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Il puro battito dell'anima fase 1 - Hotel
Il puro battito dell'anima fase 1 - Hotel
Il puro battito dell'anima fase 1 - Hotel
E-book868 pagine12 ore

Il puro battito dell'anima fase 1 - Hotel

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Info su questo ebook

Dopo il matrimonio, Luca e Melania intraprendono un viaggio attraverso

l'Europa, assieme a un'ignota comitiva di turisti. Sin dall'inizio si

respira una strana atmosfera e riscontrano delle situazioni alquanto

inusuali. Ma è solo l'incipit di quella che si rivelerà un'esperienza

traumatica e senza ritorno. Al terzo giorno del tour le porte dell'hotel

in cui si trovano si chiudono, dividendo il gruppo in due. E mentre chi

è rimasto fuori viene portato verso una destinazione ignota, chi è

all'interno si trova protagonista di un inesplicabile esperimento

sociale, dai contorni oscuri ed insondabili. Divisi dalla sorte, Melania

troverà in Christian, fresco di nozze come lei, un compagno insperato

per fuggire le insidie che le riserverà questo stato di cattività,

nell'intricato percorso verso la comprensione della verità e il

ricongiungimento col marito.

Un romanzo splendido per la sua

originalità, inquietante per la sua drammatica attualità, e

indimenticabile per l'acume con cui scandaglia gli smottamenti e le

fragilità dell'animo umano.
LinguaItaliano
Data di uscita17 feb 2021
ISBN9791220323208
Il puro battito dell'anima fase 1 - Hotel

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    Anteprima del libro

    Il puro battito dell'anima fase 1 - Hotel - Francesco Barbon

    info@youcanprint.it

    CHECK-IN

    La metropolitana scorre come un globulo rosso nelle arterie della città.

    Vi porta il suo carico d’ossigeno costituito da persone variegate, che si osservano, che leggono, che si chiudono dietro i loro iPod. Ci sono ragazzi coi jeans strappati, uomini in giacca, donne col capo avvolto da un velo. E poi due giovani sposi coi loro trolley che contano le fermate che mancano alla loro destinazione.

    Sono stanchi: dopo la festa del matrimonio dell’altro ieri durata fino a tarda sera, il via vai dei parenti e oggi il viaggio fino a Milano tra auto, treno, e ora metro. Ma li sostiene la voglia di avventura, di scoperta, la coscienza che stanno per vivere le tre settimane in cui celebrare il trionfo del loro amore, finalmente soli, prima di tornare e iniziare ad abitare la nuova casa.

    Certo, non sarà una vacanza molto rilassante, visto che hanno scelto un tour del centro Europa, che nell’arco di venti giorni li porterà tra Svizzera, Austria, Germania e poi in Francia, prima di toccare un po’ tutti i Paesi Bassi. Anzi, sarà decisamente stressante, dati i continui trasferimenti, spesso previsti in pullman, ma sarà sicuramente qualcosa di diverso che darà loro modo di sviare i pensieri dai recenti intensi preparativi per il matrimonio e dai lavori di rifinitura della casa, che hanno lasciato in mano ai costruttori.

    Nonostante tutto quindi, non manca loro il sorriso e i loro occhi s’illuminano ogni volta che incrociano lo sguardo, anche qui, in metropolitana, mentre attendono la fermata di Porta Genova. È ormai la prossima e s’avvicinano alla porta, spingendo i loro voluminosi bagagli. Si uniscono poi al flusso dei pendolari guadagnando l’esterno.

    Milano li accoglie col suo traffico serale e si guardano attorno spaesati, cercando di capire in che direzione si trovi l’hotel dove incontreranno il resto del gruppo. «Aspetta… di qua» dice lui, consultando la guida, essendosi documentato per sicurezza anche sul capoluogo lombardo.

    «Spero non ci voglia molto». Lei lo segue trascinando il trolley sulla pavimentazione sconnessa.

    «Saranno sì e no dieci minuti».

    «Mi auguro siano anche meno. Non finisce più questo viaggio!».

    «E siamo solo all’inizio».

    «Sì, ma almeno dopo avremo i posti assegnati, e non dovremo stare in piedi tutto il tempo, attaccati come sardine. Hai sentito come puzzava quel ciccione lì sul treno? Mamma mia, non sapevo più come mettermi per respirare» commenta il suo viaggio in condizioni precarie, ora che finalmente possono lasciarsi andare a qualche risata.

    «E la signora che non la smetteva un attimo di parlare!?».

    «Che razza di discorsi faceva!? Non so come ho fatto a non riderle in faccia!» ricorda divertita i personaggi con cui hanno diviso il tragitto in treno.

    «Dai, che alla fine ce la siamo spassata».

    «Sì, ma ora preferirei stare un po’ in intimità col mio nuovo marito».

    «Vedrai che anche da questo punto di vista ce la spasseremo alla grande. E da adesso, avremo tutto il tempo per farlo. Basta svoltare qui dentro e… Eccoci arrivati» annuncia dopo aver scorto l’insegna dell’hotel presso cui hanno appuntamento.

    «Finalmente. Non vedo l’ora di togliermi queste scarpe».

    Fanno ingresso nel lussuoso albergo, andando subito presso la reception.

    «Buonasera. Siamo qui per il tour dell’Europa della Heaven Viaggi».

    «Certo. Prego, seguitemi pure». Un uomo li invita con fare elegante, accompagnandoli nel salone di fianco. «Sono arrivati altri signori per il vostro stesso itinerario».

    «Ah, grazie» risponde un giovane sui trent’anni, sollevando gli occhi dalle carte che stava leggendo, per poi alzarsi e venire incontro a loro. «Ciao. Voi dovreste essere Melania e Luca, giusto?».

    «Esatto. Ma… come ha fatto? Si è studiato tutte le nostre facce o siamo l’unica coppia di giovani?» si sorprende lei.

    «No, no, niente di tutto questo. Siete gli ultimi che mancavano all’appello».

    «Gli ultimi?» chiede conferma Luca, un po’ in imbarazzo.

    «Sì. Ma comunque non preoccupatevi, avete tutto il tempo per sistemarvi e farvi una doccia. Ci vediamo tra quaranta minuti a cena, lì potrete conoscere i vostri compagni di viaggio. E non temere: non siete gli unici giovani!» rassicura Melania con un sorriso.

    «Meno male. A tra poco allora» lo salutano avviandosi verso la loro stanza, la prima delle molte in cui vivranno questa lunga luna di miele.

    Il tempo non è molto, ma hanno comunque modo di lavarsi e di far scivolare via le scorie del lungo e faticoso trasferimento.

    «Chissà chi troveremo quaggiù. Dici che saranno tutti giovani o ci sarà anche qualche coppia con figli?» si chiede lei mentre si trucca. Vuole dare subito una bella impressione, facendo risaltare il suo fascino.

    «Mah, di sicuro sarà un gruppo variegato. Non è certo un tour solo per giovani. Comunque, tra poco lo vedremo» la tranquillizza lui, non condividendo la stessa attesa, già pronto per scendere. «Sei pronta?».

    «Eccomi». Lo raggiunge dopo essersi data un’ultima sistemata ai capelli.

    «Sei bellissima». La squadra, per poi cingerla con un braccio e baciarla.

    «Lo so».

    Escono dalla camera come una coppia di divi. Vestiti in modo semplice, ma con un portamento particolarmente distinto, reso ancor più seducente dal loro carisma e dalla lucentezza dei loro volti, freschi della gioia del matrimonio e della recente azione di un esperto estetista. Ma a renderli belli è soprattutto la coscienza di esserlo.

    In particolar modo per Melania, cui la natura ha dato un sorriso meraviglioso e degli occhi brillanti, quasi l’avesse forgiata apposta per la sua attività preferita: stare in mezzo alla gente. È la sua passione, e sapere di disporre degli strumenti migliori la porta a ricoprire un ruolo di rilievo in qualsiasi gruppo di persone si imbatta.

    È certa, infatti, di non passare inosservata, perché quel sorriso e quello sguardo lucente ha saputo valorizzarli al meglio, unendoli in un insieme particolarmente attraente, sia per la fiducia nei suoi mezzi, che la porta ad affrontare il mondo con fierezza, sia per il trucco leggero e attento con cui ha imparato a dare loro risalto.

    Questa bellezza delicata e raffinata è supportata però anche da molta sostanza. C’è affabilità nel linguaggio, c’è cultura, c’è intelligenza, c’è ricchezza. Ha avuto la fortuna di trovare un lavoro dove potersi allenare costantemente e dove il contatto con la gente è il suo pane quotidiano: è una giornalista. Per ora solo in un blog femminile, ma ha la voglia e le possibilità di ambire a posti di maggior rilievo.

