Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Non ti conosco, ma ti sposo (eLit)
Non ti conosco, ma ti sposo (eLit)
Non ti conosco, ma ti sposo (eLit)
E-book188 pagine2 ore

Non ti conosco, ma ti sposo (eLit)

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

ROMANZO INEDITO
Domani è un altro giorno... Mai frase fu più azzeccata.
Che cosa diamine ho combinato! Megan Scott sei la solita impulsiva. Non potevi limitarti a bere i tuoi Martini in santa pace, da sola, nooo... Avevi bisogno di compagnia, e che compagnia! Mai visto un maschio, più maschio di questo bellimbusto al mio fianco. Come ha detto che si chiama? Mi pare di ricordare Connor qualcosa. Oddio apre gli occhi e adesso che gli dico? Ragazzi che sguardo, potrei sciogliermi all'istante. Aspetta un attimo... Che cosa sta dicendo? Buongiorno mogliettina?! No, ho capito male... Devo aver capito male!
LinguaItaliano
Data di uscita1 giu 2021
ISBN9788830528314
Non ti conosco, ma ti sposo (eLit)

Leggi altro di Mira Lyn Kelly

Autori correlati

Correlato a Non ti conosco, ma ti sposo (eLit)

Ebook correlati

Erotismo per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Non ti conosco, ma ti sposo (eLit)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Non ti conosco, ma ti sposo (eLit) - Mira Lyn Kelly

    successivo.

    1

    Mentre sentiva un conato di vomito dopo l'altro echeggiare contro le pareti di marmo lucido del bagno, Connor Reed maledisse la sua coscienza, che gli impediva di aprire la porta e filarsela, anche se lo stomaco gli si stava rivoltando e la testa gli doleva.

    Costringendosi a guardare il riflesso del suo viso, dal colorito un po' verdognolo, chiuse il rubinetto e strizzò l'asciugamano che aveva messo sotto il getto d'acqua. Poi cercò di atteggiare il viso a un'espressione di empatia.

    «Ehi, bellissima» disse, avvicinandosi alla povera creatura che abbracciava la tazza del water. «Ti senti meglio?»

    Un paio di occhi cerchiati di rimmel come quelli di un procione lo scrutarono da sotto un ciuffo biondo arruffato, mentre una mano pallida si tendeva verso l'asciugamano umido.

    «Carter...»

    «Connor» la corresse lui seccamente, diviso tra divertimento e l'esatto contrario.

    «Ci serve un avvocato» ansimò lei, trovando a stento il tempo di lanciargli un'occhiata mortificata prima di immergere ancora il viso nella tazza.

    Un avvocato. Non era un ottimo inizio per la loro luna di miele. Ma del resto, era una situazione un po' strana. Un quarto d'ora prima, il corpo caldo accanto a lui si era alzato dal letto con un gemito. Da quando lei era andata caracollando in bagno, lui stava cercando di ricostruire la notte prima, ma gli restavano ancora alcuni punti poco chiari. Per esempio, quando le avesse comprato la fede di diamanti che portava all'anulare.

    «Una cosa per volta, piccola. Ci penseremo dopo, quando starai meglio.»

    Lei emise una specie di grugnito che suonava come un assenso.

    Accidenti.

    Passandosi una mano sulla nuca, Connor guardò meglio la sua pallida mogliettina.

    Dodici ore prima gli era sembrata molto vera, con il suo senso dell'umorismo tagliente e un carattere piacevolmente spigoloso. Gli era piaciuta, con il suo sorriso troppo largo, una spruzzata di lentiggini sul naso e una risata dannatamente sexy. Ora, con i capelli scompigliati che rischiavano di immergersi in chissà cosa, non era proprio attraente.

    Eppure, mentre guardava quel povero relitto accucciato sul pavimento del bagno, frammenti di immagini della notte prima gli si destarono in mente, facendogli ricordare ciò che era successo. La ragazza della porta accanto, con un pizzico di mistero in più. L'ideale per un paio d'ore spensierate.

