Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Incontrollabile passione (eLit): eLit
Incontrollabile passione (eLit): eLit
Incontrollabile passione (eLit): eLit
E-book174 pagine2 ore

Incontrollabile passione (eLit): eLit

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Cali è a Chicago per affari, e per rilassarsi decide di fermarsi in un bar, prima di tornarsene in albergo. Qui però viene abbordata da un malintenzionato e salvata da uno degli uomini più affascinanti che abbia mai visto. Tanto che il loro incontro esplode in incontrollabile passione. Che vergogna! Meno male che non dovrà più rivederlo. Ma il mattino seguente l'aspetta una bella sorpresa...
LinguaItaliano
Data di uscita31 gen 2018
ISBN9788858981306
Incontrollabile passione (eLit): eLit

Leggi altro di Mira Lyn Kelly

Autori correlati

Correlato a Incontrollabile passione (eLit)

Ebook correlati

Erotismo per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Incontrollabile passione (eLit)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Incontrollabile passione (eLit) - Mira Lyn Kelly

    successivo.

    1

    Arredato in stile anni Trenta, il Jazz House era un locale di classe e raffinato che non passava inosservato in quell'angolino tranquillo di Streeterville, una delle aree più esclusive di Chicago. Le melodie fumose, cariche di straziante desiderio, si diffondevano nel club immerso nell'oscurità, avvolgendosi intorno a conversazioni bisbigliate e insinuandosi tra le tensioni della giornata dei suoi avventori.

    Calista McGovern, se ne stava seduta a un tavolino che dava le spalle al bancone lucido del bar. Faceva roteare i pezzi di ghiaccio nel bicchiere di gin and tonic che teneva tra le mani, mentre assaporava l'attrazione che quelle note tristi esercitavano sulla sua anima. Era proprio un posto a cui si sarebbe potuta abituare.

    Peccato che nei due mesi che aveva davanti a sé sarebbe stata completamente assorbita da un incarico che le avrebbe lasciato ben poche possibilità di vedere la luce del giorno... e della notte.

    In quanto responsabile di progetto per la conglomerata MetroTrek, il periodo di lavoro intenso che si prospettava davanti a lei nella Città del vento le avrebbe garantito lunghe ore di esposizione al ronzio continuo del neon, interrotte soltanto da pasti fugaci e dalla necessità di dormire almeno un po'.

    Chicago avrebbe significato soltanto lavoro. Rappresentava il passo decisivo verso quell'avanzamento di carriera a Londra che il suo capo di New York, Amanda Martin, le aveva promesso... sempre a patto che riuscisse a concludere con successo l'incarico di Chicago. Era l'opportunità che Cali aspettava da una vita.

    Il suo aereo aveva toccato la pista di atterraggio dell'aeroporto O'Hare tre ore prima. Se fosse dipeso da lei, si sarebbe già buttata a capofitto nel lavoro, ma Amanda aveva insistito perché passasse quella prima sera a Chicago a godersi la città e, in particolare, quel club.

    Di regola Cali non era una leccapiedi, ma con quella posizione a Londra che l'aspettava e con la fissa di recuperare la carriera che aveva quasi distrutto per uno stupido errore, soddisfare i capricci del suo capo le sembrava un compromesso accettabile.

    Amanda aveva scoperto quel locale grazie a Jackson, il marito della sorella minore, e da allora non aveva mai smesso di parlarne. Solitamente la sola allusione da parte di Amanda a qualcosa che avesse a che fare con il suo amato cognato le dava sui nervi. Come Amanda non si stancava di ripetere, spesso con asfissianti dettagli, Jackson non faceva mai nulla di sbagliato. Per come la vedeva lei, il suo capo doveva nutrire una passione segreta per quell'uomo, quindi, qualunque opinione avesse anche lontanamente a che fare con lui, andava presa con le pinze.

    In merito a quel locale, però, dovette darle credito. Il Jazz House era un posticino delizioso e aveva proprio quel genere di atmosfera intima che la faceva star bene. O, almeno, fu così fino a quando un tipo sulla quarantina non si mise a sedere accanto a lei, lasciandosi andare a un sospiro così impregnato d'alcool che Cali dovette sbattere le palpebre e tapparsi il naso.

    «Non ci siamo già conosciuti da qualche parte?»

    Jake Tyler rimase appoggiato con una spalla al muro mentre fissava la donna seduta con le spalle al bancone del bar. Dal momento in cui l'aveva vista scuotere quella cascata di seducenti riccioli biondo cenere era rimasto ipnotizzato. L'aveva vista rilassarsi e incurvare le labbra in un sorriso beato mentre ascoltava la musica. Lo aveva apprezzato molto, così come aveva apprezzato il modo in cui l'orlo della sua gonna le era salito sulle gambe lunghe e flessuose quando le aveva accavallate. Si era anche chiesto cosa avrebbe provato se avesse avuto la possibilità di toccarla, portarla a casa con sé e fare l'amore con lei.

