Resth
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Anteprima del libro
Resth - Gabriele Cesarano
arrivato"
CAPITOLO I
Il bar alla fine della Tredicesima strada, molto famoso per la sua insegna Red lights bar
che aveva il vizio di emettere qualche scintilla mentre si accendeva e spegneva a intermittenza, era altrettanto conosciuto per essere frequentato dalla malavita dell’intera città. Ogni sera era animato da una numerosa clientela composta da giocatori d’azzardo e alcolizzati (di solito entrambe le cose insieme), ma quella volta c’erano solo quattro uomini intenti a giocare a poker comodamente seduti ad un grande tavolo circolare, poco distante dal bancone dove la barista preferiva farsi gli affari suoi pulendo con uno straccio logoro, ignorando il gran chiasso che facevano.
«Allora Richard, come ti vanno gli affari? Se ti stanno andando come questa partita, credo proprio male». Richard, particolarmente infastidito dalla battuta, inspirò a pieni polmoni il fumo della sua sigaretta per poi espirarlo sulla faccia dell’altro:
«Per favore, Jeremy, rimaniamo concentrati sulla partita. Posso ancora ribaltarne le sorti
» rispose mentre distribuiva le carte ai presenti.
«Suvvia Richard, non c’è niente di male se ci dici come ti vanno le cose giù al porto, oppure al municipio, o nell’intero distretto di Belway. Lo sai che ho bisogno di lavoro.»
«Lo sai che chi ficca il naso in cose che non lo riguardano potrebbe dover affrontare delle belle rogne. Se proprio vuoi potrei mandarti al porto…in fondo al fiume con due belle scarpe di cemento; o al municipio, dentro ai secchioni che stanno lì davanti; oppure a Belway...sforacchiato come uno scolapasta e gettato in qualche vicolo. Dunque… continuiamo la nostra interessante partita.«. Nessuno dei presenti disse niente; deglutirono un po’ di saliva a fatica e finsero di concentrarsi sul gioco. Avevano di fronte Richard Ant, un piccolo mito della malavita locale: aveva ottenuto fama grazie al contrabbando di armi e stupefacenti, ma sia lui che il suo numeroso clan avevano commesso anche efferati omicidi. Da poco si era trasferito nella metropoli di Karson City, che non era mai stata tranquilla e ospitale. Tuttavia, ultimamente le acque erano molto più agitate ed irrequiete del solito: più clan emergenti, più corruzione, più omicidi, più caos e paura. Passarono buoni venti minuti senza che nessuno fiatasse, poi Jeremy, con la fronte impregnata di sudore interruppe il silenzio :
«Senti Richard… non volevo immischiarmi nei tuoi affari e ti chiedo scusa. Sono stato veramente insolente. Scusami ancora»
«Non ti preoccupare, quando uno è ignorante non può farci niente. Sai quanta gente mi ha implorato piagnucolando come te? Ne ho perso il conto ormai. Quindi sta calmo, sei solo l’ennesimo verme in questo buco di città». Richard sputò sulle carte del povero Jeremy, paralizzato dalla paura.
Poco dopo qualcuno bussò alla porta del bar e Richard ordinò alla barista di andare a vedere chi fosse. Lei si affacciò sulla soglia ma non vide nessuno. Stava rientrando quando notò un biglietto per terra.
«Che cosa c’è, zuccherino? Ti hanno lasciato una multa?» chiese Richard ridendo di gran gusto, mentre gli altri lo imitavano per assecondarlo. «Dai, porta il tuo bel culo qui e fammi vedere».
La ragazza gli consegnò il biglietto.
«Credo sia per lei».
Richard lo afferrò e lo lesse in silenzio:
Un verme che dice verme ad un altro verme è buffo, non credi?
.
«Ma chi cazzo è che ha fatto questa cosa? Siete stati voi?» si alzò infuriato e fece cadere tutto quello che c’era sul tavolo.
«No, no! Non siamo stati noi! Come avremmo potuto? Eravamo tutti qui con te».
«E allora trovate il responsabile! Chiunque sia pagherà questa buffonata. Con gli Ant non si scherza!».
Jeremy fece cenno agli altri di andare fuori a controllare. Richard tornò a sedere:
«Sai, se non troverete chi ha scritto questo stupido bigliettino sarete dei falliti, dei perdenti, e tu devi sapere che io non tollero questo genere di persone. Collaboro solo con i vincitori» . prima che l’altro, terrorizzato, potesse rispondere, due spari lacerarono il silenzio della notte.
