Vendetta in abito bianco: Harmony Destiny
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Info su questo ebook
Damon Blakely ha un obiettivo da perseguire e un'ossessione da placare. Vuole ritornare in possesso dell'azienda di famiglia controllata dal crudele zio.
Ed è determinato a ritrovare Lily Grayson, la donna con cui ha avuto un'intensa relazione e che l'ha lasciato, sparendo nel nulla. Lei è stata un'amante perfetta e ora Damon vuole che diventi sua moglie. Solo così riuscirà a vendicarsi del perfido parente e a riprendersi ciò che gli spetta di diritto.
Ma non appena Lily acconsente a sposarlo e a dargli un erede, lui capisce che il loro è molto più di un semplice accordo: è un'unione profonda destinata a sconvolgere ogni equilibrio.
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Anteprima del libro
Vendetta in abito bianco - Rachel Bailey
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Claiming His Bought Bride
Silhouette Desire
© 2010 Rachel Robinson
Traduzione di Lucilla Negro
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-380-5
Capitolo 1
LILY GRAYSON SI posò una mano sulla vita ancora sottile e perlustrò con lo sguardo la sala da ballo a lei familiare.
Lucenti festoni d’oro e d’argento pendevano dall’alto soffitto. Un quartetto d’archi allietava la serata con gradevoli note che si mescolavano al chiacchiericcio dei circa duecento invitati in abito da sera. Era in corso un tipico ricevimento dell’alta società di Melbourne, una festa di compleanno, per l’esattezza. Ma unirsi ai festeggiamenti non era nei programmi di Lily.
Con la bocca impastata per la tensione e il respiro corto, spostò lo sguardo da un viso all’altro, cercando l’uomo con cui aveva urgenza di parlare. L’uomo che un tempo aveva amato, ma al quale non si sarebbe sentita di affidare il suo cuore, né l’equilibrio emotivo del figlio – il loro figlio – che portava in grembo.
Damon Blakely. Il multimilionario abituato alle grandi scalate societarie, temuto dagli uomini, corteggiato dalle donne.
Un cameriere con un vassoio di calici di champagne e di vino rosso le passò accanto, ma lei scosse il capo e proseguì il suo giro fra gli invitati della festa per il sessantesimo compleanno di Travis Blakely. Nei sei mesi della sua relazione con Damon, era andata diverse volte a trovare suo zio a Melbourne, ma dopo che si erano lasciati non l’aveva più fatto. Erano trascorsi tre mesi da quando le loro strade si erano divise, dopo che Damon l’aveva lasciata da sola per l’ennesima volta, proprio in uno di quei momenti in cui lei avrebbe avuto più bisogno di lui.
Il suo pensiero andò alla nonna, a casa da sola, convalescente dopo una brutta polmonite. Negli ultimi tempi le sue condizioni di salute erano peggiorate, ma l’anziana donna rifiutava l’aiuto di chiunque. Teneva molto alla sua indipendenza, e non aveva alcuna intenzione di trasferirsi a casa di Lily, né di permettere che la nipote andasse a vivere con lei. Di fronte a tanta ostinazione, Lily si sentiva impotente.
Ma in quel momento non poteva lasciarsi distrarre dal pensiero della cara nonnina. In un modo o nell’altro, si sarebbe presa cura di lei.
Quella sera doveva concentrarsi su Damon.
Continuò a scrutare ogni viso, mentre si muoveva tra la folla. Le donne in abiti da sera di seta e lustrini le facevano venire in mente dei pavoni che sfoggiavano impettiti il loro variopinto piumaggio. Il tintinnio dei bicchieri che si mescolava alle centinaia di conversazioni indistinte culminava in un rumoroso assalto al suo udito.
Avrebbe preferito trovarsi in qualunque altro posto, ma non lì. Quello non era il suo ambiente. Ma era il mondo di Damon, e lei aveva assoluta necessità di parlare con lui.
Continuando a cercarlo, compì un giro su se stessa. Il cuore smise per un attimo di battere prima di esploderle in petto allorché lo sguardo incrociò quello di lui.