    Per questo insieme di cose le risulta facile unirsi a qualsiasi gruppo di persone e socializzare in modo intenso, a volte quasi estremo, con la curiosità di conoscere, di carpire nuove realtà, ma soprattutto con la voglia di divertirsi. E sa di poterlo fare, ricoprendo spesso il ruolo di primadonna, conscia di avere migliaia di frecce buone al suo arco.

    Non è un ruolo che cerca volutamente, pavoneggiandosi o issandosi su un piedistallo, ma è una parte che incarna con naturalezza, come una conseguenza ovvia del suo atteggiarsi e della sostanza che porta nelle varie conversazioni. È un giusto equilibrio tra l’apparenza e la consistenza: non afflosciandosi come certi palloni gonfiati o certe oche che dopo un pomposo abbrivio crollano nel ridicolo quando i discorsi superano il livello delle considerazioni di circostanza, né chiudendosi a priori nella timidezza o nella falsa superiorità di certi geni incompresi, autentici o meno che siano.

    Lei non vuole né deve dimostrare nulla, desidera solo stare bene con la gente, solo rendere più ricco e magari più interessante il tempo libero. Certo, farlo da reginetta non è male, ma più che questo cerca l’equilibrio, un rapporto in cui dare e ricevere in misura uguale, in cui non sia ignorata ma nemmeno esaltata come una semplice icona da ammirare e da ascoltare.

    Le piace quindi unirsi a qualsiasi nuova conoscenza, trovare un misero appiglio per organizzare un incontro, per partecipare a una festa, senza eccessiva irruenza o calcoli forzati, ma con una naturalità che nasce dal rapporto sereno e cordiale che riesce ad avere quasi con tutti, anche con la gente più impensabile, e pure con chi Luca non vede di buon occhio.

    Nondimeno anche lei ha le sue antipatie, i suoi dissapori, e spesso si accorge che le persone con cui stringe amicizia sono molto meno interessanti di quel che pensava all’inizio, ma sicuramente è molto più variegata e tollerante nei suoi contatti rispetto al suo compagno. Luca, infatti, non appoggia questa sua eccessiva espansività, e spesso si trovano in disaccordo sull’esito d’una serata e sulle persone conosciute.

    Lui è un tipo molto interessante, sicuro di sé e dai saldi principi, con un fascino magnetico, capace di rapire l’attenzione di Melania, ben oltre le centinaia di uomini che lei ha incrociato nella sua vita. Si sono conosciuti, guarda caso, in uno dei tanti occasionali incontri voluti e inseguiti da lei, e di questo lui le dà pieno merito, ma decisamente non è fatto della stessa pasta.

    È il fratello di una collega ed è stato appunto l’estro di Melania a portarlo a quella cena, giusto per non essere sola tra l’amica e il suo ragazzo. E ne è nato un rapporto particolare, capace di andare oltre ogni più rosea aspettativa, fino ad arrivare al matrimonio e a questa luna di miele. Un’unione in cui ha conosciuto l’attenzione di uomo per una donna, in cui ha imparato ad apprezzare il silenzio e la semplice gioia di stare assieme, lontano dal fragore delle compagnie.

    Sarà per il suo essere diverso, perché non le ha fatto semplicemente compagnia come gli altri amanti che ha avuto, ma ha saputo darle di più. Ha saputo rendere indimenticabili certi tramonti, certi noiosi pomeriggi di pioggia. Ha saputo e sa completarla, riempiendo quel vuoto che inconsciamente restava dietro le risate, dietro i rapporti occasionali che attraversavano la sua vita.

    Con lui ha trovato un equilibrio, e da allora il suo ruolo da reginetta è stato affiancato da un re. Per lei è altrettanto importante, anche se agli occhi degli altri fa più la parte del monarca consorte che di un pari grado. Una differenza evidente, ma che a lui poco importa, perché, anche se sociale e affabile, non è interessato quanto lei a fare nuove conoscenze.

    Gli piace di più la stabilità, l’attaccamento sincero alla sorella e a qualche buon amico, ma si è arreso agli slanci di Melania e ha imparato a conviverci, soprattutto ora che la convivenza offre loro molti più momenti per stare soli come vorrebbe. Anzi, a volte pure l’ammira e deve riconoscere che questa sua propensione ai rapporti umani gli ha fatto incontrare persone interessanti e vivere nuove realtà.

    Lei vive questo viaggio di gruppo con un’aspettativa in più e, mentre scende nell’ascensore, è sempre più ansiosa di vedere cosa le capiterà e se tra le altre diciotto persone del gruppo ce ne sarà qualcuna di suo interesse, con cui saldare magari anche un solido rapporto, visto il tempo che passeranno assieme. Quanto all’eventualità che accada il contrario, non si pone neanche il problema, sicura del suo valore ed essendo talmente allenata da discernere subito i contatti inconcludenti. Così le basta un’occhiata dall’alto per definire già le categorie che possono esserle affini, ancor prima di ogni presentazione.

    Il ristorante dell’albergo è occupato solo da loro, e Melania e Luca vi arrivano come fossero l’ultima e più attesa coppia, scendendo la breve scalinata e iniziando la danza dei saluti, prima di prendere posto a tavola. «Ciao. Allora è questo il gruppo?».

    «Sì, siete tutti qui, ma non chiedetemi di presentarveli. Sarete anche pochi, ma io coi nomi…» li accoglie nuovamente l’uomo del tour operator, verso cui si sono diretti come unico punto di riferimento.

    «Beh, avrai comunque modo d’impararli in queste settimane» lo bacchetta subito Melania, per la quale i nomi non sono mai stati un problema.

    «No, no… purtroppo mi devo risparmiare quest’onere. Io sono qui per accogliervi e accompagnarvi fino a Zurigo, dopo di che troverete lì una guida per la Svizzera e l’Austria, con cui passerete assieme sicuramente più giorni».

    «È un peccato». Lei legge il suo disappunto.

    «Sì, ma ho comunque le mie occasioni per viaggiare».

    «Non ne dubito».

    «Beh, comunque è tutto qui. Non so dirvi i nomi, ma ci sono due coppie appena sposate come voi, una single, altre tre coppie più mature, e poi degli altri. Mi pare ci sia una famiglia con una figlia adolescente» illustra, perlustrando la sala in cui la gente si è diffusa e lasciandosi andare a discorsi di circostanza in attesa della cena.

    «Beh, poi, in questi giorni avrete modo di conoscervi».

    «Certamente». Melania annuisce avendo già individuato le sue prede, ansiosa di testarne il sapore.

    «Signori, la cena è pronta. Prendete posto». Il cameriere li sorprende, ancor prima che lei possa elaborare una qualsiasi strategia.

    «Certo, grazie» rispondono.

    «La cena sarà servita a momenti» annuncia poi l’accompagnatore al resto del gruppo. «Buon appetito» e si congeda sedendosi in disparte, tra mille carte. Luca e Melania si uniscono a una coppia giovane, negli unici coperti rimasti liberi. Sono due tipi un po’ stravaganti, entrambi molto magri, e portano degli abiti che Melania etichetta subito da comunisti. A tradire questa origine sono anche il volto di lui, velato da una barba incolta, e i lunghi capelli neri di lei, che incorniciano un viso carino e fortunatamente ancora non deturpato da piercing di qualsiasi natura, cosa che infatti inaspettatamente manca come tratto tipico della categoria.

    Melania li guarda, li ascolta ed elabora, trovandoli per fortuna meno estremisti di quel che pensava: sono sostanzialmente due giovani che vogliono unicamente divertirsi. Appaiono subito simpatici e spontanei nel loro approcciarsi, forse addirittura in modo esagerato, quando Luca chiede: «Ma convivevate prima del matrimonio?».

    «Macché! Quella bigotta di sua madre voleva per forza che ci sposassimo prima di andare a vivere assieme, e allora abbiamo detto: Cazzo, qui dobbiamo deciderci subito, altrimenti non è possibile continuare così!» spiega lui, stizzito.

    «Sì, una palla, vecchia, mai un momento d’intimità. Mai che avessimo la casa a disposizione o che mia madre si facesse i cazzi suoi. Non era possibile proprio andare avanti così. Si scopava più da giovani nei bagni dell’università».

    «Ah!» riesce solo a commentare Luca.

    «Sì, ma per fortuna ora è finita. Adesso finalmente abbiamo la nostra casa e possiamo gestirci come vogliamo, dal sesso, alla musica, agli amici. Basta cristianesimo esagerato e prediche di merda sul regresso dell’economia mondiale o altre stronzate del genere. Ora potremo andare a lavorare e goderci i frutti del nostro lavoro, senza più tante pare».

    «Beh, sicuramente la convivenza dà molta più libertà» chiosa Melania, non sapendo che altro dire.

