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Caldo incontro romano: Harmony Collezione
Caldo incontro romano: Harmony Collezione
Caldo incontro romano: Harmony Collezione
E-book155 pagine2 ore

Caldo incontro romano: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

È da circa un anno che la loro storia è finita, ed Elisa Giuliano non si aspetta certo di rincontrare Salvatore Di Vitale proprio a Roma. Ma in quel preciso istante il suo affascinante ex la sta fissando attentamente, sovrastandola con la sua imponenza, ed è tutto tranne che intenzionato ad andarsene.

Salvatore spiega a Elisa che è tornato per proteggerla fino a quando terrà in custodia, nella sua gioielleria, la preziosa collezione della corona di Mukar. Certo, se la loro stretta vicinanza riaccenderà la passione e la passione porterà a qualcosa di più... sarà solo meglio! Salvatore infatti ha un chiaro piano in mente: far capire a Elisa che lui è l'unico uomo che lei potrà mai amare.

LinguaItaliano
Data di uscita9 mag 2014
ISBN9788858921982
Caldo incontro romano: Harmony Collezione
Autore

Lucy Monroe

Innamorata dei libri fin da bambina, per le sue storie crea eroine indipendenti e sensibili allo stesso tempo.

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    Anteprima del libro

    Caldo incontro romano - Lucy Monroe

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Pregnancy of Passion

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2004 Lucy Monroe

    Traduzione di Monica D’Alessandro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-198-2

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Salvatore si trovava fuori della piccola gioielleria a conduzione familiare e, stranamente, non riusciva a decidersi a entrare.

    Non era normale, per lui, fuggire da un faccia a faccia. Era abituato ad affrontare gli scontri diretti nel mondo degli affari, o quelli corpo a corpo a volte indispensabili nel suo genere di lavoro, ma stavolta era tutto diverso.

    Questo sarebbe stato un faccia a faccia, certo, ma non aveva a che vedere con la sua professione.

    Non si illudeva che Elisa lo avrebbe ringraziato per tale interferenza nella sua vita, benché spinto dal padre preoccupato. La ragazza aveva passato un intero anno a evitare Salvatore, come se lui avesse una malattia mortale particolarmente contagiosa. Lo odiava con lo stesso trasporto con cui una volta gli aveva dato tutta se stessa.

    E non poteva biasimarla.

    Aveva tutte le ragioni del mondo per disprezzare il suo ex fidanzato, ma questo non significava che lui le avrebbe permesso di tenerlo fuori dalla sua vita. Non poteva. Il suo temperamento siciliano non avrebbe lasciato che un tale debito rimanesse in sospeso. Anche se lei al momento non lo credeva, i Di Vitale erano una famiglia rispettabile e lui non sarebbe stato motivo di vergogna per il suo nome.

    Spinse la porta della Gioielleria Adamo per entrare e corrugò la fronte quando non sentì il suono leggero del cicalino che avrebbe dovuto accompagnare il suo ingresso nel negozio. Era una misura di sicurezza minima per avvisare gli impiegati della presenza di un cliente.

    Avanzò di due passi e si fermò.

    Elisa era chinata in avanti sul bancone, in compagnia di una giovane coppia. La sua voce soave arrivò fino a lui, anche se non riuscì a distinguere le sue parole. Capelli castani e lucenti, che ricordava sparsi su lenzuola bianche di lino, adesso erano raccolti in un elegante chignon. Quello stile classico metteva in evidenza la linea delicata del suo collo e la sua lieve pulsazione, che diventava molto evidente quando era presa dal desiderio.

    Indossava con la solita eleganza una camicetta senza maniche, di colore verde muschio come i suoi occhi. La gonna a tubino di una tonalità più scura disegnava la sagoma snella dei fianchi e della vita, senza mostrare più di qualche centimetro di pelle al di sopra delle caviglie. Tuttavia, se si muoveva appena, lo spacco nella parte posteriore lasciava intravedere quelle splendide gambe che Salvatore desiderava sentire di nuovo avvinghiate al proprio corpo in preda alla passione.

    Strinse i denti di fronte alla prevedibile reazione del suo bassoventre a quei pensieri.

    La desiderava. Ancora. Dubitava che l’impulso fisico di fondersi con il corpo di Elisa sarebbe mai diminuito. Non era successo in un intero anno senza di lei. Un anno durante il quale non aveva avuto neanche la tentazione di toccare un’altra donna. Un tale desiderio fisico poteva compensare... addirittura il matrimonio.

    L’unica strada ancora percorribile. L’unico modo in cui poteva rimediare ai suoi peccati.

    Lei disse qualcosa alla coppia e andò dietro il bancone per tirare fuori un astuccio con anelli di diamanti.

    Fu allora che lo vide.

    Il suo volto impallidì e i suoi occhi diventarono di un grigio cupo e freddo. Una reazione opposta a quella che aveva avuto in passato al suo arrivo, quando le si illuminavano gli occhi per l’affetto e la gioia. Non c’era traccia di gioia, adesso.

    No. Orrore era il termine che descriveva meglio la sua espressione.

    L’astuccio le cadde dalle mani e andò a finire con un rumore sordo sul vetro del bancone.

    «Tutto bene?»

    Elisa si sforzò di mettere a fuoco l’uomo che aveva appena parlato, invece del fantasma che si trovava vicino all’ingresso della gioielleria. Cercò di accennare qualcosa di simile a un sorriso. «Sì. Sto bene» rispose.

    Aprì l’astuccio con gli anelli. «Vuole dare un’occhiata al solitario taglio marchese?»

