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Proibita, ma non per molto (eLit): eLit
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E-book160 pagine2 ore

Proibita, ma non per molto (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Makricosta Dynasty 1
Rowan O'Brien è attratta dal fascino di Nic Marcussen dal primo momento in cui l'ha conosciuto, anche se lui non sembra invece sopportarla. Rowan, per Nic, è infatti una vera e propria spina nel fianco: lei è l'unica a mettere a dura prova il suo ferreo autocontrollo, e per uno come lui questo non è accettabile. Sono passati anni da allora: Nic, adesso, ha il mondo ai suoi piedi, e il destino decide di riportare nella sua vita Rowan, la sola donna che gli è proibita.
Nella solitudine della tenuta dei Marcussen i segreti che entrambi custodiscono cominciano a svelarsi, e i due sono costretti a fare i conti con i loro più nascosti desideri.
LinguaItaliano
Data di uscita1 lug 2020
ISBN9788830515048
Proibita, ma non per molto (eLit): eLit
Autore

Dani Collins

Dani Collins ha scoperto la letteratura rosa alle scuole superiori e ha immediatamente capito che cosa avrebbe voluto fare da grande.Dopo aver sposato il suo primo amore, ha cominciato a cercare la propria strada nel mondo dell'editoria, non rinunciando al suo sogno di fronte ai primi ostacoli, così due figli e due decenni dopo l'ha finalmente trovata grazie a un concorso per nuove autrici.Quando non è immersa nella scrittura, chiusa nel proprio fortino come i suoi famigliari chiamano il suo studio, Dani occupa il tempo scarrozzando i propri figli da un'attività all'altra oppure con un po' di giardinaggio.Visita il suo sito www.danicollins.com

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    Anteprima del libro

    Proibita, ma non per molto (eLit) - Dani Collins

    Immagine di copertina:

    frantic00 / iStock / Getty Images Plus

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    No Longer Forbidden?

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2013 Dani Collins

    Traduzione di Silvia Paola Bazoli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-504-8

    1

    Nicodemus Marcussen si alzò per stringere la mano al suo avvocato, senza lasciar trapelare la tensione che aveva accumulato durante il loro incontro.

    «So che si tratta di un argomento delicato» azzardò il suo avvocato.

    Nic si limitò a reagire con un cenno della testa.

    No, non ne aveva la più pallida idea.

    Nic si fidava di Sebastyen, ma solo nell’ambito degli affari delle imprese che stava tentando di dirigere dopo che Olief Marcussen era improvvisamente scomparso.

    Sebastyen era stato uno dei primi sostenitori di Nic e aveva creduto da subito nelle sue capacità a dispetto della sua inesperienza. Nic gliene era grato, pur non considerandolo un amico. In generale, preferiva evitare i rapporti troppo stretti.

    «Apprezzo il tuo consiglio» ribatté Nic con sincerità.

    Sebastyen gli aveva esposto una presentazione pratica, priva di qualunque aspetto emotivo che avrebbe potuto frenare Nic.

    «È ora di prendere una decisione, ora che l’anniversario si avvicina. Ti farò sapere cosa ho deciso» concluse.

    Sebastyen sembrò sul punto di aggiungere qualcosa, ma Nic guardò l’orologio come a comunicargli che aveva esaurito il tempo.

    «Volevo solo ribadire che sarebbe utile che tutti i parenti stretti acconsentissero» disse Sebastyen.

    «Capisco» rispose Nic con tono fermo.

    L’avvocato comprese che non poteva più abusare della pazienza del suo cliente e con un cenno del capo si ritrasse.

    Nic era relativamente certo che tutti conoscessero le imprese dell’altro parente stretto, ma lui non era pronto a rivelare come intendeva ottenere la sua collaborazione. Se ne era fatto un’idea mentre Sebastyen parlava.

    Non appena l’avvocato richiuse la porta dell’ufficio, Nic tornò alla sua scrivania e aprì la busta che il corriere gli aveva recapitato quella mattina.

    Era piena di conti di ogni genere, folli e frivoli come la donna che li collezionava.

    Il foglio azzurro con poche righe scritte a mano era il tocco finale.

    Nic, le mie carte di credito non funzionano. Per favore, risolvi il problema e mandami quelle nuove a Rosedale. Mi trasferisco lì per il fine settimana per riposarmi. Ro.