    «E voi?» chiede allora lui.

    «Noi conviviamo già da un anno, ma comunque non abbiamo mai avuto problemi di questo tipo» si affretta a chiudere la giovane sposa, non volendo addentrarsi troppo in certi discorsi.

    «Beati voi» commenta il ragazzo, immaginandosi chissà cosa.

    Cala un momentaneo silenzio, in cui il giovane di sinistra cerca di dire qualcos’altro, ma Melania lo anticipa, cambiando prontamente discorso. «Che ne dite allora di questo tour? C’è qualcosa che v’interessa in particolare?».

    La serata s’instrada su altri binari e scivola veloce fino al momento del congedo, in cui tutti tornano alle proprie camere e Luca e Melania possono dare finalmente sfogo alle loro considerazioni. «Che tipi! Erano un po’ fissati sull’argomento. Credo che se non avessi cambiato discorso, ci avrebbero chiesto i dettagli della nostra convivenza. Avevano certi occhi!» Melania sorride buttandosi sul letto.

    «Dici che avremmo dovuto spiegare tutte le porcherie che facciamo?».

    «Sì, sì. Tutte, tutte. Per filo e per segno».

    «Hai ragione, sarebbe stato dannatamente seccante stare lì, ore e ore, a spiegare come inizio mordendoti l’orecchio, e poi continuo baciandoti lungo il collo, slacciandoti man mano la camicetta, mentre scendo giù, sempre più giù». Luca fa la cronaca delle sue azioni, finendo sul suo ventre.

    «Sì, una vera seccatura». Lo richiama a sé per baciarlo profondamente, con l’avidità dei momenti magici.

    E finiscono per fare l’amore, coronando la gioia di questa vita insieme, da marito e moglie, che finalmente comincia, lontano dalla stanchezza e dalle preoccupazioni, in questa prima notte davvero solo per loro.

    GIORNO 1

    L’indomani partono di buon’ora.

    Prendono un piccolo pulmino che li porta fuori dall’Italia e pian piano verso Zurigo: la prima tappa del tour. La partenza di mattina presto è stata studiata per superare senza troppi problemi il traforo del San Gottardo, ma già venti chilometri prima si trovano in coda e devono proseguire a passo d’uomo.

    Questo inconveniente risveglia un po’ gli animi, portando i molti passeggeri assonnati a riaprire gli occhi e accennare quindi qualche dialogo, dopo una mattinata di assoluto silenzio. Sarà infatti la stanchezza o l’eccessiva promiscuità che offre il piccolo van, ma sta di fatto che fino ad ora nessuno ha proferito parola, neanche col compagno.

    È quindi una ghiotta occasione per Melania, che è stata tutto il viaggio a studiare la coppia di giovani sposi al loro fianco, scambiandosi qualche occhiata con lei. Sicuramente sono molto più riservati dei ragazzi conosciuti ieri a cena, anzi, forse proprio l’opposto, vista la dolcezza con cui lui le ha tenuto la mano per quasi la totalità del tempo.

    Una dolcezza casta e pura, tanto che pensa addirittura siano arrivati illibati al matrimonio. Un tipo di persone nettamente diverse da quelle di ieri, ma che sicuramente preferisce, immaginandole più discrete e profonde. Ma sono solo delle considerazioni che non può confermare, finché lui non si sveglia e chiede frastornato: «Dove siamo?».

    «In coda!» risponde sua moglie.

    «E che succede?».

    «Non so. Sarà un incidente».

    «No, nessun incidente, è solo la coda per attraversare il San Gottardo. Siamo partiti presto apposta per evitarla, ma a quanto pare non è servito…» s’inserisce Melania per illuminarli sulla situazione.

    «Davvero? E quanto manca all’ingresso del tunnel?» domanda allora lui, sorpreso.

    «Bah, non saprei…» lei si guarda attorno per cercare qualche punto di riferimento, non trovando nulla di definito nei prati e nei monti attorno.

    «Mancherà una decina di chilometri» le viene in soccorso Luca.

    «Dieci chilometri!?» esclama lui meravigliato.

    «Ah, è normale. Dei nostri amici ne hanno fatti anche trenta. È per questo che conosciamo le difficoltà di questo passaggio» Melania ridimensiona subito la faccenda.

    «Hai sentito, amore? Ci vorrà un sacco di tempo!» si rivolge allora a sua moglie per avere un supporto nella sua disperazione.

    «E cosa dobbiamo fare? Siamo in vacanza. Se ci saranno dei ritardi, ci faranno saltare qualche meta».

    «No, no… non si salterà niente. Oggi è in programma Lucerna e lì vi porteremo. Anche perché lì vi aspetta la guida per la Svizzera e l’Austria. Arriverete un po’ in ritardo, ma questo era già stato preventivato. Purtroppo lo conosciamo questo dannato tunnel» interviene l’accompagnatore dalla fila davanti, per sedare i dubbi sul nascere.

    «Beh, allora non ci resta che attendere» sentenzia l’uomo, rimettendosi comodo.

    «Comunque sono Melania. E lui è mio marito, Luca. Piacere» allunga la mano, vedendo che le porte del dialogo si stanno chiudendo.

    «Christian».

    «Bianca».

    «Vi siete appena sposati anche voi?» chiede allora Melania.

    «Sì, giusto questo sabato» specifica Bianca.

    «Ah, di sabato anche voi. Di mattina o di sera?» si lascia pervadere dall’entusiasmo femminile, felice di aver trovato un’altra donna con cui parlarne.

    «Di mattina, di mattina. Non ce l’avrei fatta a resistere fino a sera».

    «Infatti. Noi eravamo indecisi, ma alla fine abbiamo optato per la mattina, e devo ammettere che è stata una scelta assolutamente azzeccata» spiega Melania, felice di aver trovato una persona con cui iniziare un dialogo, diverso dalle necessità sessuali, anche se ancora non tanto profondo. «E come è andata? Tutto bene?».

    «Una meraviglia. Si è coronato un sogno e ora siamo qui a iniziare un nuovo viaggio insieme».

    «Sì, anche per noi è così. Lo cominciamo in coda, ma siamo speranzosi».

    «Già. Vedremo cosa ci aspetterà». Si volge a guardare dritto davanti a sé, troncando improvvisamente il discorso.

    Melania resta un po’ interdetta, capendo dal suo atteggiamento che sarebbe inutile forzarla a dibattere ancora, sviluppando questo argomento di partenza per arrivare a conoscersi un po’ di più, occupando anche in modo costruttivo le ore di viaggio che mancano alla meta. Ha imparato infatti a capire quando la gente non si apre per paura o semplicemente perché non ne ha voglia, e questo sembra proprio il secondo caso.

    Forse sarà l’imbarazzo di parlare in quest’ambiente ristretto dove si può essere ascoltati da tutti, visto anche lo stanco silenzio che vi regna, ma sta di fatto che deve arrendersi, anche per non fare la figura della pettegola insistente che non è, e si rigira verso Luca, per condividere nel suo sguardo la noia che improvvisamente è ripiombata nel pulmino. Si riperde allora nei pensieri, sperando tutto si sia fermato solo per questo timore, pienamente comprensibile. È comunque contenta di quanto ha saputo, ed è sicuramente un passo avanti rispetto ai due sex addicted di ieri sera, che ora sono in ultima fila, buttati l’una sull’altro, a dormire da ore, forse per riprendersi dalle intense prestazioni notturne.

    Ha avuto comunque l’impressione di trovare Bianca un po’ ruvida, contratta, e anche ora, da come si siede, rigida e con lo sguardo fisso avanti, sembra esserci qualcosa di austero nel suo comportamento. Mentre più in là il marito guarda oltre il finestrino, quasi studiando attentamente il paesaggio attorno, come a voler trovare nei suoi dettagli un modo per passare il tempo.

    Poi prosegue la sua panoramica andando a sondare la situazione all’interno, fino a incrociare il suo sguardo. Si fissano per un attimo, con una stanca espressione di complicità per la situazione d’attesa, con un timido abbozzo di sorriso. Poi ognuno si volge dall’altra parte e lei si stringe dolcemente al braccio di Luca, lasciando perdere le sue supposizioni, per dedicarsi alla reale meraviglia del loro viaggio insieme.

    Passato il traforo, tutto pian piano riacquista vita.

    Il dinamismo del paesaggio all’esterno riporta movimento anche all’interno, e gradualmente i vari gruppetti si risvegliano dal letargo. La coppia di anziani dietro di loro riprende a riscoprire la natura attorno, vivendola con ancor maggior meraviglia appena arrivano al Lago dei Quattro Cantoni. E anche la single in prima fila smette di sfogliare la guida per guardare oltre il finestrino.

