pulita la mia piccola libreria.

    «Tutto okay?» chiede la mia amica con uno sguardo di scuse.

    «Oh, sto bene. Solo un piccolo livido. Mi hai spaventata!»

    Lilah ride, gli occhi verdi pieni di malizia. «Ti ho chiamata tipo tre volte! Eri super distratta… A cosa stavi pensando?» Aggrotta le sopracciglia e sono sicura di arrossire.

    Prende il libro che ho lasciato cadere sul bancone, guardando la copertina. Un uomo a torso nudo, tutto muscoli definiti e lunghi capelli al vento la riempie. Una donna bellissima siede dietro di lui su una moto, le braccia che lo circondano mentre lui guarda in lontananza con la fronte aggrottata. Il titolo è "Il sospiro".

    «Non l’hai ancora finito?» mi chiede Lilah. «Il club del libro è tra due ore e mezza.»

    «L’ho finito! L’ho già letto due volte. Lo stavo solo sfogliando di nuovo prima dell’incontro.»

    «Beh, questo spiega lo sguardo distante mille miglia,» dice Lilah ridendo, mentre rimette il libro sul bancone. «Dio, è intenso. Hai buon gusto, e te lo dice qualcuno a cui neppure piace la cosa del motociclista muscoloso.»

    Appoggia una borsa sul bancone accanto alla mia macchina da scrivere vintage. Non funziona, ma sta così bene nel negozio che non riesco a separarmene. Sbircio dentro il sacchetto di carta marrone.

    «Seltzer?» le chiedo un po’ accigliata.

    «E vino. Non agitarti per niente, Parker.» Mi fa l’occhiolino mentre estrae le provviste per la festa di stasera. «Mi sono lasciata trasportare dal Cabernet lo scorso fine settimana. Ho bisogno di una serata senza alcol.»

    Pfft. Sì, come no. È più probabile che sia incinta e non voglia ancora dirlo a qualcuno. Siamo amiche solo da un paio di mesi, ma non è possibile che la Lilah che conosco rinunci volontariamente a un bicchiere di vino rosso.

    «Okay,» replico senza convinzione, cercando di impedire al mio sopracciglio di aggrottarsi. Afferro la piccola scatola marrone su cui è stampato il logo Olive Branch Bakery e la apro, prendendo una profonda boccata d’aria infusa di cioccolato. Un piccolo gemito mi sfugge dalle labbra.

    Lilah ride. «Non eccitarti troppo. Stiamo sperimentando nuovi sapori e abbiamo bisogno di cavie. Ci sono alcuni gusti strani lì dentro.»

    «Mi offro come volontaria,» sospiro, resistendo alla tentazione di rubare uno dei luccicanti tartufi prima che arrivino gli altri. Chiudo la scatola e la metto da parte per dopo.

    «Lo dici adesso, ma aspetta di trovare quello al caramello e rosmarino. È… diverso.» Lilah sorride e mi porge un’insalata in un contenitore da asporto con grossi pezzi di focaccia tostati a parte. «So che non hai tempo per cenare tra la chiusura e il club del libro.»

    «Dio, ti amo,» replico, prendendo l’insalata e abbracciandola con un braccio solo.

    «Ti voglio bene anch’io, ragazza!» Lilah ricambia il mio abbraccio e mi sistema i capelli, spostandomeli dietro la spalla. «Posso rubarti i capelli? Voglio essere una rossa per un giorno,» sospira. Penso che sia pazza. I suoi lucenti capelli scuri e gli enormi occhi color smeraldo la fanno sembrare una principessa Disney. Okay, una versione molto sboccata di una principessa Disney.

    «Certo, ma buona fortuna a domare i miei ricci,» rido mentre mi bacia sulla guancia.

    «Affare fatto! Ci vediamo stasera.» Lilah mi abbraccia forte prima di tornare alla pasticceria. Praticamente vola fuori dalla porta.

