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Seduzione ai Tropici: Harmony Collezione
Seduzione ai Tropici: Harmony Collezione
Seduzione ai Tropici: Harmony Collezione
E-book160 pagine2 ore

Seduzione ai Tropici: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

"È una pazzia! Tu sei un mio cliente!"

La seriosa Ellie Wilson ha occhi solo per il suo lavoro, fino a quando non incontra l'attraente Niccolò Rossi per il quale sarebbe anche disposta a correre qualche rischio. Peccato che lui sia il suo cliente!
Quando Ellie lo raggiunge nel lussuoso resort ai Caraibi, la prima mossa della sua campagna pubblicitaria consiste nel fingere di essere la fidanzata del noto playboy. E da quel momento un lento gioco di seduzione sembra essere l'unico impegno annotato non solo nella sua agenda, ma anche in quella del suo nuovo capo.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2018
ISBN9788858990797
Seduzione ai Tropici: Harmony Collezione
Autore

Cathy Williams

Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.

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    Anteprima del libro

    Seduzione ai Tropici - Cathy Williams

    successivo.

    1

    «Il signor Rossi è in palestra.» L'algida bionda alla reception dell'edificio in vetro a sei piani, che ospitava la casa madre dell'impero in espansione di Niccolò Rossi, le lanciò uno sguardo al di là del monitor senza tradire il minimo sorriso.

    «In palestra?» Si era forse presentata il giorno sbagliato? «Ma io ho un appuntamento» affermò Ellie, le dita serrate attorno alla valigetta che teneva sul fianco.

    «Al piano più basso, gli ascensori sono sulla sinistra» le indicò la bellezza glaciale tamburellando con le unghie laccate sul marmo del bancone. «La sta aspettando. Le ha concesso venti minuti. È un uomo davvero molto impegnato.»

    Le labbra di Ellie si fecero sottili. Il messaggio era chiaro: datti una mossa, per il milionario Niccolò Rossi il tempo è denaro, e tu dovresti considerarti fortunata già solo per aver ottenuto un appuntamento.

    Ellie si chiese se fare da filtro tra il suo capo e il mondo esterno fosse una delle mansioni della donna. Forse. Niccolò Rossi aveva una reputazione da spietato playboy con una spiccata preferenza per le top model e le relazioni a breve termine. Il tipo di uomo che si divertiva con una donna per poi scaricarla come una patata bollente e passare a quella successiva.

    Soltanto un mese prima aveva visto su una rivista scandalistica l'immagine di una splendida donna nascosta dietro un paio di grandi occhiali da sole, il titolo in grassetto suggeriva che non voleva che tutto il mondo vedesse i suoi occhi gonfi e distrutti dopo la crudele rottura.

    Probabilmente quell'uomo aveva bisogno di un rottweiler all'ingresso, che si accertasse che donne dagli occhi gonfi non si avvicinassero al suo luogo sacro.

    Lei non lo aveva mai incontrato, ma non ci voleva un genio per figurarsi che tipo di persona doveva essere. Giovane, ricco e potente. Di bell'aspetto, se ti piace il tipico maschio italiano.

    Il tipo a cui non importa un fico secco degli altri, motivo per cui Ellie si trovava adesso a dover affrontare un incontro con lui in una palestra, e tenendo d'occhio l'ora, per giunta, perché il tempo non era dalla sua parte.

    Tutt'altro che l'ideale. Ma, dopotutto, già solo affrontare quella riunione da sola era poco piacevole, anche se aveva deciso di seguire quella gara d'appalto senza l'aiuto dei suoi colleghi. Deteneva un grande primato, essendosi assicurata due grossi clienti che erano stati di enorme sostegno, e ora voleva dimostrare il proprio valore nella piccola start-up pubblicitaria che aveva fondato con i suoi soci, accaparrandosi anche quel prestigioso cliente. Aveva investito ogni centesimo della piccola eredità lasciatale dai nonni e aveva chiesto un prestito per raggiungere la quota necessaria. Era un socio paritario, ma era più giovane e con meno esperienza, e continuava a sentire di dover fare ancora molta strada prima di potersi considerare veramente allo stesso livello degli altri due.

    Quello sarebbe stato il suo fiore all'occhiello, anche se Stephen Prost avrebbe dovuto accompagnarla in quell'occasione; purtroppo, però, sua madre era stata portata d'urgenza in ospedale la sera prima, così aveva dovuto restarle accanto. Adam, invece, non aveva potuto abbandonare la nave per farle da balia.

    «Non ho alcun bisogno che tu mi tenga per mano!» gli aveva assicurato Ellie con grande sicurezza.

    Tuttavia, quello era stato prima che si trovasse di fronte a un cambio di location e a un cronometro.

