Personaggi della Charente

Di Patrick LOISEAU

Le jeune homme en colère, a cui, nel presente lavoro, è stato dato il titolo italiano non ufficiale “Il giovane arrabbiato”, è il racconto di un’indagine su una foto che ha affascinato Michel Boujut (1940-2011) scrittore e produttore televisivo, e lo ha spinto ad andare alla ricerca del soggetto quarantasei anni dopo l’esecuzione dello scatto che ha prodotto un’immagine tra le più famose al mondo.
Patrick Loiseau, eseguendo un lavoro di ricerca durante il corso di Laurea Magistrale in Lettere Moderne presso l’Université de Rennes 2, ripercorre la stessa esistenza del libro di Boujut e si pone l’obiettivo di farcelo scoprire, sentire e vedere dalla prospettiva di una discussione continua.

• Lingua: Italiano
• Editore: BadPress
• Data di uscita: 2 set 2020
• ISBN: 9781071564424

Anteprima del libro

Patrick LOISEAU

-  Personaggi della Charente -

IL GIOVANE ARRABBIATO

Estratto di una tesi del corso di Laurea Magistrale in Lettere moderne

(Université de Rennes 2 – 2011/2012)

ESTETICA DEL LIBRO

Docente: Jean-Pierre MONTIER

©Patrick Loiseau

«La fotografia ha un senso solo se

esaurisce tutte le immagini possibili[1].»      Italo Calvino

INTRODUZIONE

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Le jeune homme en colère, a cui, nel presente lavoro, è stato dato il titolo italiano non ufficiale "Il giovane arrabbiato", è il racconto di un’indagine su una foto che ha affascinato l’autore, e lo ha spinto ad andare alla ricerca del soggetto quarantasei anni dopo l’esecuzione dello scatto che ha prodotto un’immagine tra le più famose al mondo.

Michel Boujut, nato il 13 maggio 1940 a Jarnac e scomparso il 29 maggio 2011, all’età di 71 anni, è stato scrittore, giornalista e critico cinematografico. È stato anche autore di narrativa radiofonica, produttore televisivo, sceneggiatore, collaboratore di Télérama, di Charlie Hebdo e uno degli autori di Le Poulpe[2] [Il Polpo].

Boujut si è fatto conoscere sul piccolo schermo quando ha prodotto Cinéma, Cinémas[3] [Cinema, Cinema] su Antenne 2, insieme a Claude Ventura et Anne Andreu. La trasmissione è diventata un programma di culto per i cinefili, ed è stata premiata con il 7 d'or in quanto «Miglior trasmissione culturale o artistica» nel 1986 e nel 1991.

Boujut è stato critico per conto di Charlie Hebdo, Les Nouvelles Littéraires, France Culture, Télérama, Pariscope, France Inter, La Charente libre, Paris Première... ha anche scritto numerose opere[4]: romanzi, saggi, fumetti e serial radiofonici (soprattutto Le Perroquet des Batignolles [Il Pappagallo di Batignolles] insieme a Jacques Tardi), ed è considerato un esperto di Claude Sautet (a cui ha dedicato un libro di conversazioni), di Wim Wenders e di jazz.

Suo padre, il poeta Pierre Boujut, ha fondato La tour de feu [La torre di fuoco], una rivista di poesia con sede a Jarnac, una piccola città del dipartimento della Charente in cui tale rivista ha lasciato profondamente impressa la sua impronta, un’impronta presente anche nell’ambiente della poesia internazionale[5].

Pur essendo conosciuto soprattutto per i suoi rapporti con il mondo del cinema, nel 1998 Michel Boujut è riuscito a vincere il Prix du Livre, un concorso letterario organizzato dalla regione di Poitou-Charentes, grazie a un libro intitolato Il giovane arrabbiato. La sua ultima opera sarà Le jour où Gary Cooper est mort [Il giorno in cui Gary Cooper è morto] (2010).

Il giovane arrabbiato è un piccolo libro di 124 pagine e di formato modesto: 11 x 18 centimetri. Tutto questo corrisponde, a quanto sembra, a un modo di presentarsi e a un ritmo di scrittura ricorrenti in Boujut. In effetti, i suoi ultimi libri adottano questa forma concisa. Per citare degli esempi: La vie de Marie-Thérèse[6] [La vita di Marie-Thérèse]... (1998), Souffler n’est pas jouer [Soffiare non è giocare] (2000) e  Le jour où Gary Cooper est mort (2010). Le fanatique qu’il faut être: l’énigme Kanapa  [Il fanatico che bisogna essere: l’enigma Kanapa] (2004) fa parzialmente eccezione, con le sue 265 pagine...

Nel libro ci sono due fotografie. La prima in copertina e la seconda a pagina 4. Perché due fotografie? Perché solo due fotografie? Leggendo il racconto, cercheremo di capire l’importanza di questa scelta e di questo numero.

In copertina c’è una di quelle rare foto che la mano esita ad archiviare o a mettere da parte: essa attira inevitabilmente lo sguardo, dice qualcosa a noi, lettori e scopritori di quest’ immagine, ci interpella direttamente, e il nostro sguardo si sente inevitabilmente catturato. Sicuramente, al di là dell’immagine, o dovrei dire piuttosto al di qua, è il soggetto che ci cattura, e più precisamente lo sguardo del giovane in posa per la foto.