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Mai dopo mezzanotte (eLit)
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E-book194 pagine2 ore

Mai dopo mezzanotte (eLit)

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Info su questo ebook

Solo per una notte? 1
Levi deve ammetterlo: è stata una serata eccezionale. L'atmosfera, la ragazza... tutto perfetto. Fino a un minuto prima di mezzanotte, quando lei si è rivestita e se n'è andata. Avevano appena cominciato! Che fine ha fatto il fascino al quale nessuna è mai riuscita a resistere? Deve assolutamente trovare Elise e farla sua per tutta la notte. A quanto pare, questa volta sarà il signor Seduci e Molla a non mollare la sua preda.
LinguaItaliano
Data di uscita1 apr 2021
ISBN9788830526969
Mai dopo mezzanotte (eLit)

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    Anteprima del libro

    Mai dopo mezzanotte (eLit) - Mira Lyn Kelly

    Copertina. «Chiedimi cio' che vuoi» di Blake Ally, Kelly Mira lyn

    Immagine di copertina:

    Goldmund / iStock / Getty Images Plus

    Titolo originali dell'edizione in lingua inglese:

    Never Stay Past Midnight

    Harlequin Mills & Boon Modern Heat

    © 2012 Mira Lyn Sperl

    Traduzione di Alessia Di Giovanni

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-696-9

    Frontespizio. «Chiedimi cio' che vuoi» di Blake Ally, Kelly Mira lyn

    Prologo

    Era una sera d’estate. Il suono di un basso proveniente dalle finestre spalancate del loft al piano di sopra faceva da sottofondo a due corpi che si univano.

    Levi Davis sfregò la mascella contro la morbida curva di un polpaccio tonico, prima di farselo scivolare dalla spalla. Accarezzò quella lunga gamba con un movimento lento e sensuale.

    Non avrebbe potuto chiedere di meglio. Intensi occhi grigio fumo, risata melodiosa...

    Elise era un’istruttrice di yoga, una brava ragazza che, per una sera, si era concessa una follia, trasgredendo le sue regole di vita.

    Era sexy.

    Sorprendente.

    Diversa.

    Inarcandosi sotto di lui per sfiorargli il collo con i denti, Elise gemette a bassa voce il suo nome e aggiunse: «Sei così sbagliato per me».

    «Assolutamente» confermò Levi con una risata rauca.

    Si scostò un ciuffo di capelli sudati dalla fronte e ruotò su un fianco, ancora ammaliato dalla donna accanto a lui, dalle onde seriche dei suoi capelli sul cuscino, dalle curve morbide del suo corpo, attorno alle quali erano arrotolati gli abiti che lui le aveva abbassato nella foga di farla propria.

    Cavoli, era proprio quello di cui aveva bisogno.

    Il contatto con una donna era un diversivo mentale e fisico dall’HeadRush, il club che stava avviando e per il quale si era trasferito temporaneamente in città.

    Era quello il suo lavoro, inventare un locale dalla A alla Z e trasformarlo in un successo per rivenderlo al miglior offerente.

    La prima fase era la più divertente e movimentata: trovare il posto giusto da comprare, nella zona giusta, ristrutturarlo e curarne ogni dettaglio. L’ultima fase, invece, quella in cui istruiva i suoi nuovi collaboratori, quella della fidelizzazione della nuova clientela, richiedeva sempre un certo periodo.

    Così era bloccato lì, a Chicago, per sei mesi e stava andando fuori di testa.

    Aveva bisogno di una pausa per riprendersi. Era allora che aveva trovato Elise.

    Erano le nove e trenta di sera ed entrambi si aggiravano in una libreria non distante dal suo appartamento. Lei lo aveva colpito subito: seria, con il naso sepolto in una guida per principianti all’avviamento di un’attività.

    L’aveva avvicinata con una battuta alla quale lei aveva riso, dopodiché il nervosismo aveva lasciato spazio all’entusiasmo ed Elise aveva cominciato a raccontargli della palestra che intendeva aprire.

    All’inizio avevano solo parlato. Levi non era in cerca di un’avventura. Non in modo conscio, comunque. Eppure era successo, nonostante Elise non fosse il genere di ragazza da una notte e via.

    Erano incompatibili sotto ogni punto di vista, eccetto per l’attrazione che era scattata subito tra loro e che lui non aveva potuto ignorare.

    E, quando lei gli aveva sussurrato: Solo per stanotte, lui aveva ringraziato il cielo per la sua buona stella.

    Con un dito tracciò l’eccitante profilo della sua spalla. La combinazione tra il sorriso da brava ragazza e la pelle nuda da bomba sexy gli fece desiderare di prenderla di nuovo, di perdersi in lei per altre ore...

    «Be’... allora, grazie» disse Elise impacciata. D’un tratto si mise seduta, guardandosi intorno come se si fosse resa conto solo in quel momento di ciò che era successo.

    L’incantesimo si era spezzato.

    «Ehm... È stato davvero... carino.» Trasalì leggermente. «Ma adesso dovrei andare.»

    Carino? Che cavol...

    Okay, era di nuovo agitata.

    Non le era mai capitato, era comprensibile.

    «Ehi, Elise» cominciò Levi, spostandosi quanto bastava perché lei si alzasse dal letto e cominciasse a rivestirsi.

    Gli lanciò un’occhiata esitante da sopra una spalla. «Sono certa che non ti rivedrò più, quindi buona fortuna per il tuo nuovo locale a Seattle.»

    Lui si accigliò per quell’improvvisa trasformazione. Se fino a un attimo prima quel corpo si era arreso fra le sue braccia, adesso irradiava tensione.

    Lo stava scaricando. Era chiaro, benché Levi fosse poco avvezzo ai rifiuti. Non avrebbe dovuto importargli, era solo la storia di una notte. Anzi, avrebbe dovuto sentirsi sollevato, perché lei non stava facendo scenate spiacevoli e non aveva avanzato imbarazzanti pretese.

    Sì, avrebbe dovuto esserle grato. Eppure, guardando quella massa di ricci sexy circondarle le spalle mentre lei armeggiava con il suo top svolazzante, non lo era per niente.

    Desiderando che le mani smettessero di tremarle, Elise Porter allacciò le spalline del top e tirò fuori un elastico dalla tasca dei jeans.

    Raccolse i capelli in una coda scomposta, reprimendo l’umiliazione che le pesava sulle spalle.

    Grazie?

    Sono certa che non ti rivedrò più?

    A forza di parlare stava rovinando tutto.

    Perché quel ragazzo non era semplicemente sprofondato nel sonno, permettendole così di andarsene senza dire una parola? Senza che, d’improvviso, lei si rendesse conto della propria inesperienza assoluta in fatto di sesso occasionale?

    Okay, basta parlare. Una breve occhiata all’orologio le confermò che era tempo di levare le tende. Di prendere le sue cose e andarsene.

    In fretta.

    Top? Preso. Jeans? Presi. Pantaloni? Presi anche quelli. Portafogli e chiavi? Accanto alla porta... dove le erano caduti quando erano entrati.

    Vergognati, ragazzaccia!, pensò con un sorrisino.

    Ma dove cavolo erano finite le scarpe?

    Cercando sul pavimento, si fermò accanto al letto, davanti ai piedi nudi di Levi che si infilavano in un paio di jeans consumati.

    Oh... «No.»

    Le rispose una risata virile e lei fece correre lo sguardo su tutta la lunghezza di quel corpo, sulla... mercanzia sotto i jeans a vita bassa, le increspature dell’addome piatto, l’espressione ironica della sua bocca e dei suoi occhi.

    Dio, era così affascinante!

    Troppo.

    Deglutì, voltandosi prima che le venissero di nuovo le ginocchia molli. Urtò il letto.

    «In che senso no

    «Intendevo, non alzarti» gli rispose, in preda a una sorta di disperazione che le gridava di mettere una certa distanza fra loro.

    L’aveva capito fin dall’inizio a cosa sarebbe andata incontro, quando aveva seguito Levi nel suo appartamento.

    Puro e semplice divertimento.

    Quello di cui aveva solo letto sulle riviste e che aveva visto in TV. Niente legami. Niente ripercussioni. Niente aspettative di sorta.

    Era una concessione che aveva fatto a se stessa, basata su un’evidente attrazione. Forse dettata dall’esaltazione per il centro di yoga e pilates che lei e la sua socia speravano di aprire. Dopo essere uscita dalla banca si era sentita scoppiare di eccitazione, così era entrata in libreria con l’intenzione di apprendere un po’ di nozioni sull’avviamento di un’attività. E invece era finita ad avviare tutt’altro tipo di attività con Levi Davis...

    Era bello, divertente, sfacciato, molto diverso dagli uomini che frequentava di solito. Quel pomeriggio, però, Elise aveva posato il primo mattone della sua nuova vita e festeggiare la svolta con un atto sfrenato di indulgenza l’aveva tentata troppo per resistere.

    Non era abituata a fare sesso occasionale, sbrigativo. Be’, anche se di sbrigativo c’era stato ben poco nell’intensa sensazione fisica che aveva provato con Levi.

    Avevano fatto l’amore. O, almeno, così le era parso, considerate le due relazioni a lungo termine che costituivano la sua unica esperienza in fatto di uomini. Tutti i rapporti che aveva avuto con i suoi ex fidanzati non erano neanche minimamente paragonabili a ciò che aveva provato fra le braccia di Levi in una sola notte.

    Quella era un’eccezione alla regola e l’unica condizione che l’aveva spinta ad accettare la proposta di Levi era che tutto finisse allo scoccare della mezzanotte.

    E mancavano solo pochi minuti.

    «Io vado... appena riuscirò a trovare le mie scarpe.» Oppure anche senza scarpe, se non riusciva a trovarle in centoventi secondi.

    Levi accese la lampada sul comodino, che avvolse entrambi in un debole cerchio di luce. Controllando il pavimento, sollevò il piumino ai piedi del letto. «Eccole.» Ne prese una mentre scrutava perplesso l’altra. «È una scarpa col tacco, uno stivale e un sandalo tutto insieme.»

    Sì, be’... Non voleva che Levi si occupasse delle sue scarpe, né di altro. Basta chiacchiere. Non voleva macchiare il ricordo di quella molte con altre goffe risposte. Voleva solo andarsene.

    Doveva andarsene.

    In precario equilibrio su un piede – qualunque cosa, pur di non sedersi di nuovo sul letto – calzò la scarpa con un gemito sordo.

    Raccogliendo le sue chiavi e quelle di Elise, Levi le adocchiò i piedi. «Ce la fai a camminare, o devo accompagnarti in macchina?»

    «Non occorre. Davvero, posso prendere un taxi.» L’HeadRush era proprio lì vicino e davanti al locale c’era sempre una fila di taxi. Non avrebbe dovuto neppure aspettare.

    «Ti porto io, allora.»

    Aprendo la bocca per protestare, Elise la richiuse immediatamente sotto il suo sguardo inflessibile.

    Un ricordo della sua forza e della sua autorità che, a tratti, era emersa durante la notte.

    Due ore prima l’aveva trovato pericolosamente eccitante.

    Irresistibile.

    Attraente.

    Adesso, però... Be’, solo sconveniente.

    Una rapida occhiata all’orologio le disse che erano le undici e cinquantanove e, quando scattò la mezzanotte, le si strinse il cuore.

    Ecco, aveva trasgredito a un’altra regola. Sarebbe stata l’ultima, però. E salire sull’auto di estraneo non contava, visto che era già stata nel suo letto.

    Basta passi falsi.

    Un passaggio fino a casa e poi addio.

    Sarebbe tornata la brava ragazza di sempre.

    Elise prese un profondo respiro e annuì. «Grazie.»

    Erano solo dieci minuti, dopotutto. Cosa mai poteva succedere in dieci minuti?

    1

    «L’hai fatto in auto!»

    Era passata una settimana, eppure sua sorella batteva sempre sullo stesso tasto.

    Elise si scostò un ricciolo dalla fronte e guardò incredula Abby da sopra il tettuccio della Volvo. «E allora? Questo non è un buon motivo per organizzarmi un appuntamento al buio.»

    Avrebbe dovuto essere un giorno perfetto. Prima dell’alba aveva piovuto, ma adesso il sole brillava alto in un cielo azzurro punteggiato di soffici nuvole bianche.

    Era il suo primo giorno libero dopo due settimane e intendeva passarne una parte a fare jogging al parco che costeggiava il lago. Ma non aveva fatto neanche in tempo ad andarci vicina, perché le era squillato il cellulare: sua sorella aveva bisogno che le tenesse Bruno, il suo temibile cucciolo di alano.

    Ally Porter-Davis scosse la testa e le lanciò un’occhiata acida. «In auto, Elise...» le disse con tono deluso.

    Sì, be’, a essere precisi prima l’aveva fatto in un letto e dopo in auto. E poi contro la porta del suo appartamento, ma preferì tacere. «La parte dell’auto è stata un incidente.»

    Ally inarcò le sopracciglia. «Un incidente? E come sarebbe successo questo incidente

    Con le guance in fiamme, Elise scosse la testa. «Eravamo fermi a un semaforo e mi ha chiesto da quanto vivevo in zona e, quando mi sono voltata per rispondergli...»

    Chiuse gli occhi inebriata dall’eccitazione del momento, dallo sguardo negli occhi di Levi, la sensazione di quelle grosse mani che l’avevano fatta rabbrividire...

    «Ecco, questo dimostra che hai bisogno di un uomo» proseguì la sorella. «Una relazione con qualcuno su cui fare affidamento, non un ragazzo grazie del bel giro e arrivederci. Ti vergogni persino di dirmi come si chiama!»

    «Non ho bisogno di nessuno. Ed è inutile che ci provi, non te lo dirò mai il suo nome. Perché posteresti tutta la storia su Facebook per commentarlo con le tue amiche sposate.»

    «Tutte scuse.» Ally aprì il bagagliaio e fece un passo indietro mentre il suo alano di sei mesi scendeva. «E, comunque, grazie per Bruno. Sei l’unica a cui lo posso chiedere.»

    Il cucciolo saltò addosso a Elise che rise. «Ciao, bel cagnone!»

    «A ogni modo, riguardo all’appuntamento sono io che faccio un favore a te. Quello che hai fatto la scorsa settimana con uno che neanche conoscevi è un grido d’aiuto, te lo dico io.»

    E lei che glielo aveva detto in confidenza!

    «Può anche essere» replicò Elise. Il cane le posò una zampa sul petto con rinnovato vigore. «Bruno, sta’ buono! Era tutto fuorché la richiesta di un appuntamento al buio.»

    «Va bene, però non sei uscita con nessuno dopo Eric. E la rottura risale a un anno fa. È da mesi che ti dico di muoverti e trovare qualcuno, ma mi hai sempre rifilato la solita balla che dovevi fare qualcosa della tua vita. Bla bla bla. E poi lo fai in un’auto? Se questa non è disperazione, non so proprio cosa sia.»

    «Io non sono disperata!» Perché la sorella aveva la capacità di farle saltare i nervi?

    «Neghi l’evidenza, eh? Be’, non preoccuparti, rimedio io per te, sorellina. Un giorno mi ringrazierai.»

    Un giorno l’avrebbe strangolata.

    «Non uscirò con quel tizio» disse Elise con tono piatto, pensando troppo tardi alle conseguenze.

    Ally incrociò le braccia e le sue labbra assunsero la tipica espressione da comandina. «Scordati che lo cancelli per te. Se non ti presenterai, Hank, che è un uomo simpatico, sensibile e onesto, resterà seduto tutto il venerdì sera ad aspettarti.» Assunse un’espressione sofferente, simile a quella che avrebbe avuto il povero Hank. «Chiedendosi: Perché? Cos’ho che non va? Forse dovrei solo smettere di provare, rinunciare e basta...»

    La sorella sapeva sempre come averla vinta.

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