    Pensò al lavoro scrupoloso che aveva svolto per la campagna pubblicitaria di Niccolò Rossi. Aveva lavorato molte più ore del previsto perché quello era un progetto molto più che grosso. Aveva scovato ogni brandello d'informazione che era riuscita a reperire sul suo resort nei Caraibi, che difficilmente aveva bisogno di una spintarella dall'esterno per farsi notare. Aveva trascorso ore interminabili, fino a notte fonda, pensando a modi creativi per proporre il resort al pubblico facoltoso che voleva attirare.

    E adesso le erano stati concessi solo venti minuti mentre l'altro correva su un tapis roulant con un auricolare nell'orecchio, facendo finta di ascoltare quello che lei aveva da dire. Non credeva che gli altri candidati, i pezzi grossi dell'ambiente pubblicitario, fossero stati ricevuti su un tappetino da yoga.

    Il calore della palestra la colpì nell'esatto istante in cui aprì la porta di vetro. I suoi occhi si affrettarono a spostarsi tra la grande varietà di attrezzi, il sacco per il pugilato da un lato, lo specchio dall'altro e, infine, si posarono sull'unico uomo sudato nella stanza, che stava sollevando una pila di pesi che la fece letteralmente vacillare.

    Niccolò Rossi.

    Non assomigliava affatto alle fotografie sgranate che aveva visto di lui in passato. Tanto per cominciare, in quelle fotografie era completamente vestito. Lì, in quella palestra, indossava una maglietta nera e un paio di pantaloncini corti, le dava le spalle, e il suo corpo slanciato e abbronzato si increspava al movimento dei muscoli tesi mentre lui, lentamente, sollevava il bilanciere con il suo carico impossibile. La pelle era luccicante per il sudore.

    Ipnotizzata, Ellie non riusciva a fare altro che starsene sulla soglia della porta e osservare.

    Con ancora il cappotto addosso, poteva sentire il sudore colarle lungo la schiena.

    Si era vestita per una fredda giornata invernale. Pantaloni neri attillati, camicetta bianca, non proprio abbottonata fino al collo, ma quasi, e ballerine nere. Si era vestita per un incontro di lavoro in una sala riunioni con uomini in giacca e cravatta. Lì, invece, in quello spazio carico di testosterone, si sentiva ridicola.

    Esperta com'era, Ellie si infuriò con se stessa per la propria mancanza di concentrazione. Era lì per lavoro. Certamente avrebbe desiderato più di quei pochi venti minuti, che oramai dovevano essere diventati quindici, ma era sveglia abbastanza da filtrare tutte le informazioni non necessarie ed essere concisa. Non aveva altra scelta.

    Raddrizzando la schiena, fece un respiro profondo e si avviò verso Niccolò.

    Le sue scarpe scricchiolarono sul pavimento di legno e, se lui non si era accorto della sua presenza prima, se ne accorse adesso, perché lasciò cadere il bilanciere sul materassino di fronte a lui, provocando un rumore che la fece sobbalzare.

    Si voltò piano ed Ellie si fermò. Il suo cuore doveva essere scappato da qualche parte fino ad arrivarle in gola. I suoi pensieri erano diventati all'improvviso confusi e una fitta nebbia si era fatta strada nel suo cervello. Quell'uomo era bellezza in movimento, il corpo madido di sudore, i capelli appena un po' lunghi e umidi.

    Gli occhi scuri come la notte la notarono non appena gli fu di fronte, con la valigetta stretta in mano come se le fosse stata cara quanto la vita, e pronta a esplodere per il caldo in quel cappotto che non aveva pensato di togliersi.

    Lui aveva le ciglia più rigogliose che avesse mai visto su un uomo, lunghe e spesse, e incorniciavano un paio d'occhi che, solo per pochi secondi, le sembrarono velati di tutte le espressioni.

    I suoi lineamenti erano cesellati alla perfezione. Ellie sapeva che in parte era italiano, ma, a meno che non ci si trovasse proprio di fronte, sarebbe stato difficile affermare quanto esotici apparissero quei tratti ancestrali. Non era semplicemente alto, scuro e di bell'aspetto. Lui era uno di quei tipi pericolosamente alti, cupi e di bell'aspetto. Trasudava quella sorta di sfacciato e assoluto sex appeal che faceva schiantare le donne contro i pali della luce.

    «Eleanor» disse Niccolò avvicinandosi.

    Ellie si lanciò in un discorso freneticamente confuso, turbata dal fatto che lui le aveva parlato senza darle del lei, e non se n'era preoccupato affatto.

    L'espressione velata dell'uomo si schiarì e i suoi occhi scuri si posarono su quelli di lei con una punta di divertimento.