    È un quadro incantevole che porta tutti ad affacciarsi e le coppie a stringersi per assaporarlo al meglio. Tutto il pulmino si riempie di commenti, di considerazioni, di stupore, e sembra davvero che il gruppo si sia improvvisamente unito, come una classe in gita scolastica. Con quest’atmosfera si fermano in un piazzale all’ingresso di Lucerna.

    «Bene. Io sono giunto al capolinea. Ora avrete una nuova guida e un nuovo mezzo. Forza, prendete i bagagli che ve li presento».

    Tutti si alzano, raccogliendo i propri oggetti all’interno dell’abitacolo, mentre l’autista si è fiondato subito a scaricare le valigie dal bagagliaio per trasferirle sul nuovo pulmino. Fuori, l’accompagnatore sta già facendo il passaggio di consegne e aspetta che tutti siano scesi per presentare la nuova guida. «Bene, signori. È stato un piacere fare questo lungo viaggio con voi. Ora però il mio compito è concluso e tornerò, con vostra grande invidia, a Milano, ripassando per il traforo del San Gottardo».

    «Oh dio!»

    «Che fortuna!».

    «Non è che possiamo venire con lei?» esclamano un po’ tutti, scossi dall’esperienza appena vissuta.

    «Beh, se ci tenete potete anche tornare. Ma vogliamo lasciare queste tre persone senza lavoro? Vi presento Joseph, la vostra guida, che vi accompagnerà lungo i prossimi giorni tra la Svizzera e l’Austria». Introduce un ragazzo di bell’aspetto, coi capelli leggermente lunghi e lo sguardo deciso. «Lui invece è Boris, l’autista, e lei Olga, la sua compagna. Beh, allora buon proseguimento. Io vi saluto e vi ringrazio».

    «Grazie a lei». Qualcuno si sporge a stringergli la mano, mentre si defila, per lasciare posto al suo sostituto.

    «Benvenuti a tutti. Gianni ci ha già presentati e ora farei volentieri anche la vostra conoscenza, ma oggi il tempo è un po’ tiranno e siamo con due ore di ritardo sul programma, quindi ai convenevoli penseremo dopo, in hotel, tanto avremo modo di conoscerci in questi giorni. Ora saltiamo tutti sul pulmino e via, alla scoperta di Lucerna». La guida fa cenno d’iniziare di corsa la visita, decurtata pesantemente dai problemi avuti in mattinata.

    Il mezzo riparte, coi suoi passeggeri ancora un po’ frastornati dal repentino cambiamento. «Eccoci qua. Questo è il centro di Lucerna» dice, mentre transitano sul ponte carrabile, invitando tutti a guardare verso il Reuss e le passerelle che lo tagliano. «È una delle perle della Svizzera, ed è un vero peccato vederla così rapidamente, per cui ho pensato di saltare la visita al museo e di dedicare tutto il tempo che abbiamo a girarla. Anche perché fortunatamente è una bellissima giornata e col tramonto la città è ancora più romantica. Lo dico per gli sposini presenti, che vedo già in ammirazione».

    Infatti è così, e non solo per loro. La luce del pomeriggio bagna i palazzi di una tinta dorata e ravviva i moltissimi fiori con cui è addobbata. Lo scoprono ancor meglio spostandosi a piedi e attraversando il fiume di traverso sul Kapellbrucke. Una magia che cancella in un attimo il disagio del viaggio e porta tutti prepotentemente all’interno della vacanza che li aspetta.

    Melania ne è estasiata e s’incanala nei romantici scorci della città, tenendo stretta la mano del fresco marito e ascoltando le vivaci spiegazioni di Joseph. Fanno un giro rapido, ma intenso e ricco d’informazioni, fino ad arrivare alla scultura del leone all’ingresso del parco glaciale dedicato alle Guardie Svizzere della famiglia reale francese, vittime della rivoluzione transalpina. «Bene. Il grosso l’abbiamo visto. Mancherebbe il museo dei trasporti, ma purtroppo per quello dovevate trovare solo un chilometro di coda al San Gottardo. Invece, quanti ne avete fatti?».

    «Saranno stati una ventina…» interviene un signore.

    «Un bell’inizio, avrete pensato. Beh, comunque i monumenti principali li avete visti, e la visita del museo sarà una buona scusa per tornarci. Giusto?».

    «Sì. È da tornarci di sicuro» commenta una signora.

    «Ora dobbiamo tornare dall’altra parte della città, ma voglio lasciar scegliere a voi l’itinerario, in modo che possiate viverla come meglio volete. Ai più temerari, propongo di salire sulle mura, per gli altri un più tranquillo ritorno per il lungolago. Cosa volete fare? Chi sceglie le mura venga pure con me, con gli altri ci vediamo in stazione» annuncia, lasciando tutti un po’ sorpresi.

    «Ma… come facciamo a tornare da soli?» chiede Bianca, intimorita dal trovarsi ad affrontare il viaggio di ritorno senza la guida.

    «Seguiamo lui ed è tutto più semplice» cerca di tranquillizzarla il marito.

    «Sì, dai, andiamo tutti per le mura!» lo sostiene Melania, eccitata dall’idea di vedere la città dall’alto.

    «Sì, ma chi non vuole venire, come torna?» chiede poi una signora anziana, per nulla allettata dall’idea di salire interminabili e ripide rampe di scalini.

    «Non sarà mica difficile. Scendiamo di qua e arriviamo al lago: poi basta seguirlo» taglia corto il marito, toccato nel giovane che ancora vive in lui, non volendo far la figura dell’anziano pedante e lagnoso.

    «Ma perché questi favoritismi? Chi va sulle mura è sicuro di tornare, gli altri sono lasciati a se stessi» evidenzia schiettamente un’altra signora.

    «No, nessun favoritismo. Non voglio che si pensino certe cose. Io faccio le mura solo perché mi piacciono di più, ma non voglio forzare nessuno, tantomeno agevolare nessuno. Per tornare penso abbiate tutti le piantine, e comunque è difficile perdersi. Se proprio ci riuscite, state tranquilli, perché la città non è pericolosa. Non abbiate paura: sarà un’esperienza interessante e un modo per vivere veramente il paese. Ci vediamo al pulmino tra mezz’ora. Non più tardi, perché siamo già in ritardo» s’incammina a sorpresa, con passo rapido verso l’uscita. «E non provate a seguirmi subito».

    «Ma… dove sta andando?» esclama una donna mentre tutti lo osservano smarriti.

    «Se n’è andato sul serio? Ma questo qui è fuori di testa» erompe un uomo che non riesce ancora a capacitarsi della situazione.

    «Si fermi. Si fermi!» Il vecchio prova a gridargli dietro, perdendo improvvisamente la sua sicurezza.

    «Ma cosa vuol dire ci vediamo tra mezz’ora? Che se tardiamo ci lascia qui!?» realizza con terrore qualcuno.

    «Ma cose da pazzi! Abbandonati dalla propria guida in una città straniera, senza mappa né un numero di telefono» dichiara l’altro uomo con fare disgustato. Questa mossa manda il gruppo in confusione e i più anziani rimangono completamente smarriti di fronte alla mossa della guida. Per fortuna, i giovani dispongono di una cartina e danno modo a tutti d’individuare il percorso per tornare in tempo al pullman. A tutti tranne che a Melania e Luca, che invece vogliono seguire l’altra strada.

    «Andiamo. È inutile perdere tempo qui» dice lei guardando il resto della gente ancora spaesata, ammassatasi attorno a Christian a studiare la piantina, e riscontrando che sarebbe difficile trovare qualcuno disposto a seguirli.

    «Ok. Facciamo un ultimo tentativo e poi ci muoviamo. Signori, noi andiamo sulle mura. Chi vuole venire, ci segua» annuncia lei, senza ricevere commenti diretti, ma solo un borbottare in cui non intuisce nulla di buono.

    «Non mi sembrano molto interessati» sibila Luca ironicamente.

    «Già».

    «Dai, andiamo. Ci godremo la città da soli. Ci vediamo alla corriera» comunica allora lui al gruppo, senza però esser preso in considerazione da nessuno; poi, con la moglie sottobraccio, escono dal parco, sotto le occhiate maligne di qualcuno.

    S’incamminano verso le mura, prendendo la strada più breve. «Mamma mia! Hai visto che faccia? Manco avessimo annunciato chissà cosa. Ma in che razza di gruppo di morti siamo capitati!?».

    «Sì, sembra si siano coalizzati tutti per un profilo più sobrio, e chi sgarra viene visto come un trasgressore, ovvero qualcuno che infrange la legge. Non lo so, sarà stato il nervosismo per la situazione un po’ insolita, unito alla stanchezza e alle disavventure del viaggio, però non mi spiego una cattiveria del genere, soprattutto nei nostri confronti; alla fine non abbiamo fatto nulla di male, se non seguire i consigli di quel pazzo» riflette Luca, avendo letto anche dell’astio nello sguardo di qualcuno.