    La sua prima reazione era stata quella di chiedersi da cosa dovesse riposarsi. Però in quel caso il comportamento di Rowan gli stava tornando utile. Lei non aveva afferrato il messaggio quando due mesi prima lui le aveva bloccato le carte di credito, così l’avrebbe affrontata e avrebbe fatto quello che avrebbe dovuto fare Olief anni prima.

    Farla crescere e agire in maniera responsabile.

    Rosedale.

    Una piacevole sensazione di calore avvolse Rowan O’Brien mentre risaliva la collina e guardava la vigna che circondava l’imponente casa di pietra grigia.

    La tipica magione inglese completa di torrette era assolutamente fuori posto sullo sfondo del mare azzurro e della spiaggia bianca, una vera follia su quell’isola mediterranea dove le abitazioni avevano una linea pura, ma era stata costruita per amore e così Rowan la adorava.

    Lì si sentiva libera.

    Aveva mandato avanti il taxi con il suo bagaglio, frustrata all’idea che le sue finanze l’avessero costretta a prendere il traghetto dalla terraferma.

    In realtà, quel lento trasferimento era stato terapeutico.

    Per quanto desiderasse rivedere la casa, aveva bisogno di tempo per abituarsi all’idea di ritrovarla vuota.

    Con il cuore che le batteva forte nel petto, scese lungo il prato, ignorò i bagagli davanti alla porta di ingresso e la aprì, senza stupirsi di trovarla dischiusa.

    Aveva inviato un messaggio ad Anna ed evidentemente la governante l’aveva ricevuto.

    Il cellulare di Rowan non funzionava più, proprio come le carte di credito e la situazione si stava facendo frustrante.

    Rowan entrò.

    Sospirò e si guardò intorno. Non ricordava più da quanto tempo ormai fosse lontana da quel luogo, però aveva avuto bisogno di raccogliere le forze per affrontare il fatto che niente sarebbe più stato come prima.

    Udì un rumore sordo sopra di lei. Passi al secondo piano. Passi pesanti, maschili...

    Prima che potesse balzare all’assurda conclusione che sua madre e il suo patrigno fossero sopravvissuti e fossero ancora lì dopotutto, si ritrovò davanti l’ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere.

    Oh...

    Come sempre la vista di Nic le procurò un tuffo al cuore e la lasciò per un attimo senza respiro.

    A ciò si univa la profonda mortificazione che provava da quando, due anni prima, si era gettata fra le sue braccia in un momento di disperazione.

    Era così bello! Rowan conosceva molti uomini affascinanti, ma nessuno era paragonabile a lui, che era la perfetta miscela di sangue vichingo con i geni di un fiero soldato di Sparta.

    L’aspetto fisico di Nic non era la sua unica qualità.

    Era un uomo che emanava un senso di potenza, di sicurezza e autorità.

    Rowan la avvertiva chiaramente, come qualcosa di magnetico che l’attirava a lui, minacciando di travolgerla.

    Lei temeva di soccombere se si fosse piegata al suo volere, così si sforzava di opporre un minimo di resistenza.

    Era l’unico che lei poteva sfidare senza temerne le conseguenze. Non aveva nulla da perdere, con Nic.

    Sicuramente non il suo affetto.

    Lui l’aveva detestata da subito e aveva manifestato chiaramente i suoi sentimenti il giorno del ventesimo compleanno di lei, reagendo con sdegno al suo bacio.

    Rowan aveva fatto del suo meglio per non dare a vedere quanto il disprezzo di lui la facesse soffrire.

    «Che bella sorpresa» disse lei con quella cadenza irlandese che aveva reso sua madre famosa e rivolgendogli il sorriso che solitamente conquistava tutti gli uomini. «Ciao, Nic.»

    Il suo saluto si infranse contro un muro di indifferenza.

    «Rowan...»

    La voce severa di lui le ricordava la lingua di un gatto – ruvida, eppure sensuale e stranamente affascinante.

    «Se hai lasciato un messaggio, non l’ho ricevuto. Il mio cellulare non funziona» disse lei.

    «E non immagini come mai?» chiese lui, fissandola senza muoversi.

    Il suo accento era decisamente particolare. Vagamente americano, con un accenno britannico in omaggio agli anni trascorsi in collegio e arricchito dalle origini greche e dal tempo trascorso in Medio Oriente.

    «Non ne ho idea.»

    Aveva bisogno di prendere le distanze, così si tolse la giacca e si diresse verso il soggiorno.