    Ma come diavolo era finita gettata di peso su una sua spalla, ridendo come una pazza, mentre lui la portava in una di quelle cappelle per matrimoni che a Las Vegas sono aperte tutta la notte?

    Megan si voltò, e lui lesse la scritta sulla maglietta rosa troppo aderente che aveva infilato andando in bagno. Stampata sul petto in stampatello nero, c'era la scritta: DONATORE DI SPERMA CERCASI.

    Ah, sì. Ora ricordava. Ma come diavolo le era venuto in mente?

    Megan guardò il viso di Carter... No, Connor, e poi la fede tempestata di diamanti al suo anulare sinistro... e diede di nuovo di stomaco.

    Aveva fatto sesso con un uomo che aveva appena conosciuto! E poi... l'aveva sposato. O forse avevano rimandato il sesso a dopo il matrimonio?

    Ugh!

    Purtroppo, l'unica cosa che ricordava era la sensazione della stoffa tra le sue gambe, il peso del corpo di lui su di sé e l'intensa frustrazione che aveva provato quando l'alluce le si era impigliato in una tasca dei pantaloni di lui mentre cercava di sfilargli la cravatta.

    E ora era in ginocchio e stava rigettando l'anima mentre un quasi sconosciuto la osservava. Gli aveva detto di andarsene, ma lui era restato per assicurarsi che lei stesse bene, da bravo maritino.

    «Non può esserci ancora molto, nel tuo stomaco» osservò la voce bassa dietro di lei.

    Appena finiti gli spasmi, Megan azzardò un'occhiata verso l'uomo che aveva sposato, che la osservava con un'espressione indecifrabile.

    «Non c'è più nulla da un pezzo» disse, in un gemito. «Ma il mio stomaco continua a contrarsi. Credo... Credo che voglia comunicarmi qualcosa.»

    «Mmh. Direi che non lascia adito a dubbi.»

    Quella battuta un po' asciutta attirò di nuovo l'attenzione di Megan su di lui. Sui dettagli che non aveva registrato subito. Era alto, dato che ora, appoggiato allo stipite della porta, sfiorava quasi con la testa la cornice dello stipite. Aveva un fisico atletico ma snello, con pettorali, addominali e spalle ben definiti ma non eccessivi. Era davvero in buona forma. E come se questo non fosse sufficiente, aveva un viso di una bellezza classica, con naso diritto, zigomi alti e lineamenti gradevoli... All'improvviso si chiese da quanto lo stesse fissando, dal quel comodo posticino accanto al water.

    Ugh!

    Era una situazione umiliante. Per fortuna, però, quell'uomo non faceva parte dei suoi progetti. Non importava che fosse bello o simpatico, e nemmeno che fossero sposati. Era stata delusa più volte da uomini che conosceva molto meglio, e non aveva intenzione di cascarci di nuovo.

    Raccogliendo le forze, tentò di alzarsi in piedi, solo per scoprire che le gambe non la reggevano. Stava per cadere all'indietro quando due forti braccia la afferrarono, sostenendola mentre recuperava l'equilibrio.

    «Grazie» mormorò, imbarazzata.

    «Figurati.» E poi, dopo una pausa: «Credo che sia uno dei vantaggi di avere un marito».

    Lei annuì, esausta e confusa, ma anche grata per quello scambio di battute superficiale. Non era ancora pronta a parlare della notte prima e di quanto ci sarebbe voluto per ottenere l'annullamento.

    Doveva prima farsi una doccia e lavarsi i denti per almeno mezz'ora col dentifricio più mentolato che avesse trovato sul mercato. Dando un'occhiata in basso, aggiunse anche un cambio d'abiti alla lista. «Sapevo che doveva esserci un motivo per cui mi ero sposata.»

    La bassa risatina alle sue spalle la indusse a dare un'altra occhiata all'uomo dietro di lei.

    Quel sorriso...