    «Penso sia proprio questo il punto. La gente ce l’ha con Joseph per questa sua trovata e si è coalizzata contro di lui, e chi lo appoggia è visto come un alleato del nemico».

    «Certo che però lui non è proprio immune da colpe… insomma, non so se sia uso far così, ma abbandonare un gruppo di turisti a se stesso in una città sconosciuta, senza dargli un numero di riferimento, non è certo un comportamento ortodosso per una guida. Spero davvero non succeda niente, altrimenti non so come farà a giustificarsi» ridimensiona il distacco della gente, cercando di trovarle una giustificazione.

    «Vedrai che non succederà niente. Se lo ha fatto, vuol dire che ha tenuto conto dei rischi. Non mi sembra certo uno sprovveduto, né lui né il tour operator, che non ci avrebbe mai messo nelle mani di un folle sperimentatore per tutti questi giorni. Concordo con te che è piuttosto atipica come guida, ma a me è piaciuta l’idea».

    «Oh, non avevo dubbi che a te piacessero cose simili, ma mettiti un attimo nei panni di quei poveri vecchi che non sanno neanche dove si trovano…».

    «Se non sanno neanche dove si trovano, dovrebbero restarsene a casa. Purtroppo per noi, ho notato che siamo capitati in un gruppo di vecchi, e non sto parlando solo dal punto di vista anagrafico. Ma alla fine, chi se frega! Ora siamo qui a Lucerna e questa è la nostra luna di miele. Le tre settimane più vive e autentiche che forse avremo nella nostra vita. E allora al diavolo quello che pensano gli altri e godiamoci la vacanza, mettendo in pratica il senso di questa trovata di Joseph. Quindi, basta parlare e viviamoci un po’ la città» taglia corto lei, nauseata da quell’atteggiamento prudente e bigotto che rischia di contaminare anche loro.

    «Sono d’accordo con te. Spero però che gli altri non continuino a guardarci male per tutto il viaggio».

    «E anche se fosse, cosa possiamo farci? Se sarà così, vorrà dire che ci godremo il viaggio solo io e te per tutto il tempo. D’altronde, dovremo condividere solo i trasferimenti. Per il resto non c’è problema» e alza le spalle, non trovando così grave la questione.

    «Ma non sei tu quella che deve fraternizzare con tutti e che vuole vivere quest’esperienza condividendola con altri?».

    «Sì, lo sai che mi avrebbe fatto piacere, ma se non c’è nessuno che merita questa condivisione, dovrò abdicare dal mio trono e recedere dai miei propositi. Alla fine faremo una vacanza totalmente romantica come vuoi tu, va bene?» Lo guarda con un’aria di finta rassegnazione, ammettendo la sua sconfitta.

    «Perfetto» La bacia.

    «Bene. Allora godiamocela senza badare troppo a quello che troveremo nel pulmino».

    «Sì, al diavolo tutto, e godiamoci questa meraviglia di città. Dovremmo esserci. Sì, eccole lì» indica le torri che si intravedono tra la vegetazione del parco.

    «Dobbiamo andare fin lassù?».

    «Siamo noi che abbiamo scelto quest’opzione. Non possiamo mica rimangiarci la parola!».

    «E chi se la rimangia? Solo che non pensavo fossero così abbarbicate. Bene. Allora saliamo» si sprona lei, essendo in effetti un po’ stanca per affrontare, a fine giornata, una salita come quella, ma superando comunque tutto con l’entusiasmo.

    Salgono lentamente, arrampicandosi sulle ripide scale interne della prima torre per raggiungere il camminamento superiore. Le parole lasciano spazio ai respiri e a ogni scalino pregustano già il panorama che potranno vedere da su. Ma quando vi arrivano, la vista non è così mozzafiato come pensavano, essendo le mura contornate da troppa vegetazione e non riuscendo neanche a intravedere il fiume. «Tutto qua?».

    «Che diamine! E io che speravo di fotografare il Kapellbrucke dall’alto» esclama stizzita Melania, già pregustandosi un quadro da sogno, non vedendo altro che i tetti delle case e delle chiese, senza un briciolo d’acqua, se non verso la stazione. «Mi sa che il fiume è troppo incastonato tra le case».

    «Ehilà! Anche voi qui?».

    «Ehi, ciao! Ma allora anche tu sei venuta da questa parte» osserva sorpresa Melania, nell’incontrare la ragazza single che si sta fumando una sigaretta in cima alla torre.

    «Ma quando te ne sei andata?».

    «Quasi subito. Volevo venire qui sopra e m’ero rotta dell’indecisione degli altri. Così me la sono filata» spiega, ancora scocciata dell’accaduto.

    «Hai fatto benissimo. Avremmo dovuto farlo subito anche noi, ma abbiamo avuto la malaugurata speranza di provare a convincere qualcuno» racconta Melania, contenta che alla fine non siano proprio le uniche pecore nere del gruppo.

    «E com’è andata?».

    «Malissimo. Ce ne siamo andati come due delinquenti, con tutti gli occhi della gente addosso. Che tristezza! Tutti lì con la loro cartina a studiare il percorso più breve per rientrare, manco ci fosse un temporale in arrivo».

    «Va be’, chi se frega. Alla fine sono loro che non si vivono pienamente la vacanza. Anch’io speravo di vedere qualcosa di meglio da quassù, ma comunque è bellissimo, e in ogni caso non avrò il rimpianto di non esserci stata. Meglio vivere tutto quel che si può, finché si è in tempo» taglia corto, senza porsi troppi problemi, essendo abituata a viaggiare da sola.

    «Certamente» la sostiene Luca.

    «In realtà, non vi nascondo che sono partita subito anche per cercare di raggiungere la guida. Sai, sarebbe stata una gran dritta avere un cicerone tutto per me. L’ho trovato preparato e accattivante nelle sue spiegazioni. E poi è anche un gran figo, no?».

    «Beh, è giusto ammetterlo» conferma Melania incassando la falsa occhiata di gelosia del marito. «Comunque, io sono Melania».

    «Ah sì, non ci siamo neanche presentatati. Eleonora».

    «Luca» le porge la mano e aggiunge: «Che dite? Andiamo avanti?».

    «Sì, lasciatemi finire la sigaretta e andiamo».

    «Sei qui da sola?» le chiede Melania per approfondire la conoscenza.

    «Sì, sola soletta. E penso sia il modo migliore per godersi un viaggio come questo».

    «E non hai neanche nessuno che ti aspetta a casa?».

    «No. Nessuno, a parte il mio gatto. Per il resto solo amanti occasionali, abbozzi di storie non ancora ben definite e di cui ancora poco m’importa» spiega, tirando le ultime boccate di fumo. «Voi invece? Siete giovani sposi, giusto?».

    «Sì, giovani e felici sposi» annuisce Melania con un sorriso.

    «Bravi. Siete proprio bravi ad aver deciso di unirvi per tutta la vita, già così giovani. Io non ci riuscirei mai. Ho il terrore nel pensare di passare il resto dei miei anni con una persona sola, nella stessa casa. No, no, no» agita la sigaretta in aria come a voler scacciare quest’idea inquietante.

    «Sì, è un passo impegnativo, ma prima o poi bisogna decidere d’accasarsi. Anche per una certa sicurezza, almeno dal punto di vista sentimentale» spiega lei, offrendole una visione diversa.

    «Bella questa! Prima o poi bisogna accasarsi. Non avevo mai guardato la questione sotto quest’aspetto. Va be’, vedremo quel che sarà. Intanto divertiamoci, finché possiamo, in un modo o nell’altro» spegne il mozzicone contro la parete, per poi buttarlo giù, nel retro delle mura. «Forse è meglio che andiamo ora, altrimenti il resto del gruppo ci odierà ancora di più».

    «Certo. Non vogliamo mica dare loro la soddisfazione di arrivare un pezzo prima di noi» acconsente Melania, divertita da questa sfida psicologica.

    «Oh, ecco qua i temerari del gruppo!» li sorprende qualcuno, sbucando dalla torre ancor prima che si decidano a partire.

    «Joseph!?» esclama Melania smarrita.

    «Ma… non eri andato via prima di noi!?» cerca di orientarsi Luca.

    «Vi pare sia così sprovveduto da lasciare un gruppo a se stesso, in una città sconosciuta, il primo giorno che me l’affidano? No, no, non sono così pazzo come sembra. Non me n’ero andato. Mi sono fermato nel bar appena fuori il parco glaciale e ho aspettato che partiste tutti, e che sembraste abbastanza sicuri della strada intrapresa. È una cosa che faccio ogni volta e che ormai ha raggiunto una sua efficienza» rivela il suo gioco.

