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Tre volte all’inferno
Tre volte all’inferno
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E-book274 pagine3 ore

Tre volte all’inferno

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Info su questo ebook

Horror - racconti (182 pagine) - Tre storie dell’orrore, tre volte all’inferno


Un ladro di sangue, una duplice natura, una macabra scena su un palcoscenico, tra realtà e recitazione, un campanile che custodisce segreti e terribili creature. Tre discese nella paura, senza speranza di fare ritorno: Il bacio di Medusa, Il canto di Lucifero e Il labirinto del basilisco.


Cristian Borghetti è nato il 10 settembre 1970 a Lecco, dove vive e lavora. Scrive racconti e romanzi pubblicati da diverse case editrici: Ora di vetro (Montedit), Incubus e tre volte all'inferno (Weird Book), Le cabinet Masson, Hawthorn bend e Phobia (StreetLib), e in diverse raccolte e premi letterari: 365 Storie Cattive (AISEA ONLUS), Tremare senza paura e Horror Polidori Vol. 1 e 2 (Nero Press Edizioni, Malombre (Dunwich Edizioni), Cuori di Tenebra, The Horror Show, Dark&Weird vol. 3, I volti del male, Nati dalle tenebre, Midnight (Weird Book). Ha collaborato con brevi articoli ed interviste per i blog La tela Nera e Orasenzombra. Ha scritto articoli per le riviste online Praesidivm, 2diPicche, Eresia.

LinguaItaliano
Data di uscita24 ott 2023
ISBN9788825426502
Tre volte all’inferno

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    Tre volte all’inferno - Cristian Borghetti

    Il bacio di Meduca

    (Il nero veleno è già nei tuoi occhi)

    I

    Il terrore, nella sua forma più orribile

    – È tutta colpa tua! La nostra casa, il nostro nome! Sei la rovina della nostra famiglia! Non avrei dovuto fidarmi di te, sapevo che mi avresti deluso. Tu mi ha tradito! Hai abusato della mia fiducia, dell’amore che provo per te!

    Il pugno sul tavolo fa tremare la stanza.

    – Taci! Taci, per Dio! Non parlare, non voglio sentire sibilare nemmeno una parola. Ora devo trovare una soluzione! Una soluzione ai tuoi consigli sciagurati, alle tue azioni scellerate!

    Dalla stanza nascosta della casa, sotto la terra umida, dimora di vermi e di altri esseri che fuggono la luce, tuonano parole di rabbia.

    – Signore?! Signore?!

    Un surreale silenzio cala improvvisamente. Le urla tacciono.

    – Signore, vi prego! Aprite la porta!

    – Eliot? Sei tu, Eliot?

    Un cigolio prolungato. La porta si apre.

    – Sei tu, evidentemente… Chi altro? Soltanto tu avresti potuto osare tanto! Perché sei qui, Eliot? Hai la memoria corta: Cosa ti avevo detto?

    – Signore, io…

    – Voglio convincermi, per il tuo bene, che tu abbia un buon motivo!

    Dunque, Eliot?

    – Oh, signore, perdonatemi.

    Ancora silenzio. Il servo, a capo chino, gli occhi fissi sul lastricato.

    – Le tue scuse dovrebbero bastarmi?

    – Come? Non capisco signore, io…

    – Tu, tu, tu. Non sai dire altro? Parla, servo! Cosa ti ha persuaso a scendere qua giù? Sei sempre stato troppo curioso, Eliot.

    – No, signore, no… Non è la mia curiosità e nemmeno una comune faccenda. Signore, non avrei mai osato disturbarvi altrimenti, ma la guardia, signore, è alla porta. Inoltre, signore, le vostre urla…

    – La ronda notturna è alla porta e questo dovrebbe preoccuparmi? Forse hai dimenticato chi è il tuo padrone, sarà bene che io te lo rammenti!

    – Non la ronda, signore, ma la guardia armata.

    – Ciò che accade qui sotto, nella mia casa, nella mia terra, non è affare che riguardi te e tanto meno la guardia! Non voglio ripetermi, Eliot. Hai già misurato a sufficienza la mia pazienza, non è così, Eliot?