    Mi appoggio al bancone e guardo il negozio tranquillo, pensando a quanto sia più felice la mia vita da quando ho incontrato Lilah e le sue sorelle.

    Mi sono trasferita in California per capriccio quattro mesi fa. A oggi, è la cosa più audace e coraggiosa che abbia mai fatto. A volte, ripensandoci, ancora non riesco a credere di aver riempito la mia vecchia Honda Civic malandata e di essere partita, tutta sola, con i risparmi appena sufficienti per avviare la mia attività e sfuggire a un altro miserabile inverno del Minnesota.

    Quando, nell’elenco degli affitti, mi sono imbattuta in un piccolo negozio nel centro di Sonoma, ho capito che era destino. Ancor prima di lasciare il freddo vento di Middle River, riuscivo a sentire il sole caldo della California sulla pelle e immaginarmi guidare per miglia e miglia in mezzo a pittoreschi vigneti. Potevo ricominciare da capo ed essere chiunque volessi.

    Certo, nella mia fantasia avevo una decappottabile, occhiali da sole giganti e un infinito tempo libero per esplorare da sola la regione del vino. Gestire un’impresa, in realtà, è una cosa del tutto diversa. Lunghe giornate bloccata nel negozio assemblando scaffali, dipingendo, ordinando libri, organizzando, pulendo, occupandomi delle bollette e delle scartoffie senza fine.

    Sarei miseramente sola se non fosse per le ragazze della pasticceria dall’altra parte della strada. Una settimana dopo aver firmato il contratto di locazione, ho affisso un cartello sulla vetrina del negozio con la scritta:

    Prossimamente…

    Sorry, I’m Booked!

    Un Libro Rosa per Tutti

    Nel giro di pochi minuti, Olive e Lilah erano alla mia porta, pronte ad abbatterla se non le avessi fatte entrare. Questo riassume perfettamente il mio rapporto con le sorelle Donovan. Julia era arrivata quindici minuti dopo, senza fiato, dichiarando sarà meglio che valga la mia pausa in ospedale. Attenzione, spoiler: come disse poi, ne era valsa la pena eccome.

    Passo le ore seguenti a servire i clienti. Una volta usciti tutti, diretti a casa con i loro nuovi tesori, mi metto comoda con un sospiro felice per mangiare la mia insalata e finire il libro. Passo un po’ di tempo a riordinare il negozio. Lucido il bancone in legno, spazzo i pavimenti e pulisco le impronte dalla porta in vetro.

    Il club del libro inizia alle sette in punto. Le tre sorelle Donovan e le nostre amiche, Chelsea e Sally, si accomodano sull’eclettica collezione di divani e sedie nell’area salotto del negozio.

    Chelsea e Julia si lanciano in un’accesa discussione sulla storia d’amore con il protagonista motociclista mentre io riempio i bicchieri di vino e sistemo il tagliere di formaggi che Olive ha portato.

    «Riguarda la vulnerabilità e il superamento della paura del rifiuto!» quasi grida Chelsea. A giudicare dal modo in cui agita la sua copia del libro, spero che Julia abbia riflessi migliori dei miei.

    «Sto solo dicendo che non è realistico! La storia è incentrata sul maschio alfa sulla sua moto, ma lui è un vero coglione a dire quello che pensa!» ribatte Julia.

    Decido di tenere per me i miei sentimenti, almeno per il momento. Adoro il protagonista. Gli piace parlare sporco a letto ed è possessivo in modo feroce nei confronti dell’eroina… ma Julia non ha torto. È un po’ una femminuccia quando si tratta di condividere le proprie emozioni. Le due continuano a litigare mentre Olive, Lilah, Sally e io le guardiamo, gli occhi che rimbalzano tra loro come se fosse una partita di tennis. Succede ogni mese e penso che si riduca al fatto che Julia e Chelsea sono come due poli opposti. Chelsea è tutta dolce innocenza. La classica sposina che arrossisce e vive felice e contenta con il suo principe azzurro. Julia è rumorosa, schietta, spontanea e vive senza paura la vita.