    Per un istante, la nebbia di smemoratezza creata dall'alcol si dissipò, e rivide uno scorcio dell'uomo della notte prima, invece che dello sconosciuto di quella mattina.

    Oddio. In che guaio si era cacciata? E come avrebbe fatto a uscirne?

    2

    Dodici ore prima...

    «Oh, al diavolo la banca del seme.» Tina sospirò e fece un gesto sprezzante con la mano dalle lunghe unghie in acrilico. «Che divertimento ci sarebbe?»

    Megan Scott sollevò il bicchiere e inghiottì le ultime gocce del suo Martini al cioccolato bianco. Poi si appoggiò ai morbidi cuscini della poltrona su cui si era sistemata una mezz'ora prima. Mentre valutava se ordinare un altro drink, fece del suo meglio per ignorare il battibecco incessante delle altre damigelle d'onore.

    Il fatto che stessero discutendo dell'utero di Megan per loro contava poco quanto il fatto che Megan avesse già un piano e intendeva metterlo in pratica.

    «Be'... il divertimento arriva nove mesi dopo» intervenne Jodie. «Piccolo e tenero... e senza nessuno degli effetti collaterali trasmissibili che ci si prende con il tuo piano...»

    Il piano di Tina, da quel che Megan aveva capito, ruotava intorno alla maglietta rosa shocking con lo slogan: DONATORE DI SPERMA CERCASI, che era piegata sul tavolino da cocktail davanti a loro.

    «Cioè, sul serio, chi ti garantisce che lo sconosciuto attirato dalla scritta sulla maglietta non sia malato? Il sesso non protetto è stupido, e convincere Megan a farlo è da irresponsabili.»

    Megan sospirò, guardò il suo bicchiere vuoto e cercò la cameriera con lo sguardo.

    «Sei patetica. Solo perché tu sei frigida...»

    Oh, santo cielo.

    «Cosa sarei? Ringrazia il cielo che sono troppo signora per dirti cosa sei tu!»

    «Ragazze, per favore» intervenne Megan. «Apprezzo la vostra preoccupazione» mentì. Era tutta colpa della lingua lunga di sua madre se il suo arrivo a Las Vegas per il matrimonio di sua cugina Gail era stato preceduto da una tempesta di pettegolezzi in famiglia riguardo alla sua decisione di sottoporsi a inseminazione artificiale di lì a due mesi. «Tina, questa maglietta mi piace moltissimo, ma credo che non la indosserò in pubblico. E Jodie, ti ringrazio per il sostegno, ma...»

    Jodie alzò la mano per interromperla. «Non ti sostengo affatto, Megan. Penso che dovresti aspettare di trovarti un marito, come tutte noi.»

    Megan pensò a Barry e ai due anni in cui erano stati insieme, e dovette stringere i denti per non farsi trascinare in un vortice di emozioni negative. Vergogna, imbarazzo, rabbia e frustrazione.

    «Megan, ti giuro che non me ne ero reso conto. Solo ieri ho capito di non aver mai smesso di amarla.»

    No, non ci voleva pensare. Non avrebbe sprecato un altro secondo a pensare all'uomo che era partito per un convegno parlando di sposarsi con lei ed era tornato sposato con un'altra.

    Non aveva bisogno di un uomo per avere il bambino che aveva sempre voluto. C'erano altri modi.

    Jodie sospirò con aria sognante. «Aspetta il tuo principe azzurro. Devi avere qualcuno con cui condividere i primi passi e le prime parole di tuo figlio.»

    «Be'...» iniziò Megan, ma Jodie la interruppe.

    «Non si può sempre avere ciò che si desidera quando si vuole. Per alcune cose vale la pena aspettare. A parte questo, se devi proprio decidere tra sesso non protetto con uno sconosciuto e la banca del seme, voto assolutamente per la banca.»

    Megan si sentì avvampare, ma pensando che Gail sarebbe rimasta male se le sue tre damigelle si fossero saltate alla gola il giorno delle sue nozze, cercò di restare calma. «Okay. Grazie della tua opinione.»