    Il maggiordomo di casa Colonna sbianca all’istante. Il sangue gela nelle vene. Eliot ha paura.

    – Pagherai, Eliot! Te lo garantisco. Subirai la giusta punizione, conosci la mia collera, ma sarà bene che te ne rammenti.

    – Signore, vi supplico, non è colpa mia. I gendarmi – ripete puntando il dito tremante verso l’alto. – I soldati a casa vostra, capite? Io…

    – Ascoltami con attenzione, servo! Non intendo ripetermi: ora risali, dalla notte al pieno giorno…

    – Signore, lassù è ancora notte.

    – Allora, Eliot, risali dalla notte maledetta, qui sotto, alle tenebre rassicuranti, là sopra. Riferisci ai gendarmi che sarò da loro, ma prendi tempo. Con te, Eliot, con te tratterò più tardi!

    Trattare? Un padrone con un servo?

    Trattare una punizione o una resa?

    Il signore oscuro, il marchese Colonna, è un uomo d’altri tempi, tempi oscuri, andati.

    I gendarmi aspettano. Impazienti e impavidi, sono uomini preparati, uomini che eseguono ordini.

    – Vai, Eliot, non te lo sto chiedendo, io non chiedo mai, io comando!

    – Sì, signore! Vi prego, perdonatemi, io…

    – Non chiedere perdono, Eliot, supplica!

    Supplicare e concedere, da servo a padrone, a Bosco Oscuro, una legge di natura.

    II

    Tutto il buono della notte

    – Tutto il buono di questa notte sia con voi, signori. – Eliot, saluta i quattro soldati, figure di metallo, immobili e risolute, in attesa che il marchese Colonna conceda udienza. Armati di tutto punto, impazienti e impavidi, sono uomini preparati, uomini che eseguono ordini.

    – Servo, dov’è il tuo padrone? – Il capo della guardia rompe un’attesa che dura da troppo tempo.

    – Tenente, il mio signore…

    – Sono qui.

    Il marchese Colonna, risalito dalla profondità della terra, si presenta davanti alla guardia.

    – Il buono di questa notte, Eliot, riservalo a ospiti più educati, ma, soprattutto, ospiti attesi. Bene, soldati: a cosa devo tanto disturbo? La guardia del regno nella mia terra, nella mia casa, a quest’ora della notte… Voglio sperare che abbiate un motivo più che valido o, quanto è vero che sono il marchese Colonna, pagherete cara la vostra insolenza. – La ferrea determinazione del signore di Bosco Oscuro si allunga come un’ombra sui visitatori inattesi.

    – Signore, dovete seguirci al comando della gendarmeria. Fatti gravi, alti ordini ve lo impongono.

    – Badate, tenente, non sono incline a ricevere o eseguire ordini. Ritirate i vostri propositi: siete nella mia casa, dove ho pieno diritto di vita e di morte. Tuttavia… – aggiunge, dando le spalle alla guardia – non desidero mostrarmi scortese con la giustizia. Riformulate la vostra richiesta con toni più consoni al mio rango. Illustratemi quale grave accadimento giustifichi la vostra presenza qui, a quest’ora della notte, per convocarmi al vostro posto di comando.

    – Signore, vi prego, non era nostra intenzione mancarvi di rispetto. Perdonate il ferreo ardire, siamo soldati, ma un fatto di gravità estrema ci impone, per comando del colonnello Ferramano, di condurvi alla sua presenza.

    – Il colonnello Ferramano? Uhm…

    – Ebbene, signore?

    Lo sguardo affilato taglia come la lama più letale. Serrando i pugni, il marchese domina a fatica un impeto di rabbia.

    – Precedetemi dal vostro colonnello. Flauros Ferramano reclama la mia presenza al suo cospetto? Bene. Ascolterò quanto avrà da dirmi.

    – La carrozza blindata vi attende, signore.

