Novecentotrentadue
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Anteprima del libro
Novecentotrentadue - Marco Cavaliere
regalare.
Prefazione
Questo libro è una raccolta di momenti in cui mi sono fermato a osservare il mondo.
Il mondo ai miei occhi nuovo, scoperto nel corso dei miei viaggi, tutti cominciati con i 9,32 km di strada che da casa mia permettono di raggiungere stazione e aeroporto.
Il mondo ai miei occhi familiare, che non smetto mai di esplorare attraverso viaggi che scavano verso l’interno, a rinsaldare il legame con le radici.
La mia famiglia, la mia terra, l’origine di tutto ciò che sono.
932, i chilometri che ci separano.
"Il viaggio non finisce mai,
solo i viaggiatori finiscono."
José Saramago
01.
- Hai ancora fame?
- No, sto bene così.
- Sicuro? È rimasta un po’ di pasta,
con la pentola lì accanto e il mestolo pronto.
- Davvero, sono pieno.
- Va bene.
Aspetta cinque secondi lì ferma,
poi raccoglie la pasta con il mestolo e la mette nel mio piatto,
senza dire nulla.
Io sorrido, prendo la forchetta e ricomincio a mangiare,
senza dire nulla.
La Calabria, la passione del sud, le tradizioni che non muoiono mai, i rituali di un’intera vita, l’amore di una madre, la bellezza nascosta dietro la semplicità, la dolcezza di essere a casa, il calore delle feste, il tornare bambini, il non essere mai cresciuti, il sentirsi al sicuro da ogni minaccia.
Ci sono milioni di cose nascoste, lì in quel mestolo che si muove.
C’è un intero mondo,
in gesti del genere.
02.
Sono seduto al mio posto, lato finestrino, sguardo sulla costa.
A dire il vero, per la metà del viaggio tra Castiglione Cosentino e Lamezia Terme, di costa se ne vede ben poca.
A dire il vero, per la metà del viaggio tra Castiglione Cosentino e Lamezia terme, non si vede una beneamata.
Una galleria lunga un’eternità, buio e aria viziata.
Ma poi, alla fine della sopportazione, il treno rivede la luce, da dietro l’angolo spunta la costa ed è tutta da gustare.
Oggi il cielo è grigio, il mare cambia abito e veste quell’azzurro triste, leggermente cupo, si agita spinto dal vento, come se quell’abito addosso gli facesse difetto e non riuscisse a trovare il modo di farselo calzare bene.
Il mare d’autunno è nervoso.
La spiaggia inizia ad accelerare, dopo la sosta alla stazione di Paola, scorrono case, palazzi, sabbia, poi ancora case, poi ancora onde.
Mi passa davanti agli occhi un tratto lungo di costa, spiaggia e costa, qualche ciuffo d’erba sparso, color paglia. Mi alzo meglio sul sedile, c’è qualcosa di strano in lontananza.
Il treno si avvicina un po’ e la vedo.
Sul bordo del mare, proprio dove l’onda arriva con la punta delle dita, c’è una sdraio. Seduta sulla sdraio, quella che sembra essere una donna anziana, con una borsa poggiata lì accanto. Completamente da sola, lo sguardo verso l’orizzonte.
La seguo muovendo la testa, dopo una decina di secondi è già sparita nel vagone dietro al mio. Non riesco bene a capire quel che ho appena visto, la grandezza di quella scena, i milioni di migliaia di pensieri che mi stanno sfuggendo tra le mani, che corrono veloci come questo treno senza che io riesca a catturarli.
Prendo la Moleskine di fretta e scrivo di quella donna, fantastico sulla sua storia, sul suo passato, sul suo sorriso o sulla lacrima che le scorre sulla guancia nel guardare quel mare. Su cosa quel mare può averle portato via, su cosa lei spera di poterne ricavare. Cerco di non trascurare i dettagli.
Quando la pagina è ormai piena, rileggo quel che ho scritto. Poi rileggo alcuni passaggi, mi soffermo leggermente a riflettere.
Una volta soddisfatto, prendo il foglio e lo strappo dalla Moleskine.
Lo piego con cura e lo poggio lì, sul bordo del finestrino.
Magari qualcuno lo troverà, e leggendolo potrà vedere quel che ho visto io.
Come avete fatto voi, ora.
03.
Siamo fermi nel centro di Francoforte, il sole ci siede accanto e l’aria è quella giusta per sentirsi giovani e felici. Intorno a noi, la voce della gente è solo un ammasso di lettere prive di significato. Dal suono fastidiosissimo, per giunta. Il tedesco è una di quelle lingue di cui, se non la sai parlare, il 90% delle parole ti sembrano offese alla tua famiglia, minacce di morte o parolacce disarticolate.
Noi intanto chiacchieriamo in inglese di com’è andata oggi, qualcuno dice che avremmo potuto lavorare meglio a quella noiosissima user guide su come organizzare eventi, eppure non eravamo molto motivati e la presenza della cioccolata calda e dei biscotti, all’interno dell’aula, è stata un’arma assai letale.
Non che non ne sia uscito nulla, dalla giornata di oggi, ma è sempre bene criticarsi un po’ per spronarsi a fare meglio. Sebbene, in questo momento, l’unica cosa che mi fa aspettare con ansia la sessione di lavoro di domani mattina sia la cioccolata calda con i biscotti. Ingordo senza appello.
Una giovane famiglia è ferma accanto alla nostra panchina, la piccola signorina bionda tiene per mano suo padre e sua madre.
Il pancione di lei fa da cornice a qualcosa che arriverà presto.
Mentre i due adulti scambiano tra loro qualche parola dal