    Dio, quanto la invidio. Trasferirmi qui è l’unica cosa spontanea che abbia mai fatto, ed è stata la migliore decisione della mia vita. Un nuovo inizio. Nella mia nuova casa e con il mio nuovo lavoro, posso essere una Nuova Parker. Una Parker spontanea. Forse anche una Parker selvaggia… beh, probabilmente no. Devo comunque gestire una libreria. Non è che possa uscire e fare festa tutte le sere. Ma adesso posso essere spontanea e lottare per la mia felicità. È qualcosa che la Vecchia Parker non ha mai avuto la libertà di fare.

    Il campanello d’ottone sopra la porta del negozio suona, distraendomi dai miei pensieri. Ben, il fidanzato di Lilah, entra dalla porta stretta e antica, inclinando le spalle per adattarsi al telaio. Secondo me quell’uomo è grosso in modo quasi spaventoso, ma la piccola Lilah lo adora. Il fidanzato di Olive, Brooks, lo segue all’interno. Nessuna sorpresa. Vengono sempre a prendere le loro donne al club del libro, ma hanno abbandonato la serata per soli uomini prima del solito e, con mia sorpresa, un terzo uomo appare alle loro spalle.

    Un formicolio di elettricità mi attraversa il corpo, fermandomi sia il cuore che il respiro in un colpo solo. I capelli scuri gli ricadono su parte del viso, sfiorandogli gli zigomi e oscurando uno dei suoi occhi mentre arriccia le labbra con aria irritata. Non sembra affatto felice di essere qui, ma questo non impedisce al mio corpo di reagire con dolorosa consapevolezza mentre si appoggia allo stipite della porta.

    Julia sta urlando qualcosa riguardo alle voglie di qualcuno, ma potrebbe anche urlare riguardo alla fine del mondo, per quel che mi interessa. Non riesco a staccare gli occhi da lui. È grosso e muscoloso, se non addirittura scolpito. Diversi tatuaggi gli coprono le braccia, scomparendo sotto le maniche della maglietta nera attillata e scendendo lungo i polsi fino al dorso delle mani. Riesco a vedere dell’inchiostro che spunta anche dal colletto della camicia. Mi chiedo che aspetto abbiano e il pensiero di lui che alza quella maglietta sopra la testa mi fa seccare la bocca. C’è qualcosa di dolce nel suo viso ma non comprendo cosa sia finché non incontra i miei occhi e un sorrisetto gli solleva un angolo delle labbra. Santo Dio, ha delle belle labbra. Il broncio era carino, ma quel sorrisetto indolente è sbalorditivo.

    Lo sto fissando.

    So che lo sto facendo.

    Se prima pensavo di non riuscire a distogliere lo sguardo, però, non è niente in confronto a come mi sento quando i suoi vibranti occhi verdi incontrano i miei. Distogliere lo sguardo? Non riesco nemmeno a respirare nel modo giusto. I suoi occhi scorrono piano sul mio corpo, senza vergogna, poi quando alza un sopracciglio in segno di apprezzamento, io squittisco. Come un ridicolo topolino.

    Per fortuna nessuno mi sente perché Julia sta dicendo qualcosa riguardo allo sbavare, spingendo indietro la sedia che scricchiola sul pavimento.

    «Cosa?» le chiedo, distogliendo lo sguardo dall’uomo vicino alla porta. Il mio cervello torna in azione e mi rendo subito conto che deve essere uno dei fratelli Donovan. I capelli scuri e gli occhi verde brillante sono un chiaro indizio, e ora che sto guardando Julia e le sue labbra imbronciate, la somiglianza è inconfondibile.