    «Mah? Allora è per quello che non sono riuscita a raggiungerti. Che cavolo! Io ho provato a seguirti subito, ma invece tu eri fermo in un bar» se la ride Eleonora, riconoscendo di essere stata gabbata alla grande.

    «Sì, ti ho vista andar via a passo spedito, ma eri talmente concentrata a raggiungermi che non ti sei neanche accorta di essermi passata a fianco».

    «Ah, ecco! Mi chiedevo davvero come fosse possibile che la guida ci avesse abbandonato così, lasciando ognuno a se stesso. Non che l’idea mi dispiaccia, anzi, ma la maggior parte della gente non l’ha presa proprio bene». Luca si sente ora più sicuro dell’azione di Joseph.

    «Lo so, succede sempre che qualcuno sia insoddisfatto, che si irriti. Qualcuno a volte minaccia di farmi causa. Cose da matti! Sì, ci sono abituato. Comunque, stavolta devo dire che il gruppetto d’avventurieri è veramente ristretto. Non mi aspettavo foste così pochi».

    «Perché, di solito quanta gente segue il tuo consiglio?» chiede interessata Melania.

    «Ah, almeno metà gruppo. Sicuramente tutti i giovani, e a volte anche qualche anziano temerario. Stavolta li ho visti andare tutti di là, compatti, come un gruppo di pensionati. E poi c’hanno messo pure un bel po’ di tempo ad andarsene».

    «Sì, erano parecchio indecisi. Direi quasi smarriti» spiega Luca.

    «E anche molto incazzati?» e a un cenno di assenso, continua: «Va be’, vorrà dire che troveremo dei musi piuttosto lunghi al pulmino».

    «Beh, se spieghi che la cosa era calcolata ed erano state predisposte tutte le misure di sicurezza, penso che capiranno» propone Luca con ingenuità.

    «Cosa? Ti pare che vada a svelargli il gioco? Oh no, non ci penso proprio! L’unico modo che hanno di conoscere la verità è di lasciarsi andare, come voi. Solo allora si renderanno conto che non sono stati abbandonati, ma che hanno semplicemente ricevuto l’opportunità di viaggiare in maniera diversa. Non è una cosa che faccio solo a Lucerna. La riproporrò in altre città e la gente dovrà abbandonarsi, prima o poi, magari seguendo voi, che ve la riderete sotto i baffi» spiega il suo piano, quasi delirante per chi non comprende appieno il fine.

    «Hai intenzione di riproporlo in altre città!? Figo!» approva entusiasta Melania.

    «A me pare da pazzi. È bellissimo come sistema, ma bisogna dire alla gente che si tratta d’una messinscena. Quelli erano sul serio incazzati, e non penso che la prossima volta cambieranno idea, anzi si coalizzeranno ancor di più contro di te e anche contro chi ti segue». Luca esprime le proprie perplessità.

    «Se sono sul serio incazzati, se la faranno passare. Non è la prima volta che mi trovo di fronte a gente che non sa divertirsi e che non sa neanche girare per una città se non attaccata alla guida, come una pecora al pastore, e ti ripeto che a volte ho assistito a reazioni anche pesanti; ma se rivelo il trucco, come pensi reagirebbero? Seguirebbero la mia proposta senza discutere, come una scelta obbligata, e si perderebbe il senso della scoperta, del viaggio puro e semplice. No, non c’è niente da fare. Devono arrivarci da soli o resteranno gente amorfa che invece di venire qui, poteva guardarsi l’Europa su delle cartoline e studiarsi tutto sulle guide» conclude la sua spiegazione con un velo di stizza, per poi aggiungere: «Comunque è meglio se non li facciamo incazzare ancor di più facendoli aspettare al pulmino. Su, miei pochi fedeli temerari, andiamo a respirare un po’ di Lucerna!».

    «Questo è tutto pazzo» commenta sconvolto Luca, guardandolo incamminarsi con passo baldanzoso lungo il camminamento superiore delle mura.

    «Sì, ma è troppo forte! Tutto ciò è magnifico» Melania gli sorride sbarazzina, per poi seguirlo quasi di corsa per colmare il lieve gap che s’è creato nella loro iniziale sorpresa.

    Luca la guarda ancora un po’ stordito, non riuscendo a condividere l’entusiasmo, e scambia un’occhiata perplessa con Eleonora, per poi accodarsi a quest’improvvisato treno della follia.

    Quel che troveranno al pulmino, poi si vedrà.

    L’accoglienza, al ricongiungimento, non è infatti delle migliori.

    Li aspettano delle facce lunghe, stanche del viaggio, e vedere i pochi ribelli arrivare con Joseph con aria divertita li manda ancor di più in bestia. La guida fa finta di nulla, con una maschera di normalità data dall’esperienza, e invita semplicemente tutti a riprendere la strada verso l’hotel, spegnendo sul nascere ogni possibile commento sull’esperienza appena vissuta.

    Ma l’aria è pesante e qualcuno borbotta il suo disappunto nei minuti iniziali del viaggio, prima che tutto sia assorbito da un inquietante silenzio, rotto solo dalle sporadiche spiegazioni della guida, di paesi e luoghi che attraversano. Disquisizioni che comunque pochi ascoltano, delusi da questa gita o vinti dalla stanchezza.

    L’unica che appare vigile è Melania, in preda ancora all’euforia di prima, in un modo che stride fortemente con l’atmosfera attorno, tanto che Luca deve dirle di contenere i sorrisi. Sembra infatti un comico a un funerale, e lui si sente tremendamente in imbarazzo, avvertendo nel buio gli occhi accusatori degli altri.

    L’inquietudine è sopita dall’arrivo all’hotel e da un ordine, quasi militare, che evidenzia tutta la lunghezza della giornata. «Eccoci arrivati. Questo è l’albergo che vi ospiterà nelle prossime due notti, prima di lasciare la Svizzera e raggiungere la mia amata Austria. Purtroppo siamo molto in ritardo sul programma, per cui vi prego di andare a registrarvi alla reception, di sistemare i vostri bagagli in camera e di scendere subito al ristorante perché la cena sarà pronta a minuti. So che avete piacere di farvi una doccia, di riposarvi un attimo, ma purtroppo i tempi sono quelli che sono. Sicuramente, dopo avrete modo di sistemarvi meglio».

    Appena il pulmino si ferma, tutti scattano come soldatini imbracciando il proprio zainetto e preparandosi a scendere per assolvere il prima possibile le formalità e godersi un po’ di riposo. «Beh, almeno si mangia subito. Ho una fame da lupi! Il pacchetto di viaggio era decisamente insufficiente».

    «Sì, e non era neanche ‘sto granché» Melania appoggia il parere del marito, mentre si recano a cercare i propri bagagli tra il mucchio di valigie che Boris sta già scaricando.

    «Ecco qua. Questa è tua… e questo è mio» Luca li trova subito, facendosi strada tra gli altri viaggiatori, ancora un po’ in confusione.

    «Bene. Prendete il vostro bagaglio e seguitemi». Joseph imbocca la porta a bussola dell’ingresso, seguito dal gruppo. «Ora basta che andiate lì, diciate il vostro nome e vi sarà assegnata la stanza. Ci vediamo tra quindici minuti al ristorante lì in fondo». Indica la sala che si estende vicino la reception, oltre le vetrine.

    «Quindici minuti!?» esclama Melania, mentre sono già in fila. «Speravo almeno di cambiarmi! Sono un disastro con questi vestiti».

    «Siamo tutti un po’ disastrati. Ti farai bella per domani».

    «Scemo!» gli dà una leggera spinta, fingendosi permalosa.

    «Buonasera. I vostri nomi?» chiede una ragazza solare appena arriva il loro turno.

    «Melania Torre e Luca Panchini». Lui le porge i documenti.

    «Perfetto». Annuncia dopo averli registrati. «Siete alla stanza 414. Questa è la tessera e questi sono dei moduli informativi che vi chiediamo di compilare entro domattina. Di solito i dati li chiediamo subito, ma so che avete la cena a minuti, quindi potete lasciarmeli domani prima di uscire. Grazie e buona serata».

    «Grazie». Luca prende in mano il tutto, cercando di orientarsi in quell’atrio pieno di gente. «414. Quindi siamo al quarto piano. Meglio andare in ascensore».

    «Eccoli lì». Lei si avvia, andando subito a prenotarlo. «Uff. Che corse oggi!».

    «Sì. È stata decisamente una partenza impegnativa».

    «Ehilà. A che piano siete?». Li raggiungono Christian e Bianca.

    «Al quarto. Alla 414. E voi?» risponde Luca, leggendo nei loro occhi la stessa spossatezza, mentre Melania si guarda attorno, studiando il luogo che li accoglierà in questi due giorni.