Splendido nel suo impeccabile smoking, un bicchiere di vino rosso in una mano, l’altra libera di stringere quelle dei tanti conoscenti che si avvicendavano lungo il suo percorso, Damon salutava e ricambiava i complimenti dai quali veniva sommerso, affabile e cortese, attento a dispensare i suoi sorrisi e le sue attenzioni agli ospiti dello zio.
Gli occhi, però, dalle iridi color ghiaccio orlate di nero, erano focalizzati su di lei.
Un delizioso brivido le corse lungo la schiena all’intensità di quello sguardo. Era prevedibile che il suo corpo reagisse in quel modo. Lily chiuse gli occhi per arginare la potenza della risposta, ma le palpebre, tremolanti, si risollevarono. Quell’uomo le accendeva dentro un’ingovernabile bramosia. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
Damon torreggiava su tutti gli altri, e Lily pensò che, invece di cercarlo fra i volti di ogni invitato, avrebbe fatto meglio a sostare sulle scale d’ingresso e attendere di scorgere la sua tipica capigliatura color della notte che spiccava sulle altre. O chiudere gli occhi e attendere che il corpo lo intercettasse grazie al magnetismo che da sempre la attirava verso di lui.
Lo vide che terminava la sua conversazione con un uomo corpulento, che scoppiò a ridere di gusto alla sua battuta di commiato; poi avanzò a lunghe falcate verso di lei, ma fu bloccato da un anziano esponente politico che Lily riconobbe per aver visto la sua foto sui giornali.
Accidenti... Non ebbe bisogno di andargli incontro, perché in breve lui prese congedo dallo statista e riprese a incedere nella sua direzione. Mentre calore e tensione le invadevano il corpo, involontariamente Lily arretrò. Incredibile. Anche dopo tutto quello che le aveva fatto, tutto il dolore che le aveva causato, la forza dell’attrazione che provava per lui era notevole.
Appoggiata a un freddo pilastro di marmo, attese, continuando nel frattempo a osservare quello spaccato dell’alta società di Melbourne. Non aveva mai desiderato una vita di stravaganze, e si sentiva come un pesce fuor d’acqua in quell’ambiente. Essendo cresciuta con la nonna, dopo che il padre aveva perso al gioco la casa di famiglia, non aveva mai desiderato altro che sicurezza e stabilità economica. Niente di più.
L’odore nauseante del miscuglio di profumi e dopobarba le causò un lieve capogiro, e guardò smaniosa verso l’uscita. Ma non poteva scappare. Doveva affrontare la situazione una volta per tutte. Quell’attesa, unita allo stress di immaginare la reazione di Damon alla notizia della gravidanza, le stava logorando i nervi.
Salutato un altro invitato, lui compì gli ultimi passi che la separavano da lei. Non disse nulla quando le fu davanti. Si limitò a guardarla con occhi avidi. Poi accostò il bicchiere alle labbra, bevve il suo vino e appoggiò il calice vuoto sul vassoio di un cameriere di passaggio. L’afferrò quindi per un gomito e si chinò lentamente per posarle un bacio sulla guancia, un po’ troppo vicino all’angolo della bocca, per la verità. Un gesto sconveniente. Non era così che ci si salutava in pubblico. Ma Damon se n’era sempre infischiato delle convenzioni e delle buone maniere, quando interferivano con i suoi interessi personali.
«Ciao, Lily.» Pronunciò il suo nome in modo sensuale, con quella inconfondibile voce profonda che, come sempre accadeva, le provocò il batticuore. «Hai un aspetto magnifico.»
Il complimento non la lasciò indifferente, nonostante ripetesse a se stessa che non doveva prenderlo sul serio. Aveva imparato a non fidarsi di chi le faceva troppe smancerie, grazie proprio all’uomo che in quel momento le stringeva il braccio.
Ingoiò un groppo di tensione e alla fine riuscì a ritrovare la voce. «Ciao, Damon. Anche tu non sei affatto male. Fai sempre un figurone in smoking» riconobbe.
«Speravo mi preferissi al naturale» replicò lui con un sorriso malizioso.