    Julia mi rivolge un sorriso mesto e inarca le sopracciglia mentre dice: «Oh, niente. Mi toglierò dalla tua fontana vaginale prima che le cose si mettano male.»

    Chelsea sputa il vino che stava bevendo e devo sembrare un cervo abbagliato dai fari perché l’espressione di Julia si addolcisce un po’, come se si pentisse di avermi presa in giro. Sento il calore salirmi al viso mentre i miei occhi guizzano da lei a suo fratello. Considerati i tatuaggi, deve essere Lukas. Ho sentito parlare abbastanza dei suoi fratelli per sapere che Asher è troppo scrupoloso per averne. Lukas è il piantagrane. O comunque è ciò che dice Olive. E di sicuro lo sembra.

    Il suo sorrisetto compiaciuto si trasforma in un sorriso pigro. Si passa una mano sull’ombra di barba che gli copre la mascella e tutto ciò a cui riesco a pensare sono pensieri sporchi. Fratello della mia migliore amica o no, mi chiedo come sarebbe sentire quella barbetta che mi graffia l’interno coscia. Come sarebbe venire stretta dalle sue braccia muscolose mentre mi entra dentro?

    «Lukas! Fuori!» grida Lilah mentre si dirige verso di lui, quasi spingendolo fuori dalla porta. Lui si lascia guidare all’esterno, ma non prima di avermi lanciato un occhiolino d’addio. Ben li segue, una mano premuta sulla bocca, e sono quasi sicura che stia cercando di nascondere una risata. Mi guardo intorno e mi rendo conto che tutti gli altri mi stanno fissando, le sopracciglia alzate, aggrottate o corrugate.

    Sento le guance bruciare mentre mi faccio piccola piccola. Vorrei che smettessero. Perché non possono guardare qualcos’altro? O parlare di altro, per la miseria. Vedo il libro di Lilah sul tavolino, lo afferro e la seguo fuori dalla porta. Qualsiasi cosa pur di scappare.

    «Lukas, lascia in pace Parker.» La voce di Lilah mi raggiunge mentre esco, ma il massiccio corpo di Ben la sta coprendo alla mia vista.

    «Datti una calmata, Coccinella,» risponde una voce profonda e roca. «Non è il mio tipo, comunque.»

    Le parole mi colpiscono come una tonnellata di mattoni. Mi sento una stupida. Tutte le persone che conosco in California mi hanno appena vista sbavare di fronte alla vista di quest’uomo. Poi lo hanno osservato squadrarmi dall’alto in basso e ritenermi indegna. Quell’occhiolino non era altro che un cenno d’addio.

    Lo sento accendere la sua moto e partire. Un secondo dopo, Lilah si gira e mi vede, scusandosi per suo fratello.

    Faccio del mio meglio per riderci su. «Va tutto bene,» dico. «E, comunque, mio padre lo odierebbe.»

    Non è vero, ovviamente. Mio padre, il pastore, non odia nessuno. Non mi permetterebbe mai di uscire con un tipo così, però. Non che abbia importanza. Un uomo come Lukas Donovan non prenderebbe mai in considerazione una ragazza come me.

    Offro a Lilah il mio sorriso più convincente, anche se dentro di me sento freddo, e le porgo il libro che aveva dimenticato. Lilah e Ben se ne vanno, camminando lungo la strada, lui che le avvolge le spalle con un braccio in modo protettivo. In un certo senso vorrei sedermi sul marciapiede e piangere, ma ’ci sono altre persone in libreria, quindi indosso la mia migliore maschera da va-tutto-alla-grande, faccio un respiro profondo e torno dentro.

    2

    LUKAS

    «S tai pensando alle occasioni perse?»

    Apro un occhio e guardo mia sorella, appoggiata allo stipite della porta del mio ufficio nel suo camice blu da ospedale. Tengo i piedi sulla scrivania, impedendole di vedere il mio album da disegno, che infilo nel cassetto della scrivania prima di mettere le mani dietro la testa.