    Il rumore dei tacchi dei suoi stivali echeggiava nel locale, facendolo sembrare ancora più vuoto.

    Per un attimo, pensò che Nic fosse lì per il suo stesso motivo. Lo guardò, cercando inutilmente di scovare nel suo sguardo imperturbabile una traccia di nostalgia di casa.

    «No, certo che non ne hai idea» ribatté lui.

    «Di cosa parli?» chiese lei distrattamente, sperando ardentemente che lui si mostrasse più cordiale.

    Niente.

    La delusione e l’irritazione si risvegliarono in lei.

    A volte desiderava che...

    Basta!

    Nic non sarebbe mai stato più affettuoso nei suoi confronti. Lei doveva farsene una ragione e dimenticarlo.

    Ma come?

    Si sciolse i capelli che aveva raccolto durante il tragitto in traghetto e scosse la chioma scura e ondulata.

    «Il tuo cellulare ha smesso di funzionare insieme alle tue carte di credito e tu non hai capito come mai?» disse lui.

    «Sì, mi è sembrata una strana coincidenza. Solitamente venivano rinnovate automaticamente» disse, passandosi le dita fra i capelli e sollevando lo sguardo giusto in tempo per accorgersi che lui la stava osservando.

    Provò un brivido inatteso e piacevole.

    Gli stessi ormoni che l’avevano spinta a vivere una delle esperienze più umilianti della sua vita si erano nuovamente impadroniti di lei e reagivano al fascino virile di Nic.

    Per mascherare la sua reazione lei lo sfidò con un abbozzo di sorriso sul viso.

    Non era facile sostenere il suo sguardo.

    Sua madre le aveva insegnato fin in tenera età ad approfittare della sua bellezza. Lei sapeva come far colpo sugli uomini, eppure Nic le resisteva.

    Rowan era consapevole di non esercitare alcun potere su quell’uomo, ma nonostante questo fece qualche passo incerto verso di lui.

    Mosse un fianco in avanti, sapendo di assumere una posa provocante.

    «Non importava che venissi di persona a portarmi le nuove carte di credito, Nic. Sei un uomo molto impegnato. Cosa è successo? Avevi bisogno di stare un po’ in famiglia?»

    Scrutò il volto di lui in cerca di un’incrinatura, di una crepa nella sua armatura.

    Lui era una statua di ghiaccio.

    La madre di Rowan era stata l’amante di suo padre per un decennio, eppure questo non faceva di quella ragazza un membro della famiglia.

    «È vero. Sono molto impegnato. Io lavoro, anche se tu non hai idea di cosa voglia dire.»

    «Davvero?»

    Lei spostò il peso sull’altro fianco, deliziata all’idea di aver attirato l’attenzione di Nic, anche se non sembrava essere particolarmente colpito dalle gambe snelle di lei fasciate nei jeans firmati.

    Sembrava più che altro infastidito.

    Bene. Lo stesso valeva per lei.

    «Queste gambe ballano da quando avevo quattro anni. So cosa vuol dire lavorare» precisò.

    «Non direi che sia un modo di guadagnarsi da vivere, quando tutte le tue esibizioni puntano sul fatto che usi il nome di tua madre e non ti fai valere per il tuo talento. Scommetto che proverai a dirmi che i gettoni di presenza che ti danno sono una forma di sussistenza. Ma ciò di cui parlo io non è farsi pagare per condurre una vita dissipata, Rowan. Quello che intendo è che tu non sei mai stata capace di trovarti un vero lavoro e di mantenerti.»

    Sapeva dell’ultima uscita in quel locale? Certo che sì.

    I paparazzi erano impazziti e le foto erano uscite su tutti i rotocalchi.

    Rowan l’aveva fatto controvoglia, perché sua madre era pur sempre dispersa, però il suo conto in banca era in rosso e lei non aveva avuto scelta.

    Non aveva speso quei soldi per sé, ma non era dell’umore per rivelare a Nic il suo piccolo segreto.

    Olief sapeva che lei aveva degli obblighi nei confronti di suo padre, ma Mister Rettitudine sicuramente non avrebbe saputo mostrare un po’ di comprensione. Meglio combattere con lui su un terreno dove poteva vincere.

    «Pensi davvero di criticarmi perché uso il nome di mia madre, quando tu sei dove sei perché sei il figlio del capo?»

    Lui

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