«E allora perché collabori con la tua famiglia?» una voce quasi robotica pronunciò queste parole apparentemente da appena fuori il locale. Richard prese la pistola e ordinò a Jeremy di andare a vedere chi c’era fuori, ma non fece in tempo ad uscire che i corpi di quelli che fino a poco prima erano stati i suoi compagni di gioco gli caddero addosso.
Jeremy iniziò ad urlare mentre Richard sparò dei colpi in direzione della porta; la barista si tappò le orecchie ed iniziò ad urlare. Dopo qualche secondo, la vetrata del locale venne sfondata e qualcuno afferrò Ant sollevandolo da terra.
«Perché non dovrei scherzare con te? La tua faccia non ha niente di serio» . La voce robotica usciva da una specie di elmo con due occhi asimmetrici: quello sinistro rotondo e l’altro più stretto. L’uomo, alto tra un metro e ottanta e un metro e novanta, indossava una tuta corazzata, munita anche di gomitiere e ginocchiere, il tutto di un color verde mimetico. Due bandoliere gli scendevano dalle spalle formando una X. Possedeva due pistole e due fucili d’assalto più uno a pompa e uno enorme da cecchino, messo dietro alla schiena. Non si faceva mancare nemmeno le armi bianche
, come il bastone telescopico e il manganello elettrico. Quella voce, combinata con l’aspetto bizzarro, non trasmetteva nulla di buono. I due scudi verdi con un mirino rosso rappresentato all’interno, piazzati uno sull’elmo e uno sullo spallaccio destro dell’armatura, scintillarono sotto la luce elettrica. Richard, paonazzo, riuscì a dire in uno specie di rantolo:
«Ma si può sapere chi sei?»
«Qualcuno che non ama particolarmente i tipi come te e la tua famiglia; se vuoi scusarmi, ora avrei un appuntamento con loro».
«Dimmi chi sei…»
«Credi di essere nella condizione di darmi ordini? Non amo eseguire i comandi di qualcun altro, specialmente di un verme. D’accordo, farò un’eccezione per questa volta: puoi chiamarmi Resth. Ora va’» detto questo lo scaraventò contro la vetrata rimasta integra facendolo volare fuori dal locale.
A quel punto Resth si voltò verso la barista infilandosi una mano nella tasca, intento a prendere qualcosa; la barista arretrò lasciandosi sfuggire un gemito di paura, poi lo vide posare sul bancone un bel gruzzolo di soldi. «Ecco a te, per risarcire i danni che hanno fatto questi idioti. Ci vediamo, ragazza» poi se ne andò.
PORTO, ore 00:30 circa
Il porto di Karson City era molto frequentato di giorno, tanto da dare l’impressione di trovarsi ad una qualche fiera di paese, ma con il calare delle tenebre le persone preferivano sparire dalla zona, per non parlare di quelle che sparivano per davvero, e non per loro volontà. Due piccoli gruppi di persone se ne stavano in piedi sullo spiazzo cementato prima delle passerelle di legno, dove di solito stavano i pescatori. Sopra di loro una gru teneva sospeso un grande container che portava il logo Martonson
. Un tavolinetto di legno con sopra una valigetta divideva le due fazioni, e attraverso di esso i capi si scrutavano con fare circospetto.
«Come le ho già detto, signor Brown, non posso darle il nostro gioiellino per la cifra che mi ha proposto: sarebbe come regalarlo. La prego di aggiungere qualche zero alla sua offerta. So che è un uomo intelligente e che ascolterà il mio consiglio» disse uno dei due, grassoccio, vestito elegantemente di nero. Anche il suo interlocutore era vestito di nero, ma il suo abbigliamento era più sgargiante. Resth, che li osservava tranquillamente col suo binocolo ad infrarossi, trovò ridicolo il fatto che i membri di ciascun clan fossero vestiti come il proprio capo.
Dopo l’esordio dell’uomo grassoccio, l’altro iniziò a camminare avanti e indietro con fare pensieroso, fumando la sua sigaretta:
«E dai, amico, non spararmi cifre pazzesche… L’unica cosa che posso spararti io è un proiettile in fronte se vuoi, quindi ti dico…che ci penserò per bene» e dicendo così estrasse la pistola e la puntò contro l’altro. Tutti i presenti si puntarono reciprocamente le armi addosso.
«Per favore Anthony, rimaniamo calmi. Le ho solo dato un consiglio che farebbe bene a prendere in considerazione. Lo sa che noi della famiglia Ant siamo molto generosi nelle nostre offerte, quindi perché lei e i suoi bambini dovete comportarvi così? Ci mancate di rispetto, e sapete bene che chi ci manca di rispetto sprofonda all’inferno in meno di un secondo. Ci sono molti altri clan disposti ad acquistare il mio gioiellino a prezzi molto più alti, quindi per favore…dovrebbe