    Alla ragazza si illuminarono gli occhi e fece di sì con la testa, voltandosi verso il fidanzato con uno sguardo talmente colmo di amore, che quasi Elisa provò dolore. Una volta anche lei aveva sperimentato le stesse emozioni.

    Ma Salvatore aveva distrutto il suo amore, così come la sfortuna aveva ucciso il loro bambino.

    Estrasse l’anello dall’astuccio e rivolse alla coppia un sorriso più sincero. Era bello amare ed essere amati. Il fatto che ci fossero poche speranze che nella sua vita si verificasse quella eventualità non era una buona ragione per sminuire la gioia che quei due stavano provando in quel momento.

    «Perché non prova questo?»

    Il ragazzo, che si chiamava David, prese l’anello e lo mise al dito della fidanzata, con espressione amorevole.

    «Mi sta alla perfezione» sussurrò lei.

    Il sorriso di Elisa fu ancora più spontaneo, questa volta. Si sarebbe trattato di un’altra vendita. E la Gioielleria Adamo ne aveva bisogno. Disperatamente.

    «È molto bello» commentò Salvatore

    Si era quasi convinta che lui non fosse lì. Che fosse stato frutto della sua fantasia, un sogno a occhi aperti... anzi, un incubo.

    La ragazza alzò il viso e gli sorrise come se fosse una specie di benefattore, mentre Elisa sapeva che non era affatto così.

    «Grazie, signore.»

    «A giudicare dall’anello, le congratulazioni sono d’obbligo, non è vero?»

    Adesso era David a sorridere. «Oh, sì. Ci sposiamo non appena torniamo a casa.»

    «Non è romantico?» chiese la ragazza. Guardò con trasporto il suo futuro sposo. «Ci siamo incontrati durante un viaggio attraverso l’Europa. Ci è piaciuta tanto l’Italia che abbiamo pensato di restare un altro paio di settimane.»

    «E poi abbiamo deciso di sposarci.» David sembrò molto soddisfatto nel pronunciare quella frase, e il suo accento del Texas infuse una particolare enfasi alla parola sposarci.

    «Congratulazioni. Sono sicuro che sarete molto felici» commentò Salvatore, per cui il sostantivo impegno era l’equivalente di un’espressione della peggiore specie.

    Elisa continuò a ignorarlo mentre la coppia lo ringraziava per gli auguri, comprava l’anello e le fedi nuziali che venivano vendute insieme e usciva dal negozio.

    Dopo che se ne furono andati, Elisa si mise a sistemare i gioielli sotto il ripiano di vetro del bancone per nascondere il vuoto lasciato dalla merce venduta. Non aveva altro da mettere in quel punto, e sarebbe stato così fin dopo la vendita all’asta. Non c’erano fondi per comprare altre pietre preziose, e ancora meno l’oro in cui poterle sistemare.

    «Fare finta che io non sia qui non mi spingerà ad andare via.»

    Elisa si voltò e lo guardò, disprezzandosi per l’impatto fisico che la presenza di Salvatore aveva ancora adesso sul suo corpo.

    Le punte del suo seno si inturgidirono e lei sentì che anche la parte più intima di sé reagiva come ormai non faceva da dodici mesi. Anche se la sua mente e il suo cuore lo detestavano, il suo corpo insisteva a comportarsi come se fossero stati creati l’uno per l’altra: due metà complementari.

    Ma ora questo era fuori discussione.

    «Perché sei qui?» gli chiese.

    Come se non ci arrivasse da sola...

    Aveva vissuto in Italia per la maggior parte della sua vita da adulta, ed era arrivata a una conclusione: per un italiano, il senso di colpa era in genere un fardello davvero pesante da sopportare.

    E Salvatore aveva molto per cui sentirsi in colpa. Più di quanto sapesse. Più di quanto lei avrebbe voluto dirgli.

    Cercava forse il perdono?

    Dall’alto del suo metro e novanta di altezza, si piegò in avanti fino ad appoggiarsi a uno dei banconi. «Mi ha mandato tuo padre.»

    «Mio padre?» Elisa avvertì una stretta al cuore. «C’è qualcosa che non va?»

    Quando due occhi castani scrutarono i suoi, sentì il desiderio di chiudere le palpebre, per nascondere i suoi più intimi pensieri a un uomo che aveva visto troppo, ma allo stesso tempo non notava ciò che era ovvio. Aveva visto il desiderio di lei nei suoi confronti, ma non ne aveva riconosciuto l’amore. Aveva visto la sua riluttanza a lasciarsi coinvolgere, ma era stato cieco di fronte all’innocenza che l’aveva generata.

    Alla fine, aveva visto la sua gravidanza, ma non la propria paternità.

    Ora Salvatore sospirava, come se quello che notava negli occhi di lei lo innervosisse. «Oltre al fatto che in un anno non sei mai tornata a casa?»

    «La Sicilia non è la mia casa.»

    «È dove vive tuo padre.»

    «E sua moglie.»

    «Anche la tua sorellastra.»

    Era la verità, Annamaria viveva ancora con i genitori. Più piccola di soli tre anni rispetto a Elisa, che ne aveva venticinque, non dava alcun segno di volersene andare ad affrontare il mondo. Shawna, la madre di Elisa, sarebbe inorridita, proprio come aveva fatto con lei quando aveva manifestato la sua riluttanza ad avere legami seri.

    Elisa era stata educata a essere del tutto indipendente. La sua sorellastra era stata coccolata in modo eccessivo. «È probabile che Annamaria resti a casa finché non troverà un marito.»

    «Questo non è un male.»

    Elisa alzò le spalle. «A ognuna il suo.» Era felice della sua nuova vita nella città di Roma. Il suo lavoro le

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