    «Anche noi. Alla 426» dice lui, mentre le porte dell’ascensore si aprono.

    «Non sembra per nulla male questo posto. Ho visto che c’è la sauna, la sala fitness e la zona massaggi. E poi mi pare anche molto lussuoso» osserva Melania, dopo la sua prima breve perlustrazione visiva, appena l’ascensore si muove.

    «Sì, è un cinque stelle. Peccato però sia un po’ fuori dalla città» commenta Bianca.

    «Beh, poco male: non dobbiamo mica muoverci per conto nostro…». Lei alza le spalle, non trovando la cosa così negativa.

    «Eccoci arrivati. Vediamo dov’è questa benedetta stanza». Luca invita tutti ad uscire. «414… Di qua».

    «Vi seguiamo». Consulta il cartello anche Christian.

    S’incamminano passando in rassegna le innumerevoli porte che costeggiano un corridoio lunghissimo, trascinando i loro trolley in un improvviso, surreale silenzio.

    «Ecco. Questa è la nostra». Incontrano il numero più basso.

    «Beh, noi proseguiamo. Ci vediamo giù tra poco». Christian sorride, continuando la ricerca.

    «Sì. A presto» risponde Luca, mentre Melania s’è già affrettata ad aprire la porta.

    «Wow! È una meraviglia. È la stanza che ho sempre desiderato per la nostra luna di miele!». Si guarda attorno come rinata, saltando dal letto rivestito di un rosso cupo all’elegante poltrona e alla scrivania scura. «E guarda che splendore il bagno. C’è pure l’idromassaggio!» Apre subito l’acqua per testarlo.

    «Incantevole, sì. Ma la vedrai meglio dopo… Ti ricordo che ci aspettano a cena a minuti».

    «Sì, certo. Fammi andare in bagno e arrivo».

    Luca attende passeggiando per la stanza, leggendo velocemente i documenti poggiati sulla scrivania, finché lo sguardo gli cade sui moduli che hanno appena ritirato alla reception. Si era accorto subito che erano dei questionari particolarmente densi, ma ora gli appaiono addirittura esagerati. A parte i soliti dati anagrafici, chiedono il numero di cellulare, i recapiti del lavoro e dei familiari.

    Certo, è tutto tutelato dalla privacy, o almeno così c’è scritto, ma si chiede a cosa mai serviranno tutti quei dati all’hotel. Una strana curiosità che però per il momento deve cancellare, vista l’urgenza di raggiungere gli altri a cena. «Allora Melania, quanto ci metti!?».

    «Un attimo ancora. Questo ciuffo non vuole proprio sistemarsi».

    «Oddio! T’ho detto che non serviva che ti preparassi per una serata di gala! È una banale cena. E per la maggior parte, per lo più tra sconosciuti».

    «Sì, ma non potevo presentarmi in quelle condizioni. Ero un disastro».

    «Tutti siamo disastrati. Abbiamo passato la stessa disastrosa giornata».

    «Oh, che palle che sei! Sempre a mettermi fretta. Mangeremo all’ora che mangeremo. Siamo pur sempre in vacanza, no?» Esce, raccogliendo la sua borsa e avviandosi subito all’uscita.

    «Cos’hai fatto? Ti sei pure ripassata il trucco?».

    «Sì, un minimo. Ormai dovresti conoscermi». Gli sorride sbarazzina, mentre raggiungono il corridoio.

    «Purtroppo sì».

    «Andiamo». Lo bacia per poi prenderlo per mano.

    «Mentre ti aspettavo, ho dato un’occhiata ai questionari. Sono una cosa terribile. Ti chiedono perfino i recapiti del lavoro e quanti giorni di ferie ci siamo presi per venire qui» le spiega, mentre s’avvicinano all’ascensore.

    «E a cosa gli servono?».

    «Non ne ho idea. Sarà per fini statistici».

    «Bah, che palle! Ci mancava pure il questionario complicato. Va be’, quando torniamo in camera ce lo sbroglieremo» dice seccata, mentre l’ascensore si ferma al piano terra e le porte si aprono sul concitato salone. «Ora godiamoci un po’ la serata». All’ingresso del ristorante, li accoglie un cameriere. «I signori desiderano mangiare?».

    «Sì, siamo col gruppo degli italiani».

    «Ah, prego. Vi stavamo aspettando. Sono già tutti pronti».

    «Non ne avevo dubbi» commenta Luca, prendendosi una gomitata dalla moglie.

    «Ecco. Prendete pure posto dove volete». Li introduce nell’area a loro riservata, mostrando una serie di tavoli già quasi tutti pieni.

    Si guardano smarriti, scambiando qualche timido saluto con chi osserva il loro arrivo. Trovano Bianca e Christian già seduti coi due signori anziani, i comunisti con la famiglia del capogruppo dei ribelli, e infine Joseph ed Eleonora, quasi isolati, in un tavolo in fondo alla sala. «Ehilà! Siete arrivati finalmente!».

    «Possiamo sederci?» chiede Luca, guardandosi attorno.

    «E dove se no?» La guida evidenzia che sono gli unici posti liberi, per poi aggiungere dopo che si sono accomodati: «Guarda che bello. I ribelli riuniti tutti in un unico tavolo!».

    «Già, è meraviglioso. Come meraviglioso è quest’hotel. Avete visto che roba!?» esclama Melania entusiasta, contenta d’essere capitata nel gruppo giusto.

    «Sì. È uno dei migliori dove soggiornerete. Ogni volta che ci vengo, è un piacere».

    «Perché? Ci passate sempre qui?» chiede Eleonora.

    «Sì, con quasi tutti i tour. È un giusto compromesso tra eleganza e praticità. È vero che è un po’ fuori mano, ma è ben collegato, sia col centro che coi luoghi che di solito si visitano» spiega, sorseggiando un po’ di vino, mentre stanno servendo gli antipasti.

    «Ma… toglimi una curiosità: perché il questionario è così dettagliato?» chiede Luca, ancora un po’ perplesso da quanto ha scoperto.

    «È dettagliato? Non lo so, non l’ho neanche guardato. Sarà sempre la solita sfilza di formalità e di richieste a fini statistici. Purtroppo noi crucchi siamo un po’ rompipalle su queste cose» ammette con un sorriso per poi alzare il calice e brindare: «Ai ribelli, allora!».

    «Ai ribelli!» rispondono gli altri in coro, ed è l’inizio di una serata divertente, di aneddoti e di risate, di buon cibo e di fiumi di vino.

    La guida li conduce attraverso mondi paralleli, descrivendo i posti che vedranno, soffermandosi sulle particolarità meno conosciute e condendo il tutto coi racconti di alcune buffe avventure di cui è stato spettatore.

    Gli altri lo seguono entusiasti. Soprattutto Melania che, aiutata dal vino, è quella che gli dà più corda, che lo spinge a raccontare e a farli ridere, assumendo talvolta atteggiamenti così liberi e di piena allegria che sono malamente apostrofati dagli altri tavoli. Lei non se ne accorge, ma Luca ha ancora quel briciolo di lucidità per sentire i tagli delle occhiate maligne che arrivano attorno, soprattutto da chi è stato invece un ribelle al contrario.

    Forse è lui che si preoccupa troppo, ma pare che l’oltraggio di oggi non sia andato proprio giù agli altri, e ora tutte queste risate sembra stiano allargando sempre di più lo strappo, dividendo il gruppo in chi è con o contro Joseph. È una situazione un po’ surreale, quasi infantile, e magari è solo frutto della stanchezza e dello smarrimento di fronte alla novità.

    Così torna anche lui a impugnare il calice, a sorridere assieme alla moglie, fino a quando viene annunciato il programma per domani. «Bene, signori. Spero la cena sia stata di vostro gradimento. Non intendo farvi alzare subito da tavola, ma voglio informarvi che domattina andremo a vedere le cascate del Reno e Schaffhausen per poi visitare Zurigo nel pomeriggio. La partenza è fissata per le nove».

    Quest’avviso ricorda improvvisamente tutta la stanchezza accumulata e richiama all’urgenza del riposo. In breve, si alzano tutti, scambiandosi qualche rapido saluto, e s’incamminano verso gli ascensori. «Penso che andremo anche noi». Luca si prepara ad alzarsi, quand’ormai sono rimasti in pochi nella sala.

    «Meglio di sì, che domani sarà un’altra giornata impegnativa». Joseph li comprende: «Io devo soffermarmi qui a valutare alcune cose con Boris».

    «Mi sa che Melania ha bevuto un po’ troppo» aggiunge Eleonora, osservando come la ragazza sia improvvisamente passata dall’ilarità allo smarrimento.

    «In effetti, mi gira un po’ la testa».