    – Precedetemi, vi seguirò con la mia. Eliot, sveglia il cocchiere! Carrozza e cavalli. Immediatamente!

    – Subito signore!

    La vettura e due giumente, nere come la notte, sono pronte. È una corsa contro il tempo che sta per iniziare, attraverso la magione, ma per il signore di Bosco Oscuro, il tempo non è certo in corsa con un uomo del suo rango.

    III

    Tenebre in movimento

    Tenebre verdi, tenebre in movimento. La vettura del signore di Bosco Oscuro attraversa la magione. È una notte fradicia di pioggia, di angoscia, rabbia, preoccupazione. La pesante corsa dei cavalli copre il tuono, oscura il lampo, rallenta il fulmine, è una corsa contro il tempo, correndo incontro, o forse contro, la legge. È successo qualcosa al margine della boscaglia, mio lettore, qualcosa di cui il signore di Bosco Oscuro è chiamato a rispondere.

    Cavalli e carrozze corrono sotto la pioggia battente, come lampi squarciano la notte, la prima notte in cui Eliot, il maggiordomo di casa Colonna, approfittando dell’assenza del suo padrone, osa più di quanto gli sarebbe mai stato concesso. Guardalo, mio lettore, scendere la lunga scala di pietra, una ripida discesa d’alzate pericolanti e piani malfermi.

    Che cosa sta cercando Eliot? Cosa gli infonde tanto coraggio da sfidare l’ira del suo padrone? Eppure, quello sfregio sul viso… Vedi come disturba l’equilibrata armonia del suo volto? Aveva dodici anni, quando il signore di Bosco Oscuro lo punì per la prima volta.

    Tutto nero. La profondità che si inabissa sotto il livello della terra, sotto l’erba verde è umida, fredda. – Quale segreto nasconde il mio padrone? Devo essere cauto, molto. Coraggio Eliot, coraggio! – ripete il servo sfidando l’ignoto. – Vedrai che andrà tutto bene… Ho visto qualcosa nella stanza, qualcuno.

    Eliot continua a scendere, mentre la corsa del suo padrone si è appena conclusa. Il signore di Bosco Oscuro entra al comando del braccio armato della legge, nello stesso istante in cui il servo scopre quanto sia stato pericoloso e incauto nello sfidare l’ammonimento del suo signore. Gli occhi sgranati, il sangue che gela all’istante. Il respiro si ferma, il servo boccheggia per l’improvvisa fame d’aria.

    Eliot, il maggiordomo di casa Colonna, ha soltanto trentadue anni ed è morto sul colpo. Chi o che cosa ha conosciuto Eliot? Chi o cosa lo ha ucciso? Vieni con me, lettore, nelle pagine che seguono, alla scoperta di ciò che ha macchiato d’orrore la nera magione di Bosco Oscuro.

    IV

    Medicina legale, primi esperimenti

    Magione di Bosco Oscuro, limite della boscaglia. Un corpo orribilmente deturpato è stato scoperto all’alba di un mattino di ottobre, di uno sventurato autunno.

    – È stato rinvenuto nelle vicinanze del torrente, nella vostra terra, marchese Colonna. Uno dei vostri uomini di fatica ha denunciato l’accaduto.

    – Di grazia, colonnello, quando è avvenuta la scoperta del cadavere?

    – Al calare delle prime ombre della sera, marchese, almeno così ci ha riferito il vostro mezzadro. Noi siamo arrivati sul posto alle prime luci del giorno. Lui stesso ci ha guidati sul luogo del delitto.

    – Non sono stato, di fatto, avvertito per tempo, colonnello.

    Il colonnello Ferramano, ex soldato, ex combattente, ora ispettore di polizia, si china, avvicinandosi al marchese. – La vostra affermazione, signore, non trova riscontro con quanto dichiarato dal vostro uomo. Egli ha riferito di essere di aver dato consegna dell’allarme al vostro maggiordomo.

    – Non sono stato avvertito! – sbotta il signore oscuro. – Voglio credere che non dubitiate della mia parola, colonnello!

    – Con il dovuto rispetto, signore, non stiamo muovendo nessuna accusa al vostro rango. Tuttavia, converrete con noi, che questa faccenda oltre che tragica è anche alquanto insolita.

    – Insolita, colonnello? Bosco Oscuro mi appartiene, ciò che vi è contenuto, sia vivo o inanimato è sotto la mia responsabilità e il mio comando. La terra, gli alberi, l’acqua, gli animali e chiunque la calpesti sono di mio dominio. I miei ordini sono chiari e sono sempre, ve lo garantisco, eseguiti. È a me che pare insolito non aver ricevuto l’allarme. Comunque sia: conoscete l’identità della vittima?

    Arte bellica, inversa tattica d’indagine.

    – Il corpo è stato affidato all’ufficio di medicina legale. Vedrete con i vostri occhi.

    – E di grazia, il nome del testimone, colonnello?

    – Gasparre Araterra, uno dei vostri mezzadri.

    – Gasparre, buon vecchio diavolo, dove si trova adesso? Desidero parlare con lui.

    – Il vostro uomo è nella stanza accanto alla nostra. Capirete voi stesso quanto possa essere sconvolto.

    – Credo di poter comprendere, colonnello. Gasparre è un brav’uomo.

    – Non credo che possiate comprendere appieno, signore – sibila il colonnello. – Il cadavere scoperto da Araterra…

    Tattica d’indagine, strategia inquisitoria, formulate nel rispetto del senso esatto delle indagini.

    Il colonnello si ferma. Tace. Il solo occhio buono saggia la reazione del marchese Colonna.

    – Il cadavere, colonnello? Continuate per Dio!

    – Sì, dicevo che…

    Prima che possa terminare la frase, due tocchi lo interrompono di nuovo.

    – Per Dio, Colonnello! – Il signore oscuro scatta in piedi. – Come diavolo gestite un interrogatorio? State abusando della mia pazienza!

    – Tornate a sedere, marchese…

    L’occhio si assottiglia, la sfida è lanciata.

    – Ragguagli tenente? – chiede Ferramano senza distogliere lo sguardo. – Il professore è pronto?

    Un cenno d’assenso con il capo segue in risposta.

    – Vi prego, signore. Vedrete voi stesso, seguitemi.

    L’ispettore colonnello, il signore di Bosco Oscuro, seguiti dal gendarme, si dirigono nelle stanze del laboratorio riservate ai primi esperimenti della medicina legale.

    Viviamo in tempi in cui la religione è ancora questione di cui non dubitare, mentre la medicina è agli albori di futuri successi.

    – Il cadavere è stato seviziato. Spero abbiate lo stomaco forte – sussurra il professor Cornelius Viero – non è uno spettacolo a cui tutti possono assistere… A un primo esame emergono ecchimosi, ferite profonde, fratture esposte. Il corpo è stato fatto oggetto di una violenza bestiale.

    L’esperto in medicina legale scuote il capo. – Non ho mai visto uno scempio simile. Ho prestato servizio in battaglia, ho sezionato corpi. I morti non mi fanno paura, ma questo cadavere… Questo, è diverso.

    A Bosco Oscuro c’erano stati omicidi in passato, ma nessun delitto era stato compiuto con la ferocia e la crudeltà di quest’ultimo.

    – Mio Dio! Aveva soltanto sedici anni! – I pensieri del marchese si traducono in parole pronunciate ad alta voce. – È la figlia minore di Gasparre, il mezzadro del mio podere.

    – Proprio così, signore. Vedete, marchese Colonna, la vostra terra è ostaggio di un feroce assassino, di un carnefice spietato.

    – C’è di più – interrompe il professore. – La ragazza è stata torturata. Sono un uomo di scienza, non credo alle storie che si raccontano, ai mostri delle favole, ma il corpo parla chiaro: il colpevole è un sadico dalla forza sovrumana: ha spezzato le ossa alla ragazza, alcune risultano polverizzate ed ha rimosso le palpebre dagli occhi. Voleva che lei guardasse…

    Medicina legale, primi esperimenti.

    Una nera paura senza nome si aggira per la magione di Bosco Oscuro e potrebbe uccidere ancora.

    V

    Un ladro di sangue

    Il cadavere di una fanciulla, orribilmente mutilato, abbandonato tra l’erba verde, è ciò che abbiamo incontrato all’inizio di questa storia, mio lettore. Vedi quel volto derubato dell’armonica simmetria, perduta bellezza, livido, insanguinato? I grandi occhi spalancati che fissano il cielo? Non c’è tempo, per quanto la morte della ragazza ci abbia sconvolto, dobbiamo tornare a ciò che sta accadendo. I cavalli sono di nuovo in corsa, le criniere appesantite dalla pioggia, il respiro condensato nell’aria. La nera carrozza del marchese sta tornando a casa Colonna. All’interno, l’oscuro signore pensa e pensa.

    – Un feroce assassino si nutre di giovinezza, di sangue. Temo di conoscerne fin troppo bene il volto, il nome. Non sono stato avvertito… Perché non sono stato avvertito! – Un pugno sfonda il finestrino, ma la corsa continua. Il cocchiere conosce il suo padrone, sa che è bene non intromettersi.

    – Eliot… Maledetto cane infedele! Pagherai cara la tua inezia!

    All’insaputa del padrone, Eliot, il maggiordomo, non potrà più essere punito. Eliot è morto. Nella tragedia che ha colpito un padre, derubato della figlia, la collera del signore di questa terra dovrà affrontare nuovi attori, soldati che stanno tornando nella sua magione.

    Nel primo mattino fradicio di pioggia, il buio va scomparendo. Un irreale silenzio domina su questo prodigioso palcoscenico su cui la nostra storia si svolge in un immaginario mondo, affollato dalla tremenda natura del più terrificante incubo. Un ladro di sangue si aggira nella magione di Bosco Oscuro, un tagliaborse che trama nell’ombra, riempiendo la sua lurida sacca di giovani vite.

    Al laboratorio, intanto, domande pretendono risposte, trapelano supposizioni a sostenere indizi inesistenti, a costruire prove invisibili, che restano introvabili. Bisogna fare presto: qualcuno già pretende giudizi, sentenze.

    – Non riesco a non guardarti negli occhi. Chi può averti fatto questo? Non un uomo, no. Eppure non posso immaginare quale bestia sia tanto sadica dal ridurti in questo stato. – Il professore scuote la testa. – Chi o cosa può essere potente quanto una belva e feroce quanto un essere umano? Questo caso è un rompicapo. Non sarà facile trovare il bandolo della matassa.

    La scienza al servizio della giustizia ha il dovere di assolvere il compito che gli è stato affidato. Con mano ferma, seguendo il rigoroso protocollo, il professore incide la pelle. La lama affonda, poi corre per tutta la lunghezza del corpo. All’apertura un effluvio ripugnante si sprigiona sotto le narici.

    – Mio Dio…

    La carne, i muscoli, gli organi sono imputriditi. Il cuore, ingrossato, è duro come la pietra, nero come la pece. Tutti gli organi sono nelle stesse condizioni.

    Haruspicies, questa è l’antica tradizione, la comprensione di presagi dalle viscere delle vittime di sacrifici. Ipotesi, congetture, idee, ricostruzioni. Nella confusione, una certezza: veleno.

    – È una follia, lo so. Eppure non ci sono morsi, non ci sono segni di penetrazione di aghi. Il veleno non è stato ingerito, la lingua, la bocca, la gola e il tratto esofageo sono intonsi. Non ci sono tracce di violenza carnale, la ragazza era consenziente. Tutto il resto che di orribile le è accaduto è venuto dopo il rapporto, colonnello.

    – Non sarebbe stata stuprata, dunque?

    Flauros Ferramano pensa.

    Irrumo, pedico

    – Ho riscontrato tracce di liquido seminale, fluidi corporei, maschili, femminili e…

    Improvvisamente cala il silenzio. Con il solo occhio ancora in grado di vedere, il colonnello fissa

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