    Accanto a lei Tina sbuffò, e Megan allungò il collo in cerca della cameriera. In quel momento, la sua attenzione fu catturata dall'uomo che stava passando accanto al loro tavolo, la mano sollevata per salutare qualcuno in fondo alla sala. Era alto, bruno e bello in modo tradizionale. Spalle larghe, fianchi stretti, fisico atletico. I suoi lineamenti erano tanto regolari che il suo avrebbe potuto essere un viso anonimo...

    Se non fosse stato per le labbra.

    Quell'uomo aveva uno di quei sorrisi obliqui, del tipo tanto pigro che si solleva soltanto a metà. Quel sorriso era così disinvolto da suggerire che appariva spesso sul suo viso, ma la sua lentezza faceva immaginare... Mmh, affascinante.

    Era il tipo di sorriso in cui una donna poteva perdersi mentre cercava di svelarne il mistero.

    Megan, però, aveva deciso di lasciar perdere gli uomini. Perciò staccò lo sguardo dal tavolo dove lo sconosciuto era seduto insieme con un amico o collega, e lo rivolse a Tina e Jodie... Che la stavano fissando.

    Le altre due si sporsero in avanti, appoggiando i gomiti al tavolo. «Stai dando un'occhiata alla scelta disponibile in fatto di donatori?» chiese Tina, inarcando un sopracciglio. «Hai visto qualcosa che ti piace?»

    Jodie aguzzò lo sguardo. «Ha un abito su misura. E guarda le scarpe e l'orologio! Quel tipo ha scritto in fronte: Ottimo partito. Megan, accavalla le gambe, mostra un po' di coscia. Tina, attira la sua attenzione.»

    Megan aprì la bocca per protestare, ma Tina era una donna d'azione. «Wow, Megan, sapevo che eri una ginnasta, ma non credevo possibile che qualcuno potesse fare una cosa simile con le gambe!» esclamò la donna, e poi le strizzò l'occhio.

    Megan si costrinse a riprendere a respirare, respingendo la tensione che si era impadronita di lei. Gli occhi fissi sul bicchiere, lo sollevò e pregò le divinità dei cocktail che gliene portassero presto un altro. Infine si schiarì la voce e disse, rivolta a nessuno in particolare: «Non sono una ginnasta».

    Tina e Jodie scoppiarono a ridere. «Adesso non la pensi così, ma stai molto meglio senza di lei, credimi.»

    Connor Reed si spostò sulla sedia, a disagio, e agitò lo scotch con ghiaccio nel suo bicchiere mentre ascoltava Jeff Norton. «Se lo dici tu.»

    «Tu e Caro siete stati insieme per quasi un anno... È normale che ti senta ferito.»

    Ferito? Connor sbatté le palpebre. Era il tipo di discorsi che facevano le ragazze, non gli uomini.

    Non era per questo che era venuto a Las Vegas.

    Connor strinse i denti. «Credo che tu debba farti controllare i livelli di testosterone.»

    «Sì, sì» Jeff rispose, impassibile. Il migliore amico di Connor non sembrava a disagio con il suo lato femminile. «Due settimane fa, eri pronto a sposare Caro. Non puoi essere indifferente come vuoi sembrare.»

    «Perché non vuoi credermi?» chiese Connor. «Jeff, stavo bene con Caro ma adesso... sono sollevato.»

    L'amico lo guardò con scetticismo. Ma come faceva a spiegargli che non aveva il cuore spezzato perché il suo rapporto con Caro non aveva mai coinvolto i sentimenti? Forse era insensibile dirlo, ma era così, e Caro l'aveva capito fin dall'inizio.

    Connor non cercava l'amore. Conosceva il suo potenziale distruttivo e il suo effetto devastante. No, lui voleva qualcosa di meglio.

    Una famiglia. Il tipo di famiglia che aveva sempre e solo visto da fuori, quella che suo padre non aveva voluto dare a un bastardo, e che sua madre

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1