    «Oh dio, cosa mi tocca vedere!? Su, dai, torniamo in camera». Luca si alza, sollevandola di forza.

    «Sto bene. Ce la faccio». Cerca di sorreggersi da sola, sentendosi oppressa e imbarazzata. «Buonanotte. A domani».

    «Buonanotte, tesoro». Joseph la saluta con affetto. «Buonanotte, ragazzi».

    Eleonora e Luca trascinano l’ubriaca nell’ascensore, stando attenti a sorreggerla quando la vedono barcollare. «Troppo divertente. Ci siamo divertiti un casino stasera. Ragazzi, che storie!» commenta da sola, mentre salgono.

    «Sì, cara, ma forse hai un po’ esagerato». La nuova amica la guarda impietosita.

    «Ma che esagerato!? Sono in vacanza! Anzi… in luna di miele!».

    «Sì, ma non bruciartela. Ora va’ a dormire. Buonanotte» dice lei, appena arrivano al quarto piano e le loro strade si separano.

    «Buonanotte» risponde Luca, mentre la ragazza saluta scompostamente con la mano. «Che diamine, Melania! Era il caso di ridursi in questo stato!?» la bacchetta, una volta soli nel corridoio.

    «Ho solo bevuto due bicchieri: niente di più».

    «Su, andiamo» dice poi lui, vedendo avanzare uno dei loro oppositori. «Buonasera» saluta cordialmente, ma l’uomo risponde solo con un’occhiataccia a quella donna che ha dato scandalo per tutta la giornata.

    «Ce l’aveva con me quello?» Lei lo segue con lo sguardo, mentre arrivano davanti alla camera.

    «Certo. Non stai certo facendo una figura meravigliosa. Su, dai, ora cambiati e va’ a dormire» la sprona una volta dentro, adagiandola sul letto come una bambola.

    «Un attimo solo e lo faccio». S’accascia vestita com’è.

    Lui prova a chiamarla, ma ormai è crollata definitivamente, vinta dal vino e dalle inaspettate risate che l’hanno accompagnato. Si limita allora a toglierle le scarpe e a coricarla meglio, raggiungendola subito dopo, sorridendo per la buffa situazione in cui si trovano, prima di cadere anche lui in un profondo sonno.

    GIORNO 2

    La sveglia è una mazzata.

    Melania riapre gli occhi stordita. Si sente pesante, sporca. «Che è successo ieri? Perché mi sono addormentata così?».

    «Eri un tantino ubriaca».

    «Davvero? E sono crollata a letto vestita?».

    «Sì, ho provato a spogliarti, ma non volevo svegliarti. Eri così bella con quell’espressione da alcolizzata» la solletica, mentre si prepara.

    «Stronzo» si ribella, per poi alzarsi e scoprire tutta la pesantezza nei suoi muscoli. «Mamma mia, devo essermi lasciata prendere la mano parecchio. Gli altri se ne sono accorti?».

    «Più o meno tutti».

    «Che figura di merda! Proprio un bel modo di presentarsi al gruppo. Chissà che pensano di me, ora».

    «Che te ne frega. È stata una svista. Chi vuole capire capirà, agli altri non dare troppo peso. Basta comunque che non ci ricaschi. Anche perché non voglio più portati a letto come un corpo morto».

    «Sì, scusami, le prossime sere mi conterrò. Che razza di moglie stupida che sono! Ubriacarmi proprio la seconda notte della luna di miele. Scusami tanto, amore». Lo bacia dolcemente.

    «Non preoccuparti. Ora però muoviti, che dobbiamo partire tra quaranta minuti». Le dà un buffetto sul sedere, invitandola a uscire da quello stato di smarrimento. Ma non è facile riprendersi, sorpresa com’è da quanto avvenuto, e il suo riflesso nello specchio non l’aiuta di certo. Si trova sfatta, coi capelli disordinati, e immagina non sia stato certo un bello spettacolo vederla barcollare e ridere sguaiatamente. In profondità, vede però un sorriso sincero, autentico, che pian piano dagli occhi si espande a tutto il viso, fino a tramutarsi in voglia di agire e di scoprire cosa porterà questa nuova giornata.

    Se è arrivata a ridursi così, vuol dire che la serata l’ha condotta naturalmente a ciò, che s’è sentita libera e perfettamente a suo agio da lasciarsi andare. Sì, ha trovato indubbiamente un gruppo perfetto, fraternizzando subito col massimo che poteva trovare: una guida colta, ironica, carismatica e anche, lo deve ammettere, di grande fascino.

    La stessa Eleonora non è male: forse un po’ arrogante, ma di sicuro non si tira indietro quando c’è da divertirsi. Una bella compagnia, insomma, con cui ora desidera condividere più tempo possibile, prima che Joseph li lasci nelle mani di un altro collega e svanisca il collante della temerarietà e della ribellione che li ha caratterizzati e uniti dal primo momento.

    Si sistema dunque per presentarsi nel migliore dei modi a questa giornata di sole, uscendo subito splendente, con già chiari in testa i vestiti da indossare, mentre Luca sta raccogliendo gli strumenti da viaggio. «Oh cazzo! Ci siamo dimenticati questo».

    «Questo cosa?».

    «Il questionario» esclama lui sventolando il foglio. «Non ce la facciamo certo a compilarlo ora».

    «E va bene. Che vuoi che sia? Glielo consegneremo stasera».

    «No, la tipa alla reception ha detto di consegnarlo entro stamattina».

    «Dicono tante cose, ma alla fine cosa vuoi che facciano? Se non abbiamo avuto tempo…» minimizza il problema, mentre finisce di vestirsi.

    «Va be’ dai, me lo porto giù. Lo compilo durante la colazione. Non so come fare altrimenti».

    «Lo compili durante la colazione!? Tu sei tutto matto ad andare dietro a queste formalità! Come vuoi, comunque. Allora è meglio che andiamo. Io sono pronta» afferra la borsa e s’avvia decisa alla porta.

    Scendono e Luca si prepara già mentalmente a compilare il foglio in tempo record, studiandosi in anticipo i dati richiesti. Li trova ancora una volta assurdi e davvero non si capacita della loro importanza. Ma non ha tempo di riflettervi perché in un attimo arrivano al ristorante e Melania cerca di sviarlo dal suo folle proposito.

    «Uhm, vediamo un po’ cosa c’è per colazione».

    Lui la segue per un attimo, ma è rapito subito da un’immagine che lo calamita altrove, verso il tavolo in cui sono seduti Christian e Bianca. «Buongiorno, ragazzi, anche voi alle prese col questionario?».

    «Sì. È una cosa folle! Stavamo per uscire senza consegnarlo, ma c’hanno rimandato indietro. Che cavolo avrà di tanto importante!?» racconta seccato lui.

    «Ah, allora è vero che bisogna consegnarlo assolutamente entro stamattina. Figurarsi che mia moglie voleva compilarlo stasera».

    «Pure noi. Anche perché non è proprio uno scherzo… Bisogna dare dei dati sul lavoro, sulle nostre famiglie. Non è che me li ricordi così al volo» sottolinea Bianca.

    «Penso che siamo tutti sulla stessa barca. Vi dispiace se copio un po’ dal vostro?» Chiede di sedersi vicino a loro.

    «Figurati. Accomodati pure. Ma non so cosa potrai copiare» gli fa posto Christian amichevolmente.

    «Diamoci da fare, allora». Inizia a compilare il foglio, partendo dalle caselle più semplici.

    «Ciao». Melania li raggiunge poco dopo con una ciotola piena di frutta, e guarda sorpresa la concitazione tra i due uomini. «Ehi. Hai già preso posto? Non prendi nulla da mangiare?».

    «Non ho tempo. Devo finire questo diavolo di questionario. Prendimi solo un caffè».

    «Cosa!? Ma fai sul serio?».

    «Eh, purtroppo stamattina va così» cerca di confortarla Bianca, leggendo il suo smarrimento.

    «Che numero di riferimento metto per l’Italia? Quello dei miei o quello dei tuoi?» la sorprende Luca.

    «Che?».

    «Penso sia meglio mettere quello dei tuoi, visto che saranno i primi a preoccuparsi in caso di una nostra prolungata assenza dall’hotel».

    «Credo… credo di sì. Oh dio, che razza di delirio! Spero non ci chiedano altro dopo!».

    «Oh guarda, da qui è peggio. ‘Sto questionario ci ha rovinato tutta la colazione! Spero ormai sia finito, così lo consegniamo e iniziamo finalmente a goderci la vacanza, perché anche ieri non è stato proprio il massimo» sottolinea Bianca, con fare polemico, stanca dei contrattempi del tour.

    «Sì, beh, stare in coda per due ore in autostrada non è stato certo un gran divertimento, ma sono cose che purtroppo bisogna mettere in conto

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