    «Signorina Eleanor Wilson» si corresse piano lui, prendendo un asciugamano che Ellie non aveva notato e asciugandosi il viso prima di passarselo sulle spalle. La squadrò da testa a piedi. «Dov'è finito il resto di voi?»

    «Ci sono solo io, mi dispiace. Stephen Prost, il mio socio, è rimasto bloccato a causa di un'emergenza personale. Spero che non le dispiaccia se glielo dico, ma non mi aspettavo di dover discutere un lancio in una palestra. Possiamo trovare un posto in cui sederci da qualche parte?» Ellie si guardò intorno senza successo.

    La seccatura aumentò. Quanto poteva essere difficile attenersi alle regole? Dopotutto, lui aveva accettato quell'appuntamento, e di certo poteva degnarla della gentilezza di onorare l'impegno che aveva preso.

    Strinse le labbra. Le regole esistevano per una ragione. Il posto di lavoro e la vita in generale funzionano meglio se tutti si prendono la briga di rispettarsi l'un l'altro.

    «Dovrebbe togliersi il cappotto» affermò Niccolò gentile. «Deve avere molto caldo.»

    «Non mi aspettavo di trovarmi in una palestra» ripeté Ellie con un sorriso tirato.

    «Eppure eccoci qua» scrollò le spalle Niccolò. «Dovrà farsene una ragione. Mi segua.» Così iniziò a camminare verso il fondo della palestra.

    Spogliatoi. Era diretto verso gli spogliatoi. Ellie riusciva a vedere una porta nascosta e lanciò uno sguardo disperato verso il punto da cui era venuta, mentre le sue gambe lo seguivano verso uno scenario che la metteva talmente a disagio da farla sentire prossima allo svenimento.

    Ellie seguiva le regole e vi credeva profondamente. Era fatta così, e le piaceva. Le piaceva il senso di ordine che le trasmettevano. Aveva vissuto una vita girovaga con i suoi genitori nomadi e hippy. Aveva trascorso l'infanzia passando da un continente all'altro, dall'India quando era una ragazzina, all'Australia e poi in Nuova Zelanda, prima di tornare in Europa passando per Ibiza, la Grecia e la Spagna. Aveva visto a malapena l'interno di una scuola perché nulla di tanto monotono e istituzionale come la scuola poteva essere ammesso dai suoi genitori dallo spirito libero. La routine era stata il loro nemico e lei era diventata la vittima ignara del loro sbadato sistema di credenze idealizzato.

    In Ellie il fatto di essere stata sempre in movimento aveva suscitato un profondo e radicato desiderio di stabilità.

    Quando aveva puntato i piedi per terra a quattordici anni, e i suoi genitori avevano dovuto mestamente accettare che la loro sete di vedere ogni angolo del pianeta era stata sufficientemente soddisfatta, Ellie era stata travolta dalla gioia del non andare da nessuna parte con una passione così intensa da essere quasi fisica.

    Era puntigliosa per i dettagli ma con una vena creativa che aveva ereditato dai suoi artistici genitori. Quella combinazione le aveva fatto ottenere il suo primo lavoro in una grossa agenzia pubblicitaria, dandole la possibilità di lavorare in un team con Adam e Stephen, entrambi amministratori delegati ambiziosi e, da lì, formare la loro nuova agenzia. Era il rischio più grande che avesse mai corso, e si era decisa dopo attente considerazioni, perché era sicura delle proprie possibilità di riuscire a conquistare un mercato significativo come quello costituito da un pubblico esperto di media. Tutto ciò, senza lasciare nulla al caso. Come il portfolio che stava stringendo tra le mani. Un portfolio che avrebbe dovuto essere mostrato in un ufficio, con una lavagna. E non tra tapis roulant e sacchi da pugilato.

    Lanciò un'occhiata al petto muscoloso di Niccolò e alla maglietta che vi aderiva, alla lunghezza delle sue gambe, la forza delle sue braccia, l'incresparsi dei muscoli e dei tendini, e rabbrividì. Quello che le stava di fronte era un uomo che si faceva beffe di regole e regolamenti, e a quel punto si chiese come poteva pretendere di instaurare un qualsiasi tipo di rapporto con un uomo a cui non importava di fare una riunione in palestra. Nel mondo della pubblicità, erano le relazioni a contare.

    Ancora peggio. Ora stava per spostare l'incontro negli spogliatoi della palestra.

    Lui aprì la porta ed Ellie si immobilizzò, i nervi a fior di pelle, le dita sempre più strette attorno a quella valigetta, tanto che le nocche si erano fatte bianche.

    Niccolò si voltò. Le mani strette ai lati dell'asciugamano che teneva attorno al collo.

    In circostanze normali non avrebbe scelto di fare una

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