    Ma trovare compagnia femminile non faceva parte dei suoi programmi della serata. Era andato lì solo per rilassarsi e per staccare la spina, come faceva spesso dopo aver passato troppe ore in sala operatoria. Per lasciare che la musica jazz allentasse la tensione dei suoi muscoli e della sua mente, prima di tornarsene a casa per godersi un po' di meritato riposo.

    Quindi aveva cercato di concentrarsi di nuovo sulla musica, invece che sulla bella donna seduta più in là. E ci sarebbe riuscito anche abbastanza bene se non fosse stato per quell'idiota che si era seduto vicino a lei per importunarla.

    Ora quella sirena dal sorriso dolce stava cercando inutilmente di liberarsi di quello scocciatore insistente che stava cercando di agganciarla con il solito Non ci siamo già conosciuti da qualche parte?.

    Era una battuta da quattro soldi, tanto abusata che avrebbero dovuto cancellarla per sempre dal manuale delle tecniche di abbordaggio. Ma c'era chi continuava a usarla imperterrito e chi continuava a doverne subire le conseguenze, richiamandolo ai suoi doveri di cavaliere.

    Per tirare fuori d'impaccio la donna, attraversò il locale diretto al suo tavolo.

    Quando l'uomo si accostò di nuovo a lei, Cali si sentì circondare da una nube di acqua di colonia corretta dall'odore acre del sudore e del whisky. Quindi appoggiò il bicchiere al bancone e afferrò la pochette.

    Quell'uomo puzzava troppo. La musica era fantastica, ma non sarebbe mai riuscita a liberarsi di lui. Il che significava che era arrivato il momento di levare le tende.

    «Senti bellezza» continuò l'uomo con voce impastata. «Io sono solo e tu sei sola. Che ne dici di...?»

    «Tesoro!» Un timbro profondo e baritonale interruppe quella proposta insulsa, scivolando come una carezza sulla sua schiena e mettendola in salvo. Il corpo dell'uomo a cui apparteneva si materializzò improvvisamente sulla sedia alla sua sinistra.

    Quando una mano calda e possente prese la sua, Cali sussultò. «Spero di non averti fatto aspettare troppo. Ho finito di lavorare tardissimo.»

    «Co... cosa?» balbettò lei, prima che una rapida occhiata allo sconosciuto le togliesse il fiato. Un paio di intensi occhi blu la inchiodò alla sedia. Un sorriso seducente come il peccato la ipnotizzò.

    Mmh... pericoloso.

    Di fronte a quell'uomo, Mr. Whisky spariva. Cali avrebbe dovuto afferrare la pochette e andarsene come aveva deciso, ma non riusciva più a muoversi.

    Atteggiando le labbra sensuali e carnose in un sorriso, rispose invece a sua volta: «Ciao... tesoro».

    Mentre il corteggiatore importuno batteva in ritirata, con lo sguardo accarezzò il corpo statuario del suo salvatore. Doveva essere alto un metro e novanta e aveva un fisico scultoreo da capogiro. Il maglione leggero con lo scollo a V che indossava ne sottolineava le spalle ampie e i pettorali ben definiti. Era proprio il genere d'uomo che di solito si imponeva di non notare, ma quella sera era stato il suo salvatore, il suo eroe.

    L'uomo le rivolse uno sguardo disarmante. «Mi spiace per la faccenda del tesoro, ma rendeva tutto più credibile, non ti pare?»

    Dio, che voce stupenda!

    «In effetti è stato molto efficace. Grazie» replicò lei, combattendo la tentazione di lasciarsi andare a una risatina nervosa. Si schiarì la voce, sperando di riuscire a fare altrettanto con i pensieri che le affollavano la mente. Era una donna adulta, e quello non era il primo uomo attraente con cui aveva avuto occasione di parlare... sebbene in realtà fosse probabilmente il più attraente. I lineamenti scolpiti gli davano un'aria estremamente sexy e virile e i capelli, piuttosto lunghi e folti, le facevano prudere le mani dalla voglia di passarci le dita per scompigliarglieli.

    Decisamente pericoloso.

    «Jake Tyler» si presentò lui con un sorriso.

    «Cali... piacere. Ma adesso devo proprio andare.»

    L'uomo la guardò con finta aria di rimprovero. «Proprio ora che mi sono liberato del tuo amico? Il meno che tu possa fare per ringraziarmi è fermarti un altro po' e ascoltare questa musica fantastica insieme a me, proprio come stavi cercando di fare prima che arrivasse quello scocciatore.»

    Quindi quell'uomo la stava osservando? Accidenti! Sarebbe stato meglio se non lo avesse saputo. Non le piaceva la soddisfazione che quel pensiero le dava. Inclinò la testa di lato e lo osservò, cercando di valutare quanto quell'uomo potesse costituire una reale minaccia.