    «Hai intenzione di monopolizzare tutta la mia pausa pranzo per infastidirmi?» Mi appoggio un po’ più indietro, solo per sottolineare il fatto che sta sprecando il mio tempo libero. Julia prende posto sulla sedia di fronte e risuona un tonfo quando le sue scarpe si posano sulla scrivania dall’altro lato rispetto a me. Mi fa un sorriso sarcasticamente dolce, congiungendo le mani in grembo. Sì. È di certo qui per infastidirmi. Non ho alcuna intenzione di abboccare, però, quindi chiudo gli occhi e la ignoro. Alla fine otterrà comunque ciò che vuole.

    «Quindi, il club del libro è stato divertente l’altra sera,» dice con tono leggero. Prima che riesca a fermarlo, un muscolo della mia guancia si contrae. Non sfugge all’occhio di falco dall’altra parte della scrivania e la sento ridacchiare.

    Cazzo.

    Afferra metà del mio sandwich dal tavolo, prendendone un morso gigante.

    «Ti dispiace?» chiedo a mia sorella, togliendo dalla sua portata il resto del mio cibo. Può anche essere una ragazza, ma le schiaffeggerò comunque la mano se proverà a prendere il mio barattolo di burro di arachidi.

    «Affatto! È sorprendentemente buono. Penso che tu sia migliorato nel preparare i panini. Quella è maionese al chipotle?»

    «Cosa vuoi, Jules?» chiedo, fissando il soffitto del mio ufficio.

    «Non ho potuto fare a meno di notare il modo in cui tu e la nostra dolce Parker vi siete guardati l’un l’altra, ieri sera. Sono sorpresa che non sia rimasta gravida per il solo modo in cui te la scopavi con gli occhi.»

    «Gesù, Julia…»

    «Non fare lo stronzo. Lo stavate facendo entrambi. Penso che la tua vista potrebbe averle fatto dimenticare anche il suo nome.»

    «Quindi sei venuta a mettermi in guardia?» chiedo, sedendomi dritto e guardandola accigliato. «Non ce n’è bisogno. Ci ha già pensato Lilah.»

    Il mio stomaco si agita mentre ci penso. Non che avesse torto. Non ho un curriculum eccezionale con le sue amiche. O con le donne in generale. Non sono un bastardo, è solo che non mi piace molto impegnarmi. Perché accontentarsi di una sola torta quando ce ne sono così tante da assaggiare?

    Anche se devo ammetterlo, Parker sembrava una torta davvero buona. E non mi è sfuggito il modo in cui mi ha guardato. A essere onesti, non è sfuggito a nessuno. Probabilmente, quell’intensità è stata percepita anche a tre contee di distanza. Mi ha guardato come se fossi la cosa migliore che avesse mai visto.

    La maggior parte delle persone mi vede ancora come la pecora nera della famiglia Donovan. Da qui passano molti turisti, ma rimane comunque una piccola città. Tutti sanno di quando io e Joey siamo andati a fare un giro con il Tacoma di suo padre in terza media. O di quando sono stato arrestato per aver bevuto al liceo.

    Certo, i tatuaggi non aiutano la mia immagine pubblica. Ma mi piacciono i tatuaggi; che senso ha nasconderli? Inchiostro o no, sarò sempre il piantagrane, anche se è passato più di un decennio da quando ho combinato qualche casino oppure ho spezzato il cuore di Sadie Jones. Anche una laurea in ingegneria e una fiorente attività non hanno cambiato il modo in cui le persone di Sonoma mi guardano.

    Solo che Parker non mi ha guardato così. I suoi grandi occhi blu erano fissi su di me, pieni di calore e ammirazione. Continuo a ricordare a me stesso che è solo perché non è qui da abbastanza tempo per saperne qualcosa su di me. Un’ora con me sarebbe di certo sufficiente per rimandare il suo bel culetto

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