Un’immagine inaspettata dei loro corpi nudi avvinghiati sul letto le attraversò la mente. Il ricordo del suo corpo abbronzato e muscoloso che spiccava fra le lenzuola candide le strappò un gemito sommesso. Quando avvertì un languore profondo pulsarle nel ventre, serrò la mascella e sottrasse il gomito alla sua presa insistente. Un gesto discreto che nessuno nella sala di sicuro aveva notato, ma che mirava a inviare a lui un chiaro messaggio. Non aveva più il diritto di toccarla.
Capì dalla sua espressione che aveva afferrato il messaggio, e che non se l’era presa. Con atteggiamento sicuro e sensuale, affondò le mani nelle tasche dei pantaloni.
Doveva dirglielo subito, prima che quella sua micidiale sensualità le ottenebrasse del tutto la mente. Doveva prenderlo in disparte, rivelargli del bambino e metterlo al corrente dei suoi programmi futuri.
Ma lui la anticipò. Inaspettatamente le si accostò a un orecchio e le sussurrò, solleticandola con il suo fiato caldo: «C’è qualcosa di cui ti vorrei parlare in privato».
Lily si sentì raggelare. Aveva intuito tutto? Non era possibile... Il ventre era ancora piatto e, superate le prime quattordici settimane, non aveva più le nausee.
Non poteva averlo capito in alcun modo. Inoltre, nessuno era al corrente della sua gravidanza. Fino a quando non glielo avesse detto lei stessa, il suo segreto sarebbe stato al sicuro.
Come mai tutta quell’urgenza di parlarle in privato, allora? Sembrava quasi che il destino volesse darle una mano. Perché, quindi, non cogliere la palla al balzo? «Quando?»
Damon le sfoderò un sorriso devastante. «Che ne dici di... adesso?»
Nonostante le tremassero le gambe, Lily si sforzò di mantenere il controllo. «Dove?»
Per tutta risposta lui la prese per mano e uscì insieme a lei dalla sala da ballo. La condusse lungo un tranquillo corridoio sul retro della villa dove era cresciuto, finché lei non riconobbe le massicce doppie porte della galleria privata di Travis Blakely.
Damon accese le luci e gli occhi di Lily furono attratti dall’opera d’arte di immenso valore appesa al soffitto e protetta da una teca, al centro della stanza.
Avanzò e fece scorrere un dito sul vetro, senza voltarsi verso di lui, neppure quando parlò.
«Da quanto non restavamo un po’ da soli, tu e io?» Una coltre di calore l’avvolse, e per un attimo Lily lasciò che il suo corpo assorbisse quel fuoco, nella speranza che potesse sciogliere il gelo che le attanagliava il cuore.
«Quasi tre mesi» rispose, poi si voltò e se lo trovò di fronte. Il cuore ebbe un sussulto.
«Come stai? E tua nonna?» Le sfiorò una ciocca bionda, inviandole un fremito di calore per tutta l’epidermide.
«Sto bene» sussurrò Lily con un filo di voce. Non poteva impedire che avesse quell’effetto su di lei. «Per quanto riguarda la nonna, è in ottima forma, a parte i soliti acciacchi di stagione e dell’età. Ha avuto la polmonite. Ma ora sta meglio.»
Per lo meno dal punto di vista fisico. Le spese mediche aumentavano e, con nessun’altra entrata a parte la modesta pensione di vecchiaia, Lily era preoccupata per la donna che l’aveva cresciuta. Sua nonna aveva già perso così tanto: un figlio, la salute, la casa, tutto...
Damon liberò la ciocca e, con tocco piumato, le sfiorò la guancia con le nocche. «Deve essere dura per te.»
Lily annuì, tormentata dalla reazione del proprio corpo alla carezza di Damon e dai pensieri che le sue parole evocavano. Doveva tutto alla nonna, per la quale nutriva un amore smisurato.
«Immagino che continui a rifiutare il tuo aiuto.» La sua voce era suadente, morbida.
Sul punto di soccombere alla schiavitù dei sensi, Lily si trattenne in tempo. Doveva recuperare al più presto il controllo sul suo corpo.
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