    Lui sostenne il suo sguardo. «Sembrava che ti stessi divertendo» commentò, mentre prendeva il bicchiere che il barista gli aveva portato. «Mi piace il jazz, e mi fa piacere che anche altri lo apprezzino. Se preferisci, possiamo anche starcene seduti ad ascoltare musica ignorandoci a vicenda. In effetti...» proseguì lasciandosi andare contro lo schienale della sedia e spostando l'attenzione sulla folla che riempiva il locale, «... mi sono già dimenticato di te.»

    Cali lo fissò un attimo interdetta, poi scoppiò a ridere. Quella originale tecnica di abbordaggio avrebbe dovuto farla correre a gambe levate verso il primo taxi, invece la teneva inchiodata al suo posto, intrigandola in modo pericoloso.

    Sollevò un sopracciglio, fingendosi sorpresa. «Sei ancora qui?»

    Il suono basso della risata con cui lui le rispose era terribilmente contagioso. Dopo poco stava ridendo anche lei, ma continuava a giurare a se stessa che non si sarebbe lasciata sedurre così facilmente.

    «Bene» disse lui, attirando la sua attenzione sul luccichio malizioso che gli brillava negli occhi. «Visto che sei così tremendamente loquace, faremo anche due chiacchiere.»

    «Come dici, scusa?» replicò lei, facendo appello a qualsiasi emozione che non fosse il piacere.

    Lui sorrise. «Non hai bisogno di scusarti. Allora, che ne pensi? Vogliamo parlare di lavoro?»

    Era un tipo fico. Sciolto. Proprio il genere di distrazione di cui non aveva bisogno. Era il suo primo giorno di lavoro a Chicago. Il primo dell'incarico più importante che avesse ottenuto da quando si era dovuta inventare una nuova carriera. Non c'era posto per un uomo nella sua vita. Sarebbe dovuta scappare, si ripeté, ma rimaneva ostinatamente attaccata al suo posto.

    Negli ultimi tre anni, ogni volta che un uomo le aveva detto una parola gentile o le aveva rivolto un sorriso accattivante, lei non aveva fatto altro che scappare. Non aveva tollerato distrazioni, e la cosa aveva funzionato. Era arrivata dove si era prefissa di arrivare.

    Solo che quella sera non aveva proprio voglia di darsela a gambe.

    Forse era colpa della musica, o del locale, o del fatto che ormai aveva quasi raggiunto il suo obiettivo. O forse semplicemente voleva ricordarsi come ci si sentiva ad avere accanto un uomo fantastico che cercava di strapparti un sorriso. Dopotutto, non è che questo Jake Tyler le stesse chiedendo di lasciare il lavoro per vivere con lui. Poteva essere solo un innocuo flirt passeggero. Non avrebbe cambiato di una virgola il suo futuro.

    Ma perché parlare di lavoro? Assolutamente no. La carriera era una cosa soltanto sua. Troppo intima per condividerla con il corteggiatore di una sera.

    Cali sorseggiò il suo drink. «Lasciamo perdere il lavoro. Ne avrò fino alla cima dei capelli per i prossimi mesi. Questa è l'ultima serata di calma prima che perda la mia vita privata e la mia identità a tutto vantaggio del mio lavoro.»

    «Allora sei un agente segreto!» commentò lui con un largo sorriso. «Ti capisco, lo sono anch'io.»

    Due ore più tardi Jake si stava ancora godendo il suono argentino della risata di Cali. Una risata che non aveva smesso di intrigarlo per tutta la sera. La donna si passò un ricciolo ribelle dietro l'orecchio e si voltò a guardarlo.

    Accidenti, quant'era bella!

    La desiderava. E, a giudicare da come gli occhi ombreggiati da folte ciglia di lei scivolavano sulla sua bocca, anche lei doveva avere i suoi stessi pensieri.

    Il ricciolo ribelle le cadde nuovamente sul viso e questa volta Jake non si trattenne. Si avvicinò e catturò quelle ciocche seriche tra le dita prima di riportargliele con dolcezza dietro l'orecchio. Quel leggero contatto procurò un brivido a entrambi.

    Cali deglutì visibilmente a fatica e inspirò profondamente. Gli occhi verdi da cerbiatta incrociarono i suoi, facendosi più guardinghi.

    Maledizione!, imprecò Jake. Che cosa stava facendo? Non poteva abbordare una donna come quella. Era dolce, sexy e forse anche un po' timida. Non era il tipo che potevi portarti a casa per una notte, o magari anche per una settimana... cioè il massimo che lui potesse offrire a una partner.

    «Jake» mormorò lei con voce appena percettibile tra le note voluttuose della musica. «Io non... Quando abbiamo iniziato a parlare eri così carino e affascinante... ho pensato che avremmo potuto flirtare un po'. Ma non intendevo andare oltre. Però è così piacevole parlare con te che mi sono fatta trasportare» proseguì, distogliendo lo sguardo. «Mi dispiace, io non... io veramente non...»

    Cali si voltò, ma in ritardo.

    Jake aveva già notato l